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Zaia: “La pista da bob in costruzione per Milano-Cortina sarà iconica”

Il presidente della Regione Veneto ha parlato così a margine di un evento a Mareno di Piave, in provincia di Treviso

Luca Zaia - Fotogramma

Luca Zaia va oltre le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. “Con una battuta, potrei dire che abbiamo portato a casa anche le Olimpiadi giovanili invernali proprio per dimostrare che alla fine servivano a qualcosa tutti questi cantieri per i Giochi invernali, a partire dalla nuova pista di bob che è più avanti del cronoprogramma e non escluderei che a marzo si possa già fare un test”. Il presidente della Regione Veneto ha parlato così a margine di un evento a Mareno di Piave, in provincia di Treviso.

Zaia e la pista da bob di Cortina

Zaia è tornato così su un tema a lungo dibattuto e affrontato anche nelle ultime ore dal presidente del Coni Giovanni Malagò, che in un'intervista a Repubblica ha sottolineato gli sforzi per chiudere l'opera rispettando il cronoprogramma: "Sono al lavoro i tecnici, il commissario Saldini è molto coinvolto, il lavoro dell’ad Varnier è eccellente". Zaia si è mostrato ottimista sul work in progress: “Già oggi - ha detto - ci sono studenti di ingegneria che salgono a Cortina a vedere e studiare il cantiere della pista di bob, ma sono sicuro che la pista una volta ultimata diventerà una delle opere iconiche delle Olimpiadi e un’attrazione turistica in sé e per sé”.

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Anziano morto, figlio in carcere: è già stato condannato...

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Sul cadavere dell'85enne numerose lesioni. Il gip: "Grave quadro indiziario e pericolo di fuga"

Un carcere (Fotogramma)

L'autopsia, eseguita dal medico legale sul cadavere di un 85enne, vedovo, trovato morto nel letto della sua abitazione di Scandicci, Comune confinante con la città di Firenze, sembra aver sciolto ogni dubbio: la morte dell'anziano, sul cui corpo c'erano numerose lesioni, è stata "conseguenza dell'azione violenta del figlio", come ha fatto sapere la Procura con un comunicato a firma del procuratore capo Filippo Spiezia. Per questo il figlio 56enne, imprenditore, è finito nel carcere fiorentino di Sollicciano. Il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Firenze, su richiesta della Procura, ha convalidato il fermo riconoscendo la sussistenza di "un grave quadro indiziario e il pericolo di fuga".

Fin da subito i sospetti si siano concentrati sul 56enne: tre anni fa venne arrestato per maltrattamenti verso la madre, la quale morì in ospedale dopo dieci giorni di sofferenza, e verso lo stesso padre. Per il decesso della madre, lo scorso dicembre il figlio è stato condannato in primo grado dalla Corte d'Assise di Firenze a 6 anni e 8 mesi di reclusione, con il reato riqualificato in omicidio preterintenzionale. La sentenza lo aveva assolto, invece, dalle accuse verso il padre, non avendo quest'ultimo firmato la denuncia verso il figlio, nonostante in precedenza avesse raccontato le vessazioni subite.

Nella serata di lunedì scorso, 27 gennaio, i carabinieri della compagnia di Scandicci sono intervenuti in un'abitazione per una segnalazione di un decesso al 112. I militari hanno rinvenuto il corpo senza vita dell'85enne, adagiato nel letto, con indosso il pigiama e con vari lividi sul corpo, alcuni più recenti di altri. Insospettiti dall'assenza di altre persone in casa e dalle condizioni della salma, hanno iniziato le indagini per ricostruire l'accaduto sotto la direzione della Procura. I primi accertamenti hanno permesso di appurare come il figlio del deceduto, dopo essersi accorto della morte del genitore, si fosse messo in contatto con la propria compagna residente all'estero (che ha a quella notizia ha attivato le autorità telefonando al 112) e si fosse poi reso irreperibile.

Vista la situazione, i carabinieri hanno iniziato le ricerche del 56enne, entrando anche all'interno della sua abitazione con l'ausilio dei vigili del fuoco, ma che è risultata vuota. Anche le ricerche nella zona non hanno prodotto risultati. Il figlio dell'anziano deceduto, che aveva con sé uno zaino colmo di indumenti, è stato rintracciato solo a distanza di due giorni, avendo fatto rientro all'interno della propria abitazione. L'uomo non è stato in grado di fornire spiegazioni circa quanto fosse accaduto al genitore.

Visto lo svolgersi degli eventi e sulla base di quanto riscontrato nelle indagini, svolte fino a quel momento, i militari hanno sottoposto il figlio al fermo di indiziato di delitto per l'ipotesi di reato di maltrattamenti in famiglia, aggravati dalla morte e, dopo le formalità di rito, è stato accompagnato in carcere. Venerdì 31 gennaio è stato eseguito l'esame autoptico che ha confermato i sospetti sulla morte, provocata da ripetuti maltrattamenti.

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Ultima ora

Roma, uomo aggredito alla stazione di Acilia: è gravissimo

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E' ricoverato all'ospedale San Camillo in codice rosso

Un'auto della polizia

Un uomo è ricoverato all'ospedale San Camillo in codice rosso. E' stato aggredito oggi 1 febbraio intorno alle 17 alla stazione ferroviaria di Acilia, dove transita la Roma-Lido, la linea metro che collega il litorale al cuore della capitale: ad avvisare le forze dell'ordine sono stati alcuni passanti, che hanno visto il corpo riverso in terra con delle ferite alla testa. L'uomo, al momento, non è stato ancora identificato: con sé non aveva alcun documento. La polizia ha acquisito le immagini delle telecamere per ricostruire l'accaduto.

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Cronaca

“Non arrendersi mai”: malattia le impedisce di...

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Nazarena Savino: "La disabilità ci rende unici e non la si deve vivere come un limite ma come uno sprone a studiare, ad agire, a fare"

Nazarena Savino

'Nil difficile volenti' (nulla è arduo per colui che vuole), detto latino che identifica perfettamente la forza di volontà e la determinazione di Nazarena Savino, ragazza di 26 anni, originaria di Erchie (Brindisi), affetta da una malattia neurologica che le impedisce di leggere e scrivere. Ha appena conseguito la laurea in Storia dell’Arte con 110 e lode discutendo una tesi in Storia dell’Arte incentrata sull’accessibilità ai beni culturali, ed è la terza laurea in poco più di quattro anni. "Avevo 18 anni quando mi hanno diagnosticato una malattia neurologica che, pur vedendoci, mi impedisce di leggere e scrivere - racconta all'Adnkronos Nazarena Savino - ma questo, malgrado persone che dicevano che sarei rimasta a guardare il mondo da una finestra, non mi ha fermato e, grazie all'aiuto di mia madre, Lea, e di mia sorella Swami, mie mani per scrivere e miei occhi per leggere, ho raggiunto i miei obiettivi, ho realizzato i miei sogni".

"La disabilità spesso si tende a nasconderla, si prova vergogna, mentre io ritengo, anzi, credo che sia parte fondamentale di ciò che siamo - dice con fermezza Nazzarena Savino - la disabilità ci rende unici e non la si deve vivere come un limite, tutt'altro, è uno sprone a studiare, ad agire, a fare. Bisogna considerarla come un elemento che unisce, include tutti. Certo il mio non è stato un percorso facile, ma voglio continuare e lanciare il messaggio che la disabilità non deve fermare nessuno e che quindi l'accessibilità alla cultura, ai musei, ai palazzi storici è un principio universale che deve essere garantito a tutti". "Ho cominciato con i registratori, per poi arrivare alle applicazioni sui cellulari - spiega ancora Nazarena Savino - e ai computer: il bello della tecnologia è che si evolve e ritengo molto importante aprire la mente, studiare e promuovere una cultura inclusiva. Tutti devono poter apprendere indipendentemente dalle loro qualità o capacità. Le nuove tecnologie, l'Ia sono un aiuto, un'opportunità importante, ma ci vuole sempre il controllo della persona perché può comunque commettere errori. Un appello? Ai giovani dico non arrendesi mai. La perseveranza, la passione e lo studio sono la chiave del successo. Le cose belle e brutte della vita contribuiscono a renderci le persone che siamo oggi: con le sfide che si cresce e si diventa più forti".

La passione, la perseveranza e la disciplina di Nazarena Savino sono state sottolineate dal professore Francesco del Sole, ricercatore in Storia dell'Architettura presso l'Università del Salento, e relatore dell'ultima tesi di laurea della 26enne di Erchie. "Passione, forza di volontà, ma soprattutto il rispetto dimostrato, mi hanno particolarmente colpito di Nazarena - evidenzia Del Sole - e soprattutto il fatto di non aver mai chiesto un trattamento diverso dagli altri studenti: niente programmi o esami differenziati, di conseguenza non l'ho mai trattata diversamente dagli altri. Una studente modello che ha eseguito tutto in maniera impeccabile: la sua tesi, in storia dell'architettura, è un lavoro ben fatto". "Vorrei sottolineare che, in realtà, non ho mai effettivamente saputo fino in fondo quale fosse la sua disabilità. Non mi hai mai detto nulla, ritengo, per non mettermi in difficoltà - conclude Del Sole - non ha mai voluto un trattamento speciale. Credo che tutti i giovani debbano prendere Nazarena ad esempio, a modello per la costanza, la dedizione e la disciplina con cui a conseguito i suoi obiettivi: tre lauree in tempi davvero brevi. L'università oltre a conoscenza e cultura è una scuola di vita e Nazarena lo ha dimostrato ampiamente. Le sono molto affezionato e le auguro ogni bene!". (di Giselda Curzi)

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