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Intervista esclusiva a Simona Tagli: «Nel mondo dello spettacolo ho avuto buoni rapporti con tutti, ma amicizie con nessuno»

È uno dei volti noti del piccolo schermo, con all’attivo 30 anni di attività professionale da conduttrice e non solo. Parliamo di Simona Tagli, spesso ospite in qualità di opinionista nei vari programmi in onda sulle nostre reti nazionali. Noi di Sbircia La Notizia Magazine l’abbiamo contattata per farle un’intervista, in cui ha ripercorso le fasi più salienti della sua attività in televisione ma anche da impeditrice, visto che ha rifondato lo storico marchio de La Vispa Teresa, uno dei saloni di parrucchiere più famoso di Milano.

Con la preziosa collaborazione di Roberto Mallò

Salve Simona, come si descriverebbe nella vita di tutti i giorni?

“Sono una mamma molto attenta e una donna impegnata, a 360°, in tutti i fronti. Affronto tantissime battaglie nella vita. Nei momenti di relax mi piace oziare nel dolce far niente perché credo che la noia, quando si è in vacanza, sia molto importante per rigenerarsi. Anche non far niente, ascoltare il silenzio, bella tranquilla in momenti di solitudine, è molto rigenerante. Tuttavia, mi descrivo sicuramente come una persona molto energica, impegnata, combattiva e volitiva”.

In che maniera si è avvicinata al mondo dello spettacolo?


“Guardando la tv. Sin da bambina, quando ero molto piccola, volevo lavorare nel mondo dello spettacolo. Mi piacevano le trasmissioni di Macario. Avevo due modelli: Raffaella Carrà per la televisione, Carla Fracci per il balletto classico. Da lì, ho mosso tutti i passi che dovevo fare, sia Alla Scala, dove sono stata presa anche se ad un certo punto ho dovuto lasciare perché sono tante le selezioni per diventare étoile, sia in televisione con il grande successo di Gianni Boncompagni a Domenica In. Ho ripercorso esattamente la strada che volevo fare, amando tantissimo la Carrà. Ho incontrato Boncompagni, che mi ha lanciato nel mondo dello spettacolo e mi ha fatto raggiungere la notorietà, anche se sin da piccola ho mosso i primi passi con gli spot pubblicitari. Ne ho fatti davvero tanti. Ci sono state poi altrettante trasmissioni; magari non come personaggio conosciuto ma semplicemente da Simona. Mi sono approcciata al mondo dello spettacolo in un tempo in cui era più semplice fare televisione, ma anche molto più difficile raggiungere i propri obiettivi perché non c’erano i social. Inoltre, arrivare alla conduzione di un programma o alla notorietà era un po’ come vincere un terno al lotto. Quest’ultimo l’ho vinto sia incontrando Gianni Boncompagni, sia Irene Ghergo”.


Sono passati trent’anni dall’inizio della sua carriera. Quali ricordi le sono rimasti più impressi?

“I ricordi sono sicuramente legati alle persone che, purtroppo, oggi non ci sono più: Gianni Boncompagni e Gigi Sabani. Ho incontrato due professionisti di serie A. Ho incontrato la Professionalità. Ho mosso i miei passi in una televisione d’altri tempi, perché ormai è profondamente cambiata, ed ho avuto la fortuna di lavorare con persone che hanno fatto la storia. Per me poi arrivare a Domenica In, alla Rai, a fare i balletti è stato fantastico. Mi sentivo inebriata e cosparsa da polvere di stelle. Anche se sono passati trent’anni, i ricordi sono freschi come se fosse ieri. Probabilmente perché sono una persona che ragiona poco con la testa e sente molto con il cuore, che non invecchia mai. Il mio cuore è ancora lì a Domenica In”.

Ha riaperto un salone di parrucchiere, La Vispa Teresa. Come è nata questa idea?


“In realtà, non so dire bene perché ho riaperto La Vispa Teresa. Sicuramente non considero il negozio un piano b rispetto alla televisione perché, oltre a fare quella, mi piace anche tagliare i capelli. Se avessi le prime serate in tv, mi presenterei comunque nel salone a tagliare i capelli ai bambini, sia perché li amo, sia perché mi piace tagliare i capelli. Forse, nel mio cognome esiste anche un percorso di vita: ‘I tagli della Tagli’. Ho recuperato La Vispa Teresa perché, insieme a Gianburrasca, era uno dei parrucchieri di riferimento per i bimbi di Milano negli anni ‘70. La mia idea, imprenditoriale, era quella di recuperare un marchio storico. In fondo, le bimbe di ieri sono le mamme di oggi, le mamme di ieri sono le nonne. E’ un ciclo perpetuo. Volevo quindi portare avanti una tradizione milanese, rivolta un po’ anche al sociale. Luogo dei tempi nostri, attuale, ma con un occhio al passato. Chissà, in futuro sarebbe bello poter far nascere altri negozi de La Vispa Teresa e divulgare il marchio. Al momento, data la situazione, siamo chiusi ma penso che andrà comunque tutto bene perché sono una persona ottimista”.


Il target di riferimento del salone qual è?

“Il core business è rivolto al bambino, perché il parrucchiere è per i bambini. Oggi, rispetto a La Vispa Teresa di ieri, da me possono fermarsi anche le mamme per una piega, per un colore. Ho unito i due target che continuano a rimanere e sono agli opposti. La mamma, come donna, rappresenta un target completamente diverso rispetto al bambino. Nasce un concetto di esperienza vissuta insieme nel momento in cui mamma e bambino vanno dal parrucchiere insieme e quindi è un’esperienza che condividono. E’ lì che nasce la sfida di mettere insieme due mondi così opposti”.

Le manca la televisione?


“Penso che la televisione manchi a tutte le persone che non la fanno. Rappresenta uno dei lavori più belli che ci sono. Per come ho sempre pensato di fare io tv, ossia con la polvere di stelle come segno della magia che ha intorno, mi manca. Tuttavia, nella vita di tutti i giorni ho sempre tantissimi progetti, compresi quelli televisivi. Oggi si fa tv, si fanno i social. I personaggi riescono a trovare delle forme d’espressione non solo televisive, sotto il punto di vista dell’immagine. I social, per esempio, aiutano molto in questo. Laddove non c’è una conduzione televisiva, oggi ci sono poi i reality. Ormai è diventato una professione fare anche gli ospiti. Insomma, non è più la televisione di una volta quando si combatteva per presentare Sanremo, piuttosto che un’altra trasmissione. Si potevano tracciare dei percorsi per arrivare a presentare dei programmi. Oggi purtroppo la televisione è condotta da pochi e tutto il resto è intorno. Segno dei tempi cambiati. La cosa importante è però che c’è posto per tutti. C’è una televisione più reale, rispetto ad un tempo. Non mi manca sicuramente la televisione del passato, perché il concetto è quello sempre di andare avanti e vivere nel presente. Mai nei ricordi”.


Esiste l’amicizia tra colleghi in televisione?

“Non credo che esista l’amicizia tra colleghi nel fare spettacolo. Tutti combattono. Lo spettacolo è un po’ come un’arena dove tutti combattono per apparire. Quindi io ho avuto buoni rapporti con tutti, ma amicizie con nessuno”.

Come hai vissuto questo tempo caratterizzato dal Coronavirus?


“Il Coronavirus è il virus della riflessione. Ci ha messo tutti nella condizione di fermarci in un momento non prefissato e arrivato inaspettatamente. Prima ci si muoveva in modo frenetico e di colpo abbiamo dovuto fermarci e chiuderci dentro casa, dove abbiamo potuto riflettere sulla nostra vita, sull’impossibilità di fare le cose e, di conseguenza, su come rendere possibile la nostra vita senza movimento. E’ una sfida che abbiamo fatto con noi stessi, che io ho fatto con me stessa, anche essendo una persona riflessiva e osservatrice delle cose che accadono. Sicuramente, il Coronavirus mi ha cambiato, così come ha fatto con tutti quanti, e non ci sarà più la possibilità, secondo me, di ritornare come si era. O per lo meno, torneremo tutti a fare le cose che facevamo, ma ci ricorderemo che quello che pensiamo sia scontato, in realtà, non lo è per niente. Riflettere su quanto è importante la vita e come viverla nel migliore dei modi, anche se si è impegnati in tantissimi progetti, questo è il grandissimo insegnamento che ci ha dato il Coronavirus. E’ su questo che io mi soffermerei; è il concetto della trasformazione. Quindi, trasformare la condizione in questi momenti è molto importante. La condizione anche della sofferenza. Punterei l’attenzione sul trasformare le cose che non ci piacciono in un qualche cosa di positivo, che abbia anche un perché. Il lockdown l’ho vissuto in questo modo. Cercando di trovare tutti gli argomenti immaginabili possibili per dare un senso a questo momento surreale, irreale, di sospensione. Ho reso possibile qualsiasi tipo di ragionamento intorno a una condizione che non ci ha dato nessun tipo di spiegazione, insomma. E’ arrivato così. Sparirà, speriamo presto, e noi siamo qua inermi a vedere che succede. Dobbiamo cercare di trovare tutte le parole, tutti i pensieri, tutte le introspezioni per dare un senso a questo momento di fermo mondiale”.

Li abbiamo già citati prima. Suppongo che le piacciano i reality…


“Credo molto nei reality. Mi piacciono. Mi sono creata il mio reality quotidiano, ossia La Vispa Teresa, dove scendo dal piedistallo e mi faccio conoscere per un mio hobby, una mia passione, che è quella di tagliare i capelli. Per cui, mi metto in luce con una mia caratteristica. I reality mi piacciono perché sdrammatizzano un po’ i personaggi. Dal Grande Fratello, che è bellissimo, a Pechino Express, piuttosto che L’Isola dei Famosi. Insomma, tutti questi reality sono significativi per quanto riguarda un personaggio che è sconosciuto agli occhi del proprio pubblico. Mettersi in luce e far conoscere parti intime e personali è, secondo me, molto importante nella naturalezza di una televisione come la si vede oggi. C’è meno impalcatura e più verità, che si ricerca. Ecco perché i reality imperversano. Non ho nessun tipo di preclusione al genere”.


Cosa fa nel tempo libero?

“Nel tempo libero, che ormai è diventato tantissimo, mi piace occuparmi di mia figlia, oltre che progettare, trasformare e pregare”.

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Giornalista e fondatore dell’agenzia Massmedia Comunicazione, è il motore dietro gran parte delle nostre interviste. Con un occhio per i dettagli e un talento nel porre le domande giuste, contribuisce significativamente al nostro contenuto.

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Covid, forte legame tra smog e virus: lo studio

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Ricerca Enea-Università di Roma Tor Vergata

Covid, forte legame tra smog e virus: lo studio

Uno studio Enea - Università di Roma Tor Vergata ha evidenziato una forte affinità tra il particolato atmosferico (Pm2.5) e la proteina Spike del virus Sars-Cov-2 responsabile del Covid. I risultati, che descrivono l’interazione tra le polveri sottili e il virus attraverso simulazioni di dinamica molecolare eseguite con il supercalcolatore Cresco6, sono stati pubblicati sulla rivista online Science of The Total Environment e rientrano nell’ambito del progetto Pulvirus.

“Durante la fase iniziale della pandemia la Lombardia e, in generale, tutta l’area della Pianura Padana sono state colpite più duramente dall’infezione virale rispetto al resto del Paese. Parliamo di una parte d’Italia tra le più inquinate e questo ha portato la comunità scientifica a ipotizzare un possibile ruolo del particolato atmosferico nella diffusione del virus”, spiega Caterina Arcangeli, ricercatrice Enea del Laboratorio Salute e Ambiente e coautrice dello studio insieme ai colleghi Barbara Benassi, Massimo Santoro e Milena Stracquadanio e ai ricercatori del Dipartimento di Biologia dell’Università di Roma Tor Vergata Alice Romeo, Federico Iacovelli e Mattia Falconi.

Lo studio è partito dalla verifica e dimostrazione della presenza del genoma del virus responsabile del Covid-19 su almeno il 50% dei campioni di filtri per il Pm2.5 raccolti nella città di Bologna nell’inverno del 2021. “A seguire abbiamo realizzato al computer modelli molecolari semplificati di Pm2.5 e di Sars-Cov-2 e abbiamo valutato la loro interazione mediante simulazioni ad alte prestazioni eseguite con il supercalcolatore Cresco6”, aggiunge Arcangeli.

Le simulazioni - spiega una nota - hanno mostrato chiaramente che i glicani (zuccheri) presenti sulla superficie della proteina Spike giocano un ruolo importante nell’interazione tra virus e particolato, mediando il contatto diretto con la corrispondente superficie del nucleo di carbonio del Pm2.5. Inoltre, dallo studio emerge anche una stretta correlazione tra Pm2.5 e virus anche rispetto alle caratteristiche chimiche del particolato fine, il cui contenuto in carbonio elementare sembra avere una funzione guida nell’interazione con il Sars-Cov-2.

“Sebbene l’affinità tra Pm2.5 e Sars-Cov-2 appaia plausibile, la simulazione non permette di valutare se queste interazioni siano sufficientemente stabili per trasportare il virus nell’atmosfera o se il virione mantenga la sua infettività dopo il trasporto. La possibilità che il virus possa essere ‘sequestrato’ dal Pm, con conseguente riduzione di infettività e diffusione, o inattivato da questa forte interazione con il particolato non può essere quindi esclusa”, prosegue la ricercatrice Enea.

La forza delle simulazioni al computer effettuate da questo studio risiede nella capacità di modellare diversi tipi di particolato, variando sia la concentrazione che la composizione chimica degli inquinanti atmosferici. Queste simulazioni possono, dunque, rappresentare uno strumento utile per valutare rapidamente l’eventuale interazione delle polveri sottili con virus, batteri o altri bersagli cellulari rilevanti. “Questa possibilità potrebbe dimostrarsi utile per contrastare o controllare la diffusione di future malattie trasmesse per via aerea in regioni altamente inquinate e fornire informazioni utili per elaborare piani di controllo dell'inquinamento dell’aria”, conclude Arcangeli.

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Coronavirus

Doug Pitt: l’uomo oltre il nome famoso

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Nel mondo delle celebrità, spesso i riflettori sono puntati su nomi familiari come Brad Pitt, ma dietro ogni grande figura c’è un intero universo di individui che contribuiscono in modo significativo al loro settore e alla società nel suo complesso. Uno di questi casi è quello di Doug Pitt, fratello minore dell’acclamato attore Brad Pitt. Ma Doug è molto di più di “il fratello di”. È un imprenditore di successo, un filantropo appassionato e una figura che merita sicuramente di essere conosciuta più a fondo. Personalità sfaccettata e di grande successo, ha un nome costruito grazie alle sue aziende votate alla tecnologia e alle numerose attività di filantropo nel corso degli anni.

Dal fratello di Brad Pitt all’individuo di successo

Nato il 2 novembre 1966 a Springfield, nel Missouri, Doug Pitt è soprattutto conosciuto perché condivide lo stesso sangue con l’attore hollywoodiano Brad Pitt. Spesso cresciuto all’ombra del più celebre fratello maggiore, Doug ha intrapreso una strada di successo contando sulle proprie capacità e i propri interessi. Dopo aver completato gli studi all’università della sua contea, infatti, ha iniziato una carriera tutta in salita nei settori immobiliare e finanziario, mostrando sin da subito il suo talento nel mondo degli affari. Risale all’aprile del 1991 la fondazione della sua prima azienda, la ServiceWorld Computer, occupata nella fornitura di servizi informatici. A soli 25 anni inizia così la scalata che lo porterà nel mirino del club dei milionari.

Nel 2007 decide di cedere il 75 per cento degli interessi dell’azienda a Miami Nations Enterprises rimanendone però il proprietario e principale partner operativo. Nel 2012 fonda quindi TSI Integrated Services in collaborazione con TSI Global. Nel 2013 Pitt e Miami Nations Enterprises decidono di fondere ServiceWorld con TSI Global. Nel 2017 Pitt ricompra la sua prima società di computer creando la nuova Pitt Development Group, società specializzata in sviluppi commerciali e territoriali. Con questa azienda si è proposto come leader indiscusso nel settore.

Imprenditore e Filantropo

Doug Pitt non è solamente un uomo d’affari di successo, ma un filantropo impegnato che usa i suoi mezzi a disposizione per intervenire in aree critiche del mondo. “Care to Learn”, di cui è il fondatore, è un’organizzazione benefica che fornisce risorse essenziali a bambini che vivono in contesti difficili. L’organizzazione si concentra su bisogni fondamentali come cibo, vestiti e attrezzature scolastiche, permettendo ai più giovani di crescere e imparare in un ambiente positivo e accogliente.

Doug è anche collaboratore di Waterboys.comWorldServe International e Africa 6000 International (a cui partecipa anche la sorella Julie), organizzazioni impegnate nella fornitura di acqua potabile nei paesi africani più in difficoltà, come Tanzania e Kenya. Nel 2010 l’allora presidente della Tanzania Jakaya Kikwete lo ha insignito del titolo di Ambasciatore di buona volontà per la Repubblica Unita di Tanzania. Con questo titolo opera in qualità di intermediario per tutte quelle aziende che vogliono contribuire alla rinascita economica e culturale del paese. Nel 2011 il presidente americano Bill Clinton lo ha premiato con l’Humanitarian Leadership Award.

Dietro le quinte dell’industria del vino

Oltre al suo coinvolgimento nel settore immobiliare e nell’ambito delle opere di beneficenza, Doug Pitt ha anche sviluppato una passione per il mondo del vino. È coinvolto nella gestione di “Pitt Vineyards”, un’azienda vinicola che produce vini di alta qualità. Questa dedizione per il vino riflette la sua grande curiosità e il suo interesse per settori imprenditoriali differenti.

Una vita riservata

La famiglia di primo piano non ha impedito a Doug Pitt di mantenere un profilo relativamente basso nel mondo dei media. Ha cercato, infatti, di proteggere la sua privacy e di concentrarsi sul suo lavoro e sulle sue passioni, piuttosto che sfruttare la sua connessione familiare per attirare l’attenzione dei riflettori. Nel 1990 ha sposato Lisa Pitt, conosciuta all’università, e insieme hanno tre figli: Landon, Sydney e Reagan.

Nonostante abbia sempre cercato di non farsi notare, in certe occasioni è apparso sui media presentandosi in modo scherzoso come il fratello del più celebre Brad. Ha girato diversi spot pubblicitari, come quello per Virgin Mobile Australia, e in alcuni ha vestito persino i panni del fratello, come nella pubblicità per Mother’s Brewing Company. In diverse interviste rilasciate (come quella all’emittente Nova FM) ha anche ammesso di essere scambiato per il fratello almeno 3 volte a settimana da sconosciuti che lo incontrano per strada. Questo perché i due fratelli oltre a condividere carriere di successo, hanno effettivamente un fisico e dei lineamenti molto simili.

L’eredità di Doug Pitt

La storia di Doug Pitt dimostra come dietro a ogni individuo ci siano esperienze, imprese e passioni diverse che meritano di essere riconosciute. Pur essendo spesso additato come “il fratello di Brad Pitt”, la sua dedizione per il mondo degli affari, il suo coinvolgimento nella beneficenza e la sua capacità di perseguire le sue passioni lo rendono un esempio di impegno e di successo. Il suo lavoro nel settore imprenditoriale e filantropico dimostra come sia possibile creare un’eredità significativa indipendentemente dal nome di famiglia e che ognuno ha il potenziale per influenzare positivamente sulla vita degli altri.

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Coronavirus

È finalmente nelle sale cinematografiche il film “Tic Toc”

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E continua anche il suo tour promozionale con vari appuntamenti.

Girato a Terni negli studios di Papigno, la commedia è stata diretta dal regista Davide Scovazzo mentre la produzione è stata affidata ad Anteprima Eventi Production e Management S.r.l. di Massimiliano Caroletti. Il film vanta un cast di eccezionali attori noti al pubblico tra cui Eva Henger, Maurizio Mattioli, Sergio Vastano, Fausto Leali, Donatella Pompadour, Valentino Marini, Paolo Pasquali alias Doctor Vintage, Cristiano Sabatini alias Bike Chef, Simone Bargiacchi alias Antonio Lo cascio, Samuel Comandini Alisa Zio_ Command, Fabio Stirlani alias Stirlo , Dimitri Tincano, Jennifer Caroletti, Antonella Scarpa alias Himorta, Vanessa Padovani alias Miss Mamma Sorriso, Chaimaa Cherbal, Claudia Letizia ,Elena Colombi , Paola Caruso, Luigi Iocca, Giuseppe Lisco, Rosy Campanale, Daniel Bellinchiodo, Francesco Aquila, Michela Motoc.

E proprio Eva Henger con Massimiliano Caroletti insieme alla figlia Jennifer, al suo debutto sul grande schermo, sono ospiti della prestigiosa kermesse cinematografica Ischia Global Fest, e incontreranno il pubblico prima della proiezione con Doctor Vintage, anche lui nel cast della pellicola, nella serata del 13 luglio.

Filo conduttore del film il rapporto con i social. Tic Toc è una commedia che intreccia tante vicende e scopre tante realtà partendo dalla storia di quattro intraprendenti scansafatiche che per guadagnare qualche soldo decidono di rapire Eva Henger. Un progetto che frana a causa del Covid e che innesca un susseguirsi di intoppi divertenti: “Un gruppo di Sinti, una sorta di gang Fedeli al triste, ma vero, gioco di parole “è tutto LORO quello che luccica”, i quattro passano giornate ad invidiare le superstar di oggi , ovvero gli, e soprattutto le, Influencers, attribuendo a ognuno e a ognuna di loro vite principesche, fatte di limousines, jet privati, champagne della migliore categoria, ville gigantesche e stuoli di servitori, tutto ciò che, nella loro miseria, è loro negato dalla vita, in una maniera che, dal loro punto di vista, reputano ingiusta ed immorale. Stufi di raccogliere le briciole di quello che loro credono essere solo un mondo dorato e pieno di privilegi, i quattro mascalzoni vengono a sapere che la star Eva Henger inaugurerà una Escape Room (cosa che loro non hanno idea di cosa sia) a Terni, per cui a Zagaja, ma ben presto condiviso dagli altri pur se con qualche perplessità soprattutto da parte di Bike Chef, viene la “brillante” idea: appostarsi poco prima dell’entrata della Escape Room e rapire la Diva, che per lui è anche il suo sogno erotico da sempre, in modo da chiedere il riscatto ai suoi numerosi sponsor”, ha spiegato l’ideatore Fabio Stirlani. La trama affronta in chiave drammatica argomenti comici che riflettono l’attualità.

Un film che segna il grande ritorno al cinema di Eva Henger che per l’occasione ha interpretato se stessa. Un ruolo cucito alla perfezione su di lei: “Ho interpretato me stessa. Pensavo fosse facile, invece è stato difficilissimo. Quando si interpreta la propria persona ci si rende conto di non conoscerla realmente. Ho dovuto metterci dell’ironia, verve e passione, anche perché sarà un film comico, che farà ridere molto”. Assieme a lei sul set la figlia Jennifer Caroletti interessata a seguire le orme della madre.

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