Harry e Meghan ‘turisti del disastro’, la polemica dopo gli incendi a Los Angeles
I duchi di Sussex sono stati fotografati mentre consolavano le persone che hanno perso la casa
Harry e Meghan sono stati etichettati come "turisti del disastro" in cerca di una "foto ricordo", dopo essere stati immortalati mentre consolavano le vittime dei catastrofici incendi di Los Angeles. Circa 17mila ettari di terra sono stati distrutti e 24 persone sono morte a causa dell'incendio che ha devastato la regione. Diverse celebrità, tra cui Paris Hilton e Billy Crystal, hanno perso la casa.
Justine Bateman, nota per i suoi ruoli nelle sitcom 'Family Ties' e 'Arrested Development', è tra coloro che sono rimasti sconcertati dopo che il duca e la duchessa del Sussex sono stati immortalati al Pasadena Convention Center, temporaneamente utilizzato come centro di evacuazione per le persone che hanno perso la casa. In un post condiviso su X, Bateman ha contestato la presenza della coppia, scrivendo: "Meghan Markle e Harry non sono migliori dei cacciatori di ambulanze. Che 'opportunità fotografica' ripugnante hanno ottenuto. Stanno 'visitando i danni'? Sono politici ora? Non vivono qui; sono turisti. Turisti del disastro".
In una trasmissione di Fox News del 10 gennaio - ricorda l'Independent - Meghan è stata filmata mentre indossava una mascherina protettiva e un cappellino da baseball mentre distribuiva pacchi alimentari in un chiosco; in un altro momento, è stata vista mentre confortava una vittima degli incendi boschivi. Bateman vive sulle colline di Hollywood colpite dagli incendi boschivi. Dopo che il principe Harry si è dimesso dagli incarichi reali nel 2020, si è trasferito insieme a Meghan a Montecito, in California, dove attualmente rischiano di dover essere evacuati e potrebbero subire interruzioni di corrente.
Il sindaco di Pasadena Victor Gordo ha dichiarato all'emittente che la coppia aveva fatto visita alla comunità in forma anonima venerdì mattina e che la loro gratitudine pubblica per i servizi di emergenza aveva "davvero sollevato gli animi dei primi soccorritori" durante la loro visita. "Abbiamo visitato il posto di comando al Rose Bowl e la gente era molto felice di vederli", ha detto Gordo, aggiungendo che Harry e Meghan sono "persone fantastiche" con "grandi personalità". I Sussex sono stati anche avvistati mentre abbracciavano José Andrés, il fondatore di World Central Kitchen, che distribuisce pasti caldi gratuiti al pubblico e alle squadre di emergenza.
Esteri
Israele, media: “Netanyahu non sarà arrestato se...
La garanzia è stata data negli incontri avuti a Roma dal ministro degli Esteri Sa'ar
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, su cui pende un mandato d'arresto della Corte penale internazionale, non sarà arrestato se dovesse venire in Italia. Lo ha assicurato una fonte citata dal Times of Israel, secondo cui la questione è stata sollevata dal ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa'ar - a Roma - negli incontri avuti ieri con il suo omologo, Antonio Tajani, ed il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi. I due ministri, sostiene la fonte, hanno assicurato a Sa'ar che il governo italiano ha ricevuto un parere legale secondo cui i capi di Stato, tra cui Netanyahu, godono dell'immunità durante le loro visite in Italia sulla base della Convenzione di Vienna.
"Ieri ho parlato con Tajani e Nordio. Io non riferisco mai quello che dicono le altre parti, ma posso dire che non c'è nessun problema per chiunque voglia venire a Roma, neanche per Netanyahu", ha detto Sa'ar, in un incontro con la comunità ebraica alla sinagoga di Roma, confermando le ultime indiscrezioni dei media israeliani. "Come fa il processo della Cpi a essere giusto se il presidente Nawaf Salam è premier in Libano? Questa non è politica, è antisemitismo. Combatteremo contro la sentenza insieme ai nostri amici americani", ha aggiunto.
Sa'ar, intanto, in queste ore lascerà l'Italia e farà ritorno in Israele, interrompendo la sua missione in Europa, visti gli "sviluppi nei negoziati per liberare gli ostaggi" prigionieri a Gaza dopo l'attacco di Hamas il 7 ottobre 2023. Sa'ar non si recherà in Ungheria, seconda tappa della sua missione, per "prendere parte alle discussioni" e al voto del governo sul possibile accordo che sancisca la tregua a Gaza.
Esteri
Mosca: Kiev offre soldi a soldati russi per abbandonare il...
Le autorità russe accusano l'Ucraina di aver offerto ricompense fino a 1 milione di dollari ai militari russi dispiegati nella provincia orientale di Donetsk, affinché abbandonassero le loro posizioni.
Esteri
“Lo scontro Trump-Bergoglio è già iniziato”,...
Per Robert Gorelick, i cattolici americani sono più vicini a Trump che al Papa
È stato presentato al Centro Studi Americani il libro di Maria Antonietta Calabrò, giornalista vaticanista, “Il trono e l’altare” (Cantagalli). All’incontro hanno partecipato Francesco Clementi, ordinario di diritto pubblico comparato alla Sapienza e autore di “Città del Vaticano” (il Mulino); Robert Gorelick, fondatore di Globintech, già capocentro della Cia a Roma; Gregory Alegi, professore di storia americana alla Luiss; Mario Caligiuri, presidente della Società italiana di intelligence e ordinario all’Università della Calabria; la moderazione è stata a cura di Giorgio Rutelli, vicedirettore Adnkronos.
L'ex agente Cia: "Cattolici Usa più vicini a Trump che a Bergoglio"
“I cattolici americani sono più vicini a Trump che a Papa Francesco”. È netto Robert Gorelick, ex capocentro della Cia a Roma, nel suo intervento. “Quando ero ragazzino a New York, i cattolici erano blue collar, operai, e la religione di appartenenza influiva: irlandesi, italiani e polacchi in certi casi formavano un blocco. Oggi no, la situazione è talmente variegata. Anche i cosiddetti latinos non sono una realtà uniforme, vengono messi insieme dalla stampa ma tra cubani e messicani o tra venezuelani e honduregni c’è grande differenza”.
Quando gli si chiede se Bergoglio avrà un impatto sulla seconda presidenza Trump, è scettico: “Ci sarà una differenza di tono nel dialogo tra Washington e il Vaticano rispetto alla fase Biden, ma le parole del Papa non condizionano la politica estera americana. I temi su cui il pontefice può avere un impatto sono l’aborto, la migrazione e il clima. Ma bisogna ricordare che l’opinione pubblica italiana è sempre al corrente delle mosse della Santa Sede, negli Usa questa attenzione non c’è”.
Gorelick ha raccontato che durante il suo mandato romano (2003-2008) a Washington non erano interessati alle faccende vaticane. “I miei capi mi avevano detto di non mandare relazioni sul Papa. C’è stato uno scambio di informazioni, da entrambe le parti, sui rischi per l’incolumità del pontefice, su possibili attentati. E poi su questioni umanitarie. Ma l’intelligence americana non aveva interesse a seguire gli affari interni della Chiesa”.
"Scontro Trump-Bergoglio già iniziato, basta vedere le nomine"
Gorelick, che ha detto di aver letto il libro di Calabrò con “gli occhi della spia”, ha poi parlato dell’ostilità tra Trump e Bergoglio, già emersa durante il primo mandato, ci sono due segnali importanti: la nomina come ambasciatore presso la Santa Sede di Brian Burch, presidente di Catholic Vote e noto critico del pontefice. Una figura vicina all’arcivescovo Viganò, l’ex nunzio negli Stati Uniti accusato di scisma, scomunicato e nemico del Papa. Dall’altra parte, la recentissima nomina del cardinale Robert Walter McElroy ad arcivescovo di Washington, che aveva definito il muro al confine tra Stati Uniti e Messico voluto da Trump “inefficace e grottesco”. Lo scontro insomma è già in atto, e si acuirà sulla Cina (con cui il Vaticano ha confermato l’accordo sui vescovi nell’ottobre 2024) e su Gaza. “Un punto di incontro, invece, ci potrà essere sull’approccio alla guerra in Ucraina e sulla questione dell’ideologia di genere”, conclude l’ex agente segreto.
"Il trono e l'altare"
Il libro di Maria Antonietta Calabrò racconta una storia inedita di guerra in Vaticano, focalizzandosi su scandali finanziari, intrighi di potere e segreti che hanno scosso la Santa Sede negli ultimi 25 anni, e seguiti in prima persona dall’autrice. Attraverso documenti, fonti aperte e testimonianze dirette, Calabrò ricostruisce un quadro di lotte interne, ricatti e manipolazioni che hanno coinvolto alti prelati, politici e persino servizi segreti. L'opera analizza in dettaglio casi controversi come l'acquisto del Palazzo di Londra, Vatileaks e la scomparsa di Emanuela Orlandi, spesso usata come arma di distrazione di massa, mettendo in luce l'opacità del sistema finanziario vaticano e i conseguenti tentativi di riforma di Papa Francesco. Che alla fine, con fatica e con varie trappole messe a tutela del sistema precedente, è riuscito a portare trasparenza nelle finanze della Chiesa.
Alla presentazione si è dato particolare spazio al rapporto tra Stati Uniti e Vaticano, caratterizzato da influenza, tensioni e divergenze. Si racconta nel dettaglio l’appoggio americano all'elezione di Papa Francesco, in particolare grazie a figure come il cardinale Dolan, ma allo stesso tempo si analizzano le frizioni sorte per lo scandalo McCarrick e le accuse dell’arcivescovo scomunicato Carlo Maria Viganò. L'accordo Vaticano-Cina e le posizioni di Papa Francesco su temi come immigrazione e multilateralismo hanno creato ulteriori attriti con l'amministrazione Trump.