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Tim, tribunale Milano dichiara ricorso Vivendi “inammissibile”

Per difetto di interesse e legittimazione ad agire", si legge in una nota firmata dal presidente del Tribunale Fabio Roia. Vivendi ricorrerà in appello

 - FOTOGRAMMA

Il Tribunale di Milano ha respinto il ricorso di Vivendi contro la decisione del Cda di Tim relativa alla vendita della rete fissa. “Le domande di Vivendi sono state dichiarate inammissibili per difetto di interesse ad agire e difetto di legittimazione ad agire”, ha stabilito la sezione XV civile specializzata in materia di impresa nella sentenza con cui è stata decisa la causa promossa da Vivendi nei confronti di Tim con oggetto “la declaratoria di invalidità della delibera del Cda di TIM del 5 novembre 2023 di approvazione dell'offerta per la cessione della rete fissa presentata da Kkr”.

Chi aveva promosso il ricorso aveva dedotto, quali vizi di tale delibera, il contrasto con l'oggetto sociale, la violazione della competenza degli amministratori, l'omessa convocazione di assemblea straordinaria, il conflitto di interessi.

Vivendi impugnerà decisione

Vivendi "prende atto" della decisione e in un comunicato annuncia l'intenzione di "impugnare la sentenza". Il Tribunale, sottolinea Vivendi, "ha ritenuto il ricorso inammissibile per difetto di legittimazione (in particolare perché Vivendi non aveva dichiarato la sua intenzione di voto in caso di convocazione dell'Assemblea degli azionisti) e non per quanto riguarda il merito del dossier". Il gruppo ricorda che il 15 dicembre 2023 Vivendi ha depositato presso il Tribunale di Milano un ricorso contro Tim chiedendo al Tribunale di annullare la deliberazione del Cda di Tim del 5 novembre 2023 che approvava la cessione della rete fissa e di presentare la proposta all'Assemblea degli azionisti e di dichiarare l'inopponibilità dell'accordo di cessione del 6 novembre 2023.

Nonostante il rigetto della sua richiesta per motivi procedurali da parte del Tribunale di Milano, Vivendi "continua a sostenere che la vendita della rete Tim avrebbe dovuto essere sottoposta al voto dell'Assemblea degli Azionisti, in quanto la rete Tim avrebbe dovuto essere sottoposta al voto dell'Assemblea degli Azionisti. La rete di Tim avrebbe dovuto essere sottoposta al voto dell'assemblea degli azionisti, in quanto si tratta di un asset essenziale la cui cessione modificherebbe l'oggetto sociale di Tim". Tim è stata assistita da Gatti Pavesi Bianchi Ludovici con un team guidato dagli avvocati Francesco Gatti e Carlo Pavesi.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Cronaca

Addio a Luigi Molon, nel suo cimitero la gallina del Duce e...

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Il proprietario di 'Casa Rosa' a Roma aveva 76 anni

Il cimitero degli animali fondato dal padre di Luigi Molon

E' morto a Roma, Luigi Molon, 76enne proprietario di Casa Rosa, il cimitero degli animali del Portuense, nato per iniziativa del padre Antonio, già veterinario del Duce, che nel suo cimitero, alla periferia della capitale diede sepoltura anche alla gallina dei figli di Mussolini, nel lontano 1923. 'Mino', questo il nome con cui era conosciuto Molon dagli amici e dai familiari "era un uomo buono, pronto ad essere presente alle difficoltà altrui nonostante le sue difficoltà di salute, ma pronto anche alla battuta, ad una barzelletta alla risata", ha ricordato sui social la sorella Lisetta, dando notizia della sua scomparsa. Alla fine dello scorso ottobre lo stesso Molon, conversando con l'AdnKronos, aveva ricordato, con soddisfazione, come il suo fosse l’unico cimitero italiano autorizzato alla sepoltura degli animali, con tanto di nome e lapide. Nella struttura di Luigi, anche lui veterinario come il padre, sono presenti un migliaio di spoglie degli amati quattro zampe. Ora bisognerà capire cosa ne sarà di questo posto che Molon aveva preservato e continuato a gestire negli anni, con tanta passione e tanta fatica. Oggi il telefono suona a vuoto, nessuna risposta per chi cerca notizie.

A rivolgersi ai 'servizi funebri' dello scomparso Molon, negli anni sono stati in tanti: attori, politici, personaggi pubblici. Anna Magnani ha accompagnato qui i suoi gatti, Peppino De Filippo ci portò il suo Fido, Brigitte Bardot lo scelse per uno dei suoi tantissimi amici a quattro zampe, Michelle, che riposa al Portuense con tanto di lapide, come altri felini e tanti cani. Tutti 'omaggiati' con data di nascita e di morte sul marmo, alcuni con foto, altri con una frase di eterno affetto, in un campo pieno di verde e di ricordi che attraversano l'ultimo secolo e raccontano tante storie del nostro paese. "Negli ultimi dieci anni è stato un boom di politici che sono arrivati per poter dare sepoltura a cani e gatti", aveva raccontato Molon. "C’è un parlamentare che ha fatto seppellire 22 tra cani e gatti, un altro ne ha poi quattro…". La prima sepoltura fu però, come ricordato, pre-repubblicana, di regime: "Nel ’23 - era il racconto di Molon - mio padre Antonio, che era il veterinario di Mussolini, si occupò di tumulare la gallina del Duce, con cui giocavano i figli Romano, Vittorio e Bruno".

Sempre a Casa Rosa, riposano in eterno i cani di Casa Savoia. Poi non mancarono i presidenti della Repubblica, come Leone e Pertini: il primo lasciò qui gli amati gatti, l’ex partigiano invece il suo barboncino gigante di nome Trick. A Casa Rosa vennero tumulati anche altri animali, meno mansueti. "Un cliente mi ha portato un leone, un altro una tigre, ma almeno era cucciola, mentre il leone non so proprio come poteva averlo a casa…", aveva ricordato Molon.

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Cronaca

Cecilia Sala: “Io fortunatissima, liberazione così...

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La giornalista ospite di 'Che tempo che fa' parla della detenzione in Iran: "Lì solo 21 giorni, non me lo sarei mai aspettato"

Cecilia Sala

"Sono stata fortunatissima a stare lì solo 21 giorni, non me lo sarei mai aspettata mentre ero in carcere". Cecilia Sala, la giornalista liberata dopo 21 giorni di detenzione in Iran lo scorso 8 gennaio, ospite di 'Che Tempo Che Fa', in onda sul Nove parla della prigionia in Iran e parla di quella del governo italiano come di "un'operazione per liberare un ostaggio preso in Iran più rapida dagli anni Ottanta".

Grazie alla brevità della detenzione "il recupero è più rapido rispetto ad altre persone che sono rimaste lì centinaia di giorni - afferma - . Ora, aiutata, riesco a dormire". "Seguo l'Iran da giornalista e quindi conoscevo gli altri casi", sottolinea.

Interrogata incappucciata e faccia al muro

La prigionia comunque è stata dura. "Gli interrogatori avvenivano ogni giorno, per 15 giorni, incappucciata. Sei sempre solo anche quando non sei solo, quando qualcuno ti interroga sei incappucciato, faccia al muro. Il giorno prima della mia liberazione, annunciata alle 9 di mattina dell'8 gennaio, mi hanno interrogato per dieci ore: mi interrogava sempre la stessa persona".

"Non sapevo nulla di ciò che accadeva fuori - ha raccontato la giornalista romana - Nella prima telefonata potevo dire di essere stata arrestata e di non essere stata ferita. Poi le telefonate sono diventate un po' più lunghe e riuscivo a passare delle informazioni a Daniele tramite un linguaggio in codice, nonostante la regola 'non puoi parlare del tuo caso e della prigione'".

"Ho passato il tempo a leggere gli ingredienti sulle buste"

"La prima sera - racconta ancora Cecila Sala - avevo chiesto il Corano in inglese perché pensavo fosse un libro che in un carcere di massima sicurezza dell'Iran non mi potessero negare e invece mi è stato negato. Ho passato il tempo a contarmi le dita, a leggere gli ingredienti sulle buste".

"I rumori che arrivavo dal corridoio spesso erano strazianti: vomito, pianti a volte tentativi di farsi del male. L'isolamento, una condizione in cui si trovano ancora tantissime iraniane, che non hanno la fortuna che ho io di avere un Paese alle spalle che ti protegge".

"La telefonata - aggiunge - che ha fatto capire alla mia famiglia come stessi è stata quella in cui ho detto a Daniele di avere paura per la mia testa, di aver paura di perdere il controllo dei nervi".

"Nessuno della mia famiglia ha parlato con Musk"

"Nessuno della mia famiglia, né il mio compagno Daniele Raineri ha mai parlato con Elon Musk. Ma Daniele ha contattato il referente in Italia Andrea Stroppa e l’unica risposta che ha avuto su Elon Musk è stata: 'informato'", chiarisce poi Sala.

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Cronaca

Mareamico: “Dopo mareggiate a rischio crollo strada...

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Mareamico:

"Dopo le mareggiate dell’ultimo weekend sono nuovamente a rischio crollo la pista ciclabile e la strada del viale delle dune a San Leone", nell'agrigentino. E' la denuncia dell'associazione Mareamico di Agrigento. "L’erosione continua inesorabilmente a martellare le nostre coste e mettere a serio pericolo anche le infrastrutture viarie- dice Mareamico -Gli interventi a rimedio sono di esclusiva competenza della Regione Sicilia che, a quanto è dato a sapere, ha già pronto un progetto per cercare di rallentare il processo erosivo e salvare le nostre coste. Ma bisogna intervenire subito!".

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