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Ucraina, Corea del Sud e Russia: che fine fanno i soldati di Kim Jong-un?
Kiev vuole usare i prigionieri nordcoreani per riavere propri uomini da Mosca, Seul pronta ad accoglierli
Tutti, o quasi, vogliono i soldati di Kim-Jong un catturati dall'Ucraina. Da giorni, Kiev diffonde video e news relativi ai due militari nordcoreani ora prigionieri: le forze armate ucraine li hanno bloccati nella regione russa di Kursk, dove reparti asiatici affiancano le forze armate di Vladimir Putin.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, convinto che altri nordcoreani verranno fatti prigionieri, è pronto a consegnare i soldati a Pyongyang se Kim Jong-un favorirà la liberazione di militari di Kiev attualmente nelle mani della Russia.
In scena, però, entra anche la Corea del Sud. Il governo di Seul intende consultarsi con le autorità ucraine sull'eventuale trasferimento dei soldati nordcoreani se questi ne faranno richiesta. A darne notizia è stato un portavoce del ministero degli Esteri sudcoreano.
"Essendo i soldati nordcoreani, il governo intende consultarsi con l'Ucraina nel caso in cui questi chiedessero di fare defezione in Corea del sud", ha affermato, con riferimento alla Costituzione del paese, riferita all'intera penisola coreana, e che riconosce di fatto tutti i residenti nella penisola come cittadini.
Al momento, ha poi precisato il portavoce, questa richiesta non è arrivata, ma le autorità di Seul sono in contatto con l'Ucraina sulle questioni di loro pertinenza. La cattura dei due militari era stata anche confermata dall'agenzia di intelligence della Corea del sud che si è impegnata a garantire una stretta cooperazione con l'Ucraina.
Domenica Zelensky ha pubblicato un post su X con il video in cui si vedono i due militari feriti rispondere ad alcune domande. "Dopo i primi soldati catturati dalla Corea del Nord, ce ne saranno senza dubbio altri. È solo questione di tempo prima che le nostre truppe riescano a catturarne altri. Non dovrebbe esserci alcun dubbio nel mondo che l'esercito russo dipende dall'assistenza militare della Corea del Nord", ha scritto, spiegando poi che "l'Ucraina è pronta a consegnare i soldati di Kim Jong Un a quest'ultimo se riuscirà a organizzare il loro scambio con i nostri soldati tenuti prigionieri in Russia".
"Per quei soldati nordcoreani che non desiderano tornare, potrebbero esserci altre opzioni disponibili. In particolare, coloro che esprimono il desiderio di avvicinare la pace diffondendo la verità su questa guerra avranno questa opportunità".
I militari catturati spiegano nel video diffuso da Zelensky di non sapere dove si trovano. "Sapevi che stavi combattendo una guerra contro l'Ucraina?", viene chiesto a uno di loro. "No", risponde. "Cosa ti hanno detto i tuoi comandanti quando ti hanno mandato in guerra?". "Mi hanno detto che era solo un'esercitazione". Il militare ha raccontato poi di un'offensiva del 3 gennaio, di aver visto "i suoi soldati morire", di essersi nascosto e di essere stato trovato il 5 gennaio. Uno dei due militari ha risposto poi affermativamente alla domanda sulla volontà di tornare in Corea del nord, l'altro ha dichiarato che vorrebbe rimanere in Ucraina ma che farà quello che gli viene chiesto, tornare o - se gliene sarà data l'opportunità, restare.
Esteri
Incendi California, fiamme a nord di Los Angeles: 19mila...
I roghi nella zona del lago di Castaic vicino a Santa Clarita
Un nuovo vasto incendio è scoppiato a nord di Los Angeles, nei pressi del lago di Castaic vicino a Santa Clarita. Le autorità della Contea hanno ordinato l'evacuazione di circa 19mila residenti, dopo i roghi, cominciati circa due settimane, fa che hanno fatto 27 morti. Oltre 170mila persone sono state sfollate e per molti ancora il ritorno nella propria casa è un miraggio.
Gli esperti e gli investigatori, specializzati in incendi dolosi, hanno dichiarato che potrebbero volerci mesi prima di scoprire come sono iniziati i principali roghi della regione.
Esteri
Trump e migranti, giro di vite: soldati al confine col...
Almeno 1.500 militari al confine meridionale per arginare gli ingressi illegali
Donald Trump blinda il confine tra Stati Uniti e Messico con migliaia di soldati per fermare l'immigrazione illegale. Circa 1.500 militari per ora sono stati inviati al confine su ordine del presidente, che passa all'azione a poche ore dall'insediamento ufficiale del 20 gennaio. Il loro numero aumenterà in maniera considerevole.
Le news, diffuse prima dalla Cnn e poi dagli altri media americani, vengono confermate da Karoline Leavitt, portavoce della Casa Bianca: "Il presidente Trump ha firmato un ordine esecutivo per l'invio di altri 1.500 soldati al confine meridionale degli Stati Uniti". Per il Washington Post, il piano prevede l'invio di 10mila uomini nel complesso.
Le comunicazioni non evidenziano quali unità siano state dispiegate e quali verranno coinvolte al confine, dove al momento sono attivi già circa 2.200 militari nell'ambito della Joint Task Force-North.
Le nuove truppe, che inizieranno a essere inviate questa settimana, oltre a svolgere gli stessi compiti di sostegno alle operazioni dell'agenzia di dogana e confine che ha l'attuale missione, assisteranno, anche con informazioni di intelligence per valutare minacce e flusso dei migranti, l'operatività del Border Patrol. Si prevede anche un supporto aereo alle operazioni.
Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi il dispiegamento militare aumenterà, dopo che i primi arrivi prepareranno il terreno per una più ampia presenza militare. Non è chiaro se questi militari saranno armati, ma nessuno di loro è autorizzato a svolgere ruoli di forze dell'ordine, come condurre arresti, sequestrare droga o avere contatti con migranti, a parte il sostegno per il loro trasporto.
La stretta anti-migranti
La Camera Usa ha approvato una prima stretta sull'immigrazione, seguendo le indicazioni del neo presidente Donald Trump. Via libera, quindi, a un disegno di legge che allarga i casi di detenzione per gli immigrati privi di documenti, accusati di piccoli reati.
Rispunta il Ku Klux Klan
Il Washington Post, intanto, dà spazio agli inquietanti episodi accaduti in Kentucky. Il Ku Klux Klan, nello Stato del sud, ha distribuito volantini in cui si ordina ai migranti di "andare via adesso". Il quotidiano cita la polizia locale che ha avviato un'indagine sui volantini in cui è rappresentata una vignetta: lo zio Sam dà un calcio a una famiglia di quattro con in mano un proclama con la frase "deportazioni di massa" e la data del 20 gennaio, inizio della presidenza Trump.
Il volantino, in cui si chiede inoltre a tutti di "controllare e monitorare tutti gli immigrati e denunciarli", reca la firma dell'ufficio del Kentucky della famigerata organizzazione razzista e persino i numeri dei "regni" regionali del Klan in Indiana, Kentucky, Ohio, Pennsylvania e Tennessee.
"Non ho mai visto una cosa del genere, è allarmante per la nostra comunità", ha dichiarato al Post Jon McClain, capo della polizia di Bellevue, una delle città dove i volantini sono stati distribuiti, spiegando che si sta cercando di individuare e incriminare i responsabili. Inoltre McClain sottolinea di credere che "non sia una coincidenza" che questi volantini siano stati distribuiti nel giorno dell'insediamento di Trump.
Esteri
Trump inserisce Houthi nella lista delle organizzazioni...
Lo riferisce la Casa Bianca
Il neo presidente Usa Donald Trump, riferisce la Casa Bianca, ha inserito con ordine esecutivo gli Houti nella lista delle organizzazioni terroristiche.
Chi sono gli Houthi
Il gruppo prende il nome da Hussein al-Houthi, che promosse lo zayidismo (branca dello sciismo) e venne ucciso nel 2004 dalle forze governative. Oltre i confini dello Yemen ha in passato preso di mira 'avversari' con missili e droni (nel 2019 sono stati attaccati siti petroliferi in Arabia Saudita, nel 2020 un missile balistico è 'arrivato' a Riad e due anni dopo tre persone sono morte in un attacco con un drone ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti). Per 20 anni non hanno mai smesso di combattere. L'ultimo 'fronte' è stato quello del Mar Rosso che si è aperto dopo l’avvio delle operazioni israeliane nella Striscia di Gaza. Gli Houthi, "nati e cresciuti per la guerra", secondo gli analisti, hanno usato le loro basi nel nord dello Yemen per lanciare missili e droni contro mercantili e sono diventati protagonisti in Medio Oriente 'sfoggiando' armi sempre più sofisticate.