Pensioni, Inps sospende ‘per manutenzione’ simulatore per calcolo
Lo stop dopo l'allarme della Cgil su un aumento dell’età di pensionamento
E' momentaneamente sospesa - per 'manutenzione' - la sezione del sito Inps 'La Mia Pensione Futura'. Il servizio permette di simulare quale sarà presumibilmente la pensione al termine dell'attività lavorativa. Il calcolo - spiega l'istituto - si basa sulla normativa in vigore e su tre elementi fondamentali: età, storia lavorativa e retribuzione/reddito. La 'manutenzione' arriva dopo che ieri la Cgil ha lanciato l’allarme su un aumento dell'età per il pensionamento "operata dall'Inps sui propri applicativi senza alcuna comunicazione ufficiale da parte dei Ministeri competenti e in totale assenza di trasparenza istituzionale".
L’Istituto ieri ha tuttavia smentito l’applicazione di nuovi requisiti pensionistici e garantito che le certificazioni saranno redatte in base alle tabelle attualmente pubblicate.
Anche secondo il senatore della Lega e sottosegretario al lavoro Claudio Durigon, "l’aumento dei requisiti per andare in pensione fatto trapelare in maniera impropria e avventata dall’Inps non ci sarà. Nel momento in cui si registrasse un aumento effettivo dell’aspettativa di vita, come Lega faremo di tutto per scongiurare questa ipotesi, esattamente come facemmo con la norma che bloccò l’aumento per l’aspettativa di vita nella riforma Quota 100”.
Cosa dice la Cgil
Secondo quanto denunciato dalla Cgil, dal 2027 serviranno tre mesi in più per accedere alla pensione, due dal 2029. Secondo quanto evidenzia il responsabile dell'Ufficio Politiche previdenziali della Cgil, Ezio Cigna, risulta che l'Istituto "abbia aggiornato i criteri di calcolo delle pensioni, introducendo un aumento dei requisiti di accesso: dal 2027 per accedere alla pensione anticipata saranno necessari 43 anni e 1 mese di contributi; mentre dal 2029 il requisito aumenterà ulteriormente a 43 anni e 3 mesi. Anche per la pensione di vecchiaia - sottolinea Cigna - si registrano incrementi, con l'età minima che passerà a 67 anni e 3 mesi nel 2027 e a 67 anni e 5 mesi nel 2029".
Economia
Avvisi bonari 2025: novità su sanzioni e tempi per il...
Cambiano le regole per chi riceve degli avvisi bonari: dalla riforma fiscale arrivano novità su sanzioni e tempi per il pagamento. Una panoramica sulle istruzioni in caso di comunicazioni di irregolarità sulle dichiarazioni dall’Agenzia delle Entrate
Nuovo anno, nuovo calendario di scadenze fiscali anche per gli avvisi bonari. La riforma fiscale allunga i tempi da rispettare per il pagamento finalizzato alla regolarizzazione. E con l’ondata di revisione delle regole, sono cambiate anche le modalità di calcolo delle sanzioni dovute.
A fare il punto sulle istruzioni che dovranno seguire i contribuenti che risultano destinatari di comunicazioni di irregolarità sulle dichiarazioni è la stessa Agenzia delle Entrate con una guida dedicata.
Sono due le date da considerare per verificare quali regole applicare: quella di emissione e quella relativa alla violazione commessa.
Avvisi bonari 2025: novità per le comunicazioni di irregolarità dall’Agenzia delle Entrate
Le novità interessano i cittadini e le cittadine che ricevono dall’Agenzia delle Entrate una comunicazione per segnalare irregolarità emerse in seguito ai controlli sulle dichiarazioni inviate.
Una volta informati delle anomalie, i contribuenti possono fornire elementi per documentare la loro posizione o riconoscere gli errori e pagare le somme dovute con relative sanzioni e interessi.
L’Agenzia delle Entrate, con una guida dedicata e aggiornata al 2025, ha fornito tutte le istruzioni da seguire per coloro che devono procedere con i pagamenti.
Avvisi bonari 2025: le nuove scadenze da rispettare
Prima di tutto è necessario soffermarsi sulle scadenze. I destinatari e le destinatarie degli avvisi bonari, infatti, dal 2025 hanno più tempo per procedere: non più 30 giorni, ma 60 giorni.
In particolare, per la regolarizzazione è necessario procedere:
● entro 60 giorni dal ricevimento della prima comunicazione o di quella definitiva emessa a seguito della eventuale rideterminazione delle somme a debito in sede di autotutela, in caso di controlli automatici (90 giorni in caso di trasmissione all’intermediario);
● entro 60 giorni dal ricevimento della prima comunicazione, anche a seguito della rideterminazione delle somme dovute dopo aver fornito dati ed elementi non considerati o valutati erroneamente, in caso di controlli formali;
● entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione o dalla data di rettifica della stessa, se corretta dall’ufficio, per le somme dovute sui redditi soggetti a tassazione separata.
Come previsto dal decreto legislativo numero 108 del 2024, nei primi due casi il termine più ampio si applica agli avvisi bonari elaborati dal 1° gennaio 2025: per le comunicazioni elaborate in precedenza ci sono 30 giorni a disposizione.
Avvisi bonari 2025, istruzioni sul pagamento: come calcolare le sanzioni
Entro i termini indicati i contribuenti destinatari delle comunicazioni di irregolarità hanno la possibilità di versare sanzioni ridotte a un terzo, in caso di controlli automatici, e a due terzi in caso di controlli formali.
Di conseguenza anche le novità del decreto legislativo numero 87 del 2024, adottato nell’ambito dei lavori di riforma fiscale, hanno un impatto sul pagamento delle somme che emergono dagli avvisi bonari.
Per le violazioni commesse a partire dal 1° settembre 2024, la sanzione applicabile in caso di omesso o tardivo pagamento di imposte è passata dal 30 al 25 per cento. A partire dagli ultimi mesi dello scorso anno, quindi, è da questo valore che si calcola la riduzione prevista per gli avvisi bonari.
Per le violazioni commesse prima delle novità, infatti, bisogna considerare la sanzione pari al 10 o al 20 per cento dell’imposta, con le novità le percentuali si fermano all’8, 33 per cento e al 16,67 per cento.
Nei calcoli, infine, bisogna tenere conto delle regole ribadite dall’Agenzia delle Entrate nella guida dedicata alle comunicazioni di irregolarità.
In linea generale, la sanzione ordinaria è ridotta alla metà (12,50 per cento) per i versamenti con ritardi non superiori a 90 giorni. Mentre entro i 15 giorni la sanzione è ulteriormente ridotta a un quindicesimo (0,833%) per ciascun giorno di ritardo.
Economia
Sciopero trasporti, Codacons: “Un flop, servizi...
"Fallimento porti a riflettere su un cambio di rotta delle rivendicazioni dei lavoratori"
"Un flop il primo sciopero del 2025 indetto nel settore dei trasporti". Lo afferma il Codacons sullo sciopero di oggi venerdì 10 gennaio che vede incrociare le braccia i lavoratori dei trasporti e quelli del comparto scuola in tutta Italia, da Milano a Roma, da Napoli a Palermo. Per quanto riguarda la protesta nei trasporti il Codacons parla di "fallimento con bassissime adesioni e nessuna interruzione dei servizi". Il primo 'venerdì nero' dell’anno "si è rivelato a tutti gli effetti un flop, con il trasporto pubblico rimasto regolare nelle principali città, dove bus, tram e metro hanno continuato a garantire le corse, e nessuna interruzione è stata registrata sul fronte del trasporto ferroviario. Da nord a sud Italia i disagi per gli utenti sono stati minimi, e le adesioni alla serrata ben al di sotto delle aspettative dei sindacati", dice il Codacons.
“Un fallimento lo sciopero del 10 gennaio che deve portare a riflettere sull’esigenza di un cambio di rotta sul fronte delle rivendicazioni dei lavoratori - afferma il presidente Carlo Rienzi - Vanno studiate forme di sciopero diverse, come lo sciopero delle biglietterie e dei controllori, che non arrechino danno ai cittadini, consentendo ai lavoratori di portare avanti le proprie istanze senza interrompere i servizi essenziali al Paese”.
Milano
A quanto apprende Adnkronos, lo sciopero indetto nel settore dei trasporti non ha avuto ripercussioni a Milano e non ha causato disagi per gli utenti. Bus, tram e metropolitane hanno garantito regolarmente le corse, e il trasporto ferroviario non ha registrato alcuna interruzione. La rete di trasporto ha funzionato senza problemi.
Roma
A Roma, l'adesione complessiva del personale Atac, rilevata nel corso della mattinata, allo sciopero nazionale di oggi, è stata pari al 16,4%. Lo comunica Roma Servizi per la mobilità.
Economia
Tokyo, avvio in ribasso per il Nikkei: pesano retribuzioni...
La Borsa di Tokyo ha aperto la sessione odierna in territorio negativo, registrando un calo dello 0,25% sull’indice di riferimento Nikkei. Il listino nipponico ha iniziato gli scambi a quota 39.506,83 punti, segnando una perdita di 98 punti rispetto alla chiusura precedente. Questo andamento riflette le preoccupazioni legate ai recenti dati sulle retribuzioni in Giappone, unitamente a una chiusura mista registrata ieri dai mercati azionari statunitensi.
Dati sulle retribuzioni e impatto sul mercato
I dati diffusi sulle retribuzioni dei lavoratori giapponesi mostrano un calo, sebbene inferiore alle aspettative degli analisti. La dinamica negativa delle retribuzioni contribuisce a mantenere un clima di incertezza tra gli investitori, alimentando timori legati alla spesa dei consumatori e alla crescita economica complessiva del Paese. Questo scenario si inserisce in un contesto già caratterizzato da pressioni macroeconomiche globali, che continuano a influenzare il sentiment dei mercati asiatici.
Il ruolo dello yen nel quadro attuale
Sul fronte valutario, lo yen ha mostrato un rafforzamento nei confronti delle principali valute. In particolare, la valuta giapponese si è rivalutata rispetto al dollaro, portandosi a un valore di poco superiore a 158, e nei confronti dell’euro, attestandosi a quota 162,70. La forza dello yen potrebbe rappresentare un ulteriore elemento di pressione per le aziende esportatrici giapponesi, che vedono ridotta la competitività dei propri prodotti sui mercati internazionali.
Chiusura mista a Wall Street
A influire sull’andamento della piazza giapponese sono stati anche i segnali contrastanti provenienti da Wall Street. La chiusura mista del mercato azionario statunitense ha contribuito a generare incertezza tra gli investitori, riflettendosi in un avvio prudente per il mercato di Tokyo. I mercati globali rimangono attenti alle dinamiche inflazionistiche e alle prospettive di politica monetaria da parte delle principali banche centrali.
L’andamento odierno della Borsa di Tokyo evidenzia dunque un equilibrio precario tra fattori interni, come l’evoluzione delle retribuzioni e la forza dello yen, e dinamiche esterne, legate al contesto economico globale. Gli investitori continueranno a monitorare con attenzione i dati economici e gli sviluppi dei mercati internazionali per orientare le proprie strategie.