Cerchi qualcosa in particolare?
Pubblichiamo tantissimi articoli ogni giorno e orientarsi potrebbe risultare complicato.
Usa la barra di ricerca qui sotto per trovare rapidamente ciò che ti interessa. È facile e veloce!
Fuga di gas dalla stufa, morto un uomo in provincia di Imperia
La tragedia a Diano Marina. Intossicata anche la moglie che non sarebbe in pericolo di vita
Un uomo è morto la scorsa notte in un appartamento di via della Meloria, a Diano Marina, in provincia di Imperia, per intossicazione da monossido di carbonio. Intossicati anche la moglie dell'uomo e un soccorritore del 118. Sul posto anche i vigili del fuoco e i carabinieri che indagano su quanto accaduto.
A causare l'intossicazione è stato un gruppo elettrogeno a benzina, e non una stufa come inizialmente ipotizzato. Da una prima ricostruzione di carabinieri e vigili del fuoco, si tratterebbe di un sistema rudimentale di riscaldamento alimentato a benzina, che si accende quando non funziona l'impianto fotovoltaico presente nell'abitazione. All'interno si trovavano l'uomo, 60 anni, e la moglie di 59.
La coppia è stata sorpresa nel sonno, la stanza si è infatti riempita di gas intorno alle 3 di notte, probabilmente la donna è riuscita a svegliarsi e chiamare i soccorsi. Per il marito purtroppo non c'è stato niente da fare. La moglie non sarebbe in pericolo di vita.
Ultima ora
Cesena, deviava rotte alle navi e cambiava voti in pagella,...
Scovato dalla polizia postale dopo la segnalazione di ingressi anomali nei software legati alla navigazione
Dalla sua cameretta di Cesena, operando sul pc, con un semplice click entrava nel sito del Ministero dell'Istruzione e cambiava i voti in pagella, da 5 a 6. Inoltre si divertiva a spostare le rotte delle petroliere in transito nel Mediterraneo. Protagonista un ragazzo di 15 anni, studente di un istituto tecnico, scoperto dalla Polizia postale che ha indagato sul caso sotto il coordinamento della Procura distrettuale di Bologna competente per i reati informatici. A riportare la vicenda il 'Corriere Romagna'. Il fascicolo sul giovane hacker era stato aperto mesi fa in Procura a Forlì, poi passato per competenza alla Polizia postale.
L’allarme era scattato da una denuncia che riferiva di non meglio identificati ingressi nei software legati alla navigazione, "accessi nel corso dei quali una persona che operava da Cesena si dilettava in una sorta di gioco elettronico, virtuale sullo schermo ma terribilmente concreto nella realtà". Il 15enne, con una grande passione per la tecnologia, tanto da arrivare a capire come si potessero violare siti e server, riusciva infatti a deviare le rotte delle navi mercantili in transito per il Mediterraneo. L'indagine ha fatto poi emergere anche gli accessi al sito del Ministero dell'Istruzione e del merito.
Esteri
Romi, Emily e Doron: chi sono le tre ragazze liberate da...
La prima rapita al rave di Nova mentre le altre due furono prelevate dal kibbutz Kfar
Tre ragazze israeliane sono tornate libere oggi, 19 gennaio 2025. Dopo 470 giorni nelle mani di Hamas, sono state rilasciate Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher. Le prime tre israeliane dei 33 ostaggi che rapiti il 7 ottobre 2023 sono state riconsegnate a Israele in base all'accordo sulla tregua siglato venerdì scorso a Doha.
Romi Gonen, 24 anni, era una delle ragazze rapite al rave Nova. Presa in ostaggio mentre cercava di scappare in auto con amici, proprio mentre era al telefono con la madre Meirav. "Mi hanno colpito mamma, sto perdendo sangue. Tutti in macchina stanno perdendo sangue", erano state le ultime parole alla madre quel giorno. Poco dopo, le forze israeliane hanno trovato l'auto vuota. E il telefono di Romi è stato tracciato a Gaza. Un ostaggio rilasciato lo scorso novembre aveva rivelato alla famiglia che Romi era viva, ma non in buone condizioni di salute.
Emily Damari 28 anni, con doppia cittadinanza israeliana e britannica era stata prelevata da casa nel kibbutz Kfar Aza, al confine col nord della Striscia di Gaza e di lei non si erano più avute notizie. Un amico sopravvissuto alla strage avvenuta nel kibbuz aveva riferito di aver visto la macchina di Damari guidata da un terrorista fermarsi davanti a casa sua dirigersi verso Gaza.
Nello stesso kibbutz era stata rapita anche l'infermiera veterinaria Doron Steinbrecher, 31 anni che aveva lanciato l'allarme con un messaggio vocale mandato in chat agli amici poco prima di finire nelle mani degli uomini di Hamas: "Sono arrivati. Mi prendono". Damari si trovava nel suo appartamento quando sono arrivati i miliziani di Hamas che le hanno sparato a una mano e hanno ucciso il suo cane, Chooka. E' stata anche ferita alla gamba da una scheggia di proiettile. E' stata caricata sulla sua auto e portata a Gaza, come ha testimoniato la madre.
Ultima ora
Omicidio a Bovalino, svolta nel caso: fermati due figli...
Francesco Marando, 54 anni, ucciso a colpi di pistola lo scorso 11 gennaio
Svolta nelle indagini sull’omicidio di Francesco Marando, il 54enne di San Luca ucciso a colpi di pistola a Bovalino, in provincia di Reggio Calabria, l’11 gennaio scorso. Due figli della vittima, di cui uno minorenne, sono stati fermati perché ritenuti responsabili di aver ucciso il padre, oltre che dei reati di occultamento di cadavere e porto abusivo di arma comune da sparo.
Le indagini
Secondo quanto ricostruito, l’omicidio sarebbe scaturito da una lite accesa tra i tre, dovuta a dissidi familiari di lunga data, al culmine della quale il maggiore dei fratelli avrebbe esploso alcuni colpi di pistola calibro 38 contro il padre, uccidendolo sul colpo. Subito dopo, i due avrebbero nascosto il corpo in un locale interrato dell’abitazione e fatto sparire l’arma del delitto. Il cadavere dell’uomo, infatti, è stato rinvenuto soltanto il giorno successivo, all’interno dell’abitazione di Bovalino, dopo la tardiva richiesta di soccorso da parte dei familiari. È stato, questo, il primo campanello d’allarme per gli inquirenti, che hanno effettuato un sopralluogo nell’appartamento.
Un ulteriore contributo alle indagini lo hanno fornito le dichiarazioni rese dal figlio maggiore, che si è presentato spontaneamente in caserma accompagnato dai suoi legali. Durante l’interrogatorio, il giovane ha anche indicato il luogo in cui lui e il fratello si erano disfatti dell’arma del delitto, una pistola a tamburo calibro 38 priva di matricola, trovata in un’area isolata del Comune di Ardore, nel Reggino, all’interno di un sacco contenente anche bossoli e munizioni, tutte dello stesso calibro. Il 18 gennaio scorso, inoltre, le ricerche svolte dai carabinieri hanno consentito di recuperare anche l’autovettura del padre, nascosta in una zona di campagna alla periferia di Bovalino.
Gli investigatori stanno esaminando con attenzione i rapporti familiari e i contesti personali delle persone coinvolte per ricostruire il movente e le dinamiche che hanno portato al tragico epilogo. I due fratelli fermati si trovano attualmente a disposizione delle autorità giudiziarie, in attesa di convalida.