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Intervista esclusiva a Nadia Rinaldi: «Della mia esperienza all’isola voglio conservare solo i ricordi più belli»

È tra le attrici italiane più conosciute del teatro, del cinema e della televisione. Parliamo della grandissima Nadia Rinaldi, che si è raccontata a Sbircia La Notizia Magazine attraverso questa intervista esclusiva, dove ci ha parlato anche della sua recente collaborazione con Medicanet, esperta in medicina integrativa per aiutare a migliorare il corpo anche di chi è un po’ pigro ad allenarsi o non può dedicare allo sport abbastanza tempo. Tra ricordi del passato e progetti nuovi, ecco quindi che cosa ci ha svelato la Rinaldi.

Con la preziosa collaborazione di Roberto Mallò

Salve Nadia, come si descriverebbe nella vita di tutti i giorni?

“Sono una donna normalissima, anche se sono consapevole di essere una persona che appartiene al mondo dello spettacolo pure quando cerco di essere un comune mortale. Me ne accorgo fondamentalmente perché il pubblico mi ricorda ogni giorno il mestiere che faccio. Questo mi lusinga perché puoi anche stare fuori dalle scene per molto tempo ma, se hai lasciato dei ricordi bellissimi e dei lavori belli fatti in passato, le persone conservano un prezioso ricordo di te. Mi definisco un’addetta del mondo dello spettacolo, che conduce una vita normalissima. Oltre al lavoro, che quest’anno è stato veramente poco, bisogna concentrarsi sulla famiglia, che è il punto più forte”.

Quando si è avvicinata per la prima volta al mondo dello spettacolo?

“A 20 anni, dopo il liceo artistico. E’ una passione che ho sempre conservato, sin dalle scuole medie. Andavo a scuola dalle suore. Per loro, il teatro era una disciplina molto importante. Grazie a loro, mi sono avvicinata a questo mondo meraviglioso. Non hanno mai fatto nulla per ostacolare questa mia passione. Sono state proprio loro che mi hanno portato a vedere gli spettacoli, all’età di 14 anni. Uno è stato l’Otello, al Teatro Quirino, con la regia di Alvaro Piccardi e con Vittorio Gassmann. Quando sono entrato nel laboratorio di Gigi Proietti, appena ventenne, Piccardi è stato proprio il mio insegnante. Tutto torna, insomma”.

Tra il cinema e il teatro che cosa preferisce?

“Tra il cinema e il teatro ho sempre preferito quest’ultimo. Nasco con il teatro e devo tutto al mio Maestro, che è stato Proietti. Ha creduto per primo in me quando, a 20 anni, ha preso per mano la capellona pienotta perché ha capito che aveva delle credenziali per continuare a studiare e a fare questo mestiere. Con le sue accortezze e la sua grande maestria, ha fatto in modo che io venissi a conoscenza delle mie capacità. Devo tutto a Gigi. Ad ogni modo, il Cinema è stato un grande riscontro, con Christian De Sica che è venuto a vedermi al saggio del diploma nel laboratorio di Proietti e mi ha chiamato per fare il provino Faccione. Sicuramente il cinema è magia. Si riescono a nascondere tante magagne e ti porta da un’epoca all’altra in breve tempo. Ti fa sognare. Si spengono le luci in sala ed entri. Il teatro è un lavoro più artigianale, dove la fatica è costante e tutte le sere la devi dimostrare sul palco. E’ bello perché tutte le sere il pubblico cambia, ma ti rendi conto, anche se reciti lo stesso copione, che anche tu fai uno spettacolo diverso”.

A quali colleghi del cinema e del teatro si sente maggiormente legata?

“Sicuramente con De Sica ho legato tantissimo; siamo affiatatissimi. Tuttavia, devo dire che con tutti i colleghi ho lasciato dei grandi ricordi e mi hanno lasciato dei grandi insegnamenti. A cominciare dal grande Nino Manfredi, con cui ho fatto la fiction Un Commissario a Roma con la prima regia di Luca Manfredi, con Alberto Sordi e tanti altri. In teatro, le cose più belle e meravigliose credo invece di averle fatte con Gigi Proietti. C’è stata una grande esperienza con Giorgio Strehler, nel 1994, con I Giganti della Montagna, dove tutti i pilastri del Piccolo di Milano facevano parte della compagnia. Mi sentivo onerata di stare in una grande macchina geniale, guidata da un Maestro”.

A causa del Coronavirus, come sono cambiate le sue abitudini?

“Il Coronavirus, ahi noi, ha cambiato le abitudini di tutti, in tutto il mondo. Ha messo delle regole nuove che sicuramente continueremo a seguire se saremo delle persone diligenti anche in futuro. Io credo che il mondo fosse un po’ stanco di essere sempre maltrattato. Non so se sia una guerra batteriologica, la terza guerra mondiale, ma siamo di fronte ad un grande mostro di cui dobbiamo avere paura. Seguire le regole non fa parte troppo della nostra etica. Vogliamo sempre dimostrare di essere liberi, ma ciò non significa non rispettare le regole. E’ grazie a quelle se il mondo diventa un posto migliore. Ovviamente, la pandemia mi ha cambiato tanto, perché conoscevo solo la vita prima. Con il Coronavirus ho dovuto prendere atto del fatto che la morte è all’angolo. Anche la persona che ti sta più vicino, a cui vuoi tanto bene, ti può contagiare. Non te ne rendi nemmeno conto e se hai poche difese immunitarie ne rimani gravemente colpito”.

Qualche anno fa è stata concorrente all’Isola dei Famosi. Che esperienza è stata?

“Mi dispiace che, in questo momento, non stiano chiamando nessuno delle edizioni passate per commentarla nei vari programmi che se ne occupano. E’ stata un’esperienza bellissima; voglio conservare solo i ricordi più belli. Mi dispiace di aver partecipato ad un’edizione che, in qualche modo, è stata intossicata. Ero andata a fare un’esperienza meravigliosa, che ho inseguito per tanti anni. Volevo confrontarmi con delle generazioni nuove perché sono convinta, e lo ero anche lì, che potevano insegnarmi qualcosa, visto che ho figli coetanei dei concorrenti che avevo accanto. Io, dall’alto della mia esperienza, avrei voluto trasmettere qualcosa a loro. Non è stato possibile perché le nuove generazioni si sentono forti e potenti. Credono di poter fare tutto da soli senza il consiglio di nessuno. Ci tornerei, perché in questo momento è l’unico modo dove non devi usare telefono, non ti metti le mascherine, non ti devi disinfettare. Ora l’isola sarebbe il posto più bello per andare a vivere”.

Come trascorre il suo tempo libero?

“Sistemo la casa, mi prendo cura delle cose a cui tengo e cerco di stare di più con mia madre, mia sorella, i miei nipoti e i miei amici più intimi, che non sono più tanti come una volta. Adesso faccio un po’ più di selezione. Le conoscenze le lascio da parte e tengo solo i rapporti più veri e sinceri”.

Attualmente è anche uno dei volti di Medicanet. Ce ne parli un po’.

“Certo. Dopo un percorso di dimagrimento, che ho voluto rendere pubblico per aiutare tutte quelle persone che sono convinte che non ce la si possa fare a risolvere un problema di obesità, perché volere è potere, ho utilizzato la chirurgia estetica ricostruttiva, almeno nel mio caso. Quando si perdono diversi chili, si deve andare a togliere quel tessuto che, anche col dimagrimento e con l’attività fisica, non si riesce più a fare aderire. Non smetterò mai di ringraziare il dottor Lorenzetti e tutto il suo staff, che si sono presi cura di me e hanno voluto rendere la mia immagine più armoniosa che mai. Proprio per questo, mi sono avvicinata a collaborare con la Medicanet, ossia la medicina integrativa. Hanno dei macchinari fantastici che, prima di arrivare ad intervenire chirurgicamente, possono dare ottimi risultati a chi magari è un po’ pigro ad allenarsi. Ovviamente, consiglio sempre una buona alimentazione e allenamento, ma con la Medicanet si ottengono dei risultati notevoli. A volte anche maggiori a quelli che si possono ottenere stando dalla mattina alla sera a fare squat in palestra”.

© Sbircia la Notizia Magazine, è vietata qualsiasi ridistribuzione o riproduzione del contenuto di questa pagina, anche parziale, in qualunque forma.

Giornalista e fondatore dell’agenzia Massmedia Comunicazione, è il motore dietro gran parte delle nostre interviste. Con un occhio per i dettagli e un talento nel porre le domande giuste, contribuisce significativamente al nostro contenuto.

Coronavirus

Covid, forte legame tra smog e virus: lo studio

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Ricerca Enea-Università di Roma Tor Vergata

Covid, forte legame tra smog e virus: lo studio

Uno studio Enea - Università di Roma Tor Vergata ha evidenziato una forte affinità tra il particolato atmosferico (Pm2.5) e la proteina Spike del virus Sars-Cov-2 responsabile del Covid. I risultati, che descrivono l’interazione tra le polveri sottili e il virus attraverso simulazioni di dinamica molecolare eseguite con il supercalcolatore Cresco6, sono stati pubblicati sulla rivista online Science of The Total Environment e rientrano nell’ambito del progetto Pulvirus.

“Durante la fase iniziale della pandemia la Lombardia e, in generale, tutta l’area della Pianura Padana sono state colpite più duramente dall’infezione virale rispetto al resto del Paese. Parliamo di una parte d’Italia tra le più inquinate e questo ha portato la comunità scientifica a ipotizzare un possibile ruolo del particolato atmosferico nella diffusione del virus”, spiega Caterina Arcangeli, ricercatrice Enea del Laboratorio Salute e Ambiente e coautrice dello studio insieme ai colleghi Barbara Benassi, Massimo Santoro e Milena Stracquadanio e ai ricercatori del Dipartimento di Biologia dell’Università di Roma Tor Vergata Alice Romeo, Federico Iacovelli e Mattia Falconi.

Lo studio è partito dalla verifica e dimostrazione della presenza del genoma del virus responsabile del Covid-19 su almeno il 50% dei campioni di filtri per il Pm2.5 raccolti nella città di Bologna nell’inverno del 2021. “A seguire abbiamo realizzato al computer modelli molecolari semplificati di Pm2.5 e di Sars-Cov-2 e abbiamo valutato la loro interazione mediante simulazioni ad alte prestazioni eseguite con il supercalcolatore Cresco6”, aggiunge Arcangeli.

Le simulazioni - spiega una nota - hanno mostrato chiaramente che i glicani (zuccheri) presenti sulla superficie della proteina Spike giocano un ruolo importante nell’interazione tra virus e particolato, mediando il contatto diretto con la corrispondente superficie del nucleo di carbonio del Pm2.5. Inoltre, dallo studio emerge anche una stretta correlazione tra Pm2.5 e virus anche rispetto alle caratteristiche chimiche del particolato fine, il cui contenuto in carbonio elementare sembra avere una funzione guida nell’interazione con il Sars-Cov-2.

“Sebbene l’affinità tra Pm2.5 e Sars-Cov-2 appaia plausibile, la simulazione non permette di valutare se queste interazioni siano sufficientemente stabili per trasportare il virus nell’atmosfera o se il virione mantenga la sua infettività dopo il trasporto. La possibilità che il virus possa essere ‘sequestrato’ dal Pm, con conseguente riduzione di infettività e diffusione, o inattivato da questa forte interazione con il particolato non può essere quindi esclusa”, prosegue la ricercatrice Enea.

La forza delle simulazioni al computer effettuate da questo studio risiede nella capacità di modellare diversi tipi di particolato, variando sia la concentrazione che la composizione chimica degli inquinanti atmosferici. Queste simulazioni possono, dunque, rappresentare uno strumento utile per valutare rapidamente l’eventuale interazione delle polveri sottili con virus, batteri o altri bersagli cellulari rilevanti. “Questa possibilità potrebbe dimostrarsi utile per contrastare o controllare la diffusione di future malattie trasmesse per via aerea in regioni altamente inquinate e fornire informazioni utili per elaborare piani di controllo dell'inquinamento dell’aria”, conclude Arcangeli.

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Coronavirus

Doug Pitt: l’uomo oltre il nome famoso

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Nel mondo delle celebrità, spesso i riflettori sono puntati su nomi familiari come Brad Pitt, ma dietro ogni grande figura c’è un intero universo di individui che contribuiscono in modo significativo al loro settore e alla società nel suo complesso. Uno di questi casi è quello di Doug Pitt, fratello minore dell’acclamato attore Brad Pitt. Ma Doug è molto di più di “il fratello di”. È un imprenditore di successo, un filantropo appassionato e una figura che merita sicuramente di essere conosciuta più a fondo. Personalità sfaccettata e di grande successo, ha un nome costruito grazie alle sue aziende votate alla tecnologia e alle numerose attività di filantropo nel corso degli anni.

Dal fratello di Brad Pitt all’individuo di successo

Nato il 2 novembre 1966 a Springfield, nel Missouri, Doug Pitt è soprattutto conosciuto perché condivide lo stesso sangue con l’attore hollywoodiano Brad Pitt. Spesso cresciuto all’ombra del più celebre fratello maggiore, Doug ha intrapreso una strada di successo contando sulle proprie capacità e i propri interessi. Dopo aver completato gli studi all’università della sua contea, infatti, ha iniziato una carriera tutta in salita nei settori immobiliare e finanziario, mostrando sin da subito il suo talento nel mondo degli affari. Risale all’aprile del 1991 la fondazione della sua prima azienda, la ServiceWorld Computer, occupata nella fornitura di servizi informatici. A soli 25 anni inizia così la scalata che lo porterà nel mirino del club dei milionari.

Nel 2007 decide di cedere il 75 per cento degli interessi dell’azienda a Miami Nations Enterprises rimanendone però il proprietario e principale partner operativo. Nel 2012 fonda quindi TSI Integrated Services in collaborazione con TSI Global. Nel 2013 Pitt e Miami Nations Enterprises decidono di fondere ServiceWorld con TSI Global. Nel 2017 Pitt ricompra la sua prima società di computer creando la nuova Pitt Development Group, società specializzata in sviluppi commerciali e territoriali. Con questa azienda si è proposto come leader indiscusso nel settore.

Imprenditore e Filantropo

Doug Pitt non è solamente un uomo d’affari di successo, ma un filantropo impegnato che usa i suoi mezzi a disposizione per intervenire in aree critiche del mondo. “Care to Learn”, di cui è il fondatore, è un’organizzazione benefica che fornisce risorse essenziali a bambini che vivono in contesti difficili. L’organizzazione si concentra su bisogni fondamentali come cibo, vestiti e attrezzature scolastiche, permettendo ai più giovani di crescere e imparare in un ambiente positivo e accogliente.

Doug è anche collaboratore di Waterboys.comWorldServe International e Africa 6000 International (a cui partecipa anche la sorella Julie), organizzazioni impegnate nella fornitura di acqua potabile nei paesi africani più in difficoltà, come Tanzania e Kenya. Nel 2010 l’allora presidente della Tanzania Jakaya Kikwete lo ha insignito del titolo di Ambasciatore di buona volontà per la Repubblica Unita di Tanzania. Con questo titolo opera in qualità di intermediario per tutte quelle aziende che vogliono contribuire alla rinascita economica e culturale del paese. Nel 2011 il presidente americano Bill Clinton lo ha premiato con l’Humanitarian Leadership Award.

Dietro le quinte dell’industria del vino

Oltre al suo coinvolgimento nel settore immobiliare e nell’ambito delle opere di beneficenza, Doug Pitt ha anche sviluppato una passione per il mondo del vino. È coinvolto nella gestione di “Pitt Vineyards”, un’azienda vinicola che produce vini di alta qualità. Questa dedizione per il vino riflette la sua grande curiosità e il suo interesse per settori imprenditoriali differenti.

Una vita riservata

La famiglia di primo piano non ha impedito a Doug Pitt di mantenere un profilo relativamente basso nel mondo dei media. Ha cercato, infatti, di proteggere la sua privacy e di concentrarsi sul suo lavoro e sulle sue passioni, piuttosto che sfruttare la sua connessione familiare per attirare l’attenzione dei riflettori. Nel 1990 ha sposato Lisa Pitt, conosciuta all’università, e insieme hanno tre figli: Landon, Sydney e Reagan.

Nonostante abbia sempre cercato di non farsi notare, in certe occasioni è apparso sui media presentandosi in modo scherzoso come il fratello del più celebre Brad. Ha girato diversi spot pubblicitari, come quello per Virgin Mobile Australia, e in alcuni ha vestito persino i panni del fratello, come nella pubblicità per Mother’s Brewing Company. In diverse interviste rilasciate (come quella all’emittente Nova FM) ha anche ammesso di essere scambiato per il fratello almeno 3 volte a settimana da sconosciuti che lo incontrano per strada. Questo perché i due fratelli oltre a condividere carriere di successo, hanno effettivamente un fisico e dei lineamenti molto simili.

L’eredità di Doug Pitt

La storia di Doug Pitt dimostra come dietro a ogni individuo ci siano esperienze, imprese e passioni diverse che meritano di essere riconosciute. Pur essendo spesso additato come “il fratello di Brad Pitt”, la sua dedizione per il mondo degli affari, il suo coinvolgimento nella beneficenza e la sua capacità di perseguire le sue passioni lo rendono un esempio di impegno e di successo. Il suo lavoro nel settore imprenditoriale e filantropico dimostra come sia possibile creare un’eredità significativa indipendentemente dal nome di famiglia e che ognuno ha il potenziale per influenzare positivamente sulla vita degli altri.

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Coronavirus

È finalmente nelle sale cinematografiche il film “Tic Toc”

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E continua anche il suo tour promozionale con vari appuntamenti.

Girato a Terni negli studios di Papigno, la commedia è stata diretta dal regista Davide Scovazzo mentre la produzione è stata affidata ad Anteprima Eventi Production e Management S.r.l. di Massimiliano Caroletti. Il film vanta un cast di eccezionali attori noti al pubblico tra cui Eva Henger, Maurizio Mattioli, Sergio Vastano, Fausto Leali, Donatella Pompadour, Valentino Marini, Paolo Pasquali alias Doctor Vintage, Cristiano Sabatini alias Bike Chef, Simone Bargiacchi alias Antonio Lo cascio, Samuel Comandini Alisa Zio_ Command, Fabio Stirlani alias Stirlo , Dimitri Tincano, Jennifer Caroletti, Antonella Scarpa alias Himorta, Vanessa Padovani alias Miss Mamma Sorriso, Chaimaa Cherbal, Claudia Letizia ,Elena Colombi , Paola Caruso, Luigi Iocca, Giuseppe Lisco, Rosy Campanale, Daniel Bellinchiodo, Francesco Aquila, Michela Motoc.

E proprio Eva Henger con Massimiliano Caroletti insieme alla figlia Jennifer, al suo debutto sul grande schermo, sono ospiti della prestigiosa kermesse cinematografica Ischia Global Fest, e incontreranno il pubblico prima della proiezione con Doctor Vintage, anche lui nel cast della pellicola, nella serata del 13 luglio.

Filo conduttore del film il rapporto con i social. Tic Toc è una commedia che intreccia tante vicende e scopre tante realtà partendo dalla storia di quattro intraprendenti scansafatiche che per guadagnare qualche soldo decidono di rapire Eva Henger. Un progetto che frana a causa del Covid e che innesca un susseguirsi di intoppi divertenti: “Un gruppo di Sinti, una sorta di gang Fedeli al triste, ma vero, gioco di parole “è tutto LORO quello che luccica”, i quattro passano giornate ad invidiare le superstar di oggi , ovvero gli, e soprattutto le, Influencers, attribuendo a ognuno e a ognuna di loro vite principesche, fatte di limousines, jet privati, champagne della migliore categoria, ville gigantesche e stuoli di servitori, tutto ciò che, nella loro miseria, è loro negato dalla vita, in una maniera che, dal loro punto di vista, reputano ingiusta ed immorale. Stufi di raccogliere le briciole di quello che loro credono essere solo un mondo dorato e pieno di privilegi, i quattro mascalzoni vengono a sapere che la star Eva Henger inaugurerà una Escape Room (cosa che loro non hanno idea di cosa sia) a Terni, per cui a Zagaja, ma ben presto condiviso dagli altri pur se con qualche perplessità soprattutto da parte di Bike Chef, viene la “brillante” idea: appostarsi poco prima dell’entrata della Escape Room e rapire la Diva, che per lui è anche il suo sogno erotico da sempre, in modo da chiedere il riscatto ai suoi numerosi sponsor”, ha spiegato l’ideatore Fabio Stirlani. La trama affronta in chiave drammatica argomenti comici che riflettono l’attualità.

Un film che segna il grande ritorno al cinema di Eva Henger che per l’occasione ha interpretato se stessa. Un ruolo cucito alla perfezione su di lei: “Ho interpretato me stessa. Pensavo fosse facile, invece è stato difficilissimo. Quando si interpreta la propria persona ci si rende conto di non conoscerla realmente. Ho dovuto metterci dell’ironia, verve e passione, anche perché sarà un film comico, che farà ridere molto”. Assieme a lei sul set la figlia Jennifer Caroletti interessata a seguire le orme della madre.

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