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Meloni e caso Almasri, Schlein: “Premier venga in Aula”
Conte: "Disastro politico". Calenda: "Avviso di garanzia surreale"
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato di aver ricevuto un avviso di garanzia per il caso Almasri, il capo della polizia giudiziaria libica espulso la scorsa settimana. L'avviso di garanzia alla premier - nonché ai ministri Piantedosi e Nordio e al sottosegretario Mantovano - piomba nel dibattito politico e scatena ovviamente una valanga di reazioni.
La maggioranza si schiera compatta attorno alla premier. Dalle opposizioni, arrivano richieste di chiarimenti a livello politico. "Le questioni giudiziarie non attengono al nostro lavoro, ma è sul piano politico che insistiamo dall’inizio chiedendo a Giorgia Meloni di non nascondersi dietro ai suoi ministri e venire lei domani in Aula per chiarire al Paese per quale motivo il governo ha scelto di riaccompagnare a casa un torturatore libico per il quale la Corte penale internazionale aveva spiccato un mandato di arresto", dice la segretaria del Pd, Elly Schlein.
"La ricetta di Meloni e soci è sempre la stessa: complottismo e vittimismo, dai treni ai migranti. Non lasciatevi distrarre: lo fanno per non parlare dei loro errori e dei problemi reali dei cittadini, dei tagli sulle buste paga, delle zero-soluzioni su carovita e crisi industriale", dice Giuseppe Conte, leader del M5S, sui social.
"Quanto al caso del criminale libico, una cosa è già certa: il Governo ha combinato un grave disastro politico, mettendo in fila menzogne e versioni diverse, senza spiegarci davvero perché hanno imbarcato a nostre spese e con tutti gli onori su un volo di Stato un criminale libico anziché consegnarlo alla Corte penale internazionale".
"Se ora Meloni ha ricevuto un avviso di garanzia su questa vicenda - che peraltro è un atto dovuto - ne risponda serenamente, se non ha nulla da nascondere: è successo anche a me sul Covid ma nessuno di voi mi ha sentito frignare contro i magistrati, fino all'archiviazione. Meloni dimostri rispetto dei ruoli e delle istituzioni: si tolga il guscio da Calimero". Conclude il leader M5S: "P.s. Meloni dice che la denuncia sarebbe partita da un politico di 'sinistra'. Ci risulta che il politico in questione abbia militato fino agli anni Novanta nello stesso partito di Meloni".
"Su Almasri il Governo italiano ha combinato un disastro, raccontando un mare di balle agli italiani. Dopodiché che un Presidente del Consiglio venga indagato per un atto che risponde evidentemente ad una 'ragione di Stato' (mai ammessa) è surreale e non accadrebbe in nessun altro paese occidentale. Si saldano così due errori e si riacutizza lo scontro tra poteri dello Stato. Non un bello spettacolo", le parole di Carlo Calenda, leader di Azione.
"La scelta di rimpatriare il criminale libico è una scelta politicamente sbagliata, compiuta da Giorgia Meloni e da questo governo. Sono stato tra i primi a definirla, in sula, una follia. Penso che sia un errore clamoroso e marchiano sotto il profilo POLITICO. Sul punto di vista giudiziario, invece, non mi esprimo. Non tocca a me giudicare e sono sinceramente garantista. Quindi non faremo a Giorgia Meloni quello che lei ha fatto a noi e alle nostre famiglie", afferma Matteo Renzi, leader di Italia Viva.
"Per noi la presidente del Consiglio è innocente come chiunque è innocente fino a sentenza passata in giudicato - aggiunge -. Noi non attacchiamo sul piano giudiziario: noi facciamo politica. E ho l’impressione che Giorgia Meloni voglia cavalcare questo avviso di garanzia - che è un atto dovuto - per alimentare il suo naturale vittimismo. La gestione della vicenda Almasri per noi non è un crimine: è peggio, è un errore".
"La premier Giorgia Meloni la smetta di fare la vittima, invocando ancora una volta nemici immaginari utili solo ad alimentare la propaganda: il governo ha violato la legge. E a lei che dice di non essere ricattabile, rispondo che e’ ricattabile dai libici! La decisione del governo di rilasciare e rimandare in Libia il criminale Almasri, noto torturatore, stupratore, anche di bambini, un assassino e trafficante di esseri umani, senza alcuna consultazione con la Corte penale internazionale e senza intraprendere le azioni necessarie per la sua consegna all’Aia, è una violazione dello Statuto di Roma e della legge nazionale", dice il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli.
"In particolare - aggiunge -, la scelta del governo italiano di non rispettare gli articoli 86, 89, e 97 dello Statuto della Corte penale internazionale è inaccettabile e incomprensibile. Questi articoli obbligano l’Italia a cooperare con la Corte, a garantire la consegna degli imputati e a rispettare gli impegni presi. Non solo questa decisione è un tradimento della giustizia, ma dimostra anche la volontà di ignorare le leggi italiane, in particolare la legge 237/2012 sulla cooperazione con la Cpi, una legge che l’Italia ha ratificato e che è vincolante". "La premier Meloni ha il dovere di spiegare di spiegare agli italiani perché Almasri stupratore di bambini, assassino e torturatore è stato rilasciato per voluta omissione del governo", conclude Bonelli.
Politica
Alleanza Nazionale, 30 anni da nascita destra governo. La...
Convegno al Senato oggi in occasione del trentennale dalla svolta di Fiuggi. Tra gli ospiti anche l'amministratore delegato del gruppo Adnkronos Angela Antonini e il presidente Pippo Marra. Tatarella: "Abbiamo nostro premier, manca il Capo di Stato". Donzelli (FdI): "Antifascismo momento essenziale". Fini: "Dobbiamo dare vita a una nuova Italia"
Una storia condivisa nel tempo: dall'Msi, passando per Alleanza nazionale, arrivando a Fratelli d'Italia, forze di una destra nazionale, legata nel tempo da una passione comune, quella dell''amore per l'Italia.
"La forza autentica della comunità di destra è che chi si colloca lì, lo fa perché non vuole vantaggi personali, ma sceglie quella parte per 'amore dell'Italia', come avrebbe detto Giorgio Almirante", assicura Gianfranco Fini, facendo la sintesi della 'sua' storia repubblicana, al convegno dal titolo 'Alleanza Nazionale. A 30 anni dalla nascita della destra di governo', evento organizzato dalla Fondazione Tatarella con il patrocinio del Senato per ricordare il congresso di Fiuggi del gennaio del 1995.
A lui si associa il presidente La Russa, che concluderà i lavori, ringraziando pubblicamente Fini per la sua svolta, ricordando il primo slogan voluto da Meloni per FdI: "Volle scritto 'a testa alta'" e ora "la nostra caratteristica ieri come oggi e spero domani è quello di guardare al nostro presente e al nostro passato a testa 'non alta', ma 'altissima'".
Nella sala, gremitissima, a prendere la parola, con il presidente del Senato La Russa e l'ex presidente della Camera Fini, il responsabile organizzativo di Fdi, Giovanni Donzelli, Valentino Valentini e Fabrizio Tatarella della Fondazione An, il ministro Adolfo Urso. Ad ascoltarli, non facendo mancare applausi sono ex aennini, come Domenico Gramazio e Carmelo Briguglio, tanti giornalisti d'area, come il direttore editoriale del Secolo d'Italia, Italo Bocchino e il direttore dello stesso quotidiano Antonio Rapisarda. Presenti anche alcuni senatori di Fdi, tra cui Roberto Menia. Tra gli ospiti anche l'amministratore delegato del gruppo Adnkronos Angela Antonini e il presidente Pippo Marra. Qualcuno in sala indossa pure una sciarpa con la scritta 'Fini sindaco', ricordando la sfida con Rutelli a Roma, del '93. Campagna più volte evocata in sala, con lo stesso Fini e Donzelli che ricordano come siano stati i voti degli elettori a sdoganare la destra in Italia, piuttosto che Berlusconi.
"Non si poteva chiedere a Almirante di rinnegare se stesso, ma aveva detto che non voleva restaurare", dice sempre il fondatore di An Fini, aggiungendo che per il Msi "il tema, la questione era la presunzione di quei partiti che tenevano fuori dalla dialettica politica una forza legittimata democraticamente". "Poi ci hanno scelto per l'onestà, quella dei nostri padri", spiegherà ancora La Russa.
Donzelli, che si rammarica di non aver potuto conoscere personalmente Pinuccio Tatarella per motivi anagrafici ("era uno che non andava in tv, lo sentivo alla radio") parla di fascismo: "Non abbiamo nessun problema ad ammettere, come è scritto nelle tesi di Fiuggi, che l'antifascismo è stato un momento essenziale, ma la sinistra deve capire che non basta essere antifascisti per essere democratici", è quanto scandisce tra gli applausi.
"I destinatari principali del lavoro di Tatarella e di quel gruppo erano le nuove generazioni - racconta Fabrizio Tatarella - . Fiuggi segna un prima e un dopo nella storia della destra e oggi abbiamo un premier e la seconda carica dello Stato e un vicepresidente esecutivo in Ue". "An - spiega - ha permesso di esprimere l'attuale classe dirigente italiana, ora quindi manca un ultimo passaggio: l'elezione di un presidente della Repubblica, proveniente dalla destra italiana".
Politica
An, Fabrizio Tatarella: “Ora manca ultimo passaggio,...
"Oggi la destra è al governo per la terza volta, con Giorgia Meloni". Un successo che "non ci sarebbe stato senza Fiuggi di 30 anni fa". Così Fabrizio Tatarella, vicepresidente della Fondazione Alleanza nazionale, in apertura dei lavori del convegno in Senato dal titolo 'Alleanza Nazionale.
A 30 anni dalla nascita della destra di governo'. L'evento organizzato dalla Fondazione Tatarella ricorda, in collaborazione con la Fondazione An, la svolta Fiuggi voluta da Pinuccio Tatarella. L’evento, con il patrocinio del Senato della Repubblica, vede in sala tra gli altri il presidente del Senato, Ignazio La Russa, il ministro per il Made in Italy, Adolfo Urso e Gianfranco Fini, già presidente di Alleanza Nazionale e protagonista della svolta di Fiuggi.
"I destinatari principali del lavoro di Tatarella e di quel gruppo erano le nuove generazioni -aggiunge- . Fiuggi segna un prima e un dopo nella storia della destra. Oggi abbiamo un premier e la seconda carica dello Stato". "An -ha ricordato Fabrizio Tatarella- ha permesso di esprimere l'attuale classe dirigente italiana, ora quindi manca un ultimo passaggio: l'elezione di un presidente della Repubblica, proveniente dalla destra italiana".
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La Russa: “Destra sdoganata dall’onestà dei...
Così il Presidente del Senato chiudendo i lavori del convegno 'Alleanza Nazionale. A 30 anni dalla nascita della destra di governo', organizzato nella Sala Koch del Senato su iniziativa della Fondazione Tatarella
"Il voto del '93 premia Fini e Alessandra Mussolini, e poi Musumeci a Catania, più che le idee dei nostri padri, è stata l'onestà dei nostri padri" a farci vincere "per quello gli italiani votarono Fini e Mussolini, il tema dell'onestà e della questione morale era sul tappeto, e chi poteva dire che non faceva parte di quella cosa negativa, furono i nostri padri con la loro onestà, così nacque An". Così Ignazio La Russa, concludendo i lavori del convegno 'Alleanza Nazionale. A 30 anni dalla nascita della destra di governo', organizzato nella Sala Koch del Senato su iniziativa della Fondazione Tatarella.
"Gli applausi vanno a Almirante, Romualdi, a tutti i nostri padri, a Fini, a Tatarella, - ha proseguito La Russa - senza cui non ci sarebbe la destra moderna, ma se non avesse avuto al suo fianco Fini non ci sarebbero stati quei risultati, poi a Meloni, che bocciando un mio slogan ne volle uno che diceva 'a testa alta', la nostra caratteristica ieri come oggi e spero domani, è quello di guardare al nostro presente e al nostro passato a testa altissima".
"Ci sono tante sliding doors, - ha detto il Presidente del Senato - quando qualcuno sbagliando, ma romanticamente, si oppone alla repubblica i fasci di azione rivoluzionari, ma poi si decise di 'non restaurare, ma neanche rinnegare', come si diceva" come fece il Msi. "Quando sono stato eletto presidente del Senato citai Pertini che diceva più o meno che bisogna lottare per le cose impossibili.Nel '72, dopo i congressi del Msi, dopo l'avanzata a Catania, quel convegno disse 'noi siamo la destra italiana'. Si chiamavano a raccolta monarchici, antifascisti bianchi".