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Il cinema ‘si siede a tavola’, al Barberini di Roma apre il ristorante B24

È il primo ristorante a nascere all'interno di un cinema storico della città, attivo dal tardo pomeriggio per l’aperitivo fino alla cena e al dopocena, passando per il tea con la merenda

Il cinema 'si siede a tavola', al Barberini di Roma apre il ristorante B24

Ancora troppe sale abbassano le serrande. E poi c'è chi prova a reinventarsi seguendo trend, che 'vanno forti' all'estero, per attrarre spettatori di ogni età e parte del mondo. È il caso del cinema Barberini, di proprietà della famiglia Savotti, che ha inaugurato B24 ('B' sta per 'Barberini' e '24' è il civico): è il primo ristorante a nascere all'interno di un cinema storico della città. Funziona in modo autonomo alla programmazione dei film (tra piccole e grandi produzioni, anche in lingua originale), ed è aperto dal tardo pomeriggio per l’aperitivo fino alla cena e al dopocena, passando per il tea con la merenda.

Si trova al primo piano del cinema e si compone di due spazi. Una sala interna, con ampie vetrate ad arco che affacciano su piazza Barberini e l'iconica via Veneto. Il design del ristorante riflette la storicità del palazzo che lo ospita, con atmosfere industriali che si mescolano a lampadari di cristallo d’antan, evocando i fasti della 'Dolce Vita'. Gli interni sono caratterizzati da una palette di colori caldi, come il verde salvia e il rosa antico, che creano un ambiente elegante ma informale. E poi un rooftoop, perché ormai 'no rooftoop no party', per parafrasare l'iconica battuta di George Clooney di un noto spot pubblicitario. Un'ampia terrazza da cui sorseggiare drink realizzati da 'maestri del cocktail'.

Ad accompagnare i drink e la selezione di vini, un menù che celebra la cucina italiana, ma con un tocco contemporaneo. Sotto la direzione dell’executive chef Andrea Gallo e del general manager Raffaele Castore, la filosofia culinaria del ristorante si basa sull'uso di ingredienti freschi e di alta qualità, provenienti da fornitori locali, con un focus sulla stagionalità. E non solo. Prima o dopo le proiezioni, il ristorante lancia una proposta dedicata ai cinefili che non vogliono rinunciare al piacere di una buona cena ma nei tempi compatibili con la programmazione delle sale del Barberini. E' composto da una selezione dei piatti della cucina realizzabili velocemente, in modo da facilitare il servizio al tavolo nei tempi necessari per consentire agli ospiti di non rinunciare all’esperienza completa offerta all’interno della struttura.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Cronaca

Roma, inchiesta su false testimonianze: Ricucci e altri 10...

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L'imprenditore lo scorso dicembre era stato condannato a sei anni per l’accusa di corruzione in atti giudiziari

Stefano Ricucci  - Fotogramma

Stefano Ricucci rinviato a giudizio. E’ stato fissato per il prossimo 26 marzo il processo per l'imprenditore e per un'altra decina di persone accusate di falsa testimonianza. Oggi il gup di Roma ha rinviato a giudizio l’imprenditore e gli altri indagati in relazione all’inchiesta sulle testimonianze, ritenute false, rese in aula da alcuni testimoni, in suo favore nell'ambito di un procedimento che lo vedeva imputato per corruzione in atti giudiziari.

Il processo si terrà davanti ai giudici della seconda sezione collegiale del tribunale della Capitale. Ricucci lo scorso dicembre era stato condannato a sei anni per l’accusa di corruzione in atti giudiziari.

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Cronaca

Pronto soccorso, l’attesa in barella raddoppia il...

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Lo rivelano i dati raccolti dall'Ufficio nazionale di statistica del Regno Unito. Allarme degli esperti: "Serve azione urgente"

Barelle in corridoio del pronto soccorso - Fotogramma

Le attese infinite in barella in pronto soccorso possono lasciare un segno profondo. A mettere in luce il pericolo sono i freddi numeri: secondo un'analisi statistica, infatti, per i pazienti che hanno trascorso più di 12 ore nei reparti di emergenza urgenza degli ospedali il rischio di morte entro 30 giorni risulta essere più che doppio rispetto a chi invece è stato visitato entro 2 ore, e questa osservazione resta confermata anche dopo aver considerato un'ampia gamma di fattori sociodemografici e clinici.

I dati britannici

I dati sono britannici, e la scoperta dell'Office for National Statistics (Ons) arriva mentre il Servizio sanitario nazionale (Nhs) in Gb sta vivendo uno degli inverni più impegnativi mai registrati, fra ospedali sovraffollati e messi sotto stress dal mix di più infezioni respiratorie che stanno colpendo la popolazione, dall'influenza al virus respiratorio sinciziale Rsv, e segnalazioni di pazienti in attesa fino a 30 ore per le cure in reparti di pronto soccorso sommersi di casi. I dati di dicembre, si legge nell'analisi pubblicata sul 'British Medical Journal' (Bmj), mostrano che solo il 71,1% dei pazienti è stato visitato entro la soglia delle 4 ore, fissata come obiettivo.

La situazione in Italia

Anche in Italia in questo periodo clou della stagione influenzale sono salite alla ribalta delle cronache storie come quella di una paziente 94enne rimasta per 60 ore su una barella dell'ambulanza in un pronto soccorso.

Più attesa più morti

Tornando al Regno Unito, l'Ons ha analizzato le cartelle cliniche di 6,7 milioni di persone in Inghilterra, che sono andate in un pronto soccorso almeno una volta tra il 21 marzo 2021 e il 30 aprile 2022 e non sono decedute durante la loro permanenza. Di queste, 88.657 persone - l'1,3% - sono morte entro 30 giorni da quando sono uscite dal reparto di pronto soccorso per essere ricoverate in degenza o tornare a casa. I dati mostrano poi che, tra coloro che hanno trascorso al massimo fino a 2 ore in pronto soccorso dal loro arrivo, lo 0,02% dei pazienti di età pari o superiore a 20 anni è deceduto dopo la dimissione. Questa cifra è salita allo 0,1% nei pazienti di età pari o superiore a 40 anni, allo 0,3% nei pazienti da 60 anni in su e allo 0,8% nei pazienti over 80. Il rischio di morte entro 30 giorni dalla dimissione aumentava quanto più a lungo il paziente rimaneva in pronto soccorso.

Rispetto ai pazienti che necessitavano di assistenza non immediata e che trascorrevano massimo 2 ore in pronto soccorso, tra i pazienti che trascorrevano 3 ore in pronto soccorso le probabilità di morte post-dimissione erano 1,1 volte più alte; erano poi 1,6 volte più alte per chi di ore di attesa in Ps ne faceva 6; 1,9 volte più alte per i pazienti che avevano dovuto aspettare 9 ore, e 2,1 volte più alte per chi raggiungeva quota 12 ore in attesa. "Questo è un lavoro fondamentale dell'Ons, voce nazionale autorevole sui dati, che convalida e rafforza ciò che sappiamo: le lunghe attese in pronto soccorso sono estremamente pericolose e una minaccia significativa per la sicurezza del paziente", commenta Adrian Boyle, presidente del Royal College of Emergency Medicine.

Allarme degli esperti: serve azione politica urgente

"Deve esserci un punto - prosegue la riflessione di Boyle - in cui andiamo oltre l'analisi e accettiamo che questo è un problema serio che necessita di un'azione politica urgente. Questi dati sono troppo convincenti per essere ignorati e devono essere il catalizzatore del cambiamento".

La relazione tra il tempo totale trascorso in area emergenza urgenza e la morte post-dimissione tra i pazienti che necessitavano di cure non immediate variava in base all'età, alla regione, allo stato al momento dell'ammissione, ha rilevato l'analisi dell'Ons. Ad esempio, tra i pazienti di 20 anni le probabilità erano 4,6 volte più alte fra coloro che facevano 12 ore di attesa in pronto soccorso, rispetto a 2 ore. L'Ons ha anche precisato che non tutti i fattori relativi al tempo trascorso in emergenza urgenza e alla mortalità post-dimissione a 30 giorni potevano essere corretti. Ad esempio, i dati sul sovraffollamento non erano disponibili e alcuni pazienti potrebbero aver aspettato più a lungo perché avevano bisogno di accedere a trattamenti specialistici, consulenza o servizi.

Il periodo dello studio si colloca durante la pandemia di Covid, quando i reparti di emergenza urgenza hanno introdotto ulteriori misure di controllo per la prevenzione delle infezioni, il che significa che i risultati non riflettono necessariamente l'attuale mortalità post-dimissione, ha sottolineato l'Ons. I numeri delle presenze nei pronto soccorso erano comunque in gran parte tornati ai livelli pre-pandemia già entro giugno 2021, dopo essere scesi nei primi mesi. (di Lucia Scopelliti)

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Cronaca

Milano: a piazzale Loreto spunta pupazzo Elon Musk appeso a...

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(Immagine dalla pagina Instagram di Cambiare Rotta)

Un pupazzo raffigurante il numero uno di Tesla e X, ex Twitter, Elon Musk è stato appeso a testa in giù in piazzale Loreto, a Milano. A rivendicare il gesto sono gli attivisti del collettivo Cambiare Rotta, che hanno pubblicato uno scatto accompagnato dalla scritta: "C'è sempre posto a Piazzale Loreto Elon...".

Il pupazzo, composto da una tuta bianca riempita da fogli di giornale accartocciati e frammenti di spazzatura e una maschera di cartoncino raffigurante un Musk sorridente, è stato posizionato accanto alla targa di marmo della piazza, sulla quale sono stati attaccati diversi adesivi di Cambiare Rotta e centri sociali.

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