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Emis Killa si ritira, Gasparri: “Ne sono felice ma la Rai poteva evitare questo sconcio”

Il senatore FI all'Adnkronos: "Avevo presentato un'interrogazione in Vigilanza, erano stati avvisati. Il decoro e l'onore non valgono solo per i politici, ora dovrebbero farlo anche altri, a partire da Tony Effe"

Emis Killa si ritira, Gasparri:

"Sono veramente contento che Emis Killa si sia ritirato dal festival. Non so se la mia dichiarazione lo abbia indotto, io avevo informato i vertici della Rai di questa vergogna: via la gente inadeguata dal festival". Così Maurizio Gasparri all'Adnkronos, commentando a caldo la notizia del ritiro dal festival di Sanremo di Emis Killa a seguito della notizia che l'artista è indagato per associazione a delinquere. "Io avevo fatto un'interrogazione in Vigilanza, avevo informato verbalmente, la Rai aveva tutte le possibilità di evitare questo sconcio", scandisce il senatore Gasparri, che proprio qualche ora fa aveva definito 'inaccettabile' la partecipazione del rapper milanese alla manifestazione.

"Spero che lo abbiano indotto al ritiro sia le mie parole che un ritorno di saggezza della Rai, perché di questa Rai in servizio pubblico concorso canoro ci siamo anche seccati -tuona il capogruppo di Forza Italia al Senato nonché componente della Commissione Vigilanza Rai- Il decoro e l'onore valgono per tutti, non solo per i politici. Che Emis Killa si trovi un lavoro". Nell'interrogazione che Gasparri aveva presentato all'ad Rai si citava, tra gli altri, proprio Emis Killa: "Aveva un rapporto professionale di amicizia professionale" con il capo ultrà del Milan Luca Lucci, si legge nell'atto visionato dall'Adnkronos. "Ha fatto concerti per la società della moglie di Lucci" e "ci sono varie foto che lo ritraggono insieme a Lucci e ad altri personaggi".

Per Gasparri, la vicenda non dovrebbe "finire qui. La cosa riguarda anche altri, ad esempio Tony Effe, che scrive testi sessisti e contro le donne. Se se lo tengono fanno male, perché la Rai quello che non fa prima lo subisce dopo. Potevano evitarlo, erano stati informati pubblicamente di quello a cui andavano incontro".

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Spettacolo

Rai: variazioni programmi tv di domani

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Rai: variazioni programmi tv di domani

Queste le variazioni Rai dei programmi tv di domani:

RAI 1

Nessuna variazione

RAI 2

06:50 Serie TV Le Leggi del Cuore. Ep. 37 e 38 1a Visione Rai (anziché Tlf Blue Bloods)

08:15 Videobox

19:00 Telefilm Blue Bloods: “La vita che sceglieamo” e “Donne con le pistole” (anziché Serie TV Le leggi del cuore)

21:20 Film Il sesso degli angeli. 1a Visione Rai

Regia di Leonardo Pieraccioni. Con Leonardo Pieraccioni, Sabrina Ferilli, Marcello Fonte, Massimo Ceccherini

(il previsto Film Ancora più bello non sarà trasemsso)

RAI 3

Nessuna variazione

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Tv & Gossip

Squid Game 3: la conferma che aspettavamo, ora possiamo...

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Siamo al 31 gennaio, eppure a qualcuno pare ancora incredibile che, dopo tutto questo tempo e il successo dirompente, il viaggio di Squid Game stia per giungere al suo gran finale. Noi ci troviamo qui, con un groviglio di ricordi e aspettative, pronti a raccontarvi le ultime novità su una serie che – inutile negarlo – ha segnato un’epoca nell’intrattenimento globale. Forse alcuni di voi ne hanno seguito l’ascesa fin dall’inizio, forse altri ci sono arrivati in un secondo momento. In ogni caso, l’emozione attorno a questo titolo non accenna a placarsi.

Ricordate quando nel lontano 2022 si iniziò a mormorare di una seconda stagione? Allora, qualcuno pensava fosse quasi un azzardo puntare ancora sui giochi mortali e su quelle tute colorate che avevano letteralmente invaso Internet. E invece no. Nel corso del tempo, Netflix ha non solo confermato un nuovo capitolo ma ha addirittura fatto un passo oltre, annunciando – quasi di soppiatto – la realizzazione della terza e ultima stagione. È ciò di cui parliamo adesso: un lungo viaggio che sta per chiudersi, con una data finalmente impressa in un comunicato ufficiale.

Uno sguardo indietro: le radici del fenomeno

Facciamo un passo indietro, perché certe cose vanno raccontate con il giusto peso. Quando Hwang Dong-hyuk ha iniziato a lavorare a questa storia, nessuno ma proprio nessuno, gli dava credito. Dodici anni di idee che andavano e venivano, di persone che scuotevano la testa dicendo “troppo strano, troppo violento, chi vuoi che lo guardi?” E poi, puff. Squid Game arriva su Netflix e in dodici giorni diventa il fenomeno mondiale che conosciamo. Dodici anni di fatica, spazzati via in neanche due settimane. La cosa fa venire i brividi, se ci pensi. Un treno che parte in silenzio e all’improvviso, diventa inarrestabile.

Una corsa inarrestabile, che ha travolto ogni previsione e ha portato il regista a ringraziare i fan con parole piene di stupore e gratitudine. Non dimentichiamo che poi, con un intervento durante un’intervista (accadeva nel gennaio 2024), persino Ted Sarandos, co-CEO di Netflix – aveva confermato senza mezzi termini che il franchise coreano era ben lontano dall’esaurirsi, definendolo un vero e proprio “universo”. E infatti, dopo la prima ondata di popolarità, l’arrivo di una seconda stagione era solo questione di tempo.

La seconda stagione: un finale che ha lasciato il fiato sospeso

Se state leggendo ora, magari avete già divorato la seconda stagione, arrivata lo scorso 26 dicembre 2024. Quel giorno, in molti si sono precipitati sulla piattaforma per scoprire come avrebbe proseguito la storia del giocatore 456, ancora in lotta per smascherare i retroscena di un gioco spietato e criptico. C’è stato un momento in cui abbiamo tutti pensato che la ribellione potesse funzionare, che qualcosa sarebbe finalmente cambiato.

E invece, nulla si è risolto con facilità: il tradimento di 001 e il sabotaggio di chi avrebbe dovuto sostenere la causa hanno lasciato dietro di sé un clima di disillusione e un carico di domande senza risposta. Nel frattempo, nuovi personaggi sono entrati in scena, con sottotrame che hanno complicato ancor di più la situazione. Ecco perché l’aspettativa verso la terza stagione si è fatta incandescente. Serviva una data per fissare i nostri cuori in tumulto: da una parte la curiosità, dall’altra il timore che tutto possa concludersi in modo ancor più drammatico.

La terza stagione: il gran finale, il 27 giugno 2025

Finalmente, Netflix ha comunicato la data ufficiale. Ed eccoci qui, con un cerchio rosso sul calendario: 27 giugno 2025. Questo è il giorno in cui si chiuderà il cerchio di Squid Game. Ci chiediamo (e probabilmente anche voi) come verranno tirati i fili di una trama così intricata. Per ora si sa poco e niente e il finale del secondo capitolo non ha fatto che aumentare il mistero attorno al destino di Gi-hun e degli altri volti rimasti in gioco. Potrebbe esserci una nuova ribellione? Potrebbe emergere un’alleanza tra i vecchi personaggi e quelli appena introdotti? Sono tanti i nodi da sciogliere, senza contare la sorte dell’isola, che ormai sembra più inaccessibile che mai.

Il cast: conferme e ritorni

Sul fronte degli attori, qualche nome risuona ormai familiare. Lee Jung-jae come Seong Gi-hun rimane il volto più iconico dell’intera serie. Accanto a lui, ci aspettiamo di ritrovare Wi Ha-jun (Hwang Jun-ho) e Lee Byung-hun (Front Man). Ma non finisce qui, perché la seconda stagione ci ha presentato nuovi personaggi che hanno saputo farsi strada. Tra questi, Park Gyu-young, Kang Ae-shim, Jo Yu-ri, Yang Dong-geun, Park Sung-hoon, Kang Ha-neul e Im Si-wan. Rivederli nel capitolo finale potrebbe regalare un intreccio di storie ancora più complesso.

Anticipazioni e trailer

Potremmo sembrare un po’ impazienti nel voler scovare qualche dettaglio che anticipi la trama del prossimo ciclo di episodi ma al momento non ci sono immagini ufficiali. Spesso Netflix rilascia un trailer a ridosso dell’uscita, quindi non ci aspettiamo nulla di concreto almeno fino all’inizio della prossima primavera.

Qualcuno azzarda a dire che vedremo una svolta molto più cupa, in cui i protagonisti saranno costretti a misurarsi con i fallimenti accumulati e con scelte eticamente ancor più discutibili. Rimangono mere ipotesi, s’intende, ma l’atmosfera tesa del secondo capitolo ce lo lascia supporre.

Dove vedere Squid Game 3 in streaming

Come i capitoli precedenti, anche la terza stagione approderà su Netflix. D’altra parte, la piattaforma ha scommesso molto su questa produzione sudcoreana e pare più che decisa a puntare tutto sul suo grandioso atto finale. Se qualcuno volesse recuperare le vicende iniziali, la prima e la seconda stagione sono già disponibili in catalogo. Un’occasione per riflettere su come tutto è cambiato dai primi inquietanti giochi a questa complessa rete di alleanze e tradimenti che ci accompagna ora.

La nostra speranza e le nostre emozioni

C’è un sentimento strano nel pensare che il 27 giugno 2025 segnerà la fine di un percorso narrativo così amato. C’è quel misto di emozione e inquietudine che ti prende allo stomaco. Da un lato, non vedi l’ora di sapere come finirà tutto, se tireranno fuori un finale che ci lascerà senza fiato o se sarà uno di quelli che ti fanno dire “Tutto qui?”. Dall’altro… beh, è come quando chiudi l’ultima pagina di un libro che hai amato. Ti lascia un vuoto, quasi un senso di perdita. Perché sì, lo sapevamo che sarebbe finita ma ora che il momento è davvero vicino, fa un po’ male.

Squid Game ce l’ha fatta, punto. Ha messo sottosopra tutto, ha cambiato le carte in tavola, ha dimostrato che l’intrattenimento può essere brutale, profondo, spietato e incredibilmente reale. E adesso? Adesso si chiude il sipario e quel vuoto che lascia è difficile da ignorare. Ci ha insegnato qualcosa? Forse sì, forse no. Dipende da come lo si guarda. Ma quello che è certo è che il suo eco non si spegnerà tanto presto. Nel frattempo, beh… il countdown è iniziato. Ci prepariamo a salutare un pezzo di storia. Speriamo solo che sia un addio degno di tutto il caos che ha scatenato.

Se avete fame di dettagli, restate sintonizzati, perché qui non ci facciamo scappare nulla. Chi può dire con certezza cosa accadrà? Nessuno, davvero. Ma una cosa è sicura: Squid Game 3 sarà il gran finale di cui tutti parleranno. E noi? Noi siamo qui, con il fiato sospeso, a contare i giorni, a chiederci come diavolo chiuderanno questa storia senza lasciarci con un vuoto dentro. L’ultimo giro sta per cominciare. Siete pronti a salire sulla giostra?

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Tv & Gossip

Niente terza stagione per “Mo”: ecco come si chiude la...

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Succede che l’unica scelta possibile sia lasciare che un capitolo si chiuda. Potrebbe sembrare un po’ brusco, ma è esattamente ciò che sta accadendo con “Mo”, la serie targata Netflix creata da Mo Amer e Ramy Youssef. Forse qualcuno di voi ci è rimasto un po’ male quando ha sentito che non ci sarà un seguito oltre la seconda stagione. È comprensibile: eravamo affezionati a quel rifugiato palestinese dal cuore grande che cercava di ricostruire la propria vita a Houston. Eppure, per quanto ci pesi dirlo, è giusto comunicare che la storia si è conclusa.

Non vogliamo dilungarci solo su questo aspetto, però. Riteniamo che la vera magia di questa serie sia stata la sua capacità di intrecciare con delicatezza comicità e riflessione sociale, catapultandoci nella quotidianità di Mo Najjar e della sua famiglia. Prima di scoprire la decisione definitiva, chi l’ha seguita aveva già colto i primi segnali che ci fosse un finale in vista. Già la stagione iniziale aveva riscosso successo, ma è con la seconda – rilasciata in tutto il mondo su Netflix il 30 gennaio 2025 – che Mo trova finalmente la sua dimensione, con tanto di conclusione che dona un senso di compiutezza.

Il dietro le quinte di un successo

A guidare il progetto c’erano i due ideatori: Mo Amer (volto già visto in “Black Adam” e nello speciale “Mo Amer: Mohammed in Texas”) e Ramy Youssef (già noto per “Povere creature!” e “Ramy”). Un duo che non si è limitato solo alla sceneggiatura, ma che, insieme ad A24, Harris Danow e al regista Solvan “Slick” Naim, ha contribuito a dare un’impronta tutta particolare alla serie. L’obiettivo, secondo noi, era quello di mostrare con realismo le sfide di un richiedente asilo che, ogni giorno, lotta fra questioni burocratiche e sogni personali.

Come finisce tutto?

Nel secondo capitolo, troviamo Mo impantanato fuori dagli Stati Uniti, senza un passaporto che gli permetta di rientrare in tempo per un’udienza fondamentale. C’è una certa urgenza, un senso di ansia che traspare mentre, dall’altra parte dell’oceano, si capisce che la vita continua a scorrere a Houston. Eppure, anche senza i documenti in regola, Mo non si arrende. Si aggrappa al suo spirito di adattamento – quel modo di fare un po’ ironico, un po’ ostinato – e cerca di raggiungere la città che è diventata la sua casa. S’incontrano personaggi nuovi, salta fuori un antagonista inaspettato che sembra mettere a rischio tutto ciò a cui lui tiene. C’è anche un sogno legato alla Palestina, un desiderio quasi ancestrale di tornare alle radici. E poi, d’un tratto, quell’idea che pareva lontana assume contorni reali.

Perché non avremo una terza stagione?
Da parte nostra, ci sentiamo di dire che “Mo” ha scelto di concludere proprio quando era nel pieno del suo messaggio: mostrare che, a volte, la fine di un percorso coincide con l’inizio di un nuovo capitolo lontano dalle telecamere. Mo Amer e Ramy Youssef hanno ritenuto che il personaggio di Mo Najjar avesse detto tutto ciò che doveva dire e lo avevano già pianificato. Magari un po’ ci dispiace, ma di sicuro questa conclusione dona alla serie un’aura speciale, come un viaggio breve ma intenso che si ricorderà a lungo. E alla fine, forse, va bene così.

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