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L’ex ministra per le pari opportunità Bonetti: “Purtroppo solo una giudice costituzionale donna”
"Sarà una notizia quando le vedremo prevalere"
![L'ex ministra per le pari opportunità Bonetti:](https://www.adnkronos.com/resources/0285-18ebfe34e3e3-aa7d7a2b41e0-1000/format/big/bonetti4_fg_1-0-472732390.jpeg)
"È un nome ottimo, con un profilo di caratura eccellente. Purtroppo è l’unico nome femminile che commenteremo oggi per un incarico di rilievo altissimo. Ci sono in Italia tante donne competenti e spiace che l’unico tratto in cui tutti i partiti si somigliano sia l’irrinunciabile tendenza a scegliere gli uomini per nomine di rilievo". Così Elena Bonetti, deputata di Azione e già ministro per le Pari opportunità, nonché da sempre sostenitrice di un rinascimento delle donne, commenta all'Adnkronos l'elezione di Alessandra Sandulli a giudice della Corte Costituzionale ed aggiunge: "Lo dimostra il fatto che quello di Sandulli è un profilo tecnico e non politico. Il giorno in cui vedremo prevalere il numero di donne all’esito di un accordo politico sarà una notizia, e non dovrebbe esserlo".
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Politica
Ucraina, Mattarella: “Sempre auspicato ritorno Russia...
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Le parole del presidente della Repubblica al termine dell'incontro con l'omologo del Montenegro: "La posizione dell'Italia è chiarissima: rispetto della Carta Onu"
![Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il presidente del Montenegro, Jakov Milatović (Foto Quirinale)](https://www.adnkronos.com/resources/0296-1d162d55782f-1478d3e358e0-1000/format/big/mattarella_montenegro_fotoquir.jpeg)
"L'auspicio che la Russia torni a svolgere il proprio ruolo di grande rilievo e importanza nella comunità internazionale, nel rispetto del diritto internazionale" è stato espresso oggi, parlando della guerra in Ucraina, dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al termine dell'incontro con l'omologo del Montenegro Jakov Milatović. Il capo dello Stato in questi giorni è stato attaccato da Mosca per alcune sue dichiarazioni.
Le parole di Mattarella
"Da tre anni a questa parte la posizione dell'Italia, e in questo ambito quello che io personalmente ho sempre espresso ai numerosi interlocutori internazionali con cui mi sono incontrato, è nitida, limpida, chiarissima: quella dell'invito del ristabilimento del diritto internazionale e della sovranità di ogni Stato e della sua indipendenza e dignità, qualunque sia la sua dimensione, piccolo o grande che esso sia. Questa ferma, vigorosa affermazione sui principi della Carta dell'Onu, del diritto internazionale, dell'eguaglianza della dignità di ogni Stato è stata la base del sostegno che l'Italia, con l'Unione europea e con gli Stati Uniti, ha assicurato all'Ucraina: resistere alla violenza delle armi", ha affermato Mattarella, al termine dell'incontro con Milatović.
"Questa posizione è sempre stata accompagnata - ha quindi puntualizzato il capo dello Stato - dall'auspicio che la Russia torni a svolgere il proprio ruolo di grande rilievo e importanza nella comunità internazionale, nel rispetto di quei principi, del diritto internazionale e della dignità e sovranità di ogni Stato. Questo auspicio ho sempre fatto negli incontri che ho avuto: è un auspicio di rispetto del diritto internazionale, rispetto della Carta delle Nazioni Unite, della sovranità di ogni Stato e degli impegni bilaterali".
L'Italia - ha detto ancora il presidente della Repubblica - ha sempre auspicato il rispetto degli "impegni bilaterali. A questo riguardo forse è utile ricordare che quando l'Ucraina, con il consenso della Russia, divenne indipendente all'inizio degli anni Novanta, disponeva nel suo territorio di una grande quantità di armi nucleari: circa un terzo dell'arsenale nucleare che era di quella che era stata l'Unione sovietica era in possesso dell'Ucraina sul suo territorio. Su sollecitazione degli Stati Uniti e della Russia l'Ucraina ha trasferito, ha consegnato alla Russia alcune migliaia di testate nucleari di cui disponeva e di cui era in possesso, che l'avrebbero certamente messa al sicuro da ogni aggressione e invasione. A fronte di quello, nel trattato sottoscritto con Russia, Stati Uniti, Regno Unito, l'Ucraina registrava l'impegno di quei Paesi, la Russia anzi tutto, a rispettarne e garantirne l'indipendenza, la sovranità e l'integrità territoriale", ha ricordato il capo dello Stato.
"Questo - ha aggiunto - è il mondo che noi vorremmo che si ripristinasse, quello in cui si rispettano gli impegni assunti, in cui si rispetta il diritto internazionale". Il presidente ha ribadito l'auspicio che "si raggiunga una pace giusta e che non sia fittizia, fragile, superabile o accantonabile nell'arco di poco tempo".
Al termine dell'incontro con Milatović, Mattarella ha inoltre ribadito che "l'Italia è convinta dell'indispensabilità, dell'urgenza dell'ingresso del Montenegro, come degli altri Paesi dei Balcani occidentali che ancora non ne fanno parte", nell'Unione europea.
"Un obiettivo praticabile", ha aggiunto il capo dello Stato, evidenziando "i progressi fatti nel processo di riforme e quanto attestato nella recente conferenza bilaterale di dicembre scorso a Bruxelles: riconoscimenti significativi e importanti che l'Unione europea ha fatto al percorso di avvicinamento del Montenegro. Occorre naturalmente continuare in quella strada, l'Italia collabora con il Montenegro sotto ogni profilo, perché è convinta dell'importanza dell'ingresso nell'Unione di tutti i Paesi dei Balcani occidentali che ancora non ne fanno parte e il Montenegro è in posizione particolarmente avanzata in questo percorso. E questo sottolinea da parte nostra un impegno ulteriore a sostenere il Montenegro, ad accompagnarlo, a fornire ogni possibile aiuto, assistenza, collaborazione a questo riguardo", perché "l'Unione europea che non sarà completa e realizzata davvero senza questo ingresso" dei Paesi dei Balcani occidentali.
Gli attacchi di Mosca a Mattarella
Ieri Mosca è tornata all'attacco di Mattarella. Ancora una volta a parlare è stata la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, affermando che "non può essere lasciato senza conseguenze e non lo sarà mai" quanto affermato dal capo dello Stato italiano nel corso della conferenza tenuta a Marsiglia il 5 febbraio scorso in occasione dell’onorificenza accademica di dottore honoris causa. In particolare l'affermazione secondo cui alla fine degli anni Trenta "anziché cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione. E furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura".
Politica
Possibile annullare elezioni ma è extrema ratio, il...
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La Commissione di Venezia esamina le condizioni per invalidare il voto nei paesi membri
![Possibile annullare elezioni ma è extrema ratio, il rapporto del Consiglio d'Europa](https://www.adnkronos.com/resources/0292-1c0aac350313-abf18ff08eaa-1000/format/big/consiglio_ue_fg_ipa.jpeg)
L'attacco del vice presidente degli Stati Uniti J.D.Vance alla Conferenza di Monaco sull'annullamento delle elezioni presidenziali in Romania (decisione n.32 della Corte costituzionale rumena del 6 dicembre 2024 che ha annullato il primo turno delle elezioni presidenziali tenutesi il 24 novembre 2024) e sulle affermazioni di un ex funzionario Ue che Vance ha definito "scioccanti per le orecchie degli americani" rispetto alla possibilità di un annullamento bis in Germania - dove il prossimo 23 febbraio si vota per il rinnovo del 'Bundestag'- accendono i riflettori anche sulla recente risposta della Commissione di Venezia a una richiesta avanzata il mese scorso da Theodoros Rousopoulos, Presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (Apce), sulle condizioni e le norme giuridiche in base alle quali una Corte costituzionale potrebbe invalidare le elezioni.
Il "rapporto urgente" pubblicato lo scorso 27 gennaio dalla Commissione di Venezia, organo consultivo del Consiglio d'Europa 'per la democrazia attraverso il diritto' (che in genere produce pareri votati sotto forma di 'raccomandazioni' dalle assemblee plenarie del Consiglio), ha confermato che una Corte costituzionale può invalidare le elezioni ma anche precisato che può farlo solo in determinate circostanze e se sono soddisfatte molteplici condizioni e garanzie. I redattori del parere, (Marta Cartabia, Italia; Christoph Grabenwarter, Austria; Eirik Holmøyvik, Norvegia; Oliver Kask, Estonia; Inga Milašiūtė, Lithuania; Angelika Nussberger, Germania) in venti pagine di analisi pubblicate in inglese, traggono spunto da alcune questioni sollecitate dal recente caso Romania (primo stato membro dell'Ue in cui le elezioni sono state invalidate a causa di presunte ingerenze straniere e presunta disinformazione attraverso tik tok) ed affrontano il tema delle tecnologie digitali nelle campagne elettorali e dell'influenza esterna da parte di un altro Stato, ma non approfondiscono i fatti del caso rumeno né valutano la decisione della Corte costituzionale rumena.
Ciò perché "la domanda posta alla Commissione di Venezia è di natura generale e si riferisce all'analisi del diritto costituzionale generale comparato e delle norme europee e internazionali", precisa l'Organo consultivo che per esprimere un orientamento ha dovuto quindi considerare le norme generali e gli standard europei e internazionali utilizzabili come guida per tutti gli stati, non solo quelli dell'Ue. Il rapporto della Commissione di Venezia poggia su due linee di indirizzo: la prima è la necessità che siano elaborate norme, standard, che assicurino "un risultato elettorale che garantisca la libera espressione dell'opinione del popolo, secondo l'Articolo 3 del Protocollo n. 1 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo (Cedu)". La seconda linea d'indirizzo è che "gli elettori devono poter confidare sul fatto che il loro voto sia definitivo". Da cui deriva che "l'annullamento di una parte delle elezioni o dell'intera elezione può essere consentito solo in circostanze eccezionali (principio di ultima ratio)", "...al fine di preservare la fiducia degli elettori nella legittimità delle elezioni". La Commissione ritiene infatti che "dati i gravi effetti derivanti dall'annullamento ex post di un'elezione, la discrezionalità del giudice che esamina le questioni elettorali dovrebbe essere guidata e limitata dalle condizioni stabilite dalla legge". Tanto che l'Organo consultivo del Consiglio d'Europa ha richiamato anche in quest'ultimo Rapporto una sua precedente raccomandazione generale "che rimane valida", "di migliorare la legislazione sull'annullamento dei risultati elettorali".
A quali "circostanze eccezionali" per invalidare le elezioni fa riferimento la Commissione? Secondo la citata Cedu, a quelle che "... determinano un pregiudizio genuino sull'esito dell'elezione", si legge. Giacché "le conseguenze dell'invalidamento dei risultati elettorali devono essere meno dannose rispetto all'accettazione dei risultati elettorali nonostante le loro carenze". Ad invalidare le elezioni può infatti contribuire la stessa legislazione elettorale vigente: "le Corti costituzionali possono avere la competenza di valutare la costituzionalità della legislazione elettorale e di invalidare le elezioni se ritengono che la legislazione non garantisca il diritto alle elezioni libere, anche nei casi in cui la legge non regoli aspetti importanti della campagna elettorale e degli elementi principali delle elezioni". Ma le violazioni dei diritti elettorali potrebbero provenire oltre che dallo Stato anche da "attori elettorali pubblici e privati" come "ong", "media e social media", "attori statali e non statali stranieri" e le prove delle violazioni non devono basarsi esclusivamente su informazioni d'intelligence, in quanto non verificabili e trasparenti, passaggio cruciale che richiama alla mente il caso Romania.
"Secondo la Commissione di Venezia - si legge - dovrebbe essere possibile contestare i risultati elettorali basati su violazioni dei diritti, delle libertà e degli interessi elettorali non solo dallo Stato, ma anche da parte degli attori elettorali pubblici e privati, tenendo conto che lo Stato ha obblighi positivi di garantire elezioni libere, comprese le campagne eque; ciò si applica anche all'influenza delle organizzazioni non governative, dei media e dei social media in particolare, inclusi quelli sponsorizzati e finanziati dall'estero, nonchè degli attori statali e non statali stranieri". Come provare le violazioni della legge mediante campagna online e sui social media? Indicando "le violazioni e le prove", che non si basino esclusivamente su "informazioni d'intelligence", scrive l'Organo consultivo. La Commissione ne parla al punto 59 del rapporto, quando sull'annullamento dei risultati elettorali riscontra: "... provare violazioni della legge attraverso le campagne online e sui social media è particolarmente difficile. Decisioni ben motivate e trasparenti su tali questioni sono cruciali. Secondo la Commissione di Venezia, tali decisioni devono indicare precisamente le violazioni e le prove, e non devono basarsi esclusivamente su informazioni d'intelligence (che possono essere utilizzate solo come informazioni contestuali), in quanto ciò non garantirebbe la necessaria trasparenza e verificabilità".
Non sfugge all'occhio della Commissione l'Intelligenza artificiale: la "propaganda elettorale on line inclusa l'Ia, che ha il potenziale di amplificare l'effetto della disinformazione e della manipolazione dell'opinione pubblica" potrebbe essere causa di annullamento elettorale. L'auspicio è che gli stati membri regolamentino, con un occhio attento ai discorsi d'odio: ".....indipendentemente dalla forma e dal mezzo, le dichiarazioni politiche nel contesto della campagna sono tipicamente dichiarazioni di valore o giudizi che rientrano nella libertà di espressione del candidato, a meno che non superino i limiti ammissibili, ad esempio sotto forma di discorsi d'odio contro gli avversari politici. Idealmente, gli Stati dovrebbero regolare le conseguenze dei disordini informativi, degli attacchi informatici e di altre minacce digitali all'integrità elettorale". E "sebbene la campagna elettorale online tramite piattaforme social possa essere nuova nella forma e nell'impatto": "il suo utilizzo dovrebbe comunque essere soggetto alle regole generali sul finanziamento della campagna e sulla trasparenza - raccomanda la Commissione - Il ruolo del giudice che esamina le questioni elettorali è decidere se la campagna online di un candidato - e il ricevimento di supporto alla campagna da terzi, sia online che non - abbia violato queste regole e, in relazione alle conseguenze di tale violazione, se la violazione sia così significativa da poter aver influenzato l'esito dell'elezione".
All'ultimo punto del Rapporto, la Commissione di Venezia formula in sintesi una serie di raccomandazioni principali: le decisioni di annullare i risultati elettorali dovrebbero essere prese dall'organo elettorale più alto e tali decisioni dovrebbero essere rivedibili dal massimo organo giudiziario, la Corte costituzionale o una Corte elettorale specializzata, quando tale organo giudiziario esiste; Il potere delle corti costituzionali di invalidare le elezioni ex officio - se c'è - dovrebbe essere limitato a circostanze eccezionali e chiaramente regolato; l'annullamento di una parte delle elezioni o delle elezioni nel loro complesso può essere consentito solo in circostanze eccezionali come ultima ratio e a condizione che le irregolarità nel processo elettorale possano aver influenzato l'esito del voto.
La Commissione stabilisce inoltre che il processo decisionale relativo ai risultati elettorali deve essere accompagnato da adeguate e sufficienti garanzie che assicurino, in particolare, una procedura equa e obiettiva e una decisione sufficientemente motivata basata su fatti chiaramente accertati che dimostrino irregolarità così significative da poter aver influenzato l'esito delle elezioni; le parti interessate devono avere l'opportunità di presentare le proprie opinioni e prove, e la discrezionalità del giudice che esamina le questioni elettorali dovrebbe essere guidata e limitata dalle condizioni stabilite dalla legge; le decisioni devono essere adottate entro termini ragionevoli.
Dovrebbe essere possibile contestare i risultati elettorali basati su violazioni dei diritti elettorali, delle libertà e degli interessi da parte dello Stato, degli attori elettorali pubblici e privati, e sull'influenza dei media, e dei social media in particolare, inclusi quelli sponsorizzati e finanziati dall'estero; gli Stati dovrebbero regolare le conseguenze dei disordini informativi, degli attacchi informatici e di altre minacce digitali all'integrità elettorale; i candidati e i partiti devono avere accesso equo e giusto ai media online, e dovrebbero essere implementate normative per garantire che i sistemi di intelligenza artificiale da parte degli intermediari internet non favoriscano alcuni partiti o candidati rispetto ad altri; le regole generali sul finanziamento delle campagne e sulla trasparenza dovrebbero essere applicate alle campagne online che utilizzano piattaforme social media; gli Stati dovrebbero anche regolare che la pubblicità elettorale online debba essere identificata come tale e deve essere trasparente, e che le piattaforme di social media siano obbligate a divulgare i dati sulla pubblicità politica e sui loro sponsor.(di Roberta Lanzara)
Politica
Voto annullato in Romania, il costituzionalista:...
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Guzzetta: "L'organo del Consiglio d'Europa fa dubitare che la decisione di Bucarest sia in linea con i suoi standard"
![Voto annullato in Romania, il costituzionalista:](https://www.adnkronos.com/resources/026d-1343d1eae4a2-03b38340e76c-1000/format/big/photo_guzzetta.jpeg)
L'attacco del vice presidente degli Stati Uniti J.D.Vance alla Conferenza di Monaco sull'annullamento delle elezioni presidenziali in Romania contraddice o trova una sponda nel parere della Commissione di Venezia sulla possibilità per una Corte costituzionale di invalidare le elezioni? "Le perplessità che emergono dalla battuta di Vance (di cui non conosco le motivazioni tecnico giuridiche) non sono smentite dal parere della Commissione di Venezia. Anche se siamo su due piani completamente diversi: il primo di presa di posizione politica, l'altro giuridica. Vance esalta la dimensione del free speech, la Commissione è molto più problematica rispetto alle possibilità di distorsione delle campagne elettorali. E rimette giustamente agli stati la valutazione, che va fatta in base ai vincoli costituzionali dei singoli stati sulla materia". Ne parla all'Adnkronos il costituzionalista Giovanni Guzzetta, professore di Diritto pubblico all'Università di Tor Vergata, che osserva: "La Commissione di Venezia non è stata investita di un esame diretto del caso rumeno, ma solo per una valutazione generale... Anche se fra le righe si leggono una serie di indicazioni che fanno quanto meno dubitare che la decisione rumena sia in linea con gli standard che la Commissione di Venezia individua".
L'Organo consultivo del Consiglio d'Europa, deputato non ad assumere decisioni definitive quanto ad offrire una ricognizione dell'esperienza comparata internazionale e dall'altra a proporre suggerimenti sulle migliori pratiche che dovrebbero essere assunte dai vari ordinamenti nella materia di cui si occupa, "ha espresso un parere molto accurato che dovrebbe nelle intenzioni essere raccolto dalla legislazione nazionale e che certamente influenzerà il contesto in cui la Corte europea dei diritti dell'uomo prenderà le sue decisioni, a cui a sua volta la stessa Commissione di Venezia si richiama e nel caso è ciò di cui ci stiamo occupando", spiega il costituzionalista.
Due gli scenari prospettati dal Rapporto: in primo luogo la Commissione si pronuncia sugli interventi d’ufficio da parte delle corti per l'invalidazione delle elezioni "assumendo che senza che ci sia un ricorso o una contestazione da parte di qualcuno, la facoltà di intervenire non possa essere considerato un potere implicito delle corti. Cioè ritiene che debba esserci una espressa previsione che consente questo tipo di intervento, mentre la Corte rumena ha agito d'ufficio senza che vi sia stato alcun ricorso in questo senso". In secondo luogo, quando si tratta di annullare le elezioni la Commissione di Venezia insiste moltissimo sul fatto che "vada consentito il contraddittorio fra le parti coinvolte; che l'istruttoria debba essere particolarmente approfondita per l'effetto comunque traumatico dell'annullamento di un’elezione. Esso infatti rischia di far perdere fiducia ai cittadini nei confronti degli istituti democratici. La Commissione inoltre espressamente esclude che informazioni dell'intelligence possano essere sufficienti per giungere ad un annullamento e nel caso rumeno sono proprio le informazioni di intelligence che hanno dato luogo alla decisione senza particolare istruttoria ulteriore", rimarca Guzzetta.
Infine, l'Organo consultivo del consiglio d'Europa guarda alla società dei social media e quindi agli interventi che in campagna elettorale possono essere fatti anche da terzi e che sono in grado di condizionare il processo elettorale: "La Commissione segnala comunque che da un lato la rilevanza di questi fenomeni debba essere espressamente prevista dalla legge quando mette in luce come debba essere particolarmente dettagliata la disciplina di questo aspetto per poter poi ridondare in un annullamento delle elezioni. E infatti - rileva il professore di Tor Vergata - cita sia costituzioni che hanno espressamente preso in considerazione questo profilo. Dall'altro auspica che questo fenomeno venga preso in considerazione da valutazioni costituzionali o elettorali. Sempre partendo dalla premessa che è necessaria una base legale per potere desumere conseguenze cosi drammatiche come l'annullamento delle elezioni".
Guzzetta osserva che "pur non pronunciandosi espressamente, dal parere della commissione di Venezia si desume una constatazione di criticità nella vicenda rumena. Questo non vuol dire che ai sensi del diritto interno rumeno non ci possano essere delle giustificazioni assolutamente legittime per la decisione, ma dal punto di vista degli standard che la Commissione individua qualche motivo di perplessità c'è. Tanto più che la Corte non è pregiudizialmente contraria alla possibilità di annullamento delle elezioni da parte degli organi giurisdizionali chiamati a vigilare... ma con molte cautele, che non sembrerebbero essere riscontrabili nella vicenda rumena".
La posizione non pregiudiziale rispetto alla possibilità di invalidare le elezioni potrebbe aprire ad una politicizzazione delle corti? "Non c'è rischio di politicizzazione delle corti che agiscono sulla base di previsioni normative, come dice espressamente la commissione di Venezia. La sua mi sembra una posizione molto garantista anche con riguardo alla separazione dei poteri", risponde fermo Guzzetta. Unico punto da sviluppare, che la commissione non ritiene di approfondire pur segnalandone la delicatezza, "è l'equilibrio fra la libertà di espressione nella campagna elettorale e il condizionamento sulle elezioni attraverso gli strumenti dell'Ia - rileva - La Commissione non prende una posizione netta, segnala il problema ma non stabilisce uno specifico punto di equilibrio, anzi mette in evidenza che entrambi gli aspetti sono fondamentali, non nascondendo che ci sono forti violenze e tentativi di manipolazione. La sua è una invocazione a colmare un vuoto normativo, pena rischio che processo elettorale o meglio le campagne elettorali possano essere in qualche modo distorte", conclude. (di Roberta Lanzara)