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Unicredit, Orcel ribadisce: “Siamo una banca italiana, crediamo nel nostro Paese ma anche nell’Europa”

Unicredit, Orcel ribadisce:

"Siamo una banca italiana, abbiamo radici italiane. Crediamo nell'Italia ma anche nell'Europa e vogliamo portare il meglio che l'Italia ha all'estero". L'amministratore delegato di Unicredit Andrea Orcel in occasione della conferenza stampa di presentazione della partnership tra Unicredit e Ferrari a Milano ribadisce l'italianità dell'istituto bancario di Piazza Gae Aulenti e allo stesso tempo rivendica l'apertura ai mercati internazionali: "Se questo vuol dire non essere italiani mi dispiace molto - dice - perché la nostra industria crede molto in questo".

L'amministratore delegato parla poi della presunta contrapposizione tra Intesa e Unicredit. "Credo che abbiamo modelli di business e ambizioni simili - dice - ma anche diversi. Intesa ha un modello molto focalizzato sul nostro Paese. Noi abbiamo un modello di business molto più internazionale".

Orcel ribadisce che "in un Paese come il nostro ci sia molto valore aggiunto nell'accompagnare le imprese fuori dal nostro Paese" e in questo - prosegue ancora l'Ad - "l'accompagnamento non si fa con una filiale di rappresentanza, si fa con una leadership nel Paese di arrivo". Non manca una stoccata all'Unione europea: "Passa troppo tempo a esasperare le diversità e troppo poco tempo a unirsi per creare un blocco economico che crei opportunità per tutti".

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Finanza

Intesa Sp, l’altolà di Messina al risiko:...

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L'analisi di Giorgio Vintani: "Per Intesa Sp è molto difficile trovare dei target che siano così grandi da avere un impatto sui ricavi e sugli utili"

Intesa Sp, l'altolà di Messina al risiko:

Evitare casini con operazioni di M&A. Il Ceo di Intesa Sanpaolo Carlo Messina si sfila dal risiko del consolidamento bancario, conferma la strategia di stand alone e sembra avvisare Orcel e compagnia: “Sento tanto parlare di consolidamento bancario -afferma - ma l’Italia è Intesa Sanpaolo: più farai M&A, più sarai preso nei casini dell'integrazione e quindi anche per il futuro il riferimento sarà Intesa Sanpaolo". Giorgio Vintani, analista finanziario, osserva all'Adnkronos che "L'istituto è arrivato ad avere la forma che ha oggi e, a questo punto, il management dice basta", chiosa l'esperto.

Secondo Vintani il Ceo oggi ha voluto dire tre cose: "Chiamarsi fuori da qualsiasi possibile attività di M&A italiano in un momento in cui il mercato ribolle, e quindi prendere le distanze dai dossier Banco Popolare di Milano e Monte Paschi; ricordare che, a prescindere dai multipli dell’acquisito e dell’acquirente, le fusioni portano risultati solo dopo un certo periodo e se eseguite correttamente; l’execution risk in una fusione è molto alto; rimarcare che, considerata la dimensione di Intesa Sanpaolo, è molto difficile trovare dei target che siano così grandi da avere un impatto sui ricavi e sugli utili; e quindi riaffermare l’intenzione della Banca di crescere in modo organico e sul territorio Italiano".

"Una possibile fusione abbastanza grande da impattare sui conti di Intesa - dice Vintani - potrebbe essere quella con Unicredit, o con una grande banca straniera (Bnp Paribas, Santander) ma a questo punto queste ipotesi sono totalmente da escludere", sottolinea. "Quindi avanti così: banca Italiana, crescita organica e niente acquisizioni che potrebbero anche essere guidate dalla politica, (soprattutto nel caso del Monte Paschi dove il Tesoro è netto venditore)." (di Andrea Persili)

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Finanza

Unicredit, l’economista Messori: “Bper nelle...

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"La banca di Piazza Gae Aulenti potrebbe portare avanti le operazioni su Commerzbank e Banco Bpm, seguendo logiche diverse ma potenzialmente integrabili"

Unicredit, l'economista Messori:

Risiko bancario, sempre Unicredit protagonista. In ambienti finanziari e non solo, qualcuno ipotizza che la banca di piazza Gae Aulenti possa essere distolta dall'obiettivo Banco Bpm per puntare verso un’altra preda: Bper. Una mossa complessa, spiega all’Adnkronos Marcello Messori, ex presidente delle Ferrovie dello Stato ed economista dell’Istituto Universitario Europeo di Firenze. "Vista l’attuale configurazione, significherebbe entrare nella galassia Unipol, e questo pone alcune difficoltà", osserva Messori "Il cosiddetto Danish Compromise prevede condizioni agevolate per le banche capogruppo che incorporano attività assicurative o di asset management, limitando gli aggravi in termini di capitalizzazione. Questo principio non si applica al contrario: se la capogruppo è un’assicurazione. Quando la capogruppo è un’assicurazione, come nel caso di Unipol con Bper, il contesto operativo - chiosa l'esperto - è fortemente condizionato da vincoli normativi".

Rimangono due mosse, quelle più note, sullo scacchiere del risiko giocato dall'istituto guidato da Andrea Orcel. La prima è su Banco Bpm che offre vantaggi di integrazione notevoli per Unicredit, sia per le fabbriche prodotto molto redditizie, sia perché è presente in un'area ad alta redditività come quella settentrionale dove Unicredit è più debole. La seconda è su Commerz, seconda banca tedesca, in grado di poter condurre l'istituto milanese alla creazione di un colosso di dimensioni europee: "Unicredit - spiega Messori - potrebbe portare avanti entrambe le operazioni, Commerzbank e Banco Bpm, seguendo logiche diverse ma potenzialmente integrabili nel suo futuro strategico". Nel caso della seconda banca tedesca Orcel ha evidenziato l’apertura a diverse opzioni: da una possibile plusvalenza, trattandola come un investimento finanziario, a un’aggregazione a livello europeo. "Questa seconda ipotesi - spiega l'esperto - riflette la vocazione europea di Unicredit, uno dei gruppi bancari più proiettati verso un mercato finanziario unificato". Dato però che il mercato europeo non è ancora pienamente integrato, "la strategia -suggerisce ancora Messori - sembra quindi puntare a rafforzare prima la posizione sul mercato domestico, in preparazione a un’espansione più ambiziosa su scala europea. Questo spiegherebbe la combinazione delle due operazioni, anche se comporta rischi significativi, che Orcel sta cercando di minimizzare con un approccio prudente".

Due potenziali partner, appetibili, ma diversi: "Commerzbank rappresenta una scommessa sul mercato finanziario europeo e sulla ripresa economica della Germania - dice Messori - Banco Bpm risponde alla necessità di rafforzare ulteriormente le fabbriche prodotto e consolidare la presenza sul territorio nazionale". In entrambi i casi le strade non sono prive di ostacoli: su Commerzbank bisogna cerchiare il rosso le date delle elezioni politiche tedesche di febbraio, per quanto riguarda Bpm attendere che si capisca qualcosa in più sul possibile esercizio del Golden Power da parte del governo: da indiscrezioni si vocifera che i paletti possano essere due, mettere vincoli per mantenere il numero degli sportelli e tutelare i dipendenti impedendo licenziamenti. Ma non è detto che ciò pregiudichi il buon esito dell'operazione: "Nell'eventuale integrazione tra Unicredit e Banco Bpm - spiega Messori - non ci si attendono sovrapposizioni troppo sistematiche, ma alcune sovrapposizioni operative saranno inevitabili. Questo potrebbe creare la necessità di razionalizzare la rete degli sportelli, una dinamica già osservata in precedenti aggregazioni nel settore bancario. Tale razionalizzazione - spiega - paradossalmente potrebbe favorire il successo dell'Opa. Alcuni azionisti di Bpm potrebbero trarre vantaggio dall'acquisizione di sportelli, incentivando il buon esito dell’operazione. Questo modello - sottolinea - è già stato applicato con successo in passato, ad esempio durante le storiche aggregazioni che coinvolsero Intesa Sanpaolo, dimostrando come cessioni mirate possano aumentare la fattibilità di simili operazioni". Questo fermento non privo di difficoltà, sottolinea l'esperto, "potrebbe preparare le banche italiane a confrontarsi con il mercato europeo, favorendo la nascita di gruppi bancari in grado di affrontare le sfide internazionali. La strada è complessa, ma il movimento attuale lascia intravedere scenari di trasformazione positiva per il sistema bancario del Paese". (di Andrea Persili)

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Economia

Bonifici istantanei: la rivoluzione digitale che cambierà...

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A volte, basta una piccola scintilla per dare il via a un grande cambiamento. E il 9 gennaio 2025 potrebbe essere ricordato come una di quelle date che segnano un prima e un dopo. Perché? Perché grazie al nuovo Regolamento Europeo 886/2024, i bonifici istantanei diventeranno finalmente accessibili a tutti, con costi identici a quelli dei bonifici ordinari. Sì, avete capito bene. Basta discriminazioni tra chi sceglie la velocità e chi opta per il risparmio. Ora, è tutta un’altra storia.

Un passo avanti verso l’equità

Facciamo un esempio concreto: siete un professionista, avete appena completato un lavoro urgente e aspettate il pagamento per acquistare nuovi materiali. Con un bonifico istantaneo, i soldi arrivano subito, senza quella frustrante attesa dei tempi bancari. Oppure, pensate a una famiglia che deve pagare una bolletta imminente. Grazie a questa novità, niente più ansie da scadenza o rischi di interruzioni di servizio. Una vera boccata d’ossigeno per chi vive il quotidiano con la pressione del tempo.

Ma cosa cambia davvero? Due tappe fondamentali sono previste per il 2025:

  1. Dal 9 gennaio, tutte le banche italiane dovranno equiparare i costi dei bonifici istantanei a quelli ordinari. Basta differenze abissali nelle commissioni: è finita l’era in cui un bonifico istantaneo poteva costare anche 2 euro mentre quello ordinario era gratuito (o, comunque, aveva dei costi inferiori).
  2. Entro il 9 ottobre, tutte le banche saranno obbligate a mettere a disposizione i bonifici istantanei, sempre, senza pause o scuse. Immaginate: è la Vigilia di Natale, avete dimenticato quel regalo per vostra sorella, o è Ferragosto e dovete pagare quel tecnico che vi ha salvato la giornata. Beh, in meno di 10 secondi potrete trasferire i soldi, senza dovervi preoccupare di orari, giorni festivi o chiusure bancarie. Praticamente è come avere la banca sempre in tasca, pronta ad aiutarvi, ovunque e in qualsiasi momento. Inoltre sarà anche introdotto un sistema di verifica del beneficiario per evitare errori e frodi, controllando la corrispondenza tra il nome del destinatario e l’IBAN.

Una spinta verso l’innovazione

Dietro questa rivoluzione c’è una visione più ampia. Rendere i bonifici istantanei accessibili significa non solo facilitare la vita dei cittadini, ma anche trasformare il settore bancario. Pensateci: processi più rapidi, costi operativi ridotti fino al 20%, banche più competitive. E poi c’è il lato tecnologico: questa normativa obbligherà gli istituti a investire in infrastrutture più avanzate. È come spingere tutti a fare un salto di qualità, senza scuse.

E la fiducia? Quella cresce. Sapere che il sistema è sicuro, veloce e accessibile aumenta la voglia di usare i pagamenti digitali. Per l’economia è una spinta in più: meno contante, più efficienza.

Perché un regolamento europeo?

Semplice: uniformità. L’obiettivo è rendere i pagamenti digitali più equi e alla portata di tutti. Tra i vantaggi più evidenti ci sono:

  • Costi uguali per tutti: Stop alle disparità. Sia che viviate in una grande città o in un piccolo paese, le commissioni saranno le stesse.
  • Rapidità: Meno di 10 secondi per trasferire denaro. Sempre. Senza pause festive.
  • Sicurezza: Grazie ai controlli automatici sull’IBAN e il nome del beneficiario, gli errori e le frodi saranno drasticamente ridotti – tuttavia, per questo bisognerà aspettare l’introduzione del “Verification of Payee” (VoP) che avverrà gradualmente entro il 9 ottobre 2025.

Quest’ultimo punto merita un approfondimento. Immaginate di inserire un IBAN sbagliato. Oggi, in alcune banche, non ci sono verifiche automatiche. Con il nuovo regolamento, in vigore dal 9 ottobre, il sistema segnalerà subito se c’è una discrepanza tra il nome del destinatario e l’IBAN. Una sicurezza in più per tutti noi.

I vantaggi per voi, consumatori

Ecco cosa cambia, in concreto, per chi usa i bonifici:

  • Fondi disponibili subito: Niente più attese di giorni lavorativi.
  • Comodità senza precedenti: Che sia una bolletta, un acquisto o un pagamento urgente, tutto si risolve in pochi secondi.
  • Trasparenza: Sapere che i costi sono uguali ovunque elimina ogni dubbio o preoccupazione.

E non dimentichiamo il limite massimo trasferibile: 100.000 euro. Una cifra che rende i bonifici istantanei perfetti non solo per le famiglie ma anche per le aziende.

Cosa aspettarsi dal futuro

Ogni grande novità si porta dietro i suoi intoppi, è normale. Prendete i bonifici istantanei, ad esempio: una volta che li avete inviati, è fatta. Fine. Nessun tasto “annulla”, nessun margine di errore. Questo vuol dire che dobbiamo essere un po’ più attenti, più scrupolosi quando scriviamo un IBAN o il nome del destinatario. Non è il momento per distrazioni. Poi ci sono le truffe online – sì, quelle non spariranno mai del tutto. Ma le banche, fortunatamente, si stanno dando da fare: doppie autenticazioni, controlli sulle transazioni strane, e pure qualche campagna per insegnarci a riconoscere i pericoli. Insomma, un po’ di impegno da parte loro c’è.

E c’è pure un’altra cosa da dire. Per usare i bonifici istantanei, servono tecnologia e internet. E qui, chi non ha un cellulare decente o vive in una zona senza rete potrebbe sentirsi escluso. Ma è una questione di tempo, dai. La tecnologia è così: parte piano, lascia indietro qualcuno, poi si espande. Lentamente. Alla fine, ci arriveremo tutti.

Una rivoluzione che guarda avanti

Parliamoci chiaro: l’equiparazione dei costi tra bonifici ordinari e istantanei non è solo una mossa tecnica, è una rivoluzione. Una di quelle che ti toccano davvero, che cambiano le cose, anche nel quotidiano. Perché eliminare il contante, spingere verso i pagamenti digitali, significa tanto. Meno sprechi, meno monete che girano inutilmente, meno camion che trasportano soldi su e giù per l’Italia. È un piccolo pezzo di sostenibilità che entra nella nostra vita senza fare troppo rumore ma che lascia il segno.

E poi, diciamolo: è un cambiamento che guarda al futuro. Non è solo questione di comodità – anche se poter trasferire soldi in un attimo è fantastico. È questione di fiducia. Fiducia che il sistema bancario diventi davvero alla portata di tutti. Fiducia che l’economia trovi nuovi slanci, nuovi modi per crescere. Il 2025 è praticamente qui. Siete pronti a viverlo, a lasciarvi trasportare in questa nuova era digitale? Perché, che lo vogliamo o no, sta arrivando. E sembra promettere bene.

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