Aumenta il prezzo del tabacco, gli over 50 australiani si rifugiano nella cannabis
Per rispondere all’aumento di prezzo del tabacco, gli australiani hanno aumentato il consumo di cannabis. Non tutti, però, solo gli over 50. Il dato, per certi versi sorprendente, emerge da un recente studio pubblicato sul Journal of Population Economics dai ricercatori di The Conversation che hanno evidenziato una relazione complessa tra i prezzi del tabacco e il consumo di cannabis.
Dopo aver analizzato quasi 100.000 individui grazie ai dati del National Drug Strategy Household Survey in Australia, la ricerca ha svelato come l’utilizzo di queste due sostanze, entrambe molto diffuse, vari in base all’età, con implicazioni politiche e sociali significative.
Un cambiamento di paradigma: cannabis e tabacco, complementi o sostituti?
La connessione tra cannabis e tabacco, definite spesso “sostanze in bundle” (consumate insieme), dipende da dinamiche economiche di base. Due prodotti possono essere complementi, usati insieme, o sostituti, consumati alternativamente. Lo studio ha scoperto che, per gli australiani sotto i 40 anni, cannabis e tabacco sono complementari: un aumento del prezzo del tabacco si traduce in una diminuzione del consumo di entrambe le sostanze. Al contrario, per gli over 50, aumentare il prezzo delle sigarette di cinque euro e cannabis si comportano come sostituti: l’aumento dei costi del tabacco stimola un incremento nell’uso di cannabis.
Per gli individui tra i 40 e i 50 anni, non si evidenzia invece alcuna correlazione economica significativa tra i due prodotti.
Cannabis e tabacco: le ragioni delle differenze generazionali
Le abitudini di consumo di cannabis e tabacco variano per una serie di fattori demografici e comportamentali.
- Giovani sotto i 40 anni: questa fascia d’età tende a consumare tabacco e cannabis in modo simultaneo, spesso combinandoli in joint o “mulled cigarettes”;
- Fascia 40-50 anni: questa categoria mostra un comportamento neutro, senza un evidente legame economico tra le due sostanze;
- Over 50: gli individui più anziani sono generalmente più avversi al rischio. Il loro consumo è spesso più regolato e, con l’aumento del prezzo del tabacco, tendono a sostituirlo con la cannabis.
Per loro fortuna, il nuovo Codice della strada italiano non si applica in Australia.
Implicazioni delle politiche sui prezzi
Lo studio ha simulato l’impatto di un aumento del 10% del prezzo del tabacco sulla popolazione australiana. I risultati mostrano una complessa redistribuzione nei consumi:
- Una diminuzione netta di 240.000 consumatori di cannabis;
- Una riduzione significativa di 340.000 consumatori sotto i 40 anni;
- Un aumento di 68.000 consumatori tra gli over 50.
Questi risultati evidenziano come un’unica misura politica possa avere effetti opposti su gruppi demografici diversi.
Consumo di cannabis e dinamiche sociali in Australia
La cannabis rimane tra le sostanze più diffuse in Australia: nel 2023, il 41% della popolazione sopra i 14 anni ha dichiarato di averla usata almeno una volta, con 2,5 milioni di consumatori regolari. Parallelamente, il consumo di tabacco è in forte calo grazie alle rigide politiche sul prezzo e alla diffusione di campagne di sensibilizzazione, mentre cresce l’uso di sigarette elettroniche e dispositivi di vaping, in particolare tra i giovani. Uno spunto di riflessione interessante considerando la proposta di aumentare il prezzo delle sigarette di cinque euro avanzata in Italia dall’Aiom e da Panorama della Sanità.
Questo contesto socioeconomico rende urgente comprendere le interazioni tra le due sostanze per orientare le politiche pubbliche.
Che cosa insegna questa ricerca
Lo studio pubblicato da The Conversation rappresenta un importante passo avanti nella comprensione del consumo di droghe. Gli autori mettono in guardia sui possibili effetti collaterali di politiche troppo mirate a una singola sostanza. La regolamentazione del tabacco, ad esempio, potrebbe avere ripercussioni inaspettate sull’uso di cannabis, accentuando il divario generazionale nel consumo delle due sostanze.
Inoltre, la ricerca apre a riflessioni più ampie: mentre il consumo congiunto di cannabis e tabacco sembra essere un comportamento tipico dei più giovani, l’adozione di cannabis come sostituto del tabacco tra gli over 50 suggerisce una crescente accettazione sociale e culturale della cannabis come alternativa.
Verso un approccio integrato alle politiche sulle droghe
I risultati dello studio pongono una sfida alle autorità di regolamentazione, evidenziando la necessità di politiche integrate che tengano conto delle differenze generazionali. Per ridurre l’uso complessivo di sostanze, sarà fondamentale considerare le interazioni tra diverse droghe e adottare approcci diversificati, basati su dati empirici e studi interdisciplinari.
Con la popolazione australiana che evolve verso una maggiore consapevolezza sui danni delle droghe, lo studio fornisce strumenti preziosi per una governance responsabile e mirata.
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Bonifici istantanei gratuiti, il costo non è l’unica novità
Da oggi, 9 gennaio 2025, i bonifici istantanei in Ue devono essere gratuiti ovvero “senza costi aggiuntivi” rispetto ai bonifici ordinari (gratuiti se fatti da sito o app senza recarsi allo sportello).
A prevederlo sono le regole europee che rivedono la direttiva sui pagamenti per accelerare la piena diffusione di questo strumento e rendere più competitivi i servizi di pagamento europei.
Questa novità, infatti, permetterà di utilizzare i bonifici in contesti nuovi, aumentando la possibilità di scambio. Ad esempio, in caso di problemi con il Pos e assenza di contanti, o di distanza tra acquirente e venditore, sarà possibile pagare il bene o servizio tramite bonifico istantaneo: il consumatore non pagherà di più e il venditore riceverà il pagamento all’istante, potendo quindi concludere l’operazione. In questo senso, i bonifici istantanei potranno fare da concorrenza ai contanti, agli assegni e alle carte di pagamento.
Adesso è dunque possibile trasferire somme di denaro tra conti correnti 24 ore su 24, 7 giorni su 7, in meno di 10 secondi e senza costi. Al contrario, i bonifici ordinari possono essere inviati solo in alcune ore dei giorni feriali. Ma questa non è l’unica novità.
Bonifici istantanei gratuiti e verso la Pa
Sempre a partire da oggi è anche possibile effettuare bonifici istantanei verso la Pa per pagare multe (per le quali non si è ricevuto l’avviso PagoPa), bollettino di mensa scolastica, bolli e addebiti di conto corrente non andati a buon fine, tasse e simili. Una buona notizia per i ritardatari perché diminuisce il rischio di vedersi applicata la mora o la maggiorazione della multa, se pagata dopo 5 giorni. Ricordarsi di pagare la multa durante il weekend, tra l’altro, non sarà più un problema.
Quanto ai pagamenti tramite PagoPa, al momento si dovranno continuare a utilizzare le carte di pagamento registrate al servizio.
La prossima tappa è il 9 ottobre 2025: da allora sarà possibile anche l’operazione inversa, ovvero ricevere pagamenti dalla Pa con bonifico istantaneo. La maggiore attesa dipende dal fatto che bisognerà implementare la tecnologia esistente attivando un servizio di verifica che attesti la corrispondenza tra Iban e nome del beneficiario al fine di evitare eventuali errori o frodi.
Qual è il limite massimo dei bonifici istantanei
Per ovviare agli extra costi, prima di oggi molti consumatori hanno aperto un conto (principale o secondario) su banche digitali che già offrivano la possibilità di effettuare bonifici istantanei gratuitamente. Nonostante, come spiega l’Abi (Associazione bancaria italiana), le banche italiane abbiano fatto da apripista offrendo il servizio già dal 2017, nel nostro Paese i bonifici istantanei rappresentano il 10% del totale rispetto al 19,7% della media europea. Il trend è comunque in crescita.
Il bonifico istantaneo è adatto anche come strumento per acquistare beni o servizi considerando che il limite massimo per i bonifici istantanei è di 100mila euro.
Quali sono i Paesi coinvolti
Possono effettuare e ricevere bonifici istantanei quei Paesi che sono inseriti nella cosiddetta area Sepa, Single Euro Payments Area, una zona unica in cui le transazioni in euro sono eseguite secondo standard uniformi. Alla Sepa aderiscono i Paesi dell’Unione europea (Ue), inclusi quelli che non adottano l’euro, e anche altri Paesi non appartenenti all’Ue. In tutto sono 33:
- 19 Paesi dell’Unione Europea che utilizzano l’euro: Italia, Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Francia, Finlandia, Grecia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Lettonia, Lituania;
- 9 Paesi dell’Unione Europea che non usano l’euro come valuta sul loro territorio, ma che fanno transazioni in euro: Bulgaria, Danimarca, Gran Bretagna, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Svezia, Ungheria, Croazia;
- 3 Paesi che fanno parte dello Spazio Economico Europeo: Islanda, Liechtenstein, Norvegia;
- 2 Paesi esterni sia all’Unione Europea che allo Spazio Economico Europeo: Principato di Monaco, Svizzera.
Prima di oggi le banche applicavano una tariffa sui bonifici istantanei, che poteva andare da circa 50 centesimi fino a 2 euro. Qualche istituto neppure danno questa possibilità. Per loro la scadenza è fissata al 9 ottobre 2025: in base alle regole europee, da allora tutte le banche dovranno offrire il servizio di bonifico istantaneo.
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Troppo tempo seduti? Anche chi si allena rischia problemi...
Restare seduti troppo a lungo può essere più pericoloso di quanto si pensi. Uno studio pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology, condotto dal Broad Institute del MIT e da Harvard, ha messo in luce come trascorrere più di 10,6 ore al giorno seduti o sdraiati possa aumentare significativamente il rischio di insufficienza cardiaca e morte per cause cardiovascolari. Anche chi pratica regolarmente attività fisica non è esente da questo pericolo.
Lo studio ha monitorato 89.530 persone, dotate di fitness tracker per una settimana, e ne ha analizzato i dati per otto anni. I risultati parlano chiaro: chi passa oltre 10,6 ore al giorno in posizione sedentaria presenta un rischio aumentato del 40% di insufficienza cardiaca e del 54% di morte cardiovascolare rispetto a chi si muove di più. Perfino tra coloro che rispettano le raccomandazioni di 150 minuti di attività fisica settimanale, il rischio di problemi cardiaci rimane più alto del 15%, mentre la probabilità di mortalità cardiovascolare sale del 33%.
I dettagli dello studio
Lo studio ha utilizzato dati di accelerometri per misurare con precisione il tempo trascorso in posizione sedentaria. I risultati hanno evidenziato che superare il limite di 10,6 ore al giorno è associato a un aumento significativo dei rischi cardiovascolari, inclusi insufficienza cardiaca, fibrillazione atriale e infarto del miocardio. Il rischio di insufficienza cardiaca aumenta del 45% e quello di mortalità cardiovascolare del 62% quando si superano le 10,6 ore di inattività giornaliera.
I dati mostrano una correlazione lineare: più tempo si passa seduti, maggiore è il rischio per il cuore. Anche attività fisiche moderate o intense non riescono a contrastare completamente gli effetti negativi di una sedentarietà prolungata. Tuttavia, lo studio ha anche rilevato che ridurre il tempo sedentario, anche di soli 30 minuti al giorno, può ridurre significativamente il rischio di insufficienza cardiaca e mortalità cardiovascolare.
Come spezzare il circolo vizioso della sedentarietà
Ridurre il tempo trascorso seduti non è impossibile. Il primo passo è diventare consapevoli delle proprie abitudini quotidiane. Dispositivi come smartwatch e app di monitoraggio possono aiutare a comprendere quanto tempo si passa in posizione sedentaria. Interrompere lunghi periodi seduti con pause regolari è un’ottima strategia: bastano pochi minuti di attività leggera, come alzarsi e fare stretching o camminare, per iniziare a contrastare gli effetti negativi.
Le scrivanie regolabili, che permettono di lavorare in piedi, rappresentano un’altra soluzione per chi trascorre molte ore al computer. Anche le politiche aziendali che incentivano pause attive durante la giornata lavorativa possono fare la differenza. Inoltre, è utile integrare attività fisiche leggere, come brevi camminate, nella routine quotidiana. Non servono cambiamenti radicali: piccoli gesti possono avere un impatto positivo significativo sulla salute.
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Cosa significa ‘barberismo’, il neologismo Treccani 2024...
Chi lo apprezza e lo segue lo sapeva già da tempo: il professore medievista Alessandro Barbero è un fenomeno culturale e sociale, tanto che il termine “barberismo”, da lui ispirato, è stato ufficialmente inserito nella Treccani nel ‘Libro dell’anno 2024’. Ma cosa significa esattamente questa espressione e cosa racconta del nostro rapporto con la cultura e la figura del noto divulgatore?
Cosa Significa barberismo?
Ecco come la Treccani definisce ‘barberismo’: “L’appassionato apprezzamento da parte di migliaia di persone per le conferenze o lezioni tenute dallo storico e scrittore Alessandro Barbero nell’àmbito di vari contesti e format (in presenza, all’interno di programmi televisivi, tramite il canale YouTube, come podcast, come video registrati e rilanciati dai fan nei social network)”.
Il termine non si limita quindi a identificare la popolarità del professore, ma sottolinea anche la natura quasi idolatrica di parte del suo pubblico, che lo segue con entusiasmo in ogni iniziativa, dai suoi podcast ai libri, passando per conferenze e apparizioni televisive.
Infatti non è sulla tv che si è costruito il fenomeno, spiega la Treccani andando a fondo di un fenomeno sorprendente in un Paese dove non si legge e dove la cultura viene spesso disprezzata: “Il barberismo nasce col passaparola, rimbalzandosi tra gruppi whatsapp e pagine Facebook video di lezioni e conferenze tenute in giro per l’Italia. Video registrati dai fan, quindi bassa qualità, inquadratura fissa rubacchiata col cellulare, audio così-così. Una low-definition che restituiva il fascino di una comunità catacombale per pochi adepti. Nel frattempo, diventavano milioni di visualizzazioni”.
Barberismo e cultura pop
Il barberismo nasce dalla capacità di Alessandro Barbero di unire rigore accademico e accessibilità narrativa. Le sue lezioni e i suoi interventi spaziano dalla storia medievale a temi contemporanei con uno stile diretto e coinvolgente che rende affascinanti anche argomenti complessi e che ha via via conquistato un vasto pubblico, ben oltre le aule universitarie.
Grazie ai social e alle piattaforme digitali, i suoi interventi hanno raggiunto milioni di persone e, attraverso podcast, video su YouTube e interviste, Barbero è diventato una star della divulgazione storica, con una fanbase che include tanto appassionati di storia quanto persone lontane dagli studi accademici.
Il barberismo è diventato così un fenomeno di cultura pop. Le sue frasi celebri, il modo di raccontare episodi storici e persino le sue opinioni personali sono spesso oggetto di meme, citazioni e discussioni sui social. Barbero è diventato una figura che trascende il suo stesso ruolo di storico, trasformandosi in un simbolo di autorevolezza e passione culturale.
Critiche sul barberismo
Se il professore ha contribuito a far avvicinare molte persone alla storia e alla cultura, non mancano comunque le critiche. Alcuni sottolineano il rischio di una sorta di ‘devozione’ da parte dei fan più accaniti, che trasformano un intellettuale in una sorta di ‘guru’, con il pericolo di non accettare opinioni diverse dalle sue.
Inoltre, il barberismo evidenzia un aspetto della società contemporanea: la tendenza a cercare figure di riferimento carismatiche che possano semplificare temi complessi, offrendo risposte chiare in un’epoca spesso confusa.
Ci sono poi state polemiche più ‘ideologiche’: ad esempio, lo storico medievista è stato tacciato di essere un ‘professore comunista’, e in molti ricorderanno l’intervista a La Stampa in cui parlò di “differenze strutturali tra uomo e donna che rendono a quest’ultima più difficile avere successo in certi campi”.
Barberismo: un fenomeno duraturo?
Come tutti i fenomeni culturali, il barberismo potrebbe evolversi o svanire col tempo. Tuttavia, la sua importanza risiede nella capacità di dimostrare che esiste un grande interesse per la conoscenza, se veicolata in modo coinvolgente. Barbero ha saputo trasformare la divulgazione storica in un’esperienza appassionante e ha dimostrato che l’interesse per la cultura può ancora generare fenomeni di massa. Non solo: la lezione più importante del barberismo potrebbe essere quella dello stesso Barbero: la curiosità, la conoscenza e il confronto critico sono gli strumenti migliori per comprendere il mondo e la storia.
Ma siccome tutto cambia, anche questo fenomeno rischia di strutturarsi e perdere autenticità, come sottolinea Andrea Minuz sul Foglio, ripreso dalla Treccani nel suo lemma: “Poche settimane fa, a una lezione-conferenza sul delitto Matteotti era vietato riprendere Barbero col telefonino. Al Teatro Sociale di Rovigo c’era una troupe, regista, telecamere, tutto (costo del biglietto: 42 euro). Forse è il momento di un film, una docufiction, una serie. Chissà”.
Il barberismo insomma potrebbe trasformarsi da movimento spontaneo a prodotto ben confezionato, lasciandoci con una domanda: sarà ancora in grado di ispirare lo stesso entusiasmo o diventerà solo l’ennesima icona del marketing culturale?”