Cultura: 13ma Giornata nazionale del dialetto e delle lingue locali istituita da Unpli
"Custodire e tramandare i dialetti significa onorare il principio fondamentale della nostra democrazia: il rispetto di ogni voce"
La Giornata Nazionale del Dialetto e delle Lingue Locali che ricorre il 17 gennaio e istituita nel 2013 dall'Unione Nazionale Pro Loco d'Italia (Unpli), festeggia quest’anno la sua tredicesima edizione. Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha fortemente voluto ricordare questa giornata e ha organizzato, in collaborazione con l’Unpli, una cerimonia nell’Aula dei Gruppi Parlamentari.
“Oggi onoriamo tutti i dialetti e tutte le lingue locali del nostro Paese e quindi anche il principio fondamentale della nostra democrazia: il rispetto di ogni voce – ha sottolineato Lorenzo Fontana - Custodirli è indispensabile per preservare le nostre più autentiche radici identitarie e per trasmettere anche alle future generazioni un’eredità dal valore inestimabile. I dialetti e le lingue locali sono il volto più genuino delle comunità. Facciamo in modo che questo volto continui a sorridere, a raccontare e a insegnare. I dialetti e le lingue locali – ha ancora sottolineato il presidente della Camera - sono molto più di semplici strumenti di espressione. Sono lo specchio delle nostre identità locali, che alimentano il senso di appartenenza alla terra dove viviamo. Sono il riflesso delle nostre radici più profonde, che rafforzano il legame con le comunità di ieri e di oggi. Sono la memoria delle nostre tradizioni e un ponte che collega le generazioni attraverso i secoli. L’Italia è un mosaico di culture e ogni dialetto è una tessera che lo arricchisce giorno dopo giorno. I dialetti raccontano storie di vita, di lavoro, di speranza. E ci ricordano da dove veniamo”.
“La Giornata Nazionale del Dialetto e delle Lingue Locali rappresenta una delle iniziative più significative per la tutela e la valorizzazione del nostro patrimonio linguistico, che unisce l’Italia nella sua diversità. È una festa di tutti e per tutti gli italiani - dichiara il Presidente dell'Unpli, Antonino La Spina - Ogni anno, grazie al lavoro instancabile delle Pro Loco, si riesce a stimolare la memoria storica delle espressioni dialettali e a mantenere vive tradizioni che sono parte integrante della nostra identità culturale. Siamo grati alla Camera dei deputati e al Presidente Fontana per il patrocinio e il supporto che ci consentono di promuovere questa iniziativa che ogni anno riscuote tanto successo. Tra le molteplici attività organizzate dall’Unpli per la valorizzazione dei dialetti ricordiamo il concorso letterario Salva la tua lingua locale, che stimola ogni anno la produzione di testi e opere che celebrano le nostre radici linguistiche”.
Alla giornata hanno preso parte Giovanni Solimene, presidente Premio Salva la Tua Lingua Locale, Vito Tenore, presidente Sezione della Corte dei Conti e autore della La Costituzione tradotta nelle lingue e nei dialetti regionali, Vincenzo Santoro, responsabile Dipartimento Cultura Anci, Leandro Ventura, direttore Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale e Salvatore Trovato, presidente giuria Premio Salva la Tua Lingua Locale, e i rappresentanti regionali dell’Unpli.
Nel corso dell'evento alla Camera dei deputati, il pubblico ha avuto, inoltre, il privilegio di ascoltare una performance del Coro Polifonico Sardo "Su Nugoresu". Fondato a Nuoro nel 1990, il coro ha una lunga e prestigiosa tradizione nella riscoperta e nella promozione del repertorio musicale sardo, con particolare attenzione alla musica polifonica tradizionale. Con una carriera che li ha portati a esibirsi in importanti rassegne nazionali e internazionali, i membri del coro sono profondamente impegnati nella tutela della cultura musicale sarda, arricchendo ogni esibizione con un’intensa componente emotiva e culturale. L'Unpli, attraverso questa giornata, continua a lavorare affinché il patrimonio linguistico italiano, in tutte le sue varietà dialettali, non venga dimenticato, ma al contrario venga esaltato come un valore fondamentale per l’identità culturale collettiva.
Attualità
Addio a David Lynch: il maestro che ha riscritto il cinema
David Lynch ci ha lasciati. Se ne è andato quel visionario che ha saputo trasformare il cinema in qualcosa di più di un semplice schermo. Una notizia che ti colpisce come un pugno allo stomaco, anche se non ti aspettavi che potesse farlo. Perché, volente o nolente, Lynch era parte del nostro immaginario, uno di quei nomi che restano impressi.
E pensare che tutto è iniziato in un posto quasi anonimo, Missoula, Montana. Una cittadina immersa nella natura, con i suoi boschi, i cieli infiniti e quel silenzio che ti entra dentro. Lì, il 20 gennaio 1946, nasce David Keith Lynch. Chi l’avrebbe mai detto che quei paesaggi tranquilli, quasi fuori dal tempo, avrebbero poi plasmato una mente così complessa? Forse era proprio quel contrasto, quella calma apparente, a nascondere già tutto il potenziale per qualcosa di grande, qualcosa di diverso. Lynch era già un artista prima ancora di saperlo. O forse lo sapeva da sempre.
Da ragazzo, Lynch fa le valigie e parte. Si lascia alle spalle i silenzi e i cieli aperti del Montana per buttarsi nelle città, quelle grandi, dove senti il caos sotto la pelle. Vuole inseguire l’arte, sentirla addosso, sporcarci le mani. Si iscrive alla Pennsylvania Academy of the Fine Arts. Qui non è che studia il cinema come lo farebbe chiunque altro, no. Per lui è una questione di pelle, di visioni. Dipinge, si sporca di colori e poi si accorge che non basta. Che c’è qualcosa che manca, che le immagini ferme non riescono a dire. Così inizia a giocare col movimento, con il tempo. E il cinema diventa la sua tela, ma una tela viva, che respira, che ti parla e ti confonde. Era questo, per lui. Non è che raccontava storie. Le faceva vivere, ti ci buttava dentro. Emozioni, frammenti, pezzi di qualcosa che capisci e non capisci nello stesso momento.
Ed è così che, nel 1977, arriva Eraserhead. Un film che è molto più di un film: è un incubo in pellicola, un viaggio nell’inconscio che lascia turbati e affascinati. E da lì, il mondo capisce che Lynch non è come gli altri. Non segue le regole. Le riscrive.
Twin Peaks: il fenomeno che ha cambiato tutto
“Chi ha ucciso Laura Palmer?”. Quattro parole che, nel 1990, tengono milioni di spettatori incollati allo schermo. Twin Peaks non è solo una serie TV. È un evento culturale. Una rivoluzione.
L’idea di ambientare un mistero così complesso in una piccola cittadina americana è geniale. Ma Lynch va oltre: ci regala un mondo fatto di personaggi indimenticabili, atmosfere che mescolano il familiare con il surreale e una colonna sonora che sembra venire da un altro pianeta. Non è solo una storia di omicidio. È una riflessione sulla dualità dell’essere umano, sulla corruzione dell’anima e sul confine sottile tra reale e sovrannaturale.
La poetica del mistero
Lynch ha sempre amato il mistero. Non quello semplice, da risolvere. Ma quello che ci mette di fronte a domande senza risposta, quello che ci lascia con un senso di inquietudine e meraviglia. Pensate a Mulholland Drive (2001). Un film che è un enigma dentro un sogno, una dichiarazione d’amore e odio a Hollywood e ai suoi falsi miti.
Oppure Blue Velvet (1986), con quella scena iniziale che è già un manifesto: una città tranquilla, il prato verde, i fiori colorati… e poi una scoperta inquietante, che ci svela gli abissi nascosti sotto la superficie. Lynch ci invita a guardare oltre, a non fermarci alle apparenze.
Non solo cinema
David Lynch. Parlare di lui come regista è riduttivo, quasi ingiusto. Era molto di più. Un pittore che usava la cinepresa come fosse un pennello. Un musicista che creava melodie con le immagini. Un filosofo che non dava risposte, ma ti lasciava con mille domande. Ogni suo progetto era un salto nel vuoto, un invito a seguire strade che non sai dove portano. E la cosa incredibile è che riusciva a farti sentire al sicuro anche nel caos.
Certo, ha vinto premi: la Palma d’Oro per Cuore Selvaggio, l’Oscar alla carriera. Ma chi se ne importa dei premi? Quello che conta davvero è l’impronta che ha lasciato in chi ha avuto il coraggio di guardare il mondo con i suoi occhi. Perché non è facile. Lynch ti sfida, ti scuote, ti porta dentro i suoi sogni – o i suoi incubi – e ti costringe a sentire tutto, fino in fondo. E quando esci da quel viaggio, non sei più lo stesso.
Negli ultimi anni, Lynch aveva rallentato. Una battaglia contro l’enfisema lo aveva costretto a ridurre la sua attività pubblica. Eppure, non aveva mai smesso di condividere pensieri e idee, attraverso interviste, progetti e i suoi canali personali. Anche lontano dai riflettori, era una fonte di ispirazione.
Un addio che lascia il segno
È difficile accettare che non ci sarà un altro film, un altro progetto firmato David Lynch. Ma il suo lavoro rimane. I suoi mondi, i suoi personaggi, le sue atmosfere continueranno a vivere, a ispirare. Lynch ci ha insegnato a non avere paura del buio, a esplorare l’ignoto, a lasciarci trasportare dall’inatteso.
Grazie, David, per averci fatto sognare, tremare e riflettere. Per averci ricordato che il cinema è molto più di una storia. È un viaggio. E tu sei stato il nostro miglior compagno di viaggio.
“Keep your eye on the doughnut, not on the hole.” (David Lynch)
Cronaca
Cultura, Fontana: “Dialetti patrimonio culturale da...
Così il presidente della Camera intervenuto nell'aula dei gruppi parlamentari, a un convegno in occasione della 'Giornata nazionale del Dialetto e delle Lingue locali'
''I dialetti e le lingue locali sono molto più di semplici strumenti di espressione. Sono lo specchio delle nostre identità locali, che alimentano il senso di appartenenza alla terra alla quale apparteniamo e in cui viviamo. Sono il riflesso delle nostre radici più profonde, che rafforzano il legame con le comunità di ieri e di oggi. Sono la memoria delle nostre tradizioni e un ponte che collega le generazioni attraverso i secoli''. Lo ha detto il presidente della Camera, Lorenzo Fontana intervenendo nell'aula dei gruppi parlamentari, a un convegno in occasione della 'Giornata nazionale del Dialetto e delle Lingue locali'.
''L’Italia è un mosaico di culture e ogni dialetto è una tessera che lo arricchisce giorno dopo giorno. I dialetti raccontano storie di vita, di lavoro, di speranza. E soprattutto ci ricordano da dove veniamo. Per molti, me compreso, era la lingua esclusiva dei nonni e dei genitori, quella che si parlava in famiglia. Per molti è ancora così. Valorizzare i dialetti e le lingue locali significa dunque riconoscere la dignità di ogni territorio e di ogni cittadino. Ma dobbiamo essere consapevoli delle sfide che questo patrimonio sta affrontando. La sua salvaguardia non è una questione di nostalgia, ma è una responsabilità. Un ruolo cruciale può essere svolto, ad esempio, dall’educazione e dalla ricerca, con progetti come laboratori linguistici nelle scuole o archivi digitali per la loro conservazione e diffusione. I dialetti non devono infatti essere considerati in contrapposizione all’italiano, ma parte integrante del nostro patrimonio linguistico ed espressione di un preciso contesto geografico e culturale. Dobbiamo fare in modo che ognuno possa sentirsi parte di un Paese in cui la diversità linguistica sia considerata una risorsa e non un ostacolo.Penso a quanto i dialetti e le lingue locali siano stati importanti per facilitare la comunicazione tra popoli diversi. Il dialetto veneto ha avuto, ad esempio, un ruolo cruciale nelle relazioni commerciali e diplomatiche''.
''Oggi onoriamo tutti i dialetti e tutte le lingue locali del nostro Paese e quindi anche il principio fondamentale della nostra democrazia: il rispetto di ogni voce. Custodirli è indispensabile per preservare le nostre più autentiche radici identitarie e per trasmettere anche alle future generazioni un’eredità dal valore inestimabile.I dialetti e le lingue locali sono il volto più genuino delle comunità. Facciamo in modo che questo volto continui a sorridere, a raccontare e a insegnare. Quando io voglio dare confidenza a una persona - ha concluso Fontana - io parlo esclusivamente in lingua locale, perché è la lingua della famiglia, dei sentimenti. E' importante studiare l'italiano, le lingue straniere però non perdiamo questo patrimonio dei dialetti, un patrimonio culturale, di ragionamento e di sentimenti'' che ''va salvaguardato e tramandato alle generazioni future perché riguarda la nostra storia''.
Cronaca
La Spina (Unpli): “Dialetto rappresenta il legame tra...
Il presidente Unione nazionale pro loco d'Italia, 'grazie al presidente Lorenzo Fontana che ha voluto questo appuntamento alla Camera dei Deputati'
“La giornata nazionale del dialetto e delle lingue locali, istituita ormai 13 anni fa, vuole mettere al centro quello che è il valore del nostro dialetto e delle nostre lingue locali. Un valore legato all’identità culturale che intende rappresentare al meglio il legame tra l’uomo e la propria comunità. È un modo per proseguire il grande lavoro che le pro loco stanno facendo nella salvaguardia del patrimonio culturale immateriale e che rappresenta al meglio il percorso di valorizzazione di quelle che sono le identità culturali locali e di quello che può essere un modo di sviluppo della nostra cultura anche in termini economici”. Queste le parole di Antonino La Spina, presidente Unpli, Unione nazionale pro loco d'Italia, durante il convegno "Giornata nazionale del dialetto e delle lingue locali". Lo scopo della giornata, che si celebra il 17 gennaio, è sensibilizzare istituzioni e comunità locali alla tutela e valorizzazione di questi patrimoni culturali; attività promossa per valorizzare dialetti e lingue locali, portatori di un immutabile senso di identità e comunità.
“Grazie al presidente Lorenzo Fontana – conclude La Spina – che ha voluto questo appuntamento alla Camera dei Deputati per parlare di questa importante giornata e condividere con tutta Italia il valore di questo momento dedicato al nostro dialetto”