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Rottamazione cartelle, non si arresta il pressing della Lega: ma è stallo in Senato
Per la mancanza dei pareri del Mef
![Rottamazione cartelle, non si arresta il pressing della Lega: ma è stallo in Senato](https://www.adnkronos.com/resources/0296-1cfe2f4a9553-fa651c368bae-1000/format/big/fisco_e_crisi_economica._cartella_esattoriale_di_equitalia.jpeg)
Non si arresta il pressing della Lega per una nuova rottamazione, mentre è stallo in commissione Affari costituzionali al Senato sul decreto Milleproroghe che contiene anche le modifiche per un'estensione della definizione agevolata p er la mancanza dei pareri del Mef.
I tecnici della Ragioneria sono infatti chiamati a fare le dovute verifiche per assicurare la sostenibilità delle misure proposte, tra le quali l'emendamento per estendere la rottamazione alle cartelle al 31 dicembre 2023, dall'attuale 30 giugno 2022, con pagamento in 18 rate. Ma dal Carroccio continua il pressing anche per una rottamazione più ampia per rateizzare i debiti con il fisco in 120 rate, dunque in 10 anni, anche ricorrendo ad un ddl ad hoc. Al momento in commissione al Senato è tutto fermo, in attesa dei pareri del Mef, con il rischio di mandare il testo in Aula a Palazzo Madama al più tardi entro giovedì senza il mandato al relatore. Il tutto in una corsa contro il tempo perché il cosiddetto 'Milleproroghe', il consueto decreto che vara il governo a dicembre per estendere una miscellanea di scadenze estremamente diversificate, va approvato entro il 25 febbraio.
"Siamo in una situazione che ci mette in difficoltà, perché si tratta di un decreto legge che deve andare in Aula al più tardi il 13 febbraio ma prima la commissione dovrà votare i 300 emendamenti segnalati", ha sottolineato il presidente della commissione Affari costituzionali al Senato Alberto Balboni (Fdi) prevedendo comunque il ricorso alla fiducia. Se il dl dovessere approdare in plenaria senza il mandato al relatore "qualcuno dovrà assumersene la responsabilità", ha poi aggiunto.
Intanto, la Lega torna sulla proposta di una rottamazione decennale e ipotizza un ddl ad hoc. “La rottamazione delle cartelle esattoriali non può aspettare. Necessario un piano decennale per permettere ai contribuenti di risolvere il contenzioso in 120 rate mensili senza ulteriori sanzioni. La Lega ha presentato mesi fa alla Camera una proposta di legge su iniziativa del collega Alberto Gusmeroli e faremo lo stesso anche in Senato, con un ddl a prima firma Romeo", ha annunciato in una nota Claudio Borghi Aquilini, capogruppo in commissione Bilancio al Senato. "È chiaro - sottolinea- che non si tratta di aiutare pericolosi delinquenti ma di ripristinare il buonsenso, alla luce di un sistema fiscale che per troppi anni ha fatto lievitare sanzioni e debiti a danno di famiglie e imprese”.
Anche ieri intanto è intervenuto sul tema il vice ministro all'Economia Maurizio Leo, spiegando che il vero problema sono i 1.275 miliardi di magazzino della riscossione e invocando "un'operazione verità" per capire esattamente quanti di questi carichi siano 'persi' e possano essere gestiti in modo differente e quanti possono essere recuperati con eventuali rottamazioni. Qualora poi emergesse un gettito strutturale, dovuto ad un ampliamento della base imponibile, la priorità del governo sarebbe quella di tagliare le tasse alla fascia di reddito tra i 28mila e i 50mila euro e se possibile fino a 60 mila. Al momento Leo può contare sugli 1,6 miliardi del concordato preventivo biennale che si è chiuso a dicembre scorso a cui andrebbero aggiunti gli incassi del ravvedimento speciale che scade il 31 marzo prossimo e possibilmente un flusso aggiuntivo di gettito in arrivo dall'incremento di posti di lavoro stabili.
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Economia
Unicredit-Banco Bpm e Mps-Mediobanca, l’obiettivo è...
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C'è, secondo quanto è in grado di ricostruire l'Adnkronos accostando diverse fonti autorevoli, un disegno che tiene insieme finanza e politica e che punta a un doppio via libera
![Ministero dell'Economia](https://www.adnkronos.com/resources/0296-1cfe55c21aee-e2c549cb5210-1000/format/big/ministero_economia_ftg.jpeg)
Le offerte di Unicredit su Banco Bpm e di Mps su Mediobanca, che si intrecciano con l'operazione Commerzbank sempre della banca guidata da Andrea Orcel e con quelle di Generali su Natixis e di Banco Bpm su Anima sono tasselli di un complicato intreccio, scandito da notizie, indiscrezioni e 'manovre' finanziarie in continuo aggiornamento. La percezione diffusa è che si sia entrati in un risiko infinito, con azioni e reazioni a catena. C'è però, secondo quanto è in grado di ricostruire l'Adnkronos accostando diverse fonti autorevoli, un disegno che tiene insieme finanza e politica e che punta a semplificare il quadro con una scadenza relativamente vicina: tre mesi.
L'indicazione è tutt'altro che casuale, considerato che l'8 maggio è in agenda l'assemblea per il rinnovo del cda di Generali. E' una data entro la quale è ragionevole pensare che le due offerte principali, Unicredit-Bpm e Mps-Mediobanca, possano aver trovato la loro definizione. Non da un punto di vista tecnico, perché i tempi sono ovviamente più lunghi, ma almeno da un punto di vista politico, inteso in senso più ampio come 'disco verde' da parte del sistema. L'incognita principale resta, per definizione, il mercato.
Ci sono diversi elementi a legare tra loro le due operazioni. Uno, più degli altri, può contribuire a imprimere un'accelerazione su entrambi i fronti. E' il doppio ruolo del Mef, e quindi per estensione del governo, che su un tavolo, quello che porta da Siena a Piazzetta Cuccia, è azionista e sull'altro tavolo è un arbitro, perché è già iniziato il conto alla rovescia per il via libera, entro 45 giorni dalla richiesta inoltrata, da parte di Palazzo Chigi a Unicredit, ai sensi del golden power, per l'operazone su Banco Bpm.
Nello stesso tempo, va considerato l'equilibrio tra gli interessi in campo. Sono dichiarati quelli del governo, che vuole un terzo polo bancario forte. Sono chiari quelli di azionisti di peso come Caltagirone e Delfin, che sono presenti in Mps e Mediobanca e ambiscono a incidere in maniera diversa rispetto a quanto sono riusciti a fare finora in Generali. Sono altrettanto 'leggibili', perché più volte puntualizzati e ribaditi al mercato, gli obiettivi di Unicredit. Il Ceo Andrea Orcel vuole chiudere l'operazione italiana e giocarsi fino in fondo la partita in Germania.
L'acquisto da parte della banca di Piazza Gae Aulenti di quote in Generali, il 4,1% più uno 0,6% per conto di clienti e potrebbe esserci una ulteriore quota potenziale in strumenti derivati, è l'altro elemento chiave nel ragionamento che porta a sostenere che si possa arrivare entro tre mesi ad avere un quadro molto più delineato rispetto a oggi.
L'investimento è stato definito finanziario e non strategico. In termini tecnici questa puntualizzazione serve ad assicurare che non è intenzione di Unicredit scalare Generali. Ma in termini sostanziali quel pacchetto di azioni ha sicuramente un valore strategico. Nel senso che pesa e che sarà fatto pesare a sostegno degli interessi della banca. Come? Qui si entra inevitabilmente nel campo delle supposizioni, perché si sconfina nel processo alle intenzioni. Stando alla fotografia della situazione attuale, Orcel potrà decidere di usare il peso che ha acquisito in Generali per sostenere Mediobanca e l'attuale management o, al contrario, per aggiungere sostanza al fronte opposto di Caltagirone e Delfin. Ma, e questa è l'indicazione che prevale accostando le fonti interpellate dall'Adnkronos, l'8 maggio il quadro potrebbe essere già diverso con la partita per le Generali profondamente cambiata dall'evoluzione delle due offerte in corso. (Di Fabio Insenga)
Economia
Caliber, IA per analisi stakeholder in Italia su gestione...
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Questa espansione segna una nuova era per la gestione del brand e della reputazione in Italia
![Caliber, IA per analisi stakeholder in Italia su gestione del brand e della reputazione](https://www.adnkronos.com/resources/0296-1cfe5a57d9b4-9e54e2abe1c2-1000/format/big/image001.png)
Caliber, leader globale nelle analisi delle percezioni degli stakeholder, sta rivoluzionando il modo in cui il brand e la reputazione aziendale viene misurata in Italia. Con l'introduzione della sua potente tecnologia di monitoraggio in tempo reale, Caliber offre alle organizzazioni una comprensione senza precedenti delle percezioni degli stakeholder, consentendo loro di costruire fiducia, rafforzare la reputazione del marchio e prendere decisioni basate sui dati con maggiore sicurezza. Questa espansione segna una nuova era per la gestione del brand e della reputazione in Italia, dotando le aziende innovative degli strumenti necessari per rimanere al passo in un contesto aziendale sempre più basato sulla fiducia.
"Comprendere la percezione degli stakeholder è cruciale. Non basta fare le cose bene; è essenziale valutare se abbiamo avuto un impatto sull'intero ecosistema degli stakeholder. Questa visione è ciò che ci guida. Il futuro dell'intelligenza applicata all’analisi degli stakeholder e quello che oggi portiamo in Italia”, ha dichiarato Alessandro Detto, senior vice president growth Med. Per celebrare questo traguardo, Caliber ha lanciato il primo Trust & like score (Tls) ranking per i marchi dell’indice IT40 in Italia, evidenziando come le principali aziende italiane sono percepite dal pubblico.
"Entrare nel mercato italiano rappresenta un importante traguardo per Caliber, poiché continuiamo la nostra missione di costruire fiducia nel mondo aziendale attraverso lo sviluppo dell'intelligenza applicata all’analisi degli stakeholder, più rapida e più attuabile. Il vivace panorama imprenditoriale italiano, patria di brand globali come Ferrari, Armani, Ferrero, e tanti altri è perfetto per le nostre soluzioni. Siamo entusiasti di avere Alessandro Detto nel team, la cui conoscenza del mercato e competenza saranno fondamentali per il nostro successo. Non vediamo l'ora di aiutare le aziende italiane a navigare l'attuale scenario comunicativo basato sui dati con maggiore chiarezza, fiducia e impatto, ha aggiunto Shahar Silbershatz, ceo e fondatore di Caliber.
Economia
Fisco, Osnato: “Taglio Irpef in qualche settimana,...
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Riguarda i redditi fino a 60mila euro. Il responsabile economico di Fratelli d'Italia: "Saneremo molto prima i mancati 100 euro al mese per i redditi tra 8 e 9mila euro all'anno"
![Banconote - (Fotogramma)](https://www.adnkronos.com/resources/0293-1c617f25afb7-02851612c8f3-1000/format/big/soldi_euro_fg.jpeg)
Il taglio dell'Irpef al ceto medio "ritengo che si possa fare nel giro di qualche settimana, poi vedremo lo strumento (se sarà un decreto o altro) ma è una questione tecnica, l'importante è dare un segnale di riduzione della pressione fiscale anche al ceto medio. Diciamo che mi auguro che nell'uovo di Pasqua (quest'anno cade domenica 20 aprile, ndr) ci sia questa sorpresa". Così Marco Osnato, responsabile economico di Fratelli d'Italia e presidente della commissione Finanze della Camera, intervistato da Affaritaliani.it sul taglio dell'aliquota Irpef per il ceto medio.
Taglio Irpef per redditi fino a 60mila euro
Sulla platea eventualmente interessata "credo quindi che si possa arrivare fino a 60mila euro", afferma aggiungendo inoltre che "saneremo molto prima, invece, i mancati 100 euro al mese per i redditi tra 8 e 9mila euro all'anno. Questo lo faremo subito", conclude.
Sul taglio dell'aliquota Irpef dal 35 al 33% Osnato ha rilevato che "il viceministro Leo è stato il primo a parlare di questo provvedimento e che sarebbe stato fatto non appena ci sarebbero state le risorse. Quindi non c'è alcuna svolta da parte sua, anzi la conferma della sua battaglia", afferma. "Grazie alla riforma fiscale e agli introiti derivanti dalla lotta all'evasione fiscale, e ai maggiori introiti resi strutturali derivanti da un rientro contributivo dovuto al crescente livello occupazionale, questa operazione a favore del ceto medio è realizzabile. Non voglio certo polemizzare con gli alleati e giustamente Forza Italia in particolare ha sempre spinto su questo tema, ma il primo a parlarne va sottolineato è stato proprio Leo fin dai tempi della discussione sulla delega fiscale", conclude Osnato.