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Almasri, maggioranza fa quadrato: “Governo non scappa, difeso interesse Nazione”

Il ministro della Giustizia e dell'Interno riferiscono alla Camera e al Senato sul caso del comandante libico, ma le opposizioni chiedono che la premier riferisca in Parlamento. Donzelli: "Da Nordio e Piantedosi parole chiare". Mulè: "La Camera non è un'aula di tribunale"

Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e il Guardasigilli Carlo Nordio (Fotogramma/Ipa)

''Il governo non scappa, abbiamo difeso l'interesse della Nazione''. Nel mirino delle opposizioni per il rimpatrio di Almasri, la maggioranza fa quadrato attorno ai ministri della Giustizia, Carlo Nordio e dell'Interno Matteo Piantedosi, chiamati in Parlamento a riferire sul capo della polizia giudiziaria libica, accusato dalla Corte penale internazionale di crimini di guerra dal 2011 a oggi, arrestato a Torino e scarcerato quarantotto ore dopo. La doppia informativa del Guardasigilli e del titolare del Viminale accende il dibattito in Aula, con code velenose soprattutto a palazzo Madama, dove FdI e Forza Italia per respingere le accuse del centrosinistra tirano in ballo il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi per la vicenda dei presunti voli di Stato.

''Aver atteso sette giorni" prima di venire in Parlamento per l'informativa "non è un tentativo di fuga", assicura Giovanni Donzelli, deputato e fedelissimo di Giorgia Meloni, "ma un ulteriore segno di attenzione verso quest'Aula". ''L'esecutivo - sottolinea il responsabile organizzativo di FdI - ha difeso la sicurezza nazionale. Sono "contento" che dopo la scarcerazione, il comandante libico "non sia libero in Italia, ma in Libia". "Ringrazio Nordio e Piantedosi per le chiare parole di oggi che, per chiunque sia in buonafede, tolgono ogni dubbio sull'operato del governo", conclude Donzelli che denuncia: ''La scelta della Procura di Roma di notificare" l'informazione di garanzia il 28 gennaio, ovvero "il giorno prima" dell'informativa del governo, "non so se è stata causata da una grave disattenzione istituzionale o da altre strategie, ma so che sta condizionando in maniera inaccettabile il dialogo tra Parlamento e governo".

Il vicepresidente azzurro, Giorgio Mulè, difende a spada tratta il Guardasigilli: ''La sua ricostruzione è stata esauriente. Sono state dette parole chiare, anzi chiarissime, per orecchie che intendono ascoltare, in nome del principio della trasparenza e della verità. Per noi il governo esce da questa vicenda con la ferma consapevolezza di aver fatto il proprio dovere, rispettando le regole". L'esponente forzista invita a non confondere l'Aula per un tribunale: ''Alla Camera non si celebrano processi. Questa non è un'aula di tribunale e i banchi dove siede il governo non sono il banco degli imputati...''.

Maurizio Lupi replica alla segretaria Dem Elly Schlein: ''Mi dispiace per chi ha perso ancora una volta un'occasione ed esprime solo l'intenzione di opporsi a qualsiasi costo. Questa è la politica di chi cerca sempre il nemico, il nemico da abbattere. Siamo di fronte a un opporsi per opporsi perché non sai cosa dire, e cerchi, appunto, sempre il nemico da abbattere...''. Il leader di Noi Moderati rintuzza pure Giuseppe Conte ma sul fronte della politica estera: ''Lei ha definito la Meloni una persona che si è andata a inchinare rispetto a Trump. Io, che ho esperienza in Parlamento, mi ricordo che un certo Trump parlava del suo amico 'Giuseppi' quando un certo presidente del Consiglio Conte andava a Washington. Lei non ha il senso del ridicolo...''.

Quando Nordio e Piantedosi parlano al Senato trovano il pieno sostegno di Alberto Balboni che accusa Lo Voi: ''Ringrazio il governo per questa informativa completa ed esauriente per chi voglia ascoltare e soprattutto comprendere ovviamente. Voglio sottolineare che questa informativa poteva svolgersi già una settimana fa, perché era in calendario, se non fosse stara impedita da un pm, in evidente conflitto di interessi, che avrebbe dovuto astenersi secondo il nostro codice di procedura penale che, cari colleghi, non è un codicillo...''.

''Questo pm in conflitto interessi -ha avvertito il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato- non ha aspettato nemmeno 15 giorni come prevede la legge costituzionale, ma ha fatto iscrizione nel registro degli indagati immediatamente pur sapendo che il giorno dopo in Parlamento si sarebbe dovuto discutere di questo argomento. Se fosse stano in buona fede, avrebbe ascoltato i ministri'', interessati. Anche Maurizio Gasparri si scaglia contro Lo Voi: ''Mi auguro che il Csm vada avanti nell'attività aperta sulla Procura di Roma. Ritengo gravissimo il comportamento di Lo Voi, che se stesse in Italia in questo momento potrebbe venire a fare un dibattito. Credo che sia altrove come è ben suo diritto, spero con voli di linea e non di Stato...".

Gasparri poi ribatte a Matteo Renzi che accusa il governo di essere bugiardo: ''Siccome sono state citate delle favole'', come quelle di Pinocchio, ''io credo che qui ci sia qualche Pinocchio che ha seminato nel campo dei miracoli le sue chiacchiere e, a differenza di Pinocchio, ha trovato i milioni dell'Arabia saudita sul suo conto corrente... Questa non è una favola, ma la realtà''.

La Lega parla alla Camera per bocca di Davide Bellomo: ''Mi sembra che abbiamo assistito alla saga del pregiudizio e dell'ignoranza, crassa rispetto alle norme che governano il nostro Paese''. Erika Stefani senatrice del Carroccio, elogia operato Nordio e Piantedosi: ''Questo governo ha sempre dimostrato una ferma e determinata lotta contro i crimini di guerra, il terrorismo e le mafie. I ministri Piantedosi e Nordio sono venuti qui nei tempi giusti e opportuni per chiarire e spiegare un complesso accadimento e un articolato quadro normativo. Hanno veramente dimostrato - sottolinea - di essere dei difensori del diritto e dei diritti della sicurezza e dei grandi servitori dello Stato e dei cittadini''.

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Politica

Almasri, governo all’attacco: scontro con...

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I banchi del governo erano pieni ieri per l'informativa Nordio-Piantedosi. Mancava la presidente del Consiglio

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni (Fotogramma)

In alto lassù c'è uno scranno vuoto, mentre i ministri della Giustizia e dell'Interno, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, riferiscono in Parlamento sul caso Almasri: è quello della presidente del Consiglio. Nel giorno in cui l'esecutivo è chiamato a spiegare alla Camera e al Senato i passaggi che hanno portato al fermo e poi alla liberazione del generale libico, ricercato dalla Corte Penale Internazionale per crimini contro l'umanità, il convitato di pietra è proprio lei, Giorgia Meloni. Pullulano di ministri e sottosegretari, i banchi del governo a Montecitorio e Palazzo Madama, quando il Guardasigilli e il titolare del Viminale affrontano l'Aula, respingendo l'accusa di aver propiziato la fuga di un aguzzino (a Montecitorio mancano i vice Antonio Tajani e Matteo Salvini, che poi sarà in aula nel pomeriggio al Senato). Il "pasticcio" semmai lo ha commesso la Corte Penale, formulando una richiesta di arresto piena di "incongruenze", la giustificazione fornita da Nordio, che rimarca: "Il ruolo del ministro non è quello di un passacarte". Almasri "non è mai stato un interlocutore del governo per vicende che attengono alla gestione e al contrasto del complesso fenomeno migratorio", puntualizza Piantedosi, sottolineando come l'intera vicenda - compreso il rimpatrio del libico a bordo di un volo di Stato - sia stata gestita dal governo con il solo scopo di tutelare la "sicurezza dello Stato e l'ordine pubblico".

La scelta della premier

Meloni ha scelto la linea del silenzio. In mattinata il capo del governo ha presieduto un vertice dedicato alle Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina al quale partecipano i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, i ministri Giancarlo Giorgetti e Andrea Abodi e l'amministratore delegato della Fondazione Milano-Cortina 2026, Andrea Varnier. L'incontro è servito a fare il punto sullo stato di avanzamento delle infrastrutture e sull'organizzazione dei Giochi. Nel pomeriggio, la premier ha ricevuto il presidente del Coni Giovanni Malagò e quello del Cio, Thomas Bach. Un'altra riunione, tenuta da Meloni (con la presenza di Nordio, tra gli altri), ha visto al centro il piano carceri: l'obiettivo a cui punta il governo è la realizzazione di 7.000 nuovi posti detentivi, "per migliorare le condizioni della pena in fase esecutiva e in genere delle strutture carcerarie".

Gli attacchi dell'opposizione

Ma è la gazzarra parlamentare sul caso Almasri a tenere banco. Meloni evita di mettere piede nella 'tana del lupo': una scelta che finisce per irritare ancora di più le opposizioni, che non si accontentano dell'informativa congiunta di Nordio e Piantedosi e continuano a pretendere un intervento della presidente del Consiglio in Parlamento. Alla Camera nemmeno i vicepremier si presentano, mentre al Senato si fa vedere Matteo Salvini. La premier - secondo quanto filtra da fonti di governo - non avrebbe nemmeno seguito il dibattito in diretta tv, ma al termine di una riunione con il suo staff avrebbe poi letto i titoli d'agenzia che riassumevano il contenuto dei principali interventi. Compresi i duri attacchi arrivati dai leader della minoranza. "Presidente del coniglio!" urla la segretaria del Pd Elly Schlein. "Se non è venuta a parlare qui, non si permetta di parlare davanti a qualche scendiletto, non tocchi più la questione, parli solo davanti al Tribunale dei ministri", l'affondo del leader pentastellato Giuseppe Conte. Nicola Fratoianni di Avs sventola in Aula la foto di una bambina torturata da Almasri e chiede a Nordio di esprimersi. "La seggiola vuota - dice il leader di Iv Matteo Renzi - è la cosa più intelligente che Meloni potesse fare oggi... Politicamente la Meloni non può più parlare. Ha perso faccia, onore e dignità. E' come l'Omino di burro di Pinocchio"; Carlo Calenda di Azione parla di "dignità dello Stato svilita" osservando però che "ogni governo ha avuto a che fare con i tagliagole".

La replica della maggioranza

Meloni incassa e lascia che siano i suoi a rispondere alle opposizioni colpo su colpo. E non mancano stilettate nei confronti di Francesco Lo Voi, il procuratore capo di Roma che ha messo sotto inchiesta per favoreggiamento e peculato la premier e il sottosegretario Alfredo Mantovano, oltre ai ministri Nordio e Piantedosi. Alla Camera è Giovanni Donzelli a prendere le parti del governo e della premier, accusando la Procura di condizionare "in maniera inaccettabile il dialogo tra Parlamento ed esecutivo" con la scelta di notificare l'informazione di garanzia il 28 gennaio, ovvero alla vigilia del giorno in cui era prevista inizialmente l'informativa del governo sul dossier Almasri, poi rinviata a oggi. Il messaggio che la leader di Fdi recapita al centrosinistra per bocca del responsabile organizzativo del suo partito è chiaro: "Faremo ciò che abbiamo promesso agli italiani per fermare l'immigrazione clandestina e anche per riformare la giustizia. Non ci faremo intimorire", scandisce Donzelli. Che poi tira in ballo il Pd, sollevando il caso del tesoriere campano dei dem arrestato con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione irregolare. Un tasto toccato dalla stessa Meloni nel suo ultimo post pubblicato su Facebook martedì.

Sul tema immigrazione oggi interviene per conto del governo anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, che risponde nel question time a un'interrogazione relativa al protocollo con l'Albania sui migranti: "Il progetto andrà avanti", assicura l'esponente di Fdi, e l'esecutivo "è al lavoro per mettere a punto soluzioni in grado di superare gli ostacoli sinora incontrati al fine di consentire la piena funzionalità dei centri realizzati". L'ultimo 'ostacolo' in ordine di tempo è la decisione della Corte di appello di Roma di non convalidare il trattenimento di 43 persone rinchiuse nel centro di Gjader. Nella maggioranza si parla da giorni di un provvedimento ad hoc per evitare che i giudici delle "sezioni immigrazione" passino alle Corti d'appello: una soluzione che però non viene considerata percorribile in ambienti governativi, perché - fanno notare fonti di Via Arenula - non farebbe altro che inasprire i già tesissimi rapporti tra potere esecutivo e toghe.

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Politica

Immunità parlamentare, Fondazione Einaudi: “Sì a...

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La provocazione del presidente Benedetto alla presentazione del Ddl: "La nostra Carta costituzionale è diventata a la carte - Si dia ragionevole attuazione a disposizioni costituzionali con stop a leggi liberticide - A Ostellari, è una crescita che da Lega ci sia approfondimento"

Immunità parlamentare, Fondazione Einaudi:

Un disegno di legge per il ripristino dell'articolo 68 della Costituzione e la reintroduzione dell'immunità parlamentare è stato presentato questa mattina dalla Fondazione Einaudi. "Il Ddl è già pronto per la firma dei parlamentari. Valuteremo se la raccolta sarà significativa ed a seconda dell'esito non escludiamo di procedere con una proposta di legge di iniziativa popolare", ha comunicato il presidente della Fondazione, Giuseppe Benedetto durante la conferenza stampa a Montecitorio alla presenza tra gli altri del segretario generale della Fondazione Andrea Cangini, del vice-presidente Davide Giacalone e del ricercatore Andrea Davola. "La nostra è una iniziativa di taglio squisitamente culturale ed è una battaglia antica della Fondazione Einaudi - ha precisato - Voi sapete che la legislatura dal 1992 al 1994 fu quella delle peggiori leggi liberticide. In cima a queste leggi liberticide c'è la riforma dell'articolo 68".

"Noi continuiamo a ripetere su questo e altro che siamo in linea con il motto più famoso del nostro eponimo: 'Prima conoscere, poi discutere, poi deliberare'. Invece ho l'impressione da ciò che leggo sui giornali che non si conosca la nostra Costituzione. La nostra Carta costituzionale è diventata 'a la carte', ognuno prende quello che vuole - denuncia Benedetto - Perché nella Carta c'è un articolo, il 96, che non ha modificato nulla rispetto all'autorizzazione a procedere per premier e ministri. I membri del governo quindi sono assolutamente coperti, come lo erano i parlamentari sino al 1993, da una autorizzazione a procedere che bisogna richiedere al Parlamento. E quindi, rispondendo con una provocazione a chi confonde la questione immunità parlamentare con il caso Almasri, diciamo: benissimo proponete l'abrogazione dell'articolo 96. Perché questa differenza fra parlamentare e ministro? Siete liberi di farlo ed avete l'autorità per farlo".

Il presidente della Fondazione Einaudi ricorda che "in quella decima legislatura è stato fatto strame dell'articolo 68: su 256 richieste di autorizzazioni a procedere ne sono state concesse solo 31. Bene e allora? Buttiamo il bambino con l'acqua sporca perché i parlamentari in quel momento hanno deciso di fare altro. Prima di arrendersi ai forconi, hanno cercato di coprire gli amici di partito i colleghi, concedendo il diniego alla autorizzazione a quasi tutte le richieste. Dice bene Cassese (nella prefazione a 'L'eutanasia della democrazia. Il colpo di mani pulite di Giuseppe benedetto - ndr): emerge l'errore del 1993, quello di modificare le disposizioni costituzionali invece di dare ad esse una ragionevole attuazione. Ed è quello che noi oggi riteniamo opportuno proprio in nome di quell'equilibrio dei poteri che ci sta a cuore".

Quindi rivolgendosi al leghista Andrea Ostellari, sottosegretario a Ministero della giustizia, conclude: "Il cappio di Leoni Orsenigo noi lo ricordiamo (quando il 16 marzo 1993 l'ex deputato leghista sventolò il cappio, simbolo della stagione di tangentopoli, in Parlamento - ndr); che oggi anche dalla Lega ci sia un approfondimento, credo sia una crescita culturale per tutti noi ed il nostro Paese". (di Roberta Lanzara)

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Politica

Roccaraso, Meritocrazia Italia: “Serve filtraggio...

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"Viene assecondato l’interesse malsano e morboso per il trash"

Roccaraso, Meritocrazia Italia:

"Fa e ha fatto rumore la notizia dell’occupazione massiva della località sciistica di Roccaraso. Con duecentoventi bus, in migliaia sono giunti da Napoli per un semplice richiamo partito da una influencer. Fin qui potrebbe apparire anche normale, almeno nelle dinamiche sociali alle quali abbiamo imparato ad abituarci, se non fosse che tv, stampa e opinionisti abbiano dedicato a questo evento una massima e certosina attenzione". Lo sottolinea il presidente di Meritocrazia Italia, Walter Mauriello, dopo il caso Roccaraso, tornando a chiedere "ancora interventi di filtraggio dei contenuti su social e media".

"Il fatto che l’appello di utenti che utilizzano i social senza apporto di creatività o pensiero, incapaci di contenuti di valore (e che, anzi, si fanno esempio poco virtuoso di successo e arricchimento senza sforzo) sia colto da così tante persone dà segno della deriva culturale di una società che sceglie modelli poco impegnativi da seguire e, facendo massa, non è in grado di aprire la mente a idee differenti e autonome - continua - Stupisce non poco, quindi, che anche note trasmissioni televisive, su reti nazionali pubbliche, scelgano di dare spazio e voce a personaggi discutibili ma che fanno audience e rumore, sottraendolo al confronto sui problemi veri e sfuggendo alla propria funzione di contribuire alla crescita culturale dei cittadini. Viene assecondato l’interesse malsano e morboso per il trash, perché ha definitiva priorità l’interesse a far cassa e vincere in ascolti e riscontri".

"Dinanzi a tale e tanto riscontro, è lecito chiedersi quale sia oggi la funzione della informazione, se raccontare eventi o sensibilizzare la conoscenza anche di best practice - sottolinea il presidente di Meritocrazia Italia - Non è un gioco a dovere aver visibilità, ma la necessità di non potenziare esclusivamente influencer a discapito dei cittadini che si adoperano per costruire un percorso culturale aggregativo, basato sui meriti e sull’equità sociale. Sarebbe fondamentale per la costruzione di una coscienza civica a vantaggio di tutti".

"Continuando a potenziare le ‘notizie senza notizia’ si corre il rischio di potenziare l’evento 'impalpabile' sacrificando quello 'utile'", aggiunge Meritocrazia Italia invocando "un ritorno alla consapevolezza informativa, che si fondi sull’etica e sulla legalità. Senza regole condivise e maggiore coscienza, il potere degli influencer di catalizzare l’attenzione può sfuggire, come già è, al controllo. E questo è e sarà sempre più pericoloso".

"Da sempre Meritocrazia chiede tra l’altro che sia promosso un uso più responsabile delle piattaforme di condivisione, per valorizzare i contenuti di qualità, senza penalizzare la creatività e l’autenticità - continua - Occorre, allo scopo, una immediata revisione delle linee guida dettate dall’Agcom. Serve un intervento mirato a filtrare i contenuti non soltanto illeciti ma anche soltanto diseducativi o inappropriati. Meritocrazia insiste per l’introduzione di un Testo unico per la regolazione dell’uso dei social e delle responsabilità nella gestione delle piattaforme".

"Si preveda, non ultimo, un programma più adeguato di offerta dei contenuti da parte di tutti i mezzi di comunicazione affinché siano traghettati i valori che meritano di essere ripristinati - conclude il presidente di Meritocrazia Italia - La più attenta informazione è alla base di una florida platea democratica".

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