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‘Che Tempo Che Fa’, Papa Francesco e Cecilia Sala ospiti di Fazio

La prima puntata del 2025 andrà in onda domenica 19 gennaio

Papa Francesco e Cecilia Sala - Agenzia Fotogramma

Papa Francesco e Cecilia Sala sono ospiti della prima puntata del 2025 di 'Che Tempo Che Fa'. Fabio Fazio dialogherà con il Pontefice, a un anno di distanza dalla lunga intervista concessa al programma nel gennaio 2024, e con la giornalista italiana liberata lo scorso 8 gennaio dopo 21 giorni di detenzione in Iran.

L'appuntamento è domenica 19 gennaio, in diretta sul Nove, e in streaming su Discovery+.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Attualità

Addio a David Lynch: il maestro che ha riscritto il cinema

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David Lynch ci ha lasciati. Se ne è andato quel visionario che ha saputo trasformare il cinema in qualcosa di più di un semplice schermo. Una notizia che ti colpisce come un pugno allo stomaco, anche se non ti aspettavi che potesse farlo. Perché, volente o nolente, Lynch era parte del nostro immaginario, uno di quei nomi che restano impressi.

E pensare che tutto è iniziato in un posto quasi anonimo, Missoula, Montana. Una cittadina immersa nella natura, con i suoi boschi, i cieli infiniti e quel silenzio che ti entra dentro. Lì, il 20 gennaio 1946, nasce David Keith Lynch. Chi l’avrebbe mai detto che quei paesaggi tranquilli, quasi fuori dal tempo, avrebbero poi plasmato una mente così complessa? Forse era proprio quel contrasto, quella calma apparente, a nascondere già tutto il potenziale per qualcosa di grande, qualcosa di diverso. Lynch era già un artista prima ancora di saperlo. O forse lo sapeva da sempre.

Da ragazzo, Lynch fa le valigie e parte. Si lascia alle spalle i silenzi e i cieli aperti del Montana per buttarsi nelle città, quelle grandi, dove senti il caos sotto la pelle. Vuole inseguire l’arte, sentirla addosso, sporcarci le mani. Si iscrive alla Pennsylvania Academy of the Fine Arts. Qui non è che studia il cinema come lo farebbe chiunque altro, no. Per lui è una questione di pelle, di visioni. Dipinge, si sporca di colori e poi si accorge che non basta. Che c’è qualcosa che manca, che le immagini ferme non riescono a dire. Così inizia a giocare col movimento, con il tempo. E il cinema diventa la sua tela, ma una tela viva, che respira, che ti parla e ti confonde. Era questo, per lui. Non è che raccontava storie. Le faceva vivere, ti ci buttava dentro. Emozioni, frammenti, pezzi di qualcosa che capisci e non capisci nello stesso momento.

Ed è così che, nel 1977, arriva Eraserhead. Un film che è molto più di un film: è un incubo in pellicola, un viaggio nell’inconscio che lascia turbati e affascinati. E da lì, il mondo capisce che Lynch non è come gli altri. Non segue le regole. Le riscrive.

Twin Peaks: il fenomeno che ha cambiato tutto

Chi ha ucciso Laura Palmer?”. Quattro parole che, nel 1990, tengono milioni di spettatori incollati allo schermo. Twin Peaks non è solo una serie TV. È un evento culturale. Una rivoluzione.

L’idea di ambientare un mistero così complesso in una piccola cittadina americana è geniale. Ma Lynch va oltre: ci regala un mondo fatto di personaggi indimenticabili, atmosfere che mescolano il familiare con il surreale e una colonna sonora che sembra venire da un altro pianeta. Non è solo una storia di omicidio. È una riflessione sulla dualità dell’essere umano, sulla corruzione dell’anima e sul confine sottile tra reale e sovrannaturale.

La poetica del mistero

Lynch ha sempre amato il mistero. Non quello semplice, da risolvere. Ma quello che ci mette di fronte a domande senza risposta, quello che ci lascia con un senso di inquietudine e meraviglia. Pensate a Mulholland Drive (2001). Un film che è un enigma dentro un sogno, una dichiarazione d’amore e odio a Hollywood e ai suoi falsi miti.

Oppure Blue Velvet (1986), con quella scena iniziale che è già un manifesto: una città tranquilla, il prato verde, i fiori colorati… e poi una scoperta inquietante, che ci svela gli abissi nascosti sotto la superficie. Lynch ci invita a guardare oltre, a non fermarci alle apparenze.

Non solo cinema

David Lynch. Parlare di lui come regista è riduttivo, quasi ingiusto. Era molto di più. Un pittore che usava la cinepresa come fosse un pennello. Un musicista che creava melodie con le immagini. Un filosofo che non dava risposte, ma ti lasciava con mille domande. Ogni suo progetto era un salto nel vuoto, un invito a seguire strade che non sai dove portano. E la cosa incredibile è che riusciva a farti sentire al sicuro anche nel caos.

Certo, ha vinto premi: la Palma d’Oro per Cuore Selvaggio, l’Oscar alla carriera. Ma chi se ne importa dei premi? Quello che conta davvero è l’impronta che ha lasciato in chi ha avuto il coraggio di guardare il mondo con i suoi occhi. Perché non è facile. Lynch ti sfida, ti scuote, ti porta dentro i suoi sogni – o i suoi incubi – e ti costringe a sentire tutto, fino in fondo. E quando esci da quel viaggio, non sei più lo stesso.

Negli ultimi anni, Lynch aveva rallentato. Una battaglia contro l’enfisema lo aveva costretto a ridurre la sua attività pubblica. Eppure, non aveva mai smesso di condividere pensieri e idee, attraverso interviste, progetti e i suoi canali personali. Anche lontano dai riflettori, era una fonte di ispirazione.

Un addio che lascia il segno

È difficile accettare che non ci sarà un altro film, un altro progetto firmato David Lynch. Ma il suo lavoro rimane. I suoi mondi, i suoi personaggi, le sue atmosfere continueranno a vivere, a ispirare. Lynch ci ha insegnato a non avere paura del buio, a esplorare l’ignoto, a lasciarci trasportare dall’inatteso.

Grazie, David, per averci fatto sognare, tremare e riflettere. Per averci ricordato che il cinema è molto più di una storia. È un viaggio. E tu sei stato il nostro miglior compagno di viaggio.

Keep your eye on the doughnut, not on the hole.” (David Lynch)

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Spettacolo

Jennifer Lopez: “Mi sono sempre sentita sfavorita,...

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In 'Inarrestabile', film tratto da una storia vera, l'attrice interpreta una mamma che non si ferma davanti a niente

Jennifer Lopez

"Mi sono sentita rotta dentro e una sfavorita. Ho lottato con questo. Con il passare del tempo e la maturità ho capito che è la vulnerabilità a renderti davvero forte". Quando c'è da raccontarsi senza filtri, Jennifer Lopez non ha paura. E lo ha fatto all'Adnkronos (VIDEO), in occasione della presentazione di 'Inarrestabile' ('Unstoppable', il titolo originale), disponibile su Prime Video, che racconta la vera storia di Anthony Robles: un lottatore diventato campione con una sola gamba. "Siamo perfetti mostrandoci così come siamo, con le nostre fragilità. La perfezione non è quella che vediamo sui social, certo mi piace apparire molto curata e dare il meglio di me. Ma questa non è la perfezione. Ora ho imparato ad accogliere tutto di me perché accettandomi ho la possibilità di fare un passo successivo per migliorarmi. Questa per me è vita ed è qualcosa di cui essere orgogliosi".

Lopez ne ha passate tante, di recente anche il divorzio da Ben Affleck, che ha prodotto 'Inarrestabile' insieme a Matt Damon. Nel film - che segna il debutto alla regia di William Goldenberg, già premiato con l'Oscar come montatore per 'Argo' - interpreta la mamma di Anthony, Judy, una donna che non si ferma davanti a niente, proprio come lei JLo. "Quando ho letto il copione - ricorda Lopez - ho capito che molte donne avrebbero potuto identificarsi con il mio personaggio. Nel film ho cercato di trasferire tutto quello che la vera Judy ha condiviso con me, i suoi sensi di colpa, le sue insicurezze, i suoi sentimenti. Per me è stato un onore portarla sullo schermo così come è lei nella realtà, restituendo un personaggio in cui riconoscersi".

'Inarrestabile' è molto più di una storia sullo sport. Questo film mostra come la vita sia una lotta costante contro qualcuno o qualcosa. "Forse la gente non ci crederà, ma io mi sono sempre sentita una sfavorita", ammette Lopez. Per la cantante e l'attrice "sei sempre tu contro te stesso e non contro una persona. Sei sempre tu contro i tuoi pensieri o le tue convinzioni limitanti. Solo superando tutto questo, possiamo capire che ognuno di noi può fare tutto ciò che vuole". E la storia di Anthony ne è l'esempio. "È nato senza una gamba in una famiglia con difficoltà economiche importanti", spiega la cantante di 'Jenny from the Block'. Ma non importa: "È riuscito a superare tutto e a diventare un vero campione e un faro non solo per la sua comunità ma anche per le persone di tutto il mondo. Spero che la storia di Anthony e di Judy possa ispirare in molti modi", conclude.

Nei panni di Anthony Robles c'è l'attore Jharrel Jerome, che si è allenato per mesi lavorando a stretto contatto con il vero lottatore per acquisire la fisicità e la determinazione necessarie per il ruolo. "Ho affrontato di tutto per portare a termine questo film. Mi sono allenato con lui per 8 mesi e per 5 giorni alla settimana. Abbiamo passato tante ore sul tappeto, gli sono grato perché lui ora è un allenatore incredibile. Non ha mai smesso di motivarmi e spronarmi, soprattutto quando pensavo di non farcela", racconta Jerome.

"Non ho mai conosciuto qualcuno con la forza interiore e la resilienza di Anthony", ammette l'attore, che sottolinea come 'Inarrestabile' non sia solo un film sulla lotta sul tappeto: "è anche una lotta contro la vita reale, contro se stessi, contro il proprio conto in banca, contro qualsiasi cosa. Anthony non si è mai preoccupato di ciò che gli mancava, ma solo di ciò che aveva. Sui social, invece, ci preoccupiamo solo di quello che non abbiamo perché ci confrontiamo con le vite degli altri", fa notare l'attore, che aggiunge: "Questa è una storia edificante e credo che possa essere una medicina per molti". (di Lucrezia Leombruni)

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Spettacolo

Incidente d’auto in Kenya per il figlio di Zucchero:...

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Sulla strada che da Malindi porta a Watamu

Incidente d'auto in Kenya per il figlio di Zucchero: sta bene

Adelmo Blue Fornaciari, figlio di Zucchero, coinvolto stamane in un incidente stradale in Kenya sta bene e non è in pericolo di vita.

Alle prime luci dell'alba di oggi, giovedì 16 gennaio, un incidente stradale in Kenya (sulla strada che da Malindi porta a Watamu) ha visto coinvolto Adelmo Blue Fornaciari, figlio dell'artista Zucchero (in questi giorni in vacanza in Kenya con famiglia e amici). Blue, che tra l'altro martedì scorso aveva compiuto 27 anni, fortunatamente è illeso. Lo riferisce l'ufficio stampa di Zucchero.

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