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Ponte sullo Stretto: la roadmap verso l’apertura dei cantieri

Copertura finanziaria completata, via libera atteso entro febbraio 2025

La realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina entra in una fase cruciale, con l’avvio dei cantieri previsto entro il 2025. Dopo anni di dibattiti, ostacoli amministrativi e controversie, il progetto sembra finalmente prendere forma concreta, grazie alla copertura finanziaria e alle ultime approvazioni tecniche e burocratiche.

Finanziamenti e approvazioni tecniche

L’ultimo ostacolo di natura economica è stato superato con la recente manovra finanziaria. Il Governo ha destinato 1,5 miliardi di euro aggiuntivi, colmando il gap individuato nel Documento di economia e finanza 2024, che stimava il costo complessivo dell’opera a 13,5 miliardi di euro. Contestualmente, la Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale ha espresso parere positivo, mentre la Conferenza dei Servizi ha chiuso i propri lavori lo scorso 23 dicembre.

Ciò che resta ora è l’approvazione del progetto definitivo, accompagnato dal piano economico-finanziario, in fase di completamento. Una volta pronti questi elementi, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess), presieduto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dovrà dare il via libera definitivo. Secondo il vicepremier Matteo Salvini, l’approvazione dovrebbe arrivare tra gennaio e febbraio 2025.

Un inizio anno decisivo

Il 2025 si preannuncia determinante per il futuro del progetto, non solo per le approvazioni politiche e tecniche. Sul fronte legale, restano aperti diversi contenziosi che potrebbero influire sui tempi di avvio dei lavori. Tra questi, spiccano due procedimenti che coinvolgono la società Stretto di Messina e il consorzio Eurolink insieme alla Parson Transportation. Il primo contenzioso è atteso in Corte d’Appello a giugno, mentre il secondo è fissato per il 20 gennaio.

Un altro fronte aperto è rappresentato da una class action intrapresa da 104 cittadini, ai quali si sono aggiunti 139 privati a favore del ponte. Gli oppositori chiedono di accertare eventuali responsabilità della società Stretto di Messina, sostenendo che l’opera sia priva di un reale interesse strategico e non fattibile sotto i profili ambientali, strutturali ed economici.

Ricorsi e opposizioni

Ulteriori complicazioni derivano dai ricorsi amministrativi. Due sono attualmente pendenti presso il Tar del Lazio: uno presentato da associazioni ambientaliste come Legambiente, Lipu e Wwf Italia; l’altro dai comuni di Reggio Calabria e Villa San Giovanni. Entrambi sollevano perplessità sul piano ambientale e sulla gestione dell’opera, aggiungendo incertezze al calendario dei lavori.

Il Ponte sullo Stretto rimane un tema polarizzante. Se da un lato rappresenta una possibile svolta infrastrutturale per il Mezzogiorno, dall’altro continua a suscitare dubbi e resistenze. Mentre il Governo accelera per rispettare le scadenze, le dinamiche legali e amministrative in corso potrebbero ancora condizionare il percorso verso la realizzazione di quella che viene definita una delle opere più ambiziose e controverse della storia italiana.

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Attualità

Il Tribunale delle Imprese di Roma respinge il ricorso...

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ROMA – Il Tribunale delle Imprese di Roma ha emesso una decisione che segna una tappa importante nel dibattito sul progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. Il ricorso presentato da 104 cittadini, volto a inibire l’avanzamento del progetto attraverso un’azione collettiva, è stato dichiarato inammissibile. La motivazione principale della sentenza risiede nell’assenza di un progetto definitivo, elemento ritenuto imprescindibile per procedere con un’azione legale di questo tipo.

Una controversia legale senza precedenti

La questione, che ha polarizzato l’opinione pubblica e suscitato un acceso dibattito politico, ha visto opporsi due gruppi di cittadini con posizioni diametralmente opposte. Da un lato, i 104 ricorrenti contrari al progetto hanno cercato di bloccare preventivamente qualsiasi progresso, sostenendo la necessità di valutazioni più approfondite sui potenziali impatti ambientali e sociali. Dall’altro lato, un gruppo di 139 cittadini, inizialmente composto da 140 individui, si è schierato a favore della realizzazione dell’opera, cercando di far valere il proprio punto di vista all’interno dello stesso procedimento.

La posizione del Tribunale

Le fonti legali consultate dall’ANSA hanno confermato che il Tribunale delle Imprese ha respinto entrambe le istanze. In particolare, l’intervento del gruppo favorevole al ponte è stato anch’esso giudicato inammissibile, evidenziando l’equilibrio mantenuto nella valutazione delle richieste. Tuttavia, la decisione si è concentrata principalmente sull’assenza di un progetto definitivo, sottolineando che l’azione collettiva non può essere accolta in mancanza di elementi concreti su cui basare un giudizio di merito.

Implicazioni future

La sentenza del Tribunale non mette definitivamente fine alle controversie legali legate al Ponte sullo Stretto. L’assenza di un progetto definitivo, pur rappresentando un ostacolo per le azioni legali attuali, non esclude che future iniziative possano essere intraprese qualora il progetto avanzasse verso una fase più concreta. Nel frattempo, il caso rimane un esempio significativo delle difficoltà giuridiche e politiche che accompagnano la realizzazione di grandi opere infrastrutturali in Italia.

Un dibattito che divide

Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina continua a essere un tema divisivo, suscitando opinioni contrastanti tra i cittadini, gli ambientalisti, gli esperti di infrastrutture e i rappresentanti delle istituzioni. Da un lato, i sostenitori dell’opera evidenziano i potenziali benefici economici e logistici, considerandola un passo cruciale per migliorare i collegamenti tra il Sud Italia e il resto del Paese. Dall’altro, i detrattori sollevano preoccupazioni legate all’impatto ambientale, ai costi elevati e alle incertezze sulla reale fattibilità del progetto.

La recente decisione del Tribunale delle Imprese di Roma, seppur significativa, rappresenta solo un capitolo di una vicenda complessa che continuerà a evolversi nei prossimi anni. Il Ponte sullo Stretto resta un simbolo delle sfide che l’Italia deve affrontare per conciliare sviluppo infrastrutturale, sostenibilità e consenso sociale.

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Attualità

Meloni: Diplomazia tra Italia, Stati Uniti e Iran sul caso...

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La premier Giorgia Meloni ha delineato un quadro di intensa attività diplomatica e di intelligence per affrontare il caso Sala, evidenziando il ruolo centrale di una triangolazione tra Italia, Stati Uniti e Iran. Durante una conferenza stampa, Meloni ha sottolineato che la gestione del caso ha richiesto un approccio articolato e riservato sin dall’inizio, senza che vi siano stati momenti chiave di svolta.

Dialogo e cautela nelle relazioni con l’Iran

“Le interlocuzioni con l’Iran sono di natura diplomatica e di intelligence. In questi casi, il governo è tenuto alla massima riservatezza”, ha dichiarato la premier. Meloni ha poi aggiunto che il sottosegretario Alfredo Mantovano è intervenuto al Copasir per fornire chiarimenti e si è detto disponibile a ulteriori audizioni, considerando la presenza di circa 500 cittadini italiani in Iran. Questa circostanza impone un’attenzione particolare, sia per la complessità del caso, sia per la sicurezza degli italiani nel Paese.

Il caso Abedini e il ruolo degli Stati Uniti

Sul fronte del caso Abedini, Meloni ha spiegato che la vicenda è attualmente al vaglio del Ministero della Giustizia, con una valutazione sia tecnica che politica nel contesto del trattato bilaterale con gli Stati Uniti. La premier ha ribadito l’importanza del dialogo con Washington: “E’ una questione che deve essere affrontata in modo continuo con gli amici americani”. Inoltre, ha espresso rammarico per l’impossibilità di discutere il tema direttamente con il presidente Joe Biden, il cui viaggio in Europa è stato annullato. Meloni ha colto l’occasione per inviare un messaggio di solidarietà a Biden.

Un processo ancora in evoluzione

“Il lavoro non è terminato ieri”, ha chiarito Meloni, sottolineando la complessità della situazione e la necessità di approfondire ulteriormente i dettagli nelle sedi appropriate. La premier ha evidenziato che l’approccio al caso richiede una collaborazione costante e strutturata tra i diversi attori coinvolti, mantenendo un equilibrio tra discrezione e trasparenza.

Un equilibrio delicato

La gestione del caso Sala rappresenta un esempio emblematico delle sfide che la diplomazia internazionale deve affrontare in situazioni complesse e multilaterali. L’Italia si trova a operare in un contesto delicato, dove il rispetto per la riservatezza si intreccia con la necessità di tutelare gli interessi nazionali e i rapporti con i partner internazionali. Mentre il lavoro prosegue, la premier ha ribadito l’impegno del governo nel garantire una gestione responsabile e strategica di una questione che continua a richiedere massima attenzione.

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Attualità

Il Papa: una “diplomazia della speranza” contro...

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Il richiamo alla responsabilità nel dialogo internazionale

Durante un discorso rivolto al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, Papa Francesco ha espresso profonde preoccupazioni per l’attuale scenario geopolitico, segnalando la crescente concretezza della minaccia di una guerra mondiale. Il Pontefice ha delineato la necessità di un approccio diplomatico orientato alla costruzione di speranza e riconciliazione, come unica strada per superare divisioni e conflitti.

“La vocazione della diplomazia è quella di favorire il dialogo con tutti, anche con gli interlocutori considerati scomodi o ritenuti non legittimati a negoziare”, ha affermato il Papa, le cui parole sono state lette da un collaboratore a causa di un lieve malanno che lo ha colpito. Questo approccio, ha sottolineato, è indispensabile per interrompere le dinamiche di odio e vendetta che alimentano tensioni globali e conflitti armati.

Una critica alle radici della conflittualità umana

Nel suo intervento, Papa Francesco ha identificato le cause profonde delle aspirazioni belliche nell’egoismo, nell’orgoglio e nella superbia umana, definendole veri e propri “ordigni” che minacciano la pace internazionale. “È necessario disinnescare queste forze distruttive per costruire una società basata sulla giustizia e sulla convivenza pacifica”, ha aggiunto il Pontefice, invitando i rappresentanti diplomatici a farsi promotori di una nuova visione per il futuro.

La diplomazia come strumento di riconciliazione

Richiamandosi al concetto di una “diplomazia della speranza”, il Papa ha evidenziato l’importanza di mantenere aperti canali di dialogo anche in situazioni di estrema tensione. “Solo un dialogo autentico e coraggioso può spezzare le catene che imprigionano le nazioni in spirali di conflitto”, ha affermato, sottolineando che la diplomazia deve avere il coraggio di confrontarsi con le sfide più difficili.

Un appello alla comunità internazionale

Concludendo il suo discorso, Papa Francesco ha lanciato un appello alla comunità internazionale, invitandola a intraprendere con urgenza percorsi di pace e cooperazione. In un mondo sempre più frammentato e polarizzato, il Pontefice ha ricordato che la speranza è un elemento essenziale per costruire una società più giusta e solidale.

Questo intervento rappresenta un ulteriore tassello nell’impegno della Santa Sede per la promozione della pace globale, ribadendo il ruolo cruciale della diplomazia come strumento di dialogo e riconciliazione in un periodo storico segnato da gravi tensioni internazionali.

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