Caos decreto tariffe, Uap-Federanisap e Aiop: “Chiarezza e trasparenza su reale situazione”
Le associazioni pubblicano il parere 'pro veritate' dello studio Legal Healthcare, 'informazione veritiere per il cittadino'
"Trasparenza sulle tariffe sanitarie per i Lea", lo chiedono l'Uap, Federanisap e Aiop, per "garantire chiarezza e trasparenza sulla reale situazione nazionale, nel rispetto della legalità". L'Uap, l'Unione nazionale ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata accreditata – e la sua presidente Mariastella Giorlandino, "nell'esclusivo interesse di tutelare il bene del singolo e della collettività, nel rispetto del dovere di ciascuno di trasmettere informazioni veritiere al cittadino, e alla luce delle recenti notizie e dichiarazioni contrastanti, imprecise e, in alcuni casi, fuorvianti e diffamatorie emerse da più parti, si impegnano a fornire ai cittadini un'informativa affidabile e puntuale sulla controversa questione del nomenclatore tariffario, cioè l'elenco delle prestazioni di assistenza specialistica erogabili nell'ambito del Servizio sanitario nazionale e delle relative tariffe di rimborso per tutte le strutture sanitarie pubbliche e private accreditate".
A tal fine l'Uap riporta i passi salienti del parere rilasciato dallo studio legale Legal Healthcare, composto dagli avvocati Alberto Polini, Antonella Blasi, dal professor avvocato Giuseppe Barone, dall’avvocato Alessandro Diotallevi e dall’avvocato Andrea Camporota, che ha presentato il ricorso al Tar da parte delle associazioni di categoria del Lazio per la sospensione del nuovo tariffario sanitario nazionale, "per condividerne le analisi e le indicazioni tecniche sul relativo quadro storico e legale, così ogni singolo cittadino interessato possa disporre di elementi di valutazione precisi, esaustivi e inequivocabili, sulla base dei quali possa documentarsi, riflettere e giungere, senza condizionamenti, a conclusioni assolutamente personali riguardo a quanto sta accadendo in merito all'attuale rinnovamento dei Lea (Livelli Essenziali di Assistenza) e del Sistema Sanitario Nazionale", sottolinea la nota.
Quadro legale. "La funzione del Nomenclatore tariffario nazionale è ben nota. La Legge 833 del 1978, infatti, soppresse il sistema mutualistico ed istituì, con decorrenza dal primo gennaio 1980, il Servizio sanitario nazionale, che costituisce il complesso delle funzioni e delle attività assistenziali svolte dai Servizi sanitari regionali, volte a garantire la tutela della salute, nell’interesse della collettività. L’esigenza di attuare una programmazione delle risorse, che ha connotato la regolamentazione del settore negli anni a venire, è stata soddisfatta con il D.Lgs. numero 502/1992 e tutti i suoi provvedimenti integrativi e correttivi, per costruire una nuova modalità gestionale della sanità, mantenendo inalterati i principi universalistici, come sopra enunciati. Proprio con questa svolta muta anche il ruolo dell’erogatore privato: se la Legge 833 attribuiva al privato un ruolo marginale e residuale, il D.Lgs. n. 502 gli ha assegnato un ruolo integrativo ed integrato, che si evince dalla disposizione che recita: 'fermo restando il libero accesso alle strutture pubbliche o private accreditate'", ricorda la nota.
"La logica, così introdotta, voleva assicurare la completa realizzazione di quanto disposto dall’articolo 32 della Costituzione, attuando, attraverso la razionalizzazione delle risorse e la loro equa distribuzione, un contemperamento tra la tutela della Salute e la situazione economico finanziaria nazionale - prosegue la nota - I meccanismi del Fondo sanitario nazionale sono stati così modicati, introducendo una quota capitaria che legava i livelli uniformi di assistenza alla popolazione residente nelle diverse Regioni, alle quali è stata assegnata una quota parte del Fondo, consentendo loro di erogare livelli superiori ai minimi solo con la contribuzione di risorse proprie. L’introduzione dei principi manageriali (budget di esercizio, preventivi e consuntivi per centri di costo, obbligo del pareggio di bilancio) hanno così consentito alle nuove Aziende Uu.Ss.Ll. di diventare enti che acquistano e vendono prestazioni sanitarie, cercando un bilanciamento tra i costi ed i ricavi, derivanti dalla tariazione regionale. La vera trasformazione, dunque, si è realizzata con l’ingresso, anche nel campo della sanità, del principio della concorrenza e della libertà di scelta, permettendo agli utenti di rivolgersi liberamente anche ai soggetti privati, che non sono più 'convenzionati', ma sono divenuti 'accreditati' con il Servizio Sanitario Nazionale così divenendone parte nell’erogazione delle prestazioni".
"Il Nomenclatore tariffario, dunque, assume la funzione di garantire la corretta applicazione del principio di erogazione delle prestazioni su un piede di parità tra il Ssn e le sue strutture e le società accreditate - sottolinea il parere degli avvocati - Processo che si è dispiegato completamente nell’art. 8 sexies, sintesi dell’evoluzione dal convenzionamento all’accreditamento. E, istituzionalmente, il citato art. 8 sexies, ha incardinato nell’ordinamento sanitario il principio di delegificazione assegnando al governo, di intervenire, mediante decreto (cioè con uno strumento agile ed immediato), il compito di tenere in equilibrio il rapporto tra le tariffe e tutte le altre variabili che incidono sul buon funzionamento del Ssn, vale a dire la situazione economica del Paese, l’attuazione 'pleno iure' del diritto alla salute, la gestione economica dei costi di produzione delle prestazioni sanitarie".
In sintesi, "la ratio sottesa alla riforma sanitaria attuata con il D. Lgs. n. 502/1992, che è stata quella di integrare il comparto privato accreditato (che nell’epoca della 'convenzione' aveva un ruolo suppletivo e subordinato alla specifica autorizzazione della parte pubblica) nel Sistema sanitario nazionale, per garantire la libera scelta del cittadino, in un regime di libera concorrenza, e nel contempo di garantire prestazioni efficienti ed appropriate, nell’ottica di un bilanciamento tra la tutela della Salute e le risorse finanziarie disponibili. Il Nomenclatore di cui al Dm 2024 si appalesa come un’apparente revisione del Nomenclatore contenuto nel DM 23 giugno 2023, già oggetto di una precedente impugnativa, ma che in realtà è frutto di una semplice operazione finanziaria non supportata da alcun tipo di istruttoria, così come successo per il precedente DM del 2023. Infatti, il Dm 25 Novembre 2024 all’articolo 'Finalità ed ambito di applicazione', comma 2, riporta: 'Fermo restando quanto disposto dall'art. 15, comma 17, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, le tariffe massime di cui al presente decreto sostituiscono le tariffe allegate al precedente decreto ministeriale del 23 giugno 2023 e costituiscono riferimento massimo per tutte le regioni e le province autonome”.
Secondo gli avvocati, "a seguito all’entrata in vigore del DM del 25 Novembre 2024, sono sorte delle questioni interpretative legate anche ad alcuni articoli di stampa usciti di recente, secondo i quali: '… qualora il Tar del Lazio accogliesse il ricorso e sospendesse il Tariffario (salvo fissare il seguito la discussione nel merito del provvedimento), entrerebbe in vigore il vecchio tariffario adottato dal Ministero con DM risalente al Giugno del 2023…'. Tale affermazione è completamente destituita di qualsiasi fondamento giuridico in quanto: con la pubblicazione del DM del 25 novembre 2024, in GU del 27.12.2024 n.302, il ministero della Salute ha esercitato il potere, attribuito alla PA dalla Legge 241/90 e smi, di agire in autotutela che viene tradizionalmente definita 'decisoria', identificata nel potere della pubblica amministrazione di riesaminare, in assenza dell’intervento del giudice, i propri atti sul piano della legittimità, nella finalità di confermarli, modicarli ovvero annullarli".
"Il riesame amministrativo dà luogo a un procedimento di secondo grado, a iniziativa d'ufficio, il quale incide su un provvedimento (di primo grado) già adottato ed in ogni caso, il provvedimento di secondo grado deve essere giustificato da un interesse pubblico concreto. La finalità dell’Amministrazione non si esaurisce nell’accertamento, in sé, della legittimità o dell’illegittimità del provvedimento di primo grado, bensì si concretizza nel perseguimento di un interesse pubblico ad adottare il provvedimento di secondo grado, con la conseguente creazione di un nuovo provvedimento, il quale assimila il precedente e, quindi, si sostituisce allo stesso", precisano gli avvocati.
"La modificazione così realizzata 'ricomprende anch’essa una pluralità di manifestazioni giuridiche, le quali costituiscono espressione deo jusvariandi (o corrigendi) dea pubblica amministrazione, ovvero la potestà di porre rimedio ad un’invalidità o ad un’irregolarità de’atto di primo grado, conservando parzialmente gli effetti dell’atto riformato'. Da ciò consegue 'che anche la parte non riformata del provvedimento riformato deve considerarsi sempre rinnovazione di questo, con relativa riapertura dei termini di impugnazione: la riforma dell'atto, infatti, comporta in ogni caso una riconsiderazione globale degli effetti complessivi del provvedimento riformato, la quale dovrebbe, peraltro, emergere chiaramente in sede motivazionale. Quest’ultimo rilievo offre infine il destro per l’identificazione di un’ulteriore caratteristica distintiva dell'atto di riforma, e cioè la pluralità di effetti prodotti. Essa, infatti, in quanto avente natura modificativa, produce sempre tre tipologie di effetto tipico, a loro variamente combinate: rinnovazione (conferma propria) dea parte non riformata, innovazione (rinnovato provvedere) e cessazione degli effetti della parte riformata'".
Conclusioni. "Alla luce di quanto sopra esposto, emerge in maniera chiara ed inequivocabile che il DM del 25 novembre 2024 essendo il frutto dell’attività di modica in autotutela posta in essere dal ministero della Salute, con la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (n.302 del 27.12.2024) ha sostituito integralmente il DM del 2023 ed ha prodotto la cessazione degli effetti della parte riformata. Da ciò discende che l’eventuale accoglimento della richiesta di sospensiva dell’efficacia del provvedimento impugnato, DM del 25 novembre 2024, da parte del Tar Lazio adito, non comporterebbe l’entrata in vigore del Tariffario del 23 giugno 2023 in quanto lo stesso è stato riformato e sostituito dal DM del 2024, ma la reviviscenza dell’unico tariffario precedente applicabile e cioè il Dm 18 ottobre 2012 (Tariffario Balduzzi)", conclude la nota.
Cronaca
Neonato trovato morto a Bari: emergono ipotesi di ipotermia...
BARI – Proseguono le indagini sulla tragica vicenda del neonato trovato senza vita nella culla termica della chiesa di San Giovanni Battista a Bari, nella mattinata del 2 gennaio. Secondo i primi risultati dell’autopsia, il decesso potrebbe essere stato causato da ipotermia.
I risultati preliminari dell’esame autoptico
L’autopsia, eseguita presso l’Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari, ha fornito un primo quadro delle possibili cause della morte. Il piccolo, che secondo le analisi avrebbe meno di un mese di vita, potrebbe essere deceduto a causa di una prolungata esposizione a basse temperature. A condurre l’esame è stato il professor Biagio Solarino, esperto in Medicina Legale, che ha avviato ulteriori accertamenti per confermare la diagnosi e comprendere l’esatta dinamica dell’evento.
L’inchiesta della Procura
La Procura di Bari ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, focalizzando l’attenzione su due figure: il parroco della chiesa, don Antonio Ruccia, e il tecnico responsabile dell’installazione della culla termica nel 2014. Gli inquirenti stanno esaminando se vi siano state eventuali negligenze nella manutenzione o nel funzionamento del dispositivo, progettato per garantire la sicurezza e la protezione di neonati abbandonati.
Le culle termiche, introdotte in molte città italiane per offrire un’alternativa sicura agli abbandoni, sono concepite per mantenere una temperatura stabile e proteggere i neonati lasciati al loro interno. L’episodio di Bari solleva interrogativi sull’efficacia di questi dispositivi e sulla necessità di controlli periodici per verificarne il corretto funzionamento.
Prossimi sviluppi
Le autorità attendono ulteriori esiti degli esami di laboratorio per chiarire definitivamente le cause del decesso. Nel frattempo, la comunità locale rimane scossa dall’accaduto, mentre emergono dibattiti sulla gestione delle strutture dedicate alla tutela dei neonati.
Questo tragico evento mette in evidenza l’importanza di una vigilanza costante e di protocolli chiari per prevenire episodi simili in futuro.
Cronaca
Emergenza incendi a Los Angeles: autorità dichiarano...
Le autorità della Contea di Los Angeles hanno lanciato un avvertimento drammatico: tutti i residenti dell’area sono in pericolo a causa degli incendi che continuano a crescere senza controllo. Il capo dei vigili del fuoco della contea, Anthony C. Marrone, ha dichiarato che al momento gli incendi sono “allo 0% del contenimento”, rendendo la situazione estremamente critica.
Venti forti aggravano la crisi
Secondo il Servizio Meteorologico Nazionale, le condizioni meteo non offrono tregua. I venti forti che stanno interessando la regione continueranno nelle prossime ore, alimentando ulteriormente le fiamme e rendendo ancora più complesso il lavoro delle squadre di soccorso. Questa combinazione di fattori, ha sottolineato Marrone, rappresenta un rischio concreto e immediato per l’intera popolazione della contea.
Intervento delle autorità
Le squadre dei vigili del fuoco sono impegnate 24 ore su 24 nel tentativo di arginare la propagazione degli incendi, ma le condizioni avverse stanno ostacolando ogni sforzo. Le autorità locali stanno coordinando le operazioni di emergenza e monitorando attentamente l’evoluzione della situazione per valutare eventuali evacuazioni di massa.
Raccomandazioni per i cittadini
Nel frattempo, i residenti sono stati invitati a rimanere vigili e a seguire le indicazioni delle autorità. È stato inoltre consigliato di preparare un piano di emergenza familiare, tenere pronte le borse di evacuazione e monitorare costantemente i canali ufficiali per eventuali aggiornamenti.
Una crisi senza precedenti
Questa situazione di emergenza mette in evidenza le sfide crescenti legate alla gestione degli incendi in California, un problema aggravato dal cambiamento climatico e dall’espansione urbana. Gli esperti sottolineano che eventi come questo potrebbero diventare sempre più frequenti, richiedendo un approccio ancora più strategico e coordinato per proteggere vite umane e beni.
Le prossime ore saranno decisive per determinare l’evoluzione di questa crisi, con le squadre di soccorso che continuano a lottare contro le fiamme in condizioni estremamente difficili.
Cronaca
Caso Ramy, procura Milano valuta omicidio volontario per...
L'ipotesi dopo aver attentamente valutato il video dell'inseguimento, lungo otto chilometri, nel quartiere Corvetto
La procura di Milano valuta di poter contestare l'ipotesi di omicidio volontario con dolo eventuale per l'incidente che è costato la vita a Ramy Elgaml, morto la notte del 24 novembre scorso, in via Quaranta all’angolo con via Ripamonti, nel quartiere Corvetto, mentre veniva inseguito da tre auto dei carabinieri. Un'ipotesi che arriva dopo aver attentamente valutato il video dell'inseguimento, lungo otto chilometri e a tratti contromano, le cui immagini sono state diffuse ieri al Tg3.
Al momento sono tre i carabinieri indagati, sui sei intervenuti: il vicebrigadiere alla guida è indagato per omicidio stradale, altri due militari invece sono indagati per falso e depistaggio.
Si tratta, al momento, di un'ipotesi di scuola. La gazzella che sperona lo scooter, l'incitamento dei militari via radio a 'stringere' il mezzo a due ruote guidato da Fares Bouzidi, ventiduenne amico della vittima, e gli ultimi metri in cui auto dei carabinieri e il T Max viaggiano allineati prima di abbattere un semaforo e fermarsi potrebbero far scattare l'ipotesi di omicidio volontario con dolo eventuale. La fattispecie sussiste quando chi agisce, pur di realizzare un determinato risultato, accetta che le conseguenze della sua condotta possano produrre (anche) un altro e diverso risultato non direttamente voluto.
I video delle telecamere, tra cui una installata su una gazzella, i messaggi audio che si scambiano i militari potrebbero dunque aggravare la posizione, di tutti o di alcuni, degli uomini dell'Arma intervenuti la notte del 24 novembre.
L'inchiesta, coordinata dal procuratore Marcello Viola e dai pm Marco Cirigliano e Giancarla Serafini, potrebbe dunque vedere - a stretto giro - un aumento del numero degli indagati e delle accuse. In tutto sono quattro gli indagati per l'incidente: il ventiduenne e il carabiniere rispettivamente alla guida dello scooter e della gazzella devono rispondere di omicidio stradale, altri due militari invece sono indagati per favoreggiamento e depistaggio per aver fatto cancellare un video, girato con il cellulare, a un testimone nella fase finale dello scontro.
Legale Fares: "Carabinieri hanno speronato scooter, è omicidio volontario"
"I video che si sono visti non lasciano spazio ai dubbi: c'è stato uno speronamento da parte della macchina dei carabinieri sul motorino teso a provocarne la caduta quindi conseguentemente la morte del povero Ramy e questo impone di interrogarsi sulla corretta qualificazione giuridica dei fatti" sostiene il difensore Marco Romagnoli che insieme all'avvocato Debora Piazza difende Fares Bouzidi, il ventiduenne alla guida dello scooter. "Ci sono elementi per configurare l'omicidio volontario, quanto meno sotto il profilo del dolo eventuale".
Parole che arrivano a poche ore dalla diffusione, su televisioni e siti, delle immagini dell'inseguimento, in pieno centro, durato otto chilometri. "Altra considerazione - aggiunge il difensore - è quella del comportamento dei carabinieri che li si è visto pacificamente voler fermare questo veicolo a ogni costo, anche a costo di provocare ciò che poi purtroppo è accaduto e questo, a mio avviso, è inaccettabile in uno stato di diritto come il nostro".
Le reazioni
Il video delle telecamere di videosorveglianza dell'incidente, che ha portato alla morte, lo scorso 24 novembre nel quartiere Corvetto di Milano, del giovane, ha suscitato un'ondata di polemiche. Anche perché, nel servizio, oltre all’incidente e all'impatto, si sentono alcune frasi dei carabinieri.
In una lettera inviata al comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Salvatore Luongo, Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, è perentoria: "C’è chi non merita di indossare la divisa". “Oggi ho visto le terribili immagini trasmesse dal tg che documentano gli ultimi istanti della folle corsa dello scooter da lui condotto verso la morte. Di fronte ad esse io non posso e non voglio trarre sentenza perché ritengo che questo sia compito della Magistratura e certo non mio. Lo lascio fare ad altri che, pur essendo Ministri della Repubblica, cedono alle lusinghe di una facile ed ‘ignorante’ propaganda - scrive la senatrice di Avs - Io Le chiedo scusa se mi permetto, ma, come cittadina, Le chiedo la sospensione e conseguente destituzione dei carabinieri che hanno messo negli atti ufficiali una ricostruzione dell’accaduto che mi pare proprio incompatibile con quanto documentato dalle immagini”, scrive la senatrice di Avs.
Gli fa eco il vicecapogruppo di Avs alla Camera, Marco Grimaldi che parla di "frasi shock negli audio della dashcam delle gazzelle dei carabinieri che inseguivano Ramy Elgaml. Scene che ricordano le pagine più buie della cronaca statunitense. Con la famiglia di Ramy, chiediamo verità e giustizia sulla morte insensata di un ragazzino diciannovenne, siamo certi che anche il ministro della Difesa Crosetto non sottovaluti la gravità dell’episodio, aspettiamo una sua presa di posizione".
"Non possiamo restare in silenzio davanti alle inquietanti immagini e alle parole degli agenti durante l’inseguimento di Milano al temine del quale ha perso la vita Ramy Elgam. Bisogna fare piena luce su questi fatti per far emergere eventuali abusi che nulla hanno a che vedere con la giustizia e la sicurezza dei cittadini. Soprattutto va condannato il clima securitario avvelenato da anni di propaganda che divide e criminalizza, che spinge le forze dell’ordine a inseguire due ragazzini come fossero latitanti mafiosi, fino a speronarli", scrive sui suoi canali social il segretario di +Europa, Riccardo Magi.
Dalla maggioranza prende posizione Riccardo De Corato, deputato di Fratelli d’Italia e vice presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera. "Il fatto che un giovanissimo ragazzo perda la vita è sempre un dispiacere. In questo caso, però, ricordo che la morte è avvenuta dopo che i due ragazzi sul T-max hanno forzato un posto di blocco delle Forze dell’Ordine e, peraltro, Ramy, nel momento della caduta era pure senza casco! L’Arma, quindi, ha fatto il proprio encomiabile dovere nei confronti di chi non rispetta la legge, come in questo caso, dove non è stato rispettato un alt da parte dei Carabinieri".
Parla invece di "linciaggio mediatico indecente" Silvia Sardone, eurodeputata e consigliere comunale della Lega. "È partita l'ennesima ondata di accuse, sostenute dalla sinistra e da alcuni commentatori, che parlano di omicidio volontario, speronamento, intenzione di causare la caduta. Il nuovo video dimostra che nella fase finale dell'inseguimento non c'è stato alcun speronamento, come già confermato dall'analisi della Polizia Locale. Quanto alle frasi sentite nell'audio, è evidente che derivano dalla tensione di un'operazione complessa e pericolosa nelle strade di Milano", scrive in una nota.