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Dall’intestino al cuore, orologi e braccialetti la sorvegliano sempre meglio

Dall'intestino al cuore, orologi e braccialetti la sorvegliano sempre meglio

Orologi, braccialetti e ora anche anelli, 'intelligenti' e sempre più performanti, che sorvegliano i nostri organi tutto il giorno e monitorano alcuni parametri in modo non invasivo e passivo. Non sono dispositivi medici, ma svolgono quasi la stessa funzione analizzando alcuni dati fisiologici 'spia' di alterazioni del battito cardiaco o della pressione. Uno studio pubblicato su 'Gastroenterology' ha analizzato queste 'spie' - registrate da dispositivi come Oura Ring, Fitbit e Apple Watch - in relazione alla riacutizzazione della malattia infiammatoria intestinale, arrivando a intercettare i primi segnali fino a 7 settimane prima. La ricerca dell'Icahn School of Medicine at Mount Sinai, tra gli autori anche il ricercatore italiano Matteo Danieletto, ha arruolato 309 partecipanti in 36 Stati Usa. I dispositivi hanno raccolto la frequenza cardiaca a riposo e non, la variabilità, i passi fatti, l'ossigenazione. In più i partecipanti hanno effettuati altri esami, e l'insieme di questi parametri fisiologici raccolti dai dispositivi ha portato a identificare in anticipo eventi di riacutizzazione delle malattie infiammatorie intestinali.

"Questi dispositivi oggi in commercio non sono registrati come dispositivi medici - spiega all'Adnkronos Salute Furio Colivicchi, past president Anmco (Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri) e direttore Cardiologia clinica e riabilitativa San Filippo Neri di Roma - ma sono usati come se lo fossero. Questa situazione necessita una valutazione attenta del loro ruolo nella prevenzione e di come gestire i dati che ci rimandano. Ormai hanno raggiunto un buon livello di affidabilità e sono potenzialmente una risorsa per la clinica, ma c'è il nodo, attuale, dell'interpretazione del risultato. Se segnalano un'aritmia, una irregolarità del battito cardiaco - che poi è l'aspetto maggiormente studiato rispetto a questi dispositivi - ci troviamo di fronte alla domanda: ora che faccio? Chi chiamo?".

"Un conto - sottolinea lo specialista - è se l'orologio smart è indossato da un paziente che sa cosa fare. Come avviene già con gli assistiti che hanno un pacemaker o un defibrillatore, se questi dispositivi suonano loro sanno esattamente cosa fare e ci sono delle procedure decodificate". Ma negli altri casi? Secondo Colivicchi, il rischio "è che ci si rivolga alla porta d'ingresso del Ssn che è il pronto soccorso".

"Da tempo - prosegue il cardiologo - ci confrontiamo con apparecchi automatici che misurano, ad esempio, la pressione e capita che ci siano irregolarità nel dato. Nel tempo ne stanno arrivando di sempre più efficienti, ma il tema è cosa ne vogliamo fare. In altri Paesi a questi dispositivi indossabili è associato un contratto di gestione dell'emergenza. Ma parliamo di sistemi sanitari diversi dal nostro".

"Quindi - conclude Colivicchi - siamo d'accordo che nel futuro avranno sempre più spazio, recenti studi anche italiani hanno accertato come alcuni possano davvero dare ottimi risultati in termini di diagnostica. Ma dobbiamo anche stare attenti ai falsi allarmi: possiamo essere di fronte ad un evento parossistico che poi scompare, oppure dobbiamo gestire delle criticità. Oggi il passo da fare è capire come aiutare chi li indossa a non sentirsi solo davanti ad una possibile emergenza".

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Salute e Benessere

Aviaria, Pistello: “Gatto positivo? Presto...

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Ma per il virologo "non dobbiamo allarmarci però perché c'è già un vaccino anti-H5N1". La vera preoccupazione, aggiunge, "è un possibile focolaio in un allevamento". Pregliasco: "Incomprensibile che l'Italia non abbia opzionato vaccini"

Provetta per il campione dell'aviaria (Fotogramma/Ipa)

Il caso del gatto positivo all'influenza aviaria, scoperto a Valsamoggia, nel Bolognese, dice all'Adnkronos Salute Mauro Pistello, direttore dell'Unità di Virologia dell'Azienda ospedaliera universitaria di Pisa, "indubbiamente è un segnale chiaro che il virus si sta lentamente avvicinando a noi dopo qualche anno che lavorava sotto traccia, infettando altri mammiferi". "E' un adattamento che ci dice che presto ci sarà in Italia il primo caso umano" avverte. "Non dobbiamo allarmarci, però, perché c'è già un vaccino contro l'H5N1. Alcuni Paesi, ma non l'Italia, hanno già messo da parte delle scorte e la sorveglianza epidemiologica in Italia è ben attrezzata con gli Istituti zooprofilattici che lavorano in rete. Forse più dell'infezione in qualche soggetto mi preoccupa di più un focolaio in un allevamento, che può causare l''innesco' di una epidemia se non monitoriamo bene anche questo settore".

"Nell'uomo l'H5N1 rimane un virus gestibile che colpisce le vie aree superiori, quindi darà una malattia meno severa, ma più contagiosa, rispetto ad altri che colpiscono i polmoni e provocano polmoniti più gravi", conclude il virologo.

Pregliasco: "Incomprensibile che l'Italia non abbia opzionato vaccini"

"Sicuramente a livello internazionale c'è una sottostima della diffusione dell'influenza aviaria, sul versante animale e ancor più nell'uomo" sottolinea all'Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva dell'Università Statale di Milano. E "se l'Europa alcune iniziative le ha messe in campo, l'Italia in modo incomprensibile non ha opzionato quei vaccini prepandemici che sono già disponibili e che l'Europa aveva voluto mettere a disposizione. Questa secondo me non è una buona cosa, certo non aiuta".

L'esperto premette che "non è facile predire il futuro", ma "non credo che in Italia vedremo dei casi umani a breve. Però sicuramente la sorveglianza va rafforzata", ribadisce il medico. "La questione è internazionale - precisa - e richiede una sorveglianza stringente, sul fronte veterinario e nei pazienti. Come i Cdc americani hanno raccomandato di fare nei ricoverati, è necessario accelerare i test per la sottotipizzazione dei virus A, così da poter avere un segnale immediato in caso di infezione da virus come l'H5N1".

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Salute e Benessere

Picco influenza? “La curva salirà ancora e arriveremo...

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Secondo il virologo Pregliasco il punto più alto non è stato raggiunto: "Me lo aspetto spostato verso fine gennaio. Il freddo è appena cominciato"

Picco influenza?

La curva dell'influenza e dei virus 'cugini' "salirà ancora". Il picco non è stato raggiunto secondo il virologo Fabrizio Pregliasco: "Come è già capitato anche in altri inverni, mi aspetto che" il punto più alto della parabola disegnata dalle infezioni simil-influenzali "quest'anno sarà più spostato verso la fine di gennaio" o comunque arriverà "nelle prossime settimane", spiega all'Adnkronos Salute il direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva dell'Università Statale di Milano. L'ultimo bollettino dei medici sentinella della rete RespiVirNet, diffuso ieri dall'Istituto superiore della sanità, ha evidenziato "un brusco aumento del numero di casi", che nella settimana dal 6 al 12 gennaio hanno superato 840mila, per un totale di quasi 6,8 milioni da inizio sorveglianza. "Credo che alla fine raggiungeremo i 15 milioni di contagi complessivi di cui avevamo parlato nelle previsioni iniziali", conferma l'esperto.

"La stagione influenzale ha imboccato la sua tradizionale curva di salita", osserva Pregliasco. "Con le festività c'è stata una 'gobba' legata a una sottonotifica delle infezioni, ma ora vediamo l'effetto di un mix di vari virus": oltre ai " 2 virus influenzali attesi (l'H3N2 e l'H1N1, quest'ultimo in proporzioni un po' maggiori del previsto)", anche virus respiratorio sinciziale Rsv, rinovirus, coronavirus non Sars-CoV-2, un po' di Covid, adenovirus, metapneumovirus, virus parainfluenzali e bocavirus. Un cocktail che secondo il medico spingerà ancora più in alto la curva delle sindromi simil-influenzali, appunto "fino ai 15 milioni circa previsti inizialmente. L'andamento è legato a quello delle temperature - ricorda il virologo - che solo ora hanno cominciato a scendere in modo più persistente". (di Paola Olgiati)

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Salute e Benessere

Medicina, Enrico Di Rosa nuovo presidente igienisti Siti

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Medicina, Enrico Di Rosa nuovo presidente igienisti Siti

Cambio alla guida degli igienisti italiani. Enrico Di Rosa, direttore del Servizio di Igiene e Sanità pubblica della Asl Roma 1, è il nuovo presidente della Siti (Società italiana d'igiene, medicina preventiva e sanità pubblica) per il biennio 2025-2026. Succede a Roberta Siliquini che ricoprirà il ruolo di vice presidente. Luigi Vezzosi, dirigente medico in Ats Val Padana Mantova e Cremona, è stato nominato segretario generale nella seduta di insediamento della nuova Giunta esecutiva, composta da Silvio Brusaferro (coordinatore Collegio docenti), Alberto Fedele (coordinatore Collegio operatori), Vincenzo Paolozzi (coordinatori Consulta specializzandi), Roberto Rizzi (coordinatore Consulta Professioni sanitarie), Giancarlo Icardi (coordinatore Comitato scientifico) e dai membri eletti Maria Teresa Montagna, Emilia Prospero, Caterina Rizzo, Tiziana Menegon, Fabrizio Gemmi e Daniel Fiacchini, elenca la Siti in una nota.

"Il mio ringraziamento - dichiara Di Rosa - va alla professoressa Roberta Siliquini che in questi ultimi 2 anni ha svolto in maniera egregia un ottimo lavoro, portando sempre più in alto il nome della Siti, ma anche a tutta la Giunta esecutiva per la fiducia riposta nei miei confronti. Gli obiettivi che ci proponiamo per il prossimo biennio riguardano in primo luogo la promozione del progresso scientifico e culturale nel campo dell'igiene, della sanità pubblica e dell'organizzazione dei servizi sanitari; il tradizionale impegno della società a supporto delle istituzioni nella scelta e nell'applicazione delle migliori strategie di sanità pubblica per il benessere della popolazione, anche in un'ottica 'One Health', e la valorizzazione del ruolo delle discipline igieniste e degli operatori di sanità pubblica nei servizi sanitari".

Laureato in Medicina e Chirurgia, specializzato sia in Medicina interna sia in Igiene e Medicina preventiva - riporta la Siti - Enrico Di Rosa ha lavorato dal 1991 nell'ambito dei servizi sanitari territoriali e ha assunto l'incarico di direttore del Servizio Igiene e Sanità pubblica dell'Asl Roma 1 dal 2019. In particolare, si è occupato di sorveglianza e prevenzione delle malattie infettive, di promozione della salute e igiene ambientale.

Dal dicembre 2019 - prosegue la nota - Di Rosa è stato attivamente impegnato nella gestione dell'emergenza pandemica. Nel 2020 ha fatto parte della task force regionale per l'emergenza Covid ed è stato componente del gruppo di lavoro di supporto alla Direzione regionale Salute e Integrazione sociosanitaria per la definizione dei percorsi clinico-diagnostico-assistenziali dell'infezione da Sars-CoV-2 e della patologia correlata. Nello specifico si è occupato dell'implementazione del contact tracing e dell'adozione delle misure contumaciali, dell'avvio e gestione della diagnostica di prossimità (responsabile dell'attività dei tamponi a domicilio e del drive in di Santa Maria della Pietà) e della partecipazione attiva all'implementazione della campagna di vaccinazione anti-Covid, in qualità di referente clinico del Centro vaccinazioni di Santa Maria della Pietà.

Dal 2021 Di Rosa è anche componente del Nitag (Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni) e dal maggio 2022 è responsabile dei programmi di screening oncologici dell'Asl Roma 1. A dicembre 2023 è stato nominato componente del tavolo tecnico di lavoro dedicato alla definizione degli obiettivi, standard organizzativi e di personale dei Dipartimenti di Prevenzione. Nella Siti Enrico Di Rosa ha ricoperto, fra gli altri, i ruoli di componente del Consiglio direttivo (2011-2012), segretario generale e tesoriere (2016-2018) e vice presidente nazionale (2023-2024).

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