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Il punto di vista di Marco Follini per Adnkronos
"Se esiste, alla maniera di Dante, un purgatorio dove gli antichi leader politici muniti di molte qualità e di qualche difetto stazionano in attesa di essere promossi a miglior destino è probabile che vi si trovino lì insieme, Craxi e De Mita. I quali hanno speso una vita a contrastarsi contando che la vittoria dell’uno dovesse infine coincidere con la sconfitta dell’altro. E però anche collaborando per molti anni nella stessa alleanza politica e di governo. Un’altalena che forse avrebbe dovuto indurli, tutti e due, a uno spirito reciprocamente più costruttivo. E della quale, chissà, potrebbero magari discutere a lungo se solo ne avessero ancora l’occasione. Per entrambi le prove non proprio esaltanti dei loro successori, di tutto (o quasi tutto) il ceto politico che ne ha preso il posto, suonano come una involontaria conferma delle qualità del personale che usciva dalle scuole di partito di una volta. Laddove i due si erano formati, scalando pazientemente, uno dopo l’altro, tutti i gradini dei percorsi che in quelle stagioni erano obbligati. Fino a ritrovarsi appunto a capo dei due partiti principali che animavano le coalizioni di governo negli anni ottanta del secolo scorso. Ora lo sguardo un po’ nostalgico rivolto a quei successori non sempre all’altezza finisce con l’avvolgere le loro personalità e le loro gesta in un alone di gloria. Così De Mita si avvale di quella sorta di nostalgia democristiana che ha preso il posto delle critiche e delle diatribe che a suo tempo ne avevano segnato il lungo e tormentoso declino. Mentre Craxi si trova al centro di una benevola alluvione di libri, film, testimonianze, rivelazioni che ne sottolineano le qualità politiche e lo spessore personale. Nulla che autorizzi ad annunciare il ritorno del passato sotto le mentite spoglie dei loro nipoti e pronipoti. Ma quanto basta a ricordare che quel passato non meritava affatto il vituperio sotto cui si era pensato di sotterrarlo. E’ un fatto che De Mita e Craxi, forti delle loro personalità, abbiano passato più tempo a dividersi che non a sommare alcune delle loro buone intenzioni. Eppure, a dispetto della vulgata, quei due avevano più di qualche pensiero in comune. Erano due modernizzatori, e come tali ci tenevano a venir raccontati. Tutti e due cercavano di liberare i loro partiti da quella fitta ragnatela di correnti, notabili, gruppi e gruppetti di cui soffrivano il condizionamento. Tutti e due respiravano l’aria nuova che spirava nel mondo, cominciando con la dissoluzione del blocco socialista ad opera di Gorbaciov, mentre una nuova Europa e una nuova America sembravano annunciare un futuro di relazioni internazionali più libere, pacifiche e fantasiose. Sapevano, tutti e due, che la nostra economia in quegli anni, aveva bisogno di recuperare efficienza e di emendarsi da alcuni difetti che uno statalismo di vecchio conio vi aveva impiantato. Sapevano e dicevano, tutti e due, che il sistema politico aveva bisogno di venire razionalizzato, modernizzato, liberato da alcune delle sue bardature. Insomma, prescrivevano ricette non proprio uguali, ma neppure così abissalmente diverse. Poi però su queste affinità si metteva all’opera il demone delle loro differenze e diffidenze. Che li faceva infine apparire agli antipodi assai più di quanto non fossero. Accade spesso nella politica italiana che siano proprio le affinità, più che le distanze, a generare il litigio. Con la differenza che mentre una volta il litigio tra i simili veniva compensato dalla sotterranea complicità tra gli opposti, ora invece le due dispute finiscono per sommarsi. Così che tutti si trovano infine in conflitto con tutti. Conflitti dissimulati, si dirà. Nascosti sotto la coltre di parole d’ordine unitarie, inneggianti alla compattezza dei poli e dei partiti. E tuttavia questa dissimulazione nasconde ormai a fatica l’insofferenza che divide le coalizioni e i partiti al loro interno. Tanto più quando essi si rivolgono con bandiere diverse allo stesso elettorato o quasi. Tutte cose che ai loro tempi Craxi e De Mita devono avere ben considerato. E rispetto alle quali però non hanno mai confessato né pentimenti né ripensamenti. Troppo orgogliosi, tutti e due, per confidare che forse avrebbero tratto il loro vantaggio nel capirsi di più e con più pazienza l’uno verso l’altro. Messaggio mai trasmesso ai contemporanei e mai arrivato fino ai posteri". (di Marco Follini)
Politica
Craxi, 25 anni fa la morte. Mattarella: “Ha impresso...
Figlia Stefania ringrazia il capo dello Stato: "Suo gesto passo ulteriore per scrivere bene storia"
''Bettino Craxi è stata una personalità rilevante degli ultimi decenni del Novecento italiano. Parlamentare italiano ed europeo, Segretario del Partito Socialista Italiano per oltre un quindicennio, Presidente del Consiglio dei Ministri, ha impresso un segno negli indirizzi del Paese in una stagione caratterizzata da grandi trasformazioni sociali e da profondi mutamenti negli equilibri globali''. Lo dichiara il residente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 25esimo anniversario della morte di Bettino Craxi.
''Interprete autorevole della nostra politica estera europea, atlantica, mediterranea sostenitrice dello sviluppo dei Paesi più svantaggiati, aperta al multilateralismo - prosegue il capo dello Stato - lungo queste direttrici ha affrontato passaggi difficili, rafforzando identità e valore della posizione italiana. Un prestigio che poi gli venne personalmente riconosciuto con incarichi di rilievo alle Nazioni Unite.Le politiche e le riforme di cui si fece interprete sul piano interno determinarono cambiamenti che incisero sulla finanza pubblica, sulla competitività del Paese, sugli equilibri e le prospettive di governo. Una spiccata determinazione caratterizzò le sue battaglie politiche, sia nel confronto tra partiti, sia in campo sociale e sindacale, catalizzando sentimenti contrastanti nel Paese. Raccolse un consenso ampio quando riuscì a portare a conclusione il processo di revisione del Concordato tra Stato e Chiesa cattolica, sul cui inserimento in Costituzione i socialisti si erano espressi, all’epoca della Costituente, in termini negativi''.
''La crisi che investì il sistema politico, minando la sua credibilità, chiuse con indagini e processi una stagione, provocando un ricambio radicale nella rappresentanza. Vicende giudiziarie che caratterizzarono quel burrascoso passaggio della vita della Repubblica. Nel venticinquesimo anniversario della scomparsa del leader socialista - conclude Mattarella - desidero esprimere sentimenti di vicinanza ai familiari e a quanti con lui hanno condiviso impegno politico e personale amicizia''.
Stefania Craxi: "Grazie Mattarella, suo gesto passo ulteriore per scrivere bene storia"
"Un ringraziamento sentito al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Le parole che ha inteso pronunciare in questo venticinquesimo anniversario della scomparsa di Bettino Craxi, restituiscono uno spaccato di verità sull’opera e sulla figura del leader socialista, rendono meriti e onore a una personalità, tutta politica, che ha segnato in positivo un tratto di storia repubblicana, e rammentano lo spessore e il protagonismo internazionale dell’esule di Hammamet. Il gesto del capo dello Stato, tutt’altro che formale, la sua attenzione, rappresentano un ulteriore passo affinché, come ripeteva Craxi, la Storia sia scritta bene. Grazie presidente". Così in una nota la figlia Stefania Craxi.
Tajani: "Sue idee innovative hanno agito per Forza Italia come bussola"
"Io credo che chi non ha memoria non ha futuro. Guido un partito, Forza Italia, che è cristiano e garantista in cui l'ispirazione molto moderna di Sturzo e le idee innovative di Craxi hanno sempre agito per noi come bussola. Il leader del Psi, Andreotti e Berlusconi sono stati i protagonisti della politica estera italiana negli scorsi decenni e dobbiamo molto a tutti e tre. Le eredità naturalmente vanno attualizzate, ed è quello che noi cerchiamo di fare. Ma la loro lucidità di sguardo e il loro approccio insieme ideale e pragmatico sulle grandi questioni del mondo, e di un mondo che adesso è ancora più in subbuglio rispetto a prima, sono particolarmente preziosi in questa fase", ha detto Antonio Tajani, segretario di Forza Italia, vicepremier e ministro degli Esteri, in un'intervista al Messaggero.
Politica
Paolo Borsellino, il ricordo di Meloni: “Tuo esempio...
Il post della premier nel giorno della nascita del magistrato
La premier Giorgia Meloni ricorda Paolo Borsellino. Oggi, 19 gennaio, il magistrato - ucciso il 19 luglio 1992 nella strage di via D'Amelio - avrebbe compiuto 85 anni. "Nel giorno della nascita di Paolo Borsellino desidero ricordare un grande uomo, un giudice e un servitore dello Stato che ci ha insegnato che avere paura è umano ma ciò che è importante è affiancare alla paura il coraggio. Il coraggio di combattere per quello in cui si crede e fare tutto ciò che è possibile per migliorare le cose", ha scritto la presidente del Consiglio.
"Fin dall’insediamento del governo - aggiunge - abbiamo messo tra le nostre priorità la battaglia contro le mafie e, nel nome di Paolo Borsellino, di Giovanni Falcone e di tutti coloro che sono caduti per mano della criminalità organizzata, continueremo su questa strada per portare legalità e sicurezza, libertà e giustizia". "Buon compleanno Paolo, il tuo esempio vive nelle nostre azioni", conclude Meloni.
Politica
Riforma della giustizia, l’Anm la boccia: sciopero...
E all'avvio dell'anno giudiziario tutti in toga con Costituzione alla mano e via dall'aula quando parlano ministro e delegati
Sciopero dei magistrati il 27 febbraio contro la riforma della giustizia. Lo ha deliberato oggi l'Associazione nazionale magistrati. Non solo. Una protesta è prevista anche all'inaugurazione dell'anno giudiziario. Il documento sulla modalità della protesta, approvato con qualche astensione in attuazione della mobilitazione già decisa nell’assemblea straordinaria di dicembre scorso prevede magistrati tutti in toga, con una coccarda tricolore, pronti ad esporre, prima e all’esterno della cerimonia, cartelli con sopra scritte frasi sul valore della Costituzione e ad abbandonare l’aula in forma composta nel momento in cui il ministro o un suo rappresentante prendono la parola.
La protesta all'inaugurazione dell'anno giudiziario
Il Comitato direttivo centrale ha deliberato: "Di invitare tutti i magistrati a partecipare alle cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario 2025 indossando la toga e una coccarda tricolore; che i magistrati, prima dell’inizio della cerimonia, si raccolgano all’esterno, mostrando cartelli, sui quali saranno trascritte frasi tratte da un testo significativo sul valore della Costituzione, che saranno individuate dalla Giunta esecutiva centrale e trasmesse successivamente alle Ges”.
Tutti fuori dall'aula
Deciso inoltre che “tutti i magistrati partecipanti a qualsiasi titolo alla cerimonia con toga in dosso e Costituzione alla mano abbandonino l’aula in forma composta nel momento in cui il ministro o un suo rappresentante prendano la parola, salvo ragioni istituzionali lo impediscano” e “che i presidenti delle Ges locali, che interverranno tutti alle cerimonie inaugurali prendendo la parola, daranno lettura di quelle stesse frasi all’inizio dei loro interventi programmati e ne spiegheranno pubblicamente in sintesi il senso, illustrando le ragioni della protesta e della presenza in toga”. Il Comitato ha anche deliberato “di proclamare una giornata di sciopero per il giorno 27 febbraio 2025” e “di rimettere al prossimo Comitato direttivo centrale le ulteriori iniziative di protesta e sensibilizzazione in esecuzione del deliberato dell’assemblea straordinaria del 15 dicembre 2024”.