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Trump, ordine esecutivo per sanzioni alla Corte penale internazionale: “Ci prende di mira”
L’ordine includerà sia sanzioni finanziarie che restrizioni sui visti contro non specificati funzionari della Cpi e i loro familiari che hanno collaborato alle indagini su cittadini o alleati statunitensi
Il presidente americano Donald Trump firmerà a breve un ordine esecutivo per sanzionare la Corte penale internazionale (Cpi), accusata di prendere di mira impropriamente gli Stati Uniti e Israele. Lo ha reso noto Nbc News, che ha preso visione di una scheda informativa relativa all'ordine. L’ordine includerà sia sanzioni finanziarie che restrizioni sui visti contro non specificati funzionari della Cpi e i loro familiari che hanno collaborato alle indagini su cittadini o alleati statunitensi.
Lo scorso novembre, la Cpi aveva emesso mandati di arresto contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il suo ministro della Difesa e diversi leader di Hamas. L’ordine dell’amministrazione Trump afferma che tale decisione ha creato una “vergognosa equivalenza morale”. La stessa Corte aveva emesso l'anno scorso un mandato di arresto contro il presidente russo Vladimir Putin per la guerra in Ucraina.
Esteri
“Re Carlo e Camilla ad aprile a Roma, in Vaticano e a...
L'annuncio di Buckingham Palace
Re Carlo e Camilla in Italia ad aprile per celebrare il Giubileo e le forti relazioni bilaterali che uniscono Italia e Regno Unito. Lo ha annunciato Buckingham Palace con un comunicato: "Le Loro Maestà il Re e la Regina si recheranno in visita di Stato presso la Santa Sede e la Repubblica italiana all'inizio di aprile. Durante la visita di Stato delle Loro Maestà alla Santa Sede, il Re e la Regina si uniranno a Sua Santità Papa Francesco per celebrare l'Anno Giubilare 2025. Tradizionalmente indetto ogni 25 anni, il Giubileo è un anno speciale per la Chiesa cattolica, un anno in cui si cammina insieme come "pellegrini della speranza".
"Durante la visita di Stato delle Loro Maestà nella Repubblica italiana, il Re e la Regina avranno impegni a Roma e a Ravenna, per celebrare le forti relazioni bilaterali tra Italia e Regno Unito - continua il comunicato -. Ulteriori dettagli sui programmi nella Santa Sede e nella Repubblica d'Italia saranno resi noti a tempo debito".
In qualità di Principe di Galles, Carlo era già stato alla Santa Sede in cinque occasioni, tra cui aprile 2005 per i funerali di Papa Giovanni Paolo II e l'ultima volta a ottobre 2019 per la canonizzazione del Cardinale John Henry Newman. Camilla lo aveva accompagnato in due di queste, nel 2009 e nel 2017. Ben più frequenti le visite in Italia, tanto che quella del prossimo aprile sarà la 17esima visita di Carlo nel Bel Paese, a esattamente 40 anni dalla prima (1984). L'ultima volta nel nostro Paese era stata a ottobre 2021 per il vertice del G20 a Roma.
La Regina Elisabetta II aveva visitato la Santa Sede e la Repubblica Italiana quattro volte, ogni volta accompagnata dal Principe Filippo, Duca di Edimburgo. Tra queste, nell'ottobre 2000, in occasione del Grande Giubileo.
Esteri
Panama, presidente Mulino: “Ci ritiriamo dalla Via...
A meno di una settimana dalla visita del segretario di Stato americano Marco Rubio
Panama si ritira dalla Via della Seta. Dopo aver smentito che il suo Paese garantirà il passaggio gratis delle navi governative americane attraverso il Canale, il presidente panamense Raul Mulino ha però annunciato il ritiro dall'iniziativa cinese. A meno di una settimana dalla visita del segretario di Stato americano Marco Rubio, che ha scelto Panama come sua prima tappa all'estero, Mulino ha fatto sapere che l'ambasciata a Pechino "ha presentato il documento per annunciare l'uscita dall'accordo con 90 giorni di anticipo".
Il presidente aveva in effetti anticipato l'intenzione di non rinnovare il memorandum con la Cina. Nelle scorse settimane, il presidente americano Donald Trump ha minacciato di prendere anche 'con la forza' il Canale, con la motivazione che i due porti d'ingresso del Canale sono gestiti da una società cinese.
Esteri
Gaza, Netanyahu loda Trump. Verso piano per...
Il premier israeliano dopo le parole del presidente Usa: "Un'idea eccellente, penso creerà un futuro diverso per tutti". Ministro Difesa Katz ordina a esercito piano far per uscire gli abitanti dall'enclave palestinese. Dissenso dal mondo arabo
Il piano di Donald Trump per una "Gaza riviera del Medio Oriente" continua a far discutere. Tutto il mondo arabo ha manifestato il suo dissenso, ma per il premier israeliano, Benjamin Netanyahu si tratta di "un'idea eccellente" che andrebbe "valutata, perseguita e realizzata". "Penso creerà un futuro diverso per tutti", ha detto Netanyahu in un'intervista a Fox News. "Cosa c'è di sbagliato nell'idea di consentire di andarsene agli abitanti di Gaza che vogliono farlo? - ha affermato - Possono andarsene, e poi tornare, possono trasferirsi e tornare, ma Gaza va ricostruita".
Dal canto suo il ministro israeliano della Difesa, Israel Katz, ha reso noto di aver ordinato alle forze israeliane (Idf) di mettere a punto un piano per far uscire gli abitanti della Striscia di Gaza dall'enclave palestinese. "Ho dato istruzioni (ai militari israeliani) affinché venga preparato un piano che consenta a ogni abitante di Gaza che lo desidera di farlo per andare in qualsiasi Paese sia disposto all'accoglienza - ha detto Katz - Il piano prevederà opzioni per l'uscita tramite i valichi e anche disposizioni speciali per le partenze via mare e in aereo".
Katz ha affermato che il piano di Trump "richiederà molti anni", durante i quali i palestinesi saranno integrati "nei paesi ospitanti, facilitando al contempo gli sforzi di ricostruzione a lungo termine in una Gaza smilitarizzata e libera da minacce in un'era post-Hamas".
Quando gli è stato chiesto chi accoglierà i palestinesi Katz ha detto che dovrebbero essere i paesi che si sono opposti alle operazioni militari di Israele a Gaza. "Paesi come Spagna, Irlanda, Norvegia e altri, che hanno mosso accuse e false affermazioni contro Israele per le sue azioni a Gaza, sono obbligati per legge a consentire a qualsiasi residente di Gaza di entrare nei loro territori", ha detto.
"Se si rifiuteranno di accettare i palestinesi, verrà smascherata la loro ipocrisia", ha aggiunto in una dichiarazione diffusa dal suo ufficio. Irlanda, Norvegia e Spagna hanno formalizzato lo scorso anno il riconoscimento dello Stato di Palestina. Sul Canada, Katz ha affermato che in passato ha espresso "il desiderio di assorbire gli abitanti di Gaza".
Per Katz, che ha giudicato "coraggiosa" l'idea di Trump, gli abitanti di Gaza sono "ostaggi" di Hamas. "Prima venivano usati come scudi umani - ha affermato - Hamas ha costruito un'infrastruttura per perpetrare il terrorismo e l'ha collocata nel cuore dei centri urbani. Ora estorce denaro agli abitanti di Gaza e impedisce loro di andar via dalla Striscia".
Iran: "Attacco senza precedenti a diritto internazionale"
L'Iran respinge e condanna categoricamente le parole del presidente degli Stati Uniti. "Il piano di sgombero di Gaza e trasferimento forzato dei palestinesi è un'estensione del programma" di Israele "per spazzare via la Nazione palestinese", ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Esmaeil Baghaei, in dichiarazioni rilanciate stamani dai media iraniani.
Per la Repubblica Islamica, si tratta di un "attacco senza precedenti ai principi fondamentali del diritto internazionale e alla Carta delle Nazioni Unite". Il portavoce ha sollecitato la comunità internazionale affinché sostenga il "diritto dei palestinesi all'autodeterminazione e a liberarsi dall'occupazione".
Dissenso mondo arabo
"Una violazione del diritto internazionale" e "una ricetta per l'instabilità", afferma la Lega Araba che, pur dicendosi "fiduciosa nella volontà degli Stati Uniti e del suo presidente di raggiungere una pace giusta nella regione", ha sottolineato che la proposta invita "allo sfollamento dei palestinesi, che è respinto sia dagli arabi che a livello internazionale". L'organizzazione con sede al Cairo, che conta 22 Paesi membri, ha quindi nuovamente chiesto l'attuazione di una soluzione a due Stati, con "la Cisgiordania occupata e la Striscia di Gaza che insieme costituiscono il territorio del futuro Stato palestinese".
Hamas parla di dichiarazioni "razziste" e "allineate" sulle posizioni dell'estrema destra israeliana: "La posizione razzista americana si allinea con quella dell'estrema destra israeliana nel trasferimento del nostro popolo e l'eliminazione della nostra causa", ha dichiarato Abdel Latif al-Qanou, portavoce di Hamas.
Contro il piano anche il leader palestinese Mahmud Abbas: "Abbas e la dirigenza palestinese manifestano il loro rifiuto categorico di fronte alle richieste di esproprio della Striscia di Gaza ed espulsione dei palestinesi, allontanati dalla loro patria", riporta l'agenzia palestinese Wafa. "Non permetteremo vengano attaccati i diritti del nostro popolo, per i quali abbiamo lottato per decenni e fatto grandi sacrifici", si legge in una dichiarazione rilanciata dalla Wafa, che denuncia "una violazione grave del diritto internazionale". "Pace e stabilità nella regione non sono possibili senza la creazione di uno stato palestinese, con Gerusalemme come capitale, secondo la soluzione dei due stati", insiste la dirigenza palestinese.
Per l'Egitto c'è la necessità di ricostruire rapidamente la Striscia di Gaza senza trasferire i palestinesi che ci abitano, come invece vorrebbe Trump, ha dichiarato il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty incontrando il primo ministro dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) Mohammed Mustafa al Cairo. Abdelatty e Mustafa hanno condiviso "l'importanza di procedere con progetti di ricostruzione tempestiva a un ritmo accelerato, senza che i palestinesi abbandonino la Striscia di Gaza, con il loro impegno nei confronti della loro terra e il rifiuto di abbandonarla", ha affermato il ministero degli Esteri egiziano. Abdelatty ha inoltre chiesto all'Autorità palestinese di governare la Striscia di Gaza, che “assuma i suoi compiti nella Striscia di Gaza come parte dei Territori Palestinesi Occupati”, si legge in un comunicato del ministero degli Esteri.
"Inaccettabile", risponde il capo della diplomazia turca, Hakan Fidan. "L'espulsione è un fatto che non possiamo accettare, che la regione non può accettare - ha affermato in dichiarazioni all'agenzia turca Anadolu - E' sbagliato parlarne".