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In arrivo per gli Statali settimana su 4 giorni. Naddeo: “Non è un regalo”

La norma ancora in via sperimentale sarà introdotta nel nuovo contratto Funzioni centrali domani alla firma. No di alcuni sindacati, il motivo

Un ufficio (Fotogramma)

La Pa volta pagina alla ricerca di nuove modalità di lavoro, più flessibili, che possano soddisfare maggiormente le esigenze dei lavoratori e allo stesso tempo far risparmiare tempo e denaro alle amministrazioni, prova ne è la settimana corta di 4 giorni che viene introdotta in via sperimentale nel rinnovo contrattuale delle Funzioni centrali 2022-2024. Una novità che potrebbe segnare una rivoluzione negli uffici pubblici, ovvero per i lavoratori di ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici, una platea di circa 190mila dipendenti pubblici. Ma il tema sarà sotto osservazione, quando entrerà in vigore.

"Ci sono opinioni differenti, la settimana di 4 giorni è un primo passo ma non è un regalo agli statali" asserisce all'Adnkronos Antonio Naddeo, presidente dell'Aran, Agenzia Rappresentanza Negoziale Pubbliche Amministrazioni, dove proprio domani avverrà la sottoscrizione definitiva del contratto collettivo nazionale d lavoro del personale del comparto delle Funzioni centrali.

"La settimana lavorativa di 4 giorni, mantenendo invariate le 36 ore settimanali, va vista come uno strumento di lavoro: se un'amministrazione ritiene di articolare l'attività su quattro giorni lo propone al lavoratore che può aderirvi, solo se è d'accordo" spiega Naddeo che tra l'altro, precisa come tale opzione "non va estesa agli sportelli che erogano servizi ai cittadini ma solo in particolari settori, ad esempio nei ministeri".

I dubbi dei sindacati

Alcuni sindacati - che, a quanto si apprende, domani non firmeranno il contratto - contestano il fatto che i dipendenti dovranno lavorare oltre 9 ore al giorno (dal momento che bisogna prevedere anche una pausa pranzo), rimanendo il monte di 36 ore settimanali. A queste critiche Naddeo replica sottolineando che "il dipendente ha un giorno in più libero ma il tutto è legato alla volontarietà del lavoratore". "E' un primo passo - ribadisce - fa parte di quegli strumenti che tentano di conciliare la vita e il lavoro dei dipendenti: ce ne sono già tantissimi nel settore privato". 

A chi conviene

Il Ccnl Funzioni centrali fa da 'apripista' ai contratti degli altri comparti pubblici. La settimana di 4 giorni, ad esempio, spiega Naddeo "l'abbiamo messa anche nella sanità e nelle funzioni locali ma dove non si può fare non si fa, perché i servizi devono rimanere inalterati. Pensiamo agli ospedali ad esempio, lì questo tipo di attività è più difficile da applicare mentre magari può valere per il personale amministrativo".

"La settimana lavorativa su 4 giorni conviene a chi presta un servizio fuori sede e dunque potrebbe lavorare dal lunedì al giovedì. Ma conviene anche a determinate amministrazioni per risparmiare sui consumi energetici" argomenta il presidente dell'Aran, facendo analogo ragionamento per il lavoro agile, altra misura potenziata nel nuovo ccnl Funzioni Centrali. "Con questo contratto vogliamo allargare il lavoro agile, lo smart working, a particolari categorie come i cosiddetti 'caregiver', ovvero coloro che si occupano di persone disabili e ai lavoratori fragili".

Tuttavia, Naddeo ci tiene a precisare di non credere che i due sistemi, "la settimana di 4 giorni e il lavoro agile, siano abbinabili". Infine, altra novità del contratto sono le norme sull' 'age management' per affrontare l’invecchiamento della forza lavoro e valorizzare le diverse generazioni presenti nelle amministrazioni. Si tratta, conclude Naddeo di "forme di lavoro per una gestione dell'amministrazione pubblica con orari più flessibili e un'articolazione meno rigida". (di Cristina Armeni)

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Economia

Come l’AI cambierà le professioni e le relazioni con...

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L’Intelligenza Artificiale sta cambiando profondamente anche il modo di lavorare. In linea con la legislazione europea anche l’Italia sta affrontando il percorso per definirne il quadro normativo per l’utilizzo nelle professioni. In arrivo le prime regole sulle modalità per l’inserimento dell’IA

Come l'AI cambierà le professioni e le relazioni con i clienti

Negli ultimi anni l'Intelligenza Artificiale, AI, ha assunto un ruolo sempre più centrale in diversi settori, trasformando il mondo del lavoro.

Le tecnologie basate sull'AI stanno cambiando non solo le professioni tradizionali ma anche quelle digitali e il modo in cui le aziende si relazionano con i propri clienti, offrendo nuove opportunità e sfide.

In questo contesto si inserisce il percorso di regolamentazione avviato a livello europeo e nazionale, per definire in che modo l’Intelligenza Artificiale possa essere utilizzata nelle professioni alla ricerca di un equilibrio che permetta di stare al passo con i tempi e tutelare i diritti dei cittadini.

Come l'AI cambierà le professioni

L’impatto dell’Intelligenza Artificiale nel mondo delle professioni è e sarà notevole.

Tra i vantaggi c’è, ad esempio, l’automatizzazione delle attività ripetitive e manuali, lasciando più tempo ai lavoratori per svolgere diverse attività.

L’impatto interesserà diverse professioni come quella del contabile, del consulente finanziario e dei altre professioni legate ad esempio al mondo dell’e-commerce.

Nel settore legale, ad esempio, saranno sempre più utilizzati software basati sull’AI per accelerare la revisione di documenti legali e l'analisi di contratti, permettendo ai professionisti di svolgere attività strategiche.

Nel caso dei settori di marketing e delle vendite, diversi vantaggi potrebbero arrivare dagli strumenti di analisi dei dati a supporto della creazione di campagne pubblicitarie personalizzate e dell'identificazione di nuove opportunità di mercato.

Ai punti di forza si contrappongono però le preoccupazioni relative alla perdita di posti di lavoro e alla necessità di riqualificazione dei lavoratori.

Come l'AI trasformerà le relazioni con i clienti

Le trasformazioni che seguiranno l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale interesseranno anche il rapporto tra aziende e clienti.

In questo ambito assumeranno un ruolo sempre più determinate i chatbot, gli assistenti virtuali e le tecniche avanzate di analisi predittiva.

Grazie a tali strumenti le aziende potranno garantire una maggiore tempestività nella risposta ai clienti e offrire una maggiore personalizzazione.

In risposta ai problemi più frequenti potranno essere utilizzati strumenti che permettono di essere reperibili per tutte le 24 ore del giorno e anche nei fine settimana.

I nuovi strumenti di analisi dei dati permetteranno inoltre soluzioni personalizzate per aumentare la fidelizzazione.

Inoltre, grazie alla predizione dei comportamenti sarà possibile sviluppare servizi collegati con esigenze future dei propri clienti.

Questi sono solo alcuni dei cambiamenti che potrebbero interessare la relazione tra mondo delle professioni e clienti.

Nonostante ciò, già tali cambiamenti sono sufficienti a porre interrogativi dal punto di vista dell’etica e della corretta gestione dei dati sensibili, nell’ottica del rispetto della privacy.

È quindi necessaria una specifica legislazione che adegui il quadro normativo alle nuove trasformazioni.

Come l'AI trasformerà le relazioni con i clienti

Nel mese di maggio 2024 è stato avviato l’iter di approvazione del disegno di legge dedicato all’IA. Il via libera del Consiglio dei Ministri è arrivato il 23 aprile 2024 (A.S. 1146).

Il testo è poi passato all’esame delle Camere e al momento, dallo scorso 27 novembre, è in corso l’esame in commissione al Senato.

La norma ha lo scopo di disciplinare la ricerca, la sperimentazione, lo sviluppo, l’adozione e l’applicazione di sistemi e di modelli di Intelligenza Artificiale con il fine di “un utilizzo corretto, trasparente e responsabile, in una dimensione antropocentrica” finalizzato a “coglierne le opportunità”.

Nel testo sono contenute istruzioni per le diverse professioni intellettuali. In linea generale l’utilizzo dell’IA sarà previsto per attività strumentali e di supporto e con l’obbligo di fornire ai clienti informazioni con un linguaggio chiaro, semplice ed esaustivo sugli strumenti utilizzati.

Sostanzialmente l’intelligenza umana dovrà avere un ruolo predominante su quella artificiale, nell’ottica del rispetto di una posizione antropocentrica.

Il DDL, nel pieno dell’iter parlamentare, dovrà essere approvato e tornare poi sul tavolo del governo per l’adozione dei decreti legislativi di attuazione della normativa nel quadro nazionale.

Prima di arrivare alla fase finale, però, dovranno essere superati i pareri forniti dalla Commissione europea che ha suggerito all’italia diverse modifiche per raggiungere gli standard europei in materia di Intelligenza Artificiale.

Le osservazioni sono state presentate il 5 novembre 2024 e riguardano un disallineamento rispetto all’AI Act, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale europea del 12 luglio scorso.

Per le professioni intellettuali la principale critica è un approccio troppo restrittivo sull’utilizzo dell’IA da parte del testo di legge italiano. Un’ulteriore critica riguarda l'indipendenza delle autorità competenti, l’AgID e l’ACN. Ulteriori nodi da sciogliere riguardano anche i dati e la loro gestione.

Si dovrà attendere il testo finale per avere un’idea più precisa di come la norma impatterà nel mondo delle professioni e quali saranno le regole previste per i rapporti tra aziende e clienti.

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Economia

Per 10 milioni di famiglie è impossibile comprare casa in...

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A lanciare l'allarme accessibilità è l'Ance

Chiavi di casa -

Per 10 milioni di famiglie con un reddito fino a 24mila euro è impossibile comprare una casa nelle grandi città. A lanciare questo 'allarme accessibilità' è l'osservatorio congiunturale dell'Ance, associazione nazionale dei Costruttori Edili. Per pagare il mutuo - segnala infatti l'analisi - si arriva a spendere la metà del proprio reddito. Per i meno abbienti anche oltre i due terzi. Il podio delle città meno accessibili conta Milano in testa, seguita da Roma e, a ruota, Firenze. Lascia.

Anche l'affitto, nelle grandi città, è fuori dalla portata delle famiglie e delle categorie più fragili: secondo Ance costa quasi la metà del proprio reddito, per i meno abbienti anche oltre. Anche qui, Milano, Roma e Firenze si confermano i capoluoghi più cari.

"Ormai è chiaro a tutti che questo problema sociale ha implicazioni profonde e determina evidenti difficoltà allo sviluppo delle persone e delle famiglie a una vita serena finalizzata a progetti di crescita", commenta la presidente di Ance, Federica Brancaccio, nel suo intervento. E non solo. "Le difficoltà di accesso alla casa rappresentano anche un vincolo alla mobilità della forza lavoro e di altre categorie fragili (come gli studenti), e incide negativamente sulle potenzialità di sviluppo dell'intera economia", insiste la presidente.

Per questo, ricorda, Ance e Confindustria hanno presentato un documento di proposte basate su tre pilastri: semplificazione delle norme urbanistiche in vigore, incentivi fiscali alle imprese che sostengono parte dei costi di affitto dei dipendenti. E infine, lo sviluppo di strumenti finanziari che consentano, attraverso la minimizzazione dei rischi d'investimento, la canalizzazione del risparmio istituzionale e quello di prossimità della popolazione residente verso progetti di sviluppo immobiliare con funzioni di pubblica utilità.

Rischio crisi costruzioni dal 2028

Anche lancia anche un allarme costruzioni legalo alla fine del Pnrr. L'osservatorio congiunturale sull'industria delle costruzioni presentato oggi dall'Ance apre scenari incerti che, senza un intervento mirato rischiano di trascinare il settore delle costruzioni nella stessa crisi profonda del 2011. Non subito, certo: il Piano termina nel 2026, trascinando il proprio effetto positivo anche l'anno successivo. Poi però "a partire dal 2028 si apre un periodo di grande incertezza per il settore delle costruzioni".

Le stime di Ance, infatti, indicano che "il Pnrr, negli anni di massima realizzazione, peserà circa il 30% dell'intero comparto delle opere pubbliche". Secondo i tecnici dell'Osservatorio, si tratta di investimenti di circa 30 miliardi, che verranno meno al termine del piano, con la conseguenza che "se non saranno adottate misure adeguate, il mercato rischia di tornare ai livelli del 2011, nel pieno nella crisi delle costruzioni".

Oltre a un "ridimensionamento significativo del comparto che vedrebbe annullato l'effetto del Pnrr, c'è il rischio - avverte peraltro l'associazione - che si interrompa quel processo di ammodernamento sostenibile del paese che il piano europeo ha avviato ma non completato".

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Finanza

DeepSeek, esperta: “Regolamentazione non basta, ecco...

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La strategia funzionale a colmare il gap competitivo con le imprese straniere e garantire lo sviluppo di sistemi di IA con massicci interventi economici

DeepSeek, esperta:

L'intelligenza artificiale è ormai terreno di competizione globale tra Stati Uniti e Cina, che investono miliardi puntando su modelli open source e politiche di deregolamentazione. In Europa, l'approccio equilibrato e garantista del Regolamento sull’IA rischia di non bastare per colmare il divario tecnologico. Come evidenziato dal Rapporto Draghi, è necessario un massiccio intervento economico per sviluppare tecnologie rispettose dei diritti fondamentali e mantenere la competitività delle imprese europee. Lo sostiene in un'intervista all'Adnkronos Giulia Mariuz, partner di Hogan Lovells commentando l’attenzione mediatica sollevata in questi giorni dal fenomeno DeepSeek.

Un fenomeno che non ha solo una ricaduta tecnologica.. 

"Esattamente, siamo nel mezzo di una vera e propria corsa globale all’IA, che si gioca in prima battuta sul piano tecnologico, ma che ha inevitabilmente delle ripercussioni formidabili a livello geopolitico, sociale ed industriale. In questo panorama, è evidente la volontà degli Stati Uniti, con l’insediamento di Trump e il suo Stargate AI project da un lato, e della Cina, con l’impegno del suo governo in materia di IA e il successo del modello open source di DeepSeek, di aggiudicarsi il primato e posizionarsi come potenze dell’Ia.

Direi la tempesta perfetta..

"E' così e questo spinge inevitabilmente a una riflessione giuridica in merito alla regolamentazione di tali tecnologie e al futuro ruolo dell’Europa".

Cioè?

"L’Unione Europea con il Regolamento sull’Ia ha scelto un approccio equilibrato, seppur garantista, che ha come perno la tutela dei diritti fondamentali e, seguendo un approccio risk-based, si propone di normare in maniera dettagliata solo gli aspetti maggiormente impattanti, mantenendo una posizione meno dogmatica sul resto".

Una scelta rischiosa, soprattutto dal punto di vista economico...

"E' una scelta condivisibile, ma non è sufficiente, da sola, a garantire che l’Unione Europea diventi un leader globale a livello di IA, in particolare a fronte degli investimenti miliardari da parte di Stati Uniti e Cina, associati alla volontà di questi Paesi di applicare una politica di deregolamentazione.

Che fare?

"Vale la pena richiamare il Rapporto di Mario Draghi, il quale sottolinea la necessità di un massiccio intervento economico dell’Europa in relazione alle nuove tecnologie e all’IA, funzionale a colmare il gap competitivo con le imprese straniere e garantire lo sviluppo di sistemi di IA rispettosi dei principi del Regolamento sull’IA". (di Andrea Persili)

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