“Salvini sciagura per l’Italia”, opposizioni all’attacco dopo nuovo caos treni a Milano
Ironia Renzi: "E' tornato a tempo pieno al ministero". Schlein: "L'unico spostamento che gli interessa è il suo". Ma la Lega lo difende: "Sta rimettendo in moto l'Italia"
Opposizioni all'attacco di Matteo Salvini etichettato come "una sciagura per l'Italia" dopo il nuovo guasto sulle linee ferroviarie che oggi, 11 gennaio, ha bloccato i treni nello snodo di Milano. Ma la Lega fa quadrato intorno al ministro dei Trasporti: "Salvini sta rimettendo in moto l’Italia", affermano senatori e deputati in commissione trasporti. E fonti del Mit spiegano che il vicepremier da due anni sta lavorando "per invertire la tendenza, soprattutto sulla rete ferroviaria, nonostante burocrazia e scioperi a raffica proclamati dai sindacati di sinistra" e "decenni di investimenti mancati".
Schlein
Dopo lo stop annunciato questa mattina a Milano, la leader del Pd Elly Schlein è andata all'attacco del vicepremier: "Ritardi e cancellazioni anche oggi. Trenitalia suggerisce di evitare spostamenti. E intanto l’unico spostamento che interessa al ministro Salvini è il suo, al ministero degli Interni". E i dem Silvia Roggiani e Andrea Casu si domandano se "non sarebbe più semplice cambiare ministro dei Trasporti?". "Con Salvini - scrivono in una nota - anno nuovo, vecchi problemi. Oggi ennesima giornata terribile per chi deve mettersi in viaggio in treno in Italia con circolazione sospesa dalle ore 7.50 per verifiche tecniche alla linea nel nodo di Milano. Cancellazioni, ritardi, disagi e disservizi per i passeggeri cui viene 'consigliato di evitare o limitare gli spostamenti in treno e di riprogrammare i viaggi rinviabili'".
Bonelli
Non la manda a dire nemmeno Angelo Bonelli, Co-Portavoce di Europa Verde e deputato AVS secondo il quale "la premier Meloni dovrebbe seriamente pensare di dimissionare Salvini, il peggior ministro dei trasporti di sempre".
"Con questo governo - attacca Bonelli - cancellazioni e ritardi sono ormai all’ordine del giorno. Mentre il ministro Salvini è impegnato con la costruzione del Ponte sullo Stretto, che costerà agli italiani 14 miliardi di fondi pubblici, il trasporto in questo Paese è letteralmente al collasso. Tutto questo mentre il Fondo Nazionale per il Trasporto rapido di massa è stato azzerato. Una vergogna".
Conte
"Il ministro dei Trasporti Salvini forse si è perso con lo sguardo per aria, alla ricerca dei satelliti di Musk da sponsorizzare. Dovrebbe invece avere lo sguardo ben saldo sulle nostre stazioni ferroviarie - attacca via Facebook il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte - Oggi un'altra giornata nera di ritardi dei treni nell'indifferenza più totale. Mentre circa 15 miliardi vengono congelati fra annunci e propaganda sul progetto del Ponte sullo Stretto, vecchio e pieno di criticità, i trasporti per gli italiani sono un inferno quotidiano".
Renzi
Ironizza sui social il leader di Iv Matteo Renzi: "I treni da Milano sono bloccati per un guasto e hanno più di un’ora di ritardo. Si vede che Salvini è rientrato a tempo pieno al Ministero", scrive su X annunciando il rinvio di un'ora dell'incontro a Firenze.
La risposta della Lega
Ma la Lega non ci sta. E scende in difesa del ministro dei Trasporti. "Dopo decenni di investimenti bloccati e NO, Salvini sta rimettendo in moto l’Italia. Più di 1200 cantieri ferroviari, record di treni in viaggio e passeggeri trasportati ogni giorno. C’è chi fa, e quindi deve risolvere problemi gravi ed ereditati, e chi critica dopo aver fallito o essere stato immobile”, affermano i senatori della Lega in commissione Trasporti a Palazzo Madama.
Stessi toni dai i deputati leghisti in commissione Trasporti: "Decenni di 'No', mancata manutenzione, zero sviluppo infrastrutturale, niente avanzamenti tecnologici ma la sinistra trova il pessimo gusto di attaccare un ministro come Matteo Salvini. Dal primo giorno è al lavoro per sbloccare un Paese rimasto impantanato, intervenendo come mai successo prima d’ora anche sulla rete ferroviaria per renderla moderna ed efficiente. E questo è un dato di fatto tanto quanto lo è l’immobilismo di chi oggi si sveglia solo per criticare chi invece fa''.
Cosa dice il Mit
"Decenni di disinteresse, mancati investimenti, NO ideologici: così, oggi, ci ritroviamo in un’Italia con una grave carenza di infrastrutture che spiega i fatti delle ultime ore'', affermano fonti del Mit. "Salvini è fermamente intenzionato a migliorare la circolazione ferroviaria, rendendo l’Italia più moderna e connessa: nel 2025 i nuovi treni in circolazione saranno 875. E nei prossimi mesi sono attesi altri 46 convogli Frecciarossa freschi di fabbrica".
"Rispetto al 2023, l’anno appena trascorso ha fatto segnare un incremento di treni in circolazione e passeggeri (+2%): parliamo di ben mezzo miliardo di cittadini a bordo di frecce, intercity e regionali'', osservano le fonti. ''Il tutto su linee iper-utilizzate (9mila treni al giorno solo su rete Rfi) e che spesso hanno accusato e accusano problemi di vecchiaia. Non a caso il gruppo Fs ha ufficializzato un piano da 100 miliardi di investimenti (molti per manutenzione) e sono già attivi più di 1.200 cantieri, con interventi attesi da decenni come quello di Firenze dal valore economico di 2,7 miliardi di euro".
Il primo progetto sul capoluogo toscano ''risale addirittura agli anni Novanta. Solo ora c’è la piena determinazione a superare un imbuto che rischia di ingolfare la circolazione in tutta Italia: il problema non è mai stato preso di petto, nemmeno quando un premier fiorentino raccolse le deleghe del Mit''. Il ministro Salvini ''è pienamente consapevole delle difficoltà, perché i cantieri non si possono concludere in un pugno di giorni, e prende atto di consigli e critiche. Anche di coloro che non solo non hanno mai risolto i problemi, ma non li hanno mai nemmeno voluti affrontare''. E ancora: verranno fatte le Olimpiadi Milano-Cortina a cui molti non credevano. Verrà riformato il sistema autostradale. Sarà realtà il collegamento tra Calabria e Sicilia. ''D’altronde, a sinistra non credevano neppure nel Mose o nella ricostruzione record del Ponte Morandi, crollato per mancata manutenzione di cui la sinistra, compresi i suoi premier e i suoi ministri, non si era accorta''.
Politica
Telefonata Meloni-Biden: “Straordinaria...
Il colloquio telefonico dopo l'annullamento del viaggio del presidente Usa in Italia a causa dei devastanti incendi in California
Colloquio telefonico per la premier Giorgia Meloni e il presidente Usa Joe Biden, dopo l'annullamento del viaggio in Italia del leader americano a causa dei devastanti incendi che in California hanno finora provocato 11 morti e danni stimati per 150 miliardi.
"Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha avuto una conversazione telefonica con il Presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, al quale ha voluto anzitutto esprimere i sentimenti di solidarietà suoi personali e del Governo italiano per le terribili devastazioni causate dagli incendi in California", fa sapere Palazzo Chigi in una nota.
"Nel corso del colloquio - prosegue il comunicato - il Presidente del Consiglio ha trasmesso al Presidente Biden il profondo ringraziamento e apprezzamento per la straordinaria collaborazione intrattenuta nel quadro delle eccezionali relazioni bilaterali e su tutti i temi di politica internazionale, come confermato anche nell’ambito della Presidenza italiana del G7. Al riguardo, il Presidente Biden ha voluto ricordare, in particolare, l’importanza del risultato raggiunto con l’accordo per l’erogazione a favore dell’Ucraina di prestiti per 50 miliardi di dollari, a valere sui profitti derivanti dai beni sovrani russi immobilizzati", conclude la nota di Palazzo Chigi.
Biden, annullato viaggio in Italia e Vaticano
"Sono dispiaciuto" di aver dovuto annullare il viaggio in Italia e la visita in Vaticano, "ma era importante che io restassi qui alla luce di quanto sta accadendo", con l'emergenza incendi in California, e "lui comprende perfettamente", ha detto intanto nelle scorse ore ai giornalisti il presidente americano Joe Biden.
Politica
Terzo mandato, De Luca promette battaglia ma il Pd guarda...
Secondo il governatore della Campania "il governo ha paura degli elettori". Per i dem "si è messo fuori da solo"
Che il governo abbia impugnato la legge campana per il terzo mandato, "non cambia nulla" per Vincenzo De Luca. In una affollata conferenza stampa a Napoli, il governatore mette in chiaro che non si dimetterà, andrà avanti e promette battaglia. Una battaglia "di civiltà" contro una norma ad personam e che, annuncia, porterà "in tutta Italia". Sta pensando a un nuovo partito? Dalle parti del Pd in molti l'hanno intesa così. "Oggi non ha parlato alla Campania, ma al Paese. Vuole farsi un partito personale". E a chi dal centrodestra sollecita a espellere De Luca, la risposta è netta: "Espellerlo? Non gli faremo questo favore, si è messo fuori da solo".
La posizione del Pd
I dem, al contrario di De Luca, scommettono che la Consulta darà ragione al governo, che il governatore non potrà ricandidarsi e che saranno in pochi a seguirlo nella sua avventura. Almeno questo è l'auspicio. Intanto oggi alla conferenza stampa a Napoli erano presenti quasi al completo tutti i suoi consiglieri in regione. Ma da Roma si ribadisce che la linea non cambia: "La posizione del Pd - dice in tv Igor Taruffi della segreteria Schlein - è molto chiara sul terzo mandato ed è che non ci possono essere terzi mandati per chi ricopre incarichi monocratici come presidente di Regione o sindaci di città italiane. Noi riteniamo che anche in Campania sia normale e fisiologico trovare un ricambio".
Che questo 'ricambio' possa essere fatto con De Luca al tavolo ad oggi è storia superata. Osserva Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli: "Si poteva evitare di arrivare a questo. La soluzione si poteva trovare per via politica, come avvenuto in altre Regioni, trovando una composizione in cui tutti i protagonisti in campo, a partire dal presidente De Luca, avessero un ruolo nella scelta di rinnovamento".
Le cose non sono andate così. E ora il Pd guarda oltre e prepara le prossime regionali. Anche i 5 Stelle si stanno muovendo: siamo "pronti a lavorare con tutte le forze politiche del fronte progressista", dicono oggi in una nota. E' attesa la convocazione di un tavolo regionale. Perimetro della coalizione, programma e candidato presidente, i prossimi passaggi. Roberto Fico, lo stesso Manfredi sono già nel toto nomi, mentre c'è chi ipotizza un civico che metta d'accordo tutti. Sarà tema delle prossime settimane.
De Luca ne ha per tutti
Da parte sua De Luca ne ha per tutti. Per la destra della premier Giorgia Meloni che lo teme: la decisione del governo di impugnare la legge campana è "dettata dalla paura, la paura degli elettori e forse anche di De Luca". Il governatore ne ha anche per il Pd. Non dice nulla su Schlein, benché sollecitato in conferenza stampa, ma lancia un affondo contro Stefano Bonaccini che, tra l'altro, è il punto di riferimento di Energia Popolare, l'area di cui il figlio del governatore, il deputato Piero De Luca, è uno dei coordinatori. "Mi stanno facendo notare che l'ex presidente dell'Emilia-Romagna sta parlando molto in questo periodo, trasmettendo l'idea che ha rinunciato con un atto di grande generosità. Lui, diversamente da chi parla. In Emilia-Romagna il presidente uscente non si poteva ricandidare perché la legge elettorale è diversa".
Una "insopportabile ipocrisia", attacca De Luca. Se la prende anche con il collega di partito Andrea Orlando: "Qualche mese fa si è candidato alla presidenza della Liguria un esponente politico del Pd che ha 5 mandati parlamentari e per tre volte è stato ministro: nessuno ha detto niente". E cita pure il presidente Sergio Mattarella: "In Italia non hanno limite al mandato i deputati, i senatori, i ministri, i sottosegretari, i viceministri, il presidente del Consiglio, il presidente della Repubblica, che alla fine del nuovo mandato sarà stato presidente della Repubblica per 14 anni. Dunque, non c'è nessun vincolo temporale per nessuno, tranne che per uno".
De Luca scommette che la Consulta gli darà ragione: "Abbiamo la sensazione che finirà come con la legge sull’autonomia che è stata smantellata”. E quindi annuncia "una grande campagna di iniziativa politica. Sfideremo a un dibattito pubblico quelli che hanno assunto la decisione di contestare la nostra legge. Faremo qui e in tutta Italia una battaglia di civiltà e di libertà. Utilizzeremo i mesi che abbiamo davanti per promuovere una grande esperienza democratica nel nostro Paese. Saranno mesi di impegno civile, di battaglia democratica". Dice che può essere considerato uno di quelli che "Ignazio Silone chiamava cristiani assurdi, quelli per i quali il Vangelo non è una scrittura ma una testimonianza di vita". E garantisce: "Ci muoveremo, dunque, da cristiani assurdi e faremo appello, con grande umiltà, ai nostri concittadini di andare avanti e chiederemo loro di essere protagonisti del loro futuro".
Politica
Verso l’accordo sulla Consulta, due donne nel...
si punta a fumata bianca in seduta Camere del 14, Fi ancora non scioglie riserva su suo candidato
L'accordo c'è? Parrebbe di sì con i professori Francesco Saverio Marini per Fdi, Massimo Luciani per il Pd, Valeria Mastroiacovo come tecnica-indipendente e per Fi, la cui posizione è ancora indefinita, gli avvocati Pierantonio Zanettin o Francesco Paolo Sisto. Ma c'è il tam tam di un 'alto' nome istituzionale, che complica politicamente gli equilibri e che potrebbe disfare l'intera pariglia, per ricomporla poi in un quadro diverso, in vista della seduta delle Camere martedì prossimo per l'elezione di 4 giudici della Corte costituzionale. Il nome è quello dell'avvocato generale dello Stato, in carica dall'8 agosto 2019, Gabriella Palmieri Sandulli, nuora dell'ex presidente della Corte costituzionale e senatore Dc Aldo Mazzini Sandulli. La donna nello scenario di accordo 2+1+1, due giudici alla maggioranza, uno all'opposizione e uno 'tecnico/indipendente', che diventa l'ago della bilancia.
La quarta casella sarebbe stata invece data per certa alla stimata giurista cattolica Valeria Mastroiacovo, segretario Centrale dell'Unione Giuristi Cattolici Italiani (Ugci) e professore ordinario di Diritto tributario presso l’Università degli Studi di Foggia. Dopo aver messo un piede nel 2018 a Palazzo della Consulta come assistente di studio del giudice costituzionale Luca Antonini (in quota Lega), dal 2021 Mastroiacovo è entrata a far parte dell'Ufficio studi dell'intera Corte, quale "pilastro", si dice a Palazzo della Consulta, nella sua materia (diritto tributario) a supporto di tutti i giudici costituzionali.
Il profilo di entrambe le donne è altissimo: ma ci sono due fattori che i sostenitori dell'una o dell'altra tirano in ballo per perorare la propria causa. Di Mastroiacovo, che non ha mai avuto alcun incarico politico, è malvisto l'aver lavorato quale assistente di un giudice costituzionale in quota Carroccio, punto del curriculum che secondo l'opposizione, in particolare Pd, (e forse anche tra le forze della stessa maggioranza) potrebbe sbilanciare gli equilibri nello scenario 2+1+1.
Di contro, a Palmieri Sandulli, che se eletta sarebbe il secondo avvocato generale dello Stato nominato a Palazzo della Consulta dopo Luigi Mazzella nel 2001, vengono contestati numerosi incarichi politici avuti nel passato, che colorerebbero il suo ruolo di tecnico. Palmieri Sandulli infatti, a vario titolo, ha lavorato nei governi Berlusconi II e IV, Prodi, Gentiloni, Letta, Renzi, Draghi. Insomma, a seconda dei punti di vista Palmieri Sandulli potrebbe essere messa in quota Pd o Fi, con ripercussioni sul quadro complessivo dell'accordo: come se dem e azzurri portassero a casa 1,5 caselle a testa, mentre il partito di maggioranza Fdi solo una.
"Si tratta di vedere dove vogliono trovare l'equilibrio e se si considera anche un bilanciamento di ordine 'culturale' della Corte, che contempli tutte gli orientamenti della cultura italiana, tra cui la rappresentanza del mondo cattolico. Ma c'è una parte del Pd, indifferente a questo aspetto, che punta alla componente laica e che in questo senso può avere interesse a favorire Fi", commenta all'Adnkronos una fonte d'area popolare prossima alla Conferenza episcopale italiana. Non nominare Mastroiacovo, che anche in qualità del suo ruolo in Ugci avrebbe avuto il placet della Cei, altererebbe l'equilibrio generale perché "siamo tutti cattolici anche se un popolo di miscredenti, come diceva Benedetto Croce".
Per la quadra sarà dunque decisivo lo scioglimento delle riserve di Fi che per superare l'impasse interno dovuto alla difficoltà di scelta del candidato fra il viceministro della Giustizia Sisto e il capogruppo del partito nella Commissione giustizia di Palazzo Madama Zanettin, potrebbe avere convenienza a candidare Palmieri Sandulli, professionista di altissimo profilo già molto apprezzata da Silvio Berlusconi. In questo caso oltre alla 'tecnica' Mastroiacovo, gli azzurri si intesterebbero il merito di una seconda quota rosa al Palazzo della Consulta. Ma è un'ipotesi che per ora resta solo sullo sfondo. (di Roberta Lanzara)