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Abedini resta in carcere dopo liberazione Sala, Nordio valuta caso

La scarcerazione della freelance apre nuove strade diplomatiche per l'ingegnere reclamato dagli Usa

Abedini resta in carcere dopo liberazione Sala, Nordio valuta caso

Mohammad Abedini Najafabadi, l'iraniano arrestato a Milano lo scorso 16 dicembre, resta nel carcere di Opera dopo la liberazione della giornalista Cecilia Sala. La scarcerazione della freelance apre nuove strade diplomatiche per l'ingegnere reclamato dagli Usa e nelle prossime ore la corte d'Appello di Milano potrebbe ricevere indicazioni che potrebbero accelerare la soluzione. Al momento non ci sono provvedimenti che cambiano la situazione detentiva dell'iraniano.

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intanto smentisce categoricamente la notizia, secondo la quale si troverebbe a Palazzo Chigi per discutere del caso Abedini. Come si sottolinea nella nota del dicastero "nell’incontro con le forze di maggioranza si è discusso della riforma costituzionale della separazione delle carriere e in merito ai problemi legati all’applicativo App Giustizia".

Nordio potrebbe sfruttare l'articolo 718

Se alcuni esponenti iraniani non hanno mai legato l'arresto di Cecilia Sala alla richiesta di estradizione di Abedini, altri elementi sembrano tenere insieme le due vicende e non si esclude che nelle prossime ore il ministro della Giustizia possa 'sfruttare' un articolo del codice di procedura penale, il 718, che al comma 2 prevede che, in caso di arresto con richiesta di estradizione, "la revoca è sempre disposta se il ministro della Giustizia ne fa richiesta". Significa che se oggi Nordio lo chiedesse, trasmettendo il provvedimento alla corte d'Appello di Milano, l'ingegnere iraniano sarebbe libero.

Per il 38enne di Teheran è prevista, il prossimo 15 gennaio, l'udienza in corte d'Appello per discutere la richiesta dei domiciliari, avanzata dal difensore Alfredo De Francesco, su cui la procuratrice generale di Milano Francesca Nanni si era espressa in modo negativo ritenendo che "le circostanze rappresentate nella richiesta, in particolare la messa a disposizione di un appartamento e il sostegno economico da parte del consolato dell'Iran" insieme ad "eventuali divieto di espatrio e obbligo di firma, non costituiscano una idonea garanzia contrastare il pericolo di fuga del cittadino iraniano di cui gli Usa hanno chiesto l'estradizione".

Il legale

"Ho saputo del rilascio e sono molto contento del ritorno a casa della nostra Cecilia Sala. Ora devo concentrarmi sul caso del mio assistito e lavorare al meglio su questo", ha commentato Alfredo De Francesco, difensore di Mohammad Abedini Najafabadi

Gli Stati Uniti accusano il 38enne di essere l'"uomo dei droni" di Teheran, ovvero di aver fornito droni e materiali elettronici all’Iran aggirando gli embarghi statunitensi. Al suo legale l'ingegnere ha sempre detto che le accuse mosse dagli Usa "sono assurde" e ha sempre negato ogni responsabilità anche perché, ha fatto notare, prima del 2019 era ancora studente.

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Cronaca

Superenalotto, numeri combinazione vincente oggi 9 gennaio

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Centrato un '5' da 177.381,44 euro

Schedine del superenalotto

Nessun '6' né '5+1' al concorso del Superenalotto di oggi, 9 gennaio 2024 ma centrato invece un '5' da 177.381,44 euro. La schedina vincente è stata giocata presso un punto vendita di Cirò Marina (KR). Il jackpot per il prossimo concorso sale a 56,8 milioni di euro. Si torna a giocare domani, venerdì, per la penultima estrazione settimanale.

Come si vince, i punteggi e i premi

Al SuperEnalotto si vince con punteggi da 2 a 6, passando anche per il 5+. L'entità dei premi è legata anche al jackpot complessivo. In linea di massima:

- con 2 numeri indovinati, si vincono orientativamente 5 euro;

- con 3 numeri indovinati, si vincono orientativamente 25 euro;

- con 4 numeri indovinati, si vincono orientativamente 300 euro;

- con 5 numeri indovinati, si vincono orientativamente 32mila euro;

- con 5 numeri indovinati + 1 si vincono orientativamente 620mila euro.

Quanto costa giocare

La schedina minima nel concorso del SuperEnalotto prevede 1 colonna (1 combinazione di 6 numeri). La giocata massima invece comprende 27.132 colonne ed è attuabile con i sistemi a caratura, in cui sono disponibili singole quote per 5 euro, con la partecipazione di un numero elevato di giocatori che hanno diritto a una quota dell'eventuale vincita. In ciascuna schedina, ogni combinazione costa 1 euro. L'opzione per aggiungere il numero Superstar costa 0,50 centesimi.

La giocata minima della schedina è una colonna che con Superstar costa quindi 1,5 euro. Se si giocano più colonne basta moltiplicare il numero delle colonne per 1,5 per sapere quanto costa complessivamente la giocata.

Come scoprire se la schedina è vincente

E' possibile verificare eventuali vincite attraverso l'App del SuperEnalotto. Per controllare eventuali schedine giocate in passato e non verificate, è disponibile on line un archivio con i numeri e i premi delle ultime 30 estrazioni.

La combinazione vincente

La combinazione vincente del concorso di oggi del Superenalotto: 15, 33, 40, 71, 74, 82. Numero Jolly: 89. Numero Superstar: 15.

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Cronaca

Carceri: mons. Ambarus a Meloni: “Posizione...

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Il vescovo che ha attraversato la Porta Santa col Papa a Rebibbia: "Noi continueremo a batterci"

Mons. Benoni Ambarus (Fotogramma)

La "posizione securitaria" sulle carceri "non è la strada". Parola di mons. Benoni Ambarus, vescovo ausiliare di Roma per l’ambito della diaconia della carità, il sacerdote che ha attraversato la Porta Santa nel carcere di Rebibbia col Papa, che commenta così all'Adnkronos le dichiarazioni di Giorgia Meloni che oggi, in conferenza stampa di inizio anno, ha sostanzialmente detto no all’amnistia ai detenuti per risolvere i problemi delle carceri. “E’ chiaro che chi non ha contezza del fatto che ci sono reati che possono essere gestiti diversamente adotta la posizione securitaria, ma non è questa la strada”, osserva Ambarus.

“Più che per catturare consenso" le parole di Giorgia Meloni dimostrano che non c'è "contezza dell’umanità che sta dentro al carcere. Si ha una idea come se tutti fossero brutalmente delinquenti, mi dispiace di questo. Un approccio più umanitario non va a discapito della società ma è’ un guadagno. L’umanizzazione del carcere significa umanizzazione dei carcerati, gli appelli del Papa vanno in questa direzione”.

“Noi però - incalza mons. Ambarus - non smetteremo di parlare lo stesso e di chiedere perché è proprio il tema del Giubileo: la speranza non delude. Noi continueremo a dire: provate a capire un po’ meglio cosa c’è dentro un carcere, potreste cambiare idea”. La richiesta di amnistia o di condono della pena e’ uno dei punti cruciali della bolla ‘Spes non confundit’ con cui il Papa ha indetto il Giubileo.

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Cronaca

Emanuela Orlandi, mons. Vergari: “Mai conosciuta e De...

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L'ex rettore della Basilica di Sant'Apollinare ha parlato nel corso di un'audizione davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta

Manifesti con la foto di Emanuela Orlandi (Fotogramma)

Non ha mai visto, conosciuto o incontrato Emanuela Orlandi quando era rettore della Basilica di Sant'Apollinare. Lo ha riferito, rispondendo alle domande dei commissari, monsignor Pietro Vergari, ex rettore della basilica dove in una cripta fu sepolto Enrico De Pedis, nel corso di un'audizione davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori. Un'audizione molto complicata e a tratti confusa per le condizioni di mons. Vergari che, in sedia a rotelle, ha parlato con un filo di voce.

Nel corso dell'audizione mons. Vergari ha raccontato della sua conoscenza con De Pedis e rispondendo alle domande dei commissari ha detto di averlo conosciuto "prima" della scomparsa di Emanuela Orlandi. Mons. Vergari ha riferito di ricordare che De Pedis "era stato in prigione" dove aveva una buona condotta e che frequentava "la chiesa di Sant'Apollinare" ed "era molto affezionato alla chiesa". De Pedis le ha mai parlato di Emanuela o della vicenda Orlandi? "No", ha replicato mons. Vergari.

Secondo quanto riferito da don Vergari, suor Dolores, all'epoca direttrice della scuola di musica, conosceva De Pedis che, oltre Sant'Apollinare, secondo l'ex rettore della basilica, sosteneva economicamente anche la scuola con "piccole donazioni". Nel corso dell'audizione, replicando ai commissari, mons. Vergari ha anche detto di non aver "mai" conosciuto Sabrina Minardi, ex di De Pedis.

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