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Banche, Fabio Caldato: “Mediobanca rivelazione 2025, potrebbe essere la predatrice..”
Per l'esperto di AcomeA Sgr un'altra sorpresa potrebbe essere Mps: "Le operazioni di M&A potrebbero ulteriormente accrescere il valore"
Occhi puntati su Mediobanca che potrebbe rivelarsi la sorpresa del 2025: non come preda, ma come potenziale predatrice, alimentando le speculazioni che da tempo la vedono interessata a un'operazione su Banca Generali. Così Fabio Caldato, portfolio manager di AcomeA Sgr, spiega all'Adnkronos le ragioni: "La natura ibrida di Mediobanca, che combina attività di investment banking con un focus crescente sul private banking, la differenzia dalle altre banche commerciali italiane (quelle che, per intenderci, fanno i soldi prestando denaro). In un contesto di tassi d'interesse in calo, che potrebbe ridurre i margini di interesse per il settore bancario tradizionale, Mediobanca potrebbe emergere come un'outsider capace di battere l'indice settoriale. Inoltre, la sua strategia non si concentra sul risiko bancario, ma sull'obiettivo di diventare leader nazionale nel private banking, posizionandola come un attore unico nel panorama italiano".
Un altra banca che ad avviso di Caldato potrebbe presentare sorprese per il 2025 è Monte dei Paschi di Siena: "Dopo aver sfiorato più volte il default - spiega - la banca più antica del mondo ha saputo capitalizzare sulla sua rinascita operativa, con performance che ne evidenziano la solidità ritrovata. Il fascino storico del Monte dei Paschi, unito alla crescente speculazione sul risiko bancario, lo colloca al centro dell'attenzione per operazioni di M&A che potrebbero ulteriormente accrescere il suo valore. L'appetibilità della banca è inoltre supportata da un contesto di settore favorevole, in cui ogni acquisizione definisce nuovi benchmark per i multipli di mercato, con ricadute positive sull'intero comparto bancario".
A proposito del risiko bancario in atto, Caldato evidenzia le motivazioni che spingono i mercati a valutarlo positivamente: "Innanzitutto - dice - per una logica cinica, ma efficace: se vuoi acquistarmi, devi offrire un premio, e come azionista non posso che trarne beneficio", sottolinea. "Inoltre, ogni operazione di M&A diventa un benchmark per i multipli di mercato. Se una banca viene acquisita a un determinato valore, il mercato tende a rivalutare le altre banche, spingendole verso quel parametro, specialmente se trattano a sconto. Questo meccanismo finisce per trascinare al rialzo le performance di tutto il settore. Infine, un'attività di M&A frequente e significativa non solo stabilisce nuovi riferimenti di valore, ma certifica anche una dinamica positiva del business sottostante, sostenuta da margini di interesse elevati che generano profitti considerevoli". (di Andrea Persili)
Finanza
Mps su Mediobanca e le mosse di Unicredit, dove va il...
Il sistema può trovare un nuovo equilibrio ma con le operazioni messe in piedi da Andrea Orcel. Attenzione anche al ruolo di Intesa Sanpaolo e alle sorti di Generali
Ha iniziato Unicredit, con una doppia mossa, prima su Commerzbank e poi su Banco-Bpm. Ora Mps lancia un'offerta pubblica di scambio su Mediobanca, pochi giorni dopo l'accordo tra Generali e i francesi di Natixis per la creazione del secondo polo europeo del risparmio gestito e dopo che Banco Bpm ha lanciato un'offerta sulla sgr Anima. Ce n'è abbastanza per sostenere che questa volta, dopo tante avvisaglie e tentativi falliti, il risiko nel settore bancario e finanziario italiano è entrato in una fase decisiva.
Dall'esito di queste operazioni, peraltro in concorrenza tra loro su diversi piani, dipende l'equilibrio di un sistema che sembra destinato a cambiare nella sua struttura. Finanza, grande impresa e politica si muovono in un intreccio di interessi e strategie che impegna azionisti pubblici, il Tesoro e quindi lo Stato, e privati di primo piano, da Francesco Gaetano Caltagirone a Delfin, la holding degli eredi di Leonardo Del Vecchio.
In ballo c'è l'eterna promessa di un terzo polo bancario, inteso come reale concorrente del duopolio rappresentato da Unicredit e Intesa Sanpaolo. Un disegno che le mosse della banca guidata da Andrea Orcel, con la potenziale acquisizione del candidato naturale a guidarlo, Banco Bpm, sembrava fino a oggi aver rimandato a tempi migliori. La mossa a sorpresa di Mps su Mediobanca riapre i giochi e, anzi, alza la posta. Non solo se andasse in porto concretizzerebbe un terzo polo bancario ma andrebbe a modificare, con conseguenze difficili da quantificare fino in fondo, l'asse portante del capitalismo finanziario italiano che lega Piazzetta Cuccia a Trieste, e quindi a Generali.
Le operazioni finanziarie di questo livello non sono mai slegate fra loro. Anzi, sono spesso tenute insieme da nessi di causa ed effetto che rispecchiano azioni e reazioni. In questa fase, più che in altre, è indispensabile tenere a mente le composizioni azionarie dei principali soggetti coinvolti. In Mps è ancora presente il ministero dell'Economia (l’11,7%), e ci sono Delfin (9,8%) e Caltagirone (5%). In Generali, il primo azionista è Mediobanca (13%), seguita da Delfin (9,9%) e Caltagirone 6,9%. In Mediobanca, la holding della famiglia Del Vecchio è il primo azionista (20%), seguita ancora da Caltagirone (10%) e da Blackrock con il 4,23%.
L'offerta di Mps su Mediobanca, proprio alla luce di questi intrecci azionari, dice diverse cose significative.
La prima, la più evidente, è che il Governo Meloni ha fatto la sua scelta, individuando in Mps il soggetto giusto per provare a cambiare verso allo scenario che vuole perseguire Unicredit. Le parole della politica hanno particolare peso in queste vicende quando diventano una esplicita presa di posizione. E se nella maggioranza che sostiene il Governo Meloni ci sono state obiezioni e contrasti sia quando si è trattato di commentare l'affondo della banca guidata da Orcel su Commerzbank sia quando si è stato il momento di esprimersi sul destino di Banco Bpm, oggi prevale il sostegno al libero mercato. Che, evidentemente, è più libero quando va nella direzione auspicata.
La seconda, altrettanto lineare, è che difficilmente un'operazione del genere può essere prima pensata e poi annunciata senza il consenso di Caltagirone e Delfin.
La terza, su cui gravano necessariamente più incognite, è che deve essere il mercato a esprimere i suoi verdetti e che, come dimostrano anche le ultime battaglie su Generali, il mercato può essere sempre un ostacolo, o un argine, ai disegni e alle strategie di singoli azionisti e o di schieramenti più consolidati.
C'è un altro elemento, forse quello più rilevante, da tenere in considerazione. Viste le forze in campo, il terzo polo potrà nascere veramente solo se i primi due poli lo consentiranno. Se Intesa Sanpaolo si è tenuta finora fuori dal risiko, è comunque evidente che la banca guidata Carlo Messina farà sentire la propria voce e valere i propri interessi. Quanto a Unicredit, è veramente difficile ipotizzare che le due operazioni in corso, quella su Commerzbank e quella su Banco Bpm possano andare in archivio come due tentativi 'velleitari'. Orcel è convinto di quello che sta facendo ed è anche convinto che, su tutti e due i fronti, si può produrre valore. A Davos ha ribadito il suo approccio: "Le banche, in generale le banche forti, sono la chiave per poter dare un impulso alla crescita, per poter investire, per poter supportare le famiglie e le imprese". Traduzione: avanti con Banco-Bpm, che può portare benefici aumentando la quota di mercato in Italia, e avanti con Commerzbank, ottenendo il supporto del nuovo governo tedesco dopo le elezioni in Germania.
Cosa può accadere, quindi, nella migliore delle ipotesi? Unicredit chiude le sue operazioni; Intesa Sanpaolo consolida la sua posizione e, ma qui per ora siamo nel campo della fanta finanza, c'è da tenere d'occhio l'altra grande incompiuta, ovvero un'aggregazione con Generali ipotizzata già nel 2017; Mps acquisisce Mediobanca e nasce il terzo polo bancario.
Quante possibilità ci sono che tutto vada in porto? Ci sono ma restano una serie di nodi da sciogliere, a partire dal primo: per come si sono messe le cose, i pezzi del puzzle possono tenersi tra loro ma anche saltare tutti insieme se non si trovano in equilibrio. (di Fabio Insenga)
Finanza
Generali, con il nuovo piano punta a 7 miliardi di...
Si tratta di una crescita del 30% rispetto ai 5,5 miliardi distribuiti nel piano precedente
Oltre 11 miliardi di euro di flussi di cassa netti e una crescita del dividendo per azione superiore al 10% annuo con l'obiettivo di distribuire oltre 7 miliardi di dividendi, in crescita del 30% rispetto ai 5,5 miliardi distribuiti nel piano precedente: questi i numeri ambiziosi del nuovo piano industriale di Generali 2025-2027 "Lifetime Partner 27: Driving Excellence" approvato dal Consiglio di amministrazione e presentato alla comunità finanziaria. Il piano prevede inoltre oltre 3 miliardi di euro destinati a piani di riacquisto di azioni proprie e operazioni di M&A, consolidando la leadership nel settore assicurativo e dell'asset management attraverso investimenti mirati in intelligenza artificiale, sostenibilità e capitale umano.
Il Group Ceo Philippe Donnet: “Generali ha raggiunto e superato con successo gli obiettivi finanziari del nostro piano precedente. Ora intendiamo accelerare il percorso verso l’eccellenza puntando a una crescita sostenuta degli utili e della generazione di cassa con un ambizioso obiettivo di crescita a doppia cifra del dividendo per azione che porterà a oltre 7 miliardi di euro in dividendi cumulativi entro il 2027. Inoltre prevediamo un riacquisto di azioni proprie per almeno 1,5 miliardi di euro incluso un buyback da 500 milioni di euro che avvieremo nel 2025".
Donnet, il tennista: "Sono in splendida forma"
Rispondendo a una domanda durante una call con le agenzie, il manager usa una metafora tennistica: "La prossima assemblea è il quinto set? Sono in splendida forma: non solo perché abbiamo lavorato su questo piano, ma soprattutto perché abbiamo realizzato con successo i piani precedenti.” Donnet, che pratica il tennis a livello personale, ha sottolineato come la prossima assemblea sarà un momento cruciale per la discussione strategica del piano. Alla domanda su eventuali operazioni di M&A il Ceo risponde: “Ora il nostro focus è sull’integrazione degli asset di gestione e sulla piena implementazione del piano”.
Sulla firma del memorandum tra Generali Investments Holding e Natixis Investment Managers, il Leone sottolinea: "Si tratta di un'opportunità unica e trasformativa per accelerare il percorso strategico del business". Con oltre 1.900 miliardi di asset in gestione (Aum), la combinazione darebbe vita a una piattaforma globale di asset management con posizioni di leadership e scala rilevante sia in Europa che in Nord America. L'attività combinata si classificherebbe al primo posto per ricavi e al secondo posto per Aum in Europa e, a livello globale, tra i primi dieci operatori per Aum e al primo per Aum nella gestione per la clientela assicurativa.
I target del piano
Il piano prevede una crescita significativa e sostenibile, assicura il Leone, con i seguenti target chiave: crescita dell'Eps (utile per azione) con un Cagr compreso tra l’8% e il 10%; flussi di cassa netti superiori a 11 miliardi di euro nel periodo 2025-2027, supportati da circa 14 miliardi di rimesse dalle controllate; generazione normalizzata di capitale superiore a 14 miliardi di euro con una gestione coerente del capitale.
Dividendi per oltre 7 miliardi in crescita del 30%
Per sostenere questi obiettivi Generali prevede investimenti mirati in intelligenza artificiale (AI) e nuove tecnologie per ottimizzare il modello operativo del Gruppo e rispondere alle aspettative dei clienti. Importante anche la formazione e lo sviluppo delle competenze del personale, rafforzando le competenze tecniche per guidare innovazione ed efficienza. Sul fronte ambientale, il gruppo punta a nuovi target di sostenibilità e obiettivi di investimento responsabile.
Il piano di riacquisto di azioni proprie
Generali destina poi oltre 3 miliardi di euro a piani di riacquisto di azioni proprie e ad altre modalità di allocazione del capitale incluso un buyback annuo di almeno 500 milioni di euro a partire dal 2025, soggetto all'approvazione dell’Assemblea degli Azionisti e delle autorità competenti. Parallelamente il Gruppo valuterà con rigore e disciplina eventuali opportunità di M&A confrontandole con i piani di riacquisto. Il piano, sottolinea ancora Donnet, mira anche a migliorare ulteriormente le relazioni con i clienti attraverso l'implementazione di strumenti innovativi per la distribuzione, arricchendo la rete degli agenti Generali. (di Andrea Persili)
Finanza
Generali, Donnet e la metafora del tennis: “Pronto al...
Il Ceo di Generali ha risposto con leggerezza a una domanda sulla prossima assemblea
Philippe Donnet, Ceo di Generali, non si è limitato a parlare di strategie aziendali durante la call con le agenzie, ma ha anche offerto uno spunto sulla sua passione per il tennis, sport che pratica regolarmente. Quando una domanda gli è stata rivolta usando una metafora tennistica — "La prossima assemblea sarà come un quinto set?" — Donnet ha risposto con una leggerezza che ha sorpreso molti, pur mantenendo il suo focus sulla serietà del contesto aziendale. "Sono in splendida forma: abbiamo lavorato molto per preparare questo piano e realizzato con successo i piani precedenti", ha dichiarato, come se stesse già preparando il servizio per il prossimo set.
Nel corso della presentazione del Piano 2027, Donnet ha ribadito che il focus del gruppo rimarrà sull'integrazione e sull'esecuzione rigorosa delle azioni strategiche, accennando anche a future opportunità di operazioni di M&A. "Il nostro approccio sarà rigoroso e disciplinato, valuteremo ogni opportunità in modo accurato, anche in relazione ai piani di riacquisto di azioni proprie".
“Generali ha raggiunto e superato con successo gli obiettivi finanziari del nostro piano 'Lifetime Partner 24: Driving Growth' pur in un complesso contesto a livello globale". "Intendiamo ora accelerare - dice - il perseguimento dell'eccellenza con l’obiettivo di guidare un’ulteriore crescita degli utili e della generazione di cassa, puntando alla crescita a doppia cifra del dividendo per azione che porti, nell'arco del piano, a oltre 7 miliardi di euro in dividendi cumulativi, cui si aggiunge l’impegno a realizzare almeno 1,5 miliardi di euro nel riacquisto di azioni proprie, compreso il piano di buyback da 500 milioni di euro che abbiamo presentato oggi e che avvieremo nel corso del 2025".
"Risultati positivi per tutti gli stakeholder"
"Grazie al nostro piano ‘Lifetime Partner 27: Driving Excellence’ miglioreremo ulteriormente l'eccellenza nelle nostre relazioni con i clienti, nel nostro modello operativo di Gruppo e nelle nostre competenze chiave" assicura Donnet. "Investiremo in AI, nuove tecnologie e nella formazione delle nostre persone per cogliere le opportunità che derivano dai trend emergenti, dalle aspettative dei clienti in continuo cambiamento e da un contesto di mercato in rapida evoluzione", dice. "La combinazione della nostra leadership nel settore Danni e Vita con la nostra piattaforma globale di Asset Management – che potrebbe ulteriormente essere trasformata dalla nostra proposta di partnership con Bpce – rappresenta un potente fattore distintivo che può creare significativo valore", afferma. Generali è pronta, ancora una volta, ad essere al fianco delle persone, delle famiglie, dei professionisti e delle imprese e a portare, attraverso il piano ‘Lifetime Partner 27: Driving Excellence’, risultati positivi per tutti gli stakeholder”.
"Scalate ostili? Non in discussione capacità proteggere clienti"
"Quasi tutte le società sono contendibili e la contendibilità non impedisce di fare il lavoro che deve fare un'azienda. Questa società è più forte che mai. Non è in discussione, la capacità di proteggere i nostri clienti non è in discussione" ha detto il Ceo Generali in conferenza stampa a Venezia rispondendo a una domanda su quali protezioni si possono mettere in atto contro scalate ostili. Poi la battuta di Donnet alla cronista che aveva posto la domanda: "Spero di avere dato una risposta italiana alla sua domanda italiana".
"Siamo nella migliore forma di sempre" ha detto, poi, parlando del piano industriale 2025-2027 del Leone. "Siamo capaci di navigare in ogni scenario avverso, perché siamo molto resilienti e diversificati". (di Andrea Persili)