Vicenzaoro January apre domani, al centro tutela made in italy e ricambio generazionale
Cinque giorni di business, formazione e informazione, trend e networking con l’appuntamento che apre il calendario mondiale delle fiere di settore
Con un nuovo sold-out da oltre 1.300 brand espositori, si apre domani Vicenzaoro January - The Jewellery Boutique Show, il salone internazionale dell’oreficeria e della gioielleria firmato Italian Exhibition Group. Sino a martedì 21, il quartiere fieristico Ieg di Vicenza accoglie la community internazionale del prezioso con cinque giorni di business, formazione e informazione, trend e networking con l’appuntamento che apre il calendario mondiale delle fiere di settore. Torna in parallelo il salone leader delle tecnologie e macchinari per l’oreficeria e la gioielleria T.Gold, mentre la sesta edizione di VO Vintage, marketplace dell’orologeria e della gioielleria vintage di pregio, si apre fino a lunedì 20 al pubblico di esperti, collezionisti e appassionati.
La cerimonia di apertura è prevista alle 12 al Teatro Palladio e sarà dedicata alla tutela del Made in Italy: design e manifattura che rendono uniche e desiderate nel mondo le creazioni dei distretti produttivi di Vicenza, Arezzo, Valenza e Torre del Greco. L’inaugurazione di Vicenzaoro vedrà la presenza del viceministro delle Imprese e del Made in Italy, Valentino Valentini, e il generale Bruno Bartoloni, che guida il Comando Tutela Economia e Finanza della Fiamme Gialle, il presidente di Ice Agenzia, Matteo Zoppas, Claudia Piaserico, in rappresentanza di tutte le associazioni nazionali del settore orafo, per fare il punto sulla legalità nel settore orafo come elemento imprescindibile di sviluppo, assieme al presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, il presidente della Provincia di Vicenza, Andrea Nardin, il sindaco di Vicenza, Giacomo Possamai. Ad aprire la cerimonia, il presidente di Ieg, Maurizio Ermeti.
Nei primi 10 mesi 2024, i ricavi dell’industria dei preziosi risultano in rialzo del 5,8% (dati Istat), con l’export più dinamico rispetto al mercato interno (+7,2% vs +3,0%). Trend parzialmente confermati da parte della maggioranza dei produttori sulla base del questionario somministrato dal Centro Studi di Confindustria Federorafi ed elaborati all'interno del report dell'Area Studi di Mediobanca: il 39,3% delle società rispondenti segnala ricavi preconsuntivi relativi al 2024 in peggioramento rispetto al 2023, il 32,8% indica valori in miglioramento, mentre il 27,9% evidenzia un giro d’affari invariato. Per quanto riguarda le aspettative per il 2025, il 47,5% delle società prospetta una stabilità del volume d’affari rispetto al 2024, il 31,2% si attende un peggioramento, mentre la residua quota del 21,3% ha un sentiment positivo.
Grazie al supporto di Ice Agenzia l’evento di Ieg ospita 515 buyer internazionali da 72 Paesi, ma il conto delle bandiere estere salirà nei prossimi giorni a circa 130. Una piattaforma unica per l’intera filiera globale del gioiello e che vede, da un lato, Turchia, Hong Kong, India, Thailandia, e Germania tra i Paesi più rappresentativi nel 40 per cento di espositori esteri e, d’altro lato, le eccellenze italiane della filiera del prezioso con i distretti orafi nazionali protagonisti. In fiera 207 brand espositori dal Veneto, con 177 realtà vicentine; 228 dalla Toscana, di cui 200 dal distretto aretino; 84 dal Piemonte con 72 valenzane; 68 dalla Campania per il distretto di Torre del Greco. Evento nell’evento, il Jewelry Technology Forum di domenica 19, segnerà lo stato dell’arte sui macchinari più innovativi del settore.
Si proietta nel futuro, Vicenzaoro: dopo 70 anni di manifestazioni orafe vicentine, Ieg delinea il nuovo volto della Fiera, con la posa della prima pietra del nuovo padiglione progettato dallo studio Gmp di Amburgo nello scorso dicembre, una nuova casa del gioiello che sarà pronta nella prima metà del 2026. Una traiettoria che richiede di assicurare continuità di capacità e conoscenze alle maestranze e del management delle aziende: due aspetti del ricambio generazionale che vede Vicenzaoro ospitare nella sua giornata inaugurale un incontro tra mezzo migliaio di giovani delle scuole superiori e figure chiave del mondo orafo-gioielliero grazie alla partnership tra Skuola.net e il ViOff, il fuori salone organizzato con il Comune di Vicenza. Si guarda poi al passaggio di testimone nelle aziende con un focus nella ricerca di Intesa Sanpaolo per Club degli Orafi Italia giunta alla sua sesta edizione, che presenterà anche dati di settore aggiornati su congiuntura, mercati esteri, sentiment delle imprese.
Tutto il mondo istituzionale e associativo è al fianco di Ieg e Voj: dal ministero delle Imprese e del Made in Italy a Ice - Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, da Confindustria Federorafi, Confartigianato Orafi, Confcommercio Federpreziosi, Cna Orafi, Confimi Industria Categoria Orafa ed Argentiera ad Assogemme, Assocoral e Afemo - Associazione Fabbricanti Esportatori Macchinari per Oreficeria, che contribuiscono all’agenda della manifestazione. Sul fronte internazionale Cibjo - Confederazione Mondiale della Gioielleria, che promuove la sostenibilità economica e sociale della filiera del gioiello.
Attualità
Addio a David Lynch: il maestro che ha riscritto il cinema
David Lynch ci ha lasciati. Se ne è andato quel visionario che ha saputo trasformare il cinema in qualcosa di più di un semplice schermo. Una notizia che ti colpisce come un pugno allo stomaco, anche se non ti aspettavi che potesse farlo. Perché, volente o nolente, Lynch era parte del nostro immaginario, uno di quei nomi che restano impressi.
E pensare che tutto è iniziato in un posto quasi anonimo, Missoula, Montana. Una cittadina immersa nella natura, con i suoi boschi, i cieli infiniti e quel silenzio che ti entra dentro. Lì, il 20 gennaio 1946, nasce David Keith Lynch. Chi l’avrebbe mai detto che quei paesaggi tranquilli, quasi fuori dal tempo, avrebbero poi plasmato una mente così complessa? Forse era proprio quel contrasto, quella calma apparente, a nascondere già tutto il potenziale per qualcosa di grande, qualcosa di diverso. Lynch era già un artista prima ancora di saperlo. O forse lo sapeva da sempre.
Da ragazzo, Lynch fa le valigie e parte. Si lascia alle spalle i silenzi e i cieli aperti del Montana per buttarsi nelle città, quelle grandi, dove senti il caos sotto la pelle. Vuole inseguire l’arte, sentirla addosso, sporcarci le mani. Si iscrive alla Pennsylvania Academy of the Fine Arts. Qui non è che studia il cinema come lo farebbe chiunque altro, no. Per lui è una questione di pelle, di visioni. Dipinge, si sporca di colori e poi si accorge che non basta. Che c’è qualcosa che manca, che le immagini ferme non riescono a dire. Così inizia a giocare col movimento, con il tempo. E il cinema diventa la sua tela, ma una tela viva, che respira, che ti parla e ti confonde. Era questo, per lui. Non è che raccontava storie. Le faceva vivere, ti ci buttava dentro. Emozioni, frammenti, pezzi di qualcosa che capisci e non capisci nello stesso momento.
Ed è così che, nel 1977, arriva Eraserhead. Un film che è molto più di un film: è un incubo in pellicola, un viaggio nell’inconscio che lascia turbati e affascinati. E da lì, il mondo capisce che Lynch non è come gli altri. Non segue le regole. Le riscrive.
Twin Peaks: il fenomeno che ha cambiato tutto
“Chi ha ucciso Laura Palmer?”. Quattro parole che, nel 1990, tengono milioni di spettatori incollati allo schermo. Twin Peaks non è solo una serie TV. È un evento culturale. Una rivoluzione.
L’idea di ambientare un mistero così complesso in una piccola cittadina americana è geniale. Ma Lynch va oltre: ci regala un mondo fatto di personaggi indimenticabili, atmosfere che mescolano il familiare con il surreale e una colonna sonora che sembra venire da un altro pianeta. Non è solo una storia di omicidio. È una riflessione sulla dualità dell’essere umano, sulla corruzione dell’anima e sul confine sottile tra reale e sovrannaturale.
La poetica del mistero
Lynch ha sempre amato il mistero. Non quello semplice, da risolvere. Ma quello che ci mette di fronte a domande senza risposta, quello che ci lascia con un senso di inquietudine e meraviglia. Pensate a Mulholland Drive (2001). Un film che è un enigma dentro un sogno, una dichiarazione d’amore e odio a Hollywood e ai suoi falsi miti.
Oppure Blue Velvet (1986), con quella scena iniziale che è già un manifesto: una città tranquilla, il prato verde, i fiori colorati… e poi una scoperta inquietante, che ci svela gli abissi nascosti sotto la superficie. Lynch ci invita a guardare oltre, a non fermarci alle apparenze.
Non solo cinema
David Lynch. Parlare di lui come regista è riduttivo, quasi ingiusto. Era molto di più. Un pittore che usava la cinepresa come fosse un pennello. Un musicista che creava melodie con le immagini. Un filosofo che non dava risposte, ma ti lasciava con mille domande. Ogni suo progetto era un salto nel vuoto, un invito a seguire strade che non sai dove portano. E la cosa incredibile è che riusciva a farti sentire al sicuro anche nel caos.
Certo, ha vinto premi: la Palma d’Oro per Cuore Selvaggio, l’Oscar alla carriera. Ma chi se ne importa dei premi? Quello che conta davvero è l’impronta che ha lasciato in chi ha avuto il coraggio di guardare il mondo con i suoi occhi. Perché non è facile. Lynch ti sfida, ti scuote, ti porta dentro i suoi sogni – o i suoi incubi – e ti costringe a sentire tutto, fino in fondo. E quando esci da quel viaggio, non sei più lo stesso.
Negli ultimi anni, Lynch aveva rallentato. Una battaglia contro l’enfisema lo aveva costretto a ridurre la sua attività pubblica. Eppure, non aveva mai smesso di condividere pensieri e idee, attraverso interviste, progetti e i suoi canali personali. Anche lontano dai riflettori, era una fonte di ispirazione.
Un addio che lascia il segno
È difficile accettare che non ci sarà un altro film, un altro progetto firmato David Lynch. Ma il suo lavoro rimane. I suoi mondi, i suoi personaggi, le sue atmosfere continueranno a vivere, a ispirare. Lynch ci ha insegnato a non avere paura del buio, a esplorare l’ignoto, a lasciarci trasportare dall’inatteso.
Grazie, David, per averci fatto sognare, tremare e riflettere. Per averci ricordato che il cinema è molto più di una storia. È un viaggio. E tu sei stato il nostro miglior compagno di viaggio.
“Keep your eye on the doughnut, not on the hole.” (David Lynch)
Cronaca
Cultura, Fontana: “Dialetti patrimonio culturale da...
Così il presidente della Camera intervenuto nell'aula dei gruppi parlamentari, a un convegno in occasione della 'Giornata nazionale del Dialetto e delle Lingue locali'
''I dialetti e le lingue locali sono molto più di semplici strumenti di espressione. Sono lo specchio delle nostre identità locali, che alimentano il senso di appartenenza alla terra alla quale apparteniamo e in cui viviamo. Sono il riflesso delle nostre radici più profonde, che rafforzano il legame con le comunità di ieri e di oggi. Sono la memoria delle nostre tradizioni e un ponte che collega le generazioni attraverso i secoli''. Lo ha detto il presidente della Camera, Lorenzo Fontana intervenendo nell'aula dei gruppi parlamentari, a un convegno in occasione della 'Giornata nazionale del Dialetto e delle Lingue locali'.
''L’Italia è un mosaico di culture e ogni dialetto è una tessera che lo arricchisce giorno dopo giorno. I dialetti raccontano storie di vita, di lavoro, di speranza. E soprattutto ci ricordano da dove veniamo. Per molti, me compreso, era la lingua esclusiva dei nonni e dei genitori, quella che si parlava in famiglia. Per molti è ancora così. Valorizzare i dialetti e le lingue locali significa dunque riconoscere la dignità di ogni territorio e di ogni cittadino. Ma dobbiamo essere consapevoli delle sfide che questo patrimonio sta affrontando. La sua salvaguardia non è una questione di nostalgia, ma è una responsabilità. Un ruolo cruciale può essere svolto, ad esempio, dall’educazione e dalla ricerca, con progetti come laboratori linguistici nelle scuole o archivi digitali per la loro conservazione e diffusione. I dialetti non devono infatti essere considerati in contrapposizione all’italiano, ma parte integrante del nostro patrimonio linguistico ed espressione di un preciso contesto geografico e culturale. Dobbiamo fare in modo che ognuno possa sentirsi parte di un Paese in cui la diversità linguistica sia considerata una risorsa e non un ostacolo.Penso a quanto i dialetti e le lingue locali siano stati importanti per facilitare la comunicazione tra popoli diversi. Il dialetto veneto ha avuto, ad esempio, un ruolo cruciale nelle relazioni commerciali e diplomatiche''.
''Oggi onoriamo tutti i dialetti e tutte le lingue locali del nostro Paese e quindi anche il principio fondamentale della nostra democrazia: il rispetto di ogni voce. Custodirli è indispensabile per preservare le nostre più autentiche radici identitarie e per trasmettere anche alle future generazioni un’eredità dal valore inestimabile.I dialetti e le lingue locali sono il volto più genuino delle comunità. Facciamo in modo che questo volto continui a sorridere, a raccontare e a insegnare. Quando io voglio dare confidenza a una persona - ha concluso Fontana - io parlo esclusivamente in lingua locale, perché è la lingua della famiglia, dei sentimenti. E' importante studiare l'italiano, le lingue straniere però non perdiamo questo patrimonio dei dialetti, un patrimonio culturale, di ragionamento e di sentimenti'' che ''va salvaguardato e tramandato alle generazioni future perché riguarda la nostra storia''.
Cronaca
La Spina (Unpli): “Dialetto rappresenta il legame tra...
Il presidente Unione nazionale pro loco d'Italia, 'grazie al presidente Lorenzo Fontana che ha voluto questo appuntamento alla Camera dei Deputati'
“La giornata nazionale del dialetto e delle lingue locali, istituita ormai 13 anni fa, vuole mettere al centro quello che è il valore del nostro dialetto e delle nostre lingue locali. Un valore legato all’identità culturale che intende rappresentare al meglio il legame tra l’uomo e la propria comunità. È un modo per proseguire il grande lavoro che le pro loco stanno facendo nella salvaguardia del patrimonio culturale immateriale e che rappresenta al meglio il percorso di valorizzazione di quelle che sono le identità culturali locali e di quello che può essere un modo di sviluppo della nostra cultura anche in termini economici”. Queste le parole di Antonino La Spina, presidente Unpli, Unione nazionale pro loco d'Italia, durante il convegno "Giornata nazionale del dialetto e delle lingue locali". Lo scopo della giornata, che si celebra il 17 gennaio, è sensibilizzare istituzioni e comunità locali alla tutela e valorizzazione di questi patrimoni culturali; attività promossa per valorizzare dialetti e lingue locali, portatori di un immutabile senso di identità e comunità.
“Grazie al presidente Lorenzo Fontana – conclude La Spina – che ha voluto questo appuntamento alla Camera dei Deputati per parlare di questa importante giornata e condividere con tutta Italia il valore di questo momento dedicato al nostro dialetto”