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Spionaggio giornalisti e attivisti, si muove anche il Copasir
A quanto apprende l'Adnkronos il Comitato si sta già occupando del caso e continuerà a farlo
![Spionaggio giornalisti e attivisti, si muove anche il Copasir](https://www.adnkronos.com/resources/0296-1cfde737c5d2-2ee9464d4fa6-1000/format/big/copasir.jpeg)
Sul caso delle presunte attività di spionaggio che avrebbero riguardato operatori dell'informazione si è mosso anche il Copasir. A quanto apprende l'Adnkronos il Comitato si sta già occupando del caso e continuerà a farlo.
Intanto sulla vicenda l'opposizione ha chiesto un'informativa urgente al governo e sono state presentate alcune interrogazioni. Ieri Palazzo Chigi è intervenuto con una nota sottolineando che "trattandosi di una questione che il governo considera di particolare gravità, è stata attivata l'Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, che dipende dalla Presidenza del Consiglio. Acn ha interloquito con lo studio legale Advant, incaricato dalla società WhatsApp Ireland Limited: emerge che le utenze italiane interessate finora appaiono essere sette. Non è stata comunicata ad Acn l'identità dei titolari di tali utenze, che sono stati informati direttamente dalla stessa società, a tutela della loro privacy".
"Dalla medesima interlocuzione si ricava che le utenze fino ad ora coinvolte appartengono a numeri con prefissi telefonici riconducibili, oltre all'Italia, ai seguenti Paesi: Belgio, Grecia, Lettonia, Lituania, Austria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Svezia - ha sottolineato il governo - WhatsApp Ireland Limited è la società di Meta che opera nel mercato europeo, il che spiega perché le informazioni emerse riguardino esclusivamente Paesi dell'Unione Europea". Palazzo Chigi, in merito a notizie di stampa, ha anche escluso che i giornalisti "siano stati sottoposti a controllo da parte dell'intelligence" e inoltre la Presidenza del Consiglio ha dato la sua disponibilità "a riferire all'organismo parlamentare preposto al controllo dell’attività dei servizi (Copasir)".
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Politica
Biancofiore ‘brucia’ tutti: il suo carlino...
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La senatrice trentina negli uffici con il cane, via libera con il nuovo regolamento di Palazzo Madama
![Biancofiore 'brucia' tutti: il suo carlino Puggy è il primo cane in Senato](https://www.adnkronos.com/resources/0296-1cfe44fd4b5f-ebfed9e1a8c2-1000/format/big/puggy_1.png)
Batte tutti sul tempo la senatrice Michaela Biancofiore. Il suo Puggy, l'inseparabile carlino della politica bolzanina, è stato già avvistato negli uffici di Palazzo Madama, nei giorni scorsi, dopo l'approvazione del regolamento 'animalista' del 29 gennaio, per 'l'accesso in via sperimentale di animali d'affezione agli uffici del Senato della Repubblica'. "Sì - conferma soddisfatta proprio Biancofiore, raggiunta dall'AdnKronos - ho portato già per un paio di giorni il mio cane in ufficio". Dell'evento, a quanto pare, almeno per ora non circola alcuna foto, per quella che per il Senato è una prima in assoluto. "Tornerò nei prossimi giorni con il mio cagnolino", assicura la senatrice centrista, quando ad attenderla ci saranno - c'è da scommetterlo - cronisti e fotografi, oramai allertati.
A quanto si apprende il via libera per il suo carlino è arrivato grazie a una deroga al regolamento, non ancora del tutto operativo. Il suo amato quattrozampe è stato il primo animale a varcare il portone laterale di Palazzo Madama, almeno tra i cani di proprietà di un senatore, visto che ce n'è un altro in servizio, che da anni 'affianca' un centralinista non vedente. Tornando al nuovo regolamento del Senato, nei prossimi giorni, viene spiegato, verrà raccolta tutta la documentazione richiesta, davvero puntigliosa e con numerose prescrizioni, per poter far entrare gli altri cagnolini dei senatori e dei dipendenti del Senato che ne faranno richiesta. (di Francesco Saita)
Politica
Addio ad Tortorella, lo storico dirigente del Pci aveva 98...
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"Profondo cordoglio" della leader Pd Schlein per "il partigiano Alessio, fine intellettuale, protagonista della storia italiana"
![Aldo Tortorella - Ipa](https://www.adnkronos.com/resources/0296-1cfe084ec90b-1ead82a39698-1000/format/big/ald_tortorella_morto_98_anni_ipa_ftg.jpeg)
È morto Aldo Tortorella, storico dirigente del Pci e giornalista. Si è spento nella notte all'età di 98 anni.
Le reazioni
"Un grande comunista italiano, combattente instancabile per la giustizia e la libertà in Italia e nel mondo. Mi inchino alla sua memoria", così Goffredo Bettini, dirigente nazionale del Pd, si esprime sulla scomparsa di Tortorella. Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale Anpi, lo ha ricordato così: "Con infinito dolore annuncio la scomparsa del carissimo Aldo Tortorella, il partigiano Alessio, parlamentare, intellettuale di straordinaria levatura, un punto di riferimento per tutta l’Anpi e per tutte le antifasciste e gli antifascisti. Un compagno".
Anche Elly Schlein, segretaria del Pd, ha espresso "il più profondo cordoglio per la scomparsa di Aldo Tortorella, il partigiano Alessio, fine intellettuale, protagonista della storia italiana". "Partecipò giovanissimo alla Resistenza, - ha dichiarato - i fascisti lo catturarono ma lui riuscì a fuggire e non smise mai di difendere i valori della libertà e della democrazia. Resta questo, anche per tutte e tutti noi, il suo lascito più grande".
Nicola Fratoianni di Avs su Facebook ha scritto: "Partigiano, antifascista, giornalista e dirigente comunista. Fondatore e presidente dell’associazione per il rinnovamento della sinistra. Aveva quasi 100 anni Aldo. Ho avuto la fortuna di conoscerlo e di chiacchierare qualche volta con lui. Se ne va una personalità di primissimo piano della sinistra italiana. Tortorella è stata una di quelle persone che non hanno mai smesso di occuparsi con passione e tenacia delle cose del mondo, dalla parte della giustizia sociale, della pace del lavoro. Ricordo la sua ironia sempre tagliente e fulminante. Un abbraccio ai suoi familiari e a chi gli ha voluto bene. Ci mancherà".
Politica
Almasri, governo all’attacco: scontro con...
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I banchi del governo erano pieni ieri per l'informativa Nordio-Piantedosi. Mancava la presidente del Consiglio
![La presidente del Consiglio Giorgia Meloni (Fotogramma)](https://www.adnkronos.com/resources/0296-1cfcefd99fb8-197e03f1c84d-1000/format/big/meloni_microfoni_ok_fg.jpeg)
In alto lassù c'è uno scranno vuoto, mentre i ministri della Giustizia e dell'Interno, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, riferiscono in Parlamento sul caso Almasri: è quello della presidente del Consiglio. Nel giorno in cui l'esecutivo è chiamato a spiegare alla Camera e al Senato i passaggi che hanno portato al fermo e poi alla liberazione del generale libico, ricercato dalla Corte Penale Internazionale per crimini contro l'umanità, il convitato di pietra è proprio lei, Giorgia Meloni. Pullulano di ministri e sottosegretari, i banchi del governo a Montecitorio e Palazzo Madama, quando il Guardasigilli e il titolare del Viminale affrontano l'Aula, respingendo l'accusa di aver propiziato la fuga di un aguzzino (a Montecitorio mancano i vice Antonio Tajani e Matteo Salvini, che poi sarà in aula nel pomeriggio al Senato). Il "pasticcio" semmai lo ha commesso la Corte Penale, formulando una richiesta di arresto piena di "incongruenze", la giustificazione fornita da Nordio, che rimarca: "Il ruolo del ministro non è quello di un passacarte". Almasri "non è mai stato un interlocutore del governo per vicende che attengono alla gestione e al contrasto del complesso fenomeno migratorio", puntualizza Piantedosi, sottolineando come l'intera vicenda - compreso il rimpatrio del libico a bordo di un volo di Stato - sia stata gestita dal governo con il solo scopo di tutelare la "sicurezza dello Stato e l'ordine pubblico".
La scelta della premier
Meloni ha scelto la linea del silenzio. In mattinata il capo del governo ha presieduto un vertice dedicato alle Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina al quale partecipano i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, i ministri Giancarlo Giorgetti e Andrea Abodi e l'amministratore delegato della Fondazione Milano-Cortina 2026, Andrea Varnier. L'incontro è servito a fare il punto sullo stato di avanzamento delle infrastrutture e sull'organizzazione dei Giochi. Nel pomeriggio, la premier ha ricevuto il presidente del Coni Giovanni Malagò e quello del Cio, Thomas Bach. Un'altra riunione, tenuta da Meloni (con la presenza di Nordio, tra gli altri), ha visto al centro il piano carceri: l'obiettivo a cui punta il governo è la realizzazione di 7.000 nuovi posti detentivi, "per migliorare le condizioni della pena in fase esecutiva e in genere delle strutture carcerarie".
Gli attacchi dell'opposizione
Ma è la gazzarra parlamentare sul caso Almasri a tenere banco. Meloni evita di mettere piede nella 'tana del lupo': una scelta che finisce per irritare ancora di più le opposizioni, che non si accontentano dell'informativa congiunta di Nordio e Piantedosi e continuano a pretendere un intervento della presidente del Consiglio in Parlamento. Alla Camera nemmeno i vicepremier si presentano, mentre al Senato si fa vedere Matteo Salvini. La premier - secondo quanto filtra da fonti di governo - non avrebbe nemmeno seguito il dibattito in diretta tv, ma al termine di una riunione con il suo staff avrebbe poi letto i titoli d'agenzia che riassumevano il contenuto dei principali interventi. Compresi i duri attacchi arrivati dai leader della minoranza. "Presidente del coniglio!" urla la segretaria del Pd Elly Schlein. "Se non è venuta a parlare qui, non si permetta di parlare davanti a qualche scendiletto, non tocchi più la questione, parli solo davanti al Tribunale dei ministri", l'affondo del leader pentastellato Giuseppe Conte. Nicola Fratoianni di Avs sventola in Aula la foto di una bambina torturata da Almasri e chiede a Nordio di esprimersi. "La seggiola vuota - dice il leader di Iv Matteo Renzi - è la cosa più intelligente che Meloni potesse fare oggi... Politicamente la Meloni non può più parlare. Ha perso faccia, onore e dignità. E' come l'Omino di burro di Pinocchio"; Carlo Calenda di Azione parla di "dignità dello Stato svilita" osservando però che "ogni governo ha avuto a che fare con i tagliagole".
La replica della maggioranza
Meloni incassa e lascia che siano i suoi a rispondere alle opposizioni colpo su colpo. E non mancano stilettate nei confronti di Francesco Lo Voi, il procuratore capo di Roma che ha messo sotto inchiesta per favoreggiamento e peculato la premier e il sottosegretario Alfredo Mantovano, oltre ai ministri Nordio e Piantedosi. Alla Camera è Giovanni Donzelli a prendere le parti del governo e della premier, accusando la Procura di condizionare "in maniera inaccettabile il dialogo tra Parlamento ed esecutivo" con la scelta di notificare l'informazione di garanzia il 28 gennaio, ovvero alla vigilia del giorno in cui era prevista inizialmente l'informativa del governo sul dossier Almasri, poi rinviata a oggi. Il messaggio che la leader di Fdi recapita al centrosinistra per bocca del responsabile organizzativo del suo partito è chiaro: "Faremo ciò che abbiamo promesso agli italiani per fermare l'immigrazione clandestina e anche per riformare la giustizia. Non ci faremo intimorire", scandisce Donzelli. Che poi tira in ballo il Pd, sollevando il caso del tesoriere campano dei dem arrestato con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione irregolare. Un tasto toccato dalla stessa Meloni nel suo ultimo post pubblicato su Facebook martedì.
Sul tema immigrazione oggi interviene per conto del governo anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, che risponde nel question time a un'interrogazione relativa al protocollo con l'Albania sui migranti: "Il progetto andrà avanti", assicura l'esponente di Fdi, e l'esecutivo "è al lavoro per mettere a punto soluzioni in grado di superare gli ostacoli sinora incontrati al fine di consentire la piena funzionalità dei centri realizzati". L'ultimo 'ostacolo' in ordine di tempo è la decisione della Corte di appello di Roma di non convalidare il trattenimento di 43 persone rinchiuse nel centro di Gjader. Nella maggioranza si parla da giorni di un provvedimento ad hoc per evitare che i giudici delle "sezioni immigrazione" passino alle Corti d'appello: una soluzione che però non viene considerata percorribile in ambienti governativi, perché - fanno notare fonti di Via Arenula - non farebbe altro che inasprire i già tesissimi rapporti tra potere esecutivo e toghe.