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In data 16 marzo l’incremento nazionale dei casi è +0,62% (ieri +0,47%) con 3.258.770 contagiati totali, 2.619.654 dimissioni/guarigioni (+14.116) e 103.001 deceduti (+502); 536.115 infezioni in corso (+5.758). Ricoverati con sintomi +760 (26.098); terapie intensive +99 (3.256) con 319 nuovi ingressi del giorno. Elaborati 369.375 tamponi totali (ieri 179.015) di cui 182.572 molecolari (ieri 106.703) e 186.803 test rapidi (ieri 72.312) con 108.868 casi testati (ieri 59.780); 20.396 positivi (target 4.311); rapporto positivi/tamponi totali 5,52% (ieri 8,52% – target 2%); rapporto positivi/casi testati 18,73% (ieri 25,53%, target 3%).

Nuovi casi soprattutto in: Lombardia 4.235; Campania 2.656; Emilia Romagna 2.184; Piemonte 2.074; Veneto 1.901; Lazio 1.497; Toscana 1.247; Puglia 1.126. In Lombardia curva +0,63% (ieri +0,32%) con 49.068 tamponi totali (ieri 21.605) di cui 29.633 molecolari (ieri 17.547) e 19.435 test rapidi (ieri 4.058) con 11.294 casi testati (ieri 7.209); 4.235 positivi (target 1.000); rapporto positivi/tamponi totali 8,63% (ieri 10,11% – target 2%); rapporto positivi/casi testati 37,49% (ieri 30,30% – target 3%); 673.458 contagiati totali; ricoverati +276 (6.474); terapie intensive +81 (29.380) con 83 nuovi ingressi del giorno; 29.380 decessi (+81).

La decisione di bloccare la somministrazione del vaccino AstraZeneca risponde a un principio di responsabilità e di precauzione, ma è interessante capire quale sia stata la motivazione che ha portato alla decisione, e quali le possibili ricadute. Partiamo dalla motivazione: il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha spiegato oggi che la decisione è stata presa in via precauzionale dopo i dati comunicati dall’Istituto tedesco per i vaccini e i medicinali biomedici, il Paul Ehlrich Institut. Che ha rilevato “un notevole accumulo di una forma speciale di trombosi venosa cerebrale molto rara (trombosi della vena sinusale) in connessione con la carenza di piastrine (trombocitopenia) e sanguinamento vicino alle vaccinazioni con il vaccino di AstraZeneca”. In particolare a destare l’attenzione sono stati 7 casi, con 3 decessi, su 1.748.563 dosi somministrate fino al momento della sospensione (fonte: Robert Koch Institute). Visti i numeri, con un’incidenza inferiore a quella della popolazione generale, a muovere l’interesse dei medici tedeschi sembra essere stata la “qualità” delle anomalie, più che la quantità.

E l’indagine sembra dunque volta a chiarire non tanto la sicurezza generale del vaccino, ma piuttosto eventuali interazioni con piccole sottocategorie di vaccinati (per esempio soggetti con patologie concomitanti o con un trattamento farmacologico specifico in corso) che potrebbero mostrare una particolare suscettibilità al trattamento. Oppure anomalie legate a un singolo lotto di vaccino: succede anche con le conserve alimentari e viene bloccata solo la vendita di quel lotto, non di tutta la produzione. Al momento, peraltro, non è stato confermato alcun rapporto causa-effetto tra i decessi e la somministrazione del vaccino. Ed è questo, la forzata correlazione causa-effetto, l’errore di base nel quale in molti stanno incorrendo nell’interpretare quanto sta accadendo. Torniamo ai numeri, in particolare a quelli (i più robusti in assoluto) che arrivano da Uk: quasi 12 milioni di vaccinati con AstraZeneca, nessun decesso collegato al vaccino. Che non significa nessun decesso in assoluto tra i vaccinati: perché le persone muoiono, da sempre, per mille cause diverse. E ovviamente vaccinando la popolazione generale avremo, tra i vaccinati, gli stessi decessi che si sarebbero verificati anche senza vaccinazione: il vaccino protegge dalla Covid-19, non è un elisir di immortalità.

Sempre restando ai numeri, per chiarire meglio di cosa stiamo parlando, vale la pena di ricordare che in Italia ogni giorno (anche prima dell’epidemia e della somministrazione del vaccino) si verifica una media di 350 infarti e 160 casi di tromboembolia, fortunatamente solo in parte mortali; e che il 35,8% dei decessi, ovvero oltre 230.000 morti l’anno, è causato da malattie cardiovascolari. Procedendo con la vaccinazione, e coprendo la quasi totalità della popolazione, quante volte troveremo una “correlazione temporale” tra vaccino e infarto o tromboembolia? L’errore nel quale molti non addetti ai lavori stanno incorrendo nell’interpretare i dati tedeschi si spiega in Psicologia, come in Statistica, ricorrendo al paradosso (o fallacia) del cecchino texano, che nasce da una simpatica storiella: nella quale si narra di un texano, appunto, che avrebbe sparato contro il muro di una stalla alcuni colpi di pistola, disegnando in seguito il bersaglio intorno ai fori più vicini tra loro e dimostrando così di essere infallibile. In tutto in Germania sono stati riportati 3 decessi su 1.748.563 soggetti vaccinati con AstraZeneca, ovvero 1,7 per milione. Le persone protette dal vaccino, escludendo i decessi che proviamo ad attribuire forzatamente e senza prove al vaccino, sono 1.748.560: ovvero 999.998 per milione.

A fronte di una patologia come la Covid-19 che sempre in Germania esprime, al momento, una mortalità di 887 decessi per milione di abitanti e una letalità di 28.534 decessi per milione di contagiati. Non saremmo stupiti se l’Ema, alla verifica dei dati, esprimesse parere favorevole alla ripresa delle vaccinazioni non riscontrando alcun rapporto causa-effetto tra decessi e vaccinazioni. O se al massimo, come abbiamo anticipato prima, bloccasse un singolo lotto o individuasse un particolare sottogruppo di popolazione a rischio da vaccinare con un preparato diverso da AstraZeneca. Se infine rigettasse “in toto” il vaccino sarebbe solo una dimostrazione di quanto possa essere accurata, fino al limite del paradosso, la sorveglianza esercitata. Resterebbe poi da spiegare la differente casistica in arrivo da Uk (ricordiamo zero decessi correlati al vaccino su 12 milioni di vaccinati con AstraZeneca) ma si tratta di un tema che, eventualmente, affronteremo se e quando sarà necessario farlo. Nel frattempo, per chiudere con i numeri in modo più leggero, forniamo in modo scherzoso una buona motivazione a chi, in contemporanea, ha paura del vaccino e vorrebbe smettere di fumare. I decessi legati al fumo nel nostro Paese (fonte: Ministero della Salute, Report Prevenzione e controllo del tabagismo 2020) sono oltre 93.000 all’anno: 1.550 per milione. Con il vaccino si rischia infinitamente meno.

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Covid, forte legame tra smog e virus: lo studio

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Ricerca Enea-Università di Roma Tor Vergata

Covid, forte legame tra smog e virus: lo studio

Uno studio Enea - Università di Roma Tor Vergata ha evidenziato una forte affinità tra il particolato atmosferico (Pm2.5) e la proteina Spike del virus Sars-Cov-2 responsabile del Covid. I risultati, che descrivono l’interazione tra le polveri sottili e il virus attraverso simulazioni di dinamica molecolare eseguite con il supercalcolatore Cresco6, sono stati pubblicati sulla rivista online Science of The Total Environment e rientrano nell’ambito del progetto Pulvirus.

“Durante la fase iniziale della pandemia la Lombardia e, in generale, tutta l’area della Pianura Padana sono state colpite più duramente dall’infezione virale rispetto al resto del Paese. Parliamo di una parte d’Italia tra le più inquinate e questo ha portato la comunità scientifica a ipotizzare un possibile ruolo del particolato atmosferico nella diffusione del virus”, spiega Caterina Arcangeli, ricercatrice Enea del Laboratorio Salute e Ambiente e coautrice dello studio insieme ai colleghi Barbara Benassi, Massimo Santoro e Milena Stracquadanio e ai ricercatori del Dipartimento di Biologia dell’Università di Roma Tor Vergata Alice Romeo, Federico Iacovelli e Mattia Falconi.

Lo studio è partito dalla verifica e dimostrazione della presenza del genoma del virus responsabile del Covid-19 su almeno il 50% dei campioni di filtri per il Pm2.5 raccolti nella città di Bologna nell’inverno del 2021. “A seguire abbiamo realizzato al computer modelli molecolari semplificati di Pm2.5 e di Sars-Cov-2 e abbiamo valutato la loro interazione mediante simulazioni ad alte prestazioni eseguite con il supercalcolatore Cresco6”, aggiunge Arcangeli.

Le simulazioni - spiega una nota - hanno mostrato chiaramente che i glicani (zuccheri) presenti sulla superficie della proteina Spike giocano un ruolo importante nell’interazione tra virus e particolato, mediando il contatto diretto con la corrispondente superficie del nucleo di carbonio del Pm2.5. Inoltre, dallo studio emerge anche una stretta correlazione tra Pm2.5 e virus anche rispetto alle caratteristiche chimiche del particolato fine, il cui contenuto in carbonio elementare sembra avere una funzione guida nell’interazione con il Sars-Cov-2.

“Sebbene l’affinità tra Pm2.5 e Sars-Cov-2 appaia plausibile, la simulazione non permette di valutare se queste interazioni siano sufficientemente stabili per trasportare il virus nell’atmosfera o se il virione mantenga la sua infettività dopo il trasporto. La possibilità che il virus possa essere ‘sequestrato’ dal Pm, con conseguente riduzione di infettività e diffusione, o inattivato da questa forte interazione con il particolato non può essere quindi esclusa”, prosegue la ricercatrice Enea.

La forza delle simulazioni al computer effettuate da questo studio risiede nella capacità di modellare diversi tipi di particolato, variando sia la concentrazione che la composizione chimica degli inquinanti atmosferici. Queste simulazioni possono, dunque, rappresentare uno strumento utile per valutare rapidamente l’eventuale interazione delle polveri sottili con virus, batteri o altri bersagli cellulari rilevanti. “Questa possibilità potrebbe dimostrarsi utile per contrastare o controllare la diffusione di future malattie trasmesse per via aerea in regioni altamente inquinate e fornire informazioni utili per elaborare piani di controllo dell'inquinamento dell’aria”, conclude Arcangeli.

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Coronavirus

Doug Pitt: l’uomo oltre il nome famoso

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Nel mondo delle celebrità, spesso i riflettori sono puntati su nomi familiari come Brad Pitt, ma dietro ogni grande figura c’è un intero universo di individui che contribuiscono in modo significativo al loro settore e alla società nel suo complesso. Uno di questi casi è quello di Doug Pitt, fratello minore dell’acclamato attore Brad Pitt. Ma Doug è molto di più di “il fratello di”. È un imprenditore di successo, un filantropo appassionato e una figura che merita sicuramente di essere conosciuta più a fondo. Personalità sfaccettata e di grande successo, ha un nome costruito grazie alle sue aziende votate alla tecnologia e alle numerose attività di filantropo nel corso degli anni.

Dal fratello di Brad Pitt all’individuo di successo

Nato il 2 novembre 1966 a Springfield, nel Missouri, Doug Pitt è soprattutto conosciuto perché condivide lo stesso sangue con l’attore hollywoodiano Brad Pitt. Spesso cresciuto all’ombra del più celebre fratello maggiore, Doug ha intrapreso una strada di successo contando sulle proprie capacità e i propri interessi. Dopo aver completato gli studi all’università della sua contea, infatti, ha iniziato una carriera tutta in salita nei settori immobiliare e finanziario, mostrando sin da subito il suo talento nel mondo degli affari. Risale all’aprile del 1991 la fondazione della sua prima azienda, la ServiceWorld Computer, occupata nella fornitura di servizi informatici. A soli 25 anni inizia così la scalata che lo porterà nel mirino del club dei milionari.

Nel 2007 decide di cedere il 75 per cento degli interessi dell’azienda a Miami Nations Enterprises rimanendone però il proprietario e principale partner operativo. Nel 2012 fonda quindi TSI Integrated Services in collaborazione con TSI Global. Nel 2013 Pitt e Miami Nations Enterprises decidono di fondere ServiceWorld con TSI Global. Nel 2017 Pitt ricompra la sua prima società di computer creando la nuova Pitt Development Group, società specializzata in sviluppi commerciali e territoriali. Con questa azienda si è proposto come leader indiscusso nel settore.

Imprenditore e Filantropo

Doug Pitt non è solamente un uomo d’affari di successo, ma un filantropo impegnato che usa i suoi mezzi a disposizione per intervenire in aree critiche del mondo. “Care to Learn”, di cui è il fondatore, è un’organizzazione benefica che fornisce risorse essenziali a bambini che vivono in contesti difficili. L’organizzazione si concentra su bisogni fondamentali come cibo, vestiti e attrezzature scolastiche, permettendo ai più giovani di crescere e imparare in un ambiente positivo e accogliente.

Doug è anche collaboratore di Waterboys.comWorldServe International e Africa 6000 International (a cui partecipa anche la sorella Julie), organizzazioni impegnate nella fornitura di acqua potabile nei paesi africani più in difficoltà, come Tanzania e Kenya. Nel 2010 l’allora presidente della Tanzania Jakaya Kikwete lo ha insignito del titolo di Ambasciatore di buona volontà per la Repubblica Unita di Tanzania. Con questo titolo opera in qualità di intermediario per tutte quelle aziende che vogliono contribuire alla rinascita economica e culturale del paese. Nel 2011 il presidente americano Bill Clinton lo ha premiato con l’Humanitarian Leadership Award.

Dietro le quinte dell’industria del vino

Oltre al suo coinvolgimento nel settore immobiliare e nell’ambito delle opere di beneficenza, Doug Pitt ha anche sviluppato una passione per il mondo del vino. È coinvolto nella gestione di “Pitt Vineyards”, un’azienda vinicola che produce vini di alta qualità. Questa dedizione per il vino riflette la sua grande curiosità e il suo interesse per settori imprenditoriali differenti.

Una vita riservata

La famiglia di primo piano non ha impedito a Doug Pitt di mantenere un profilo relativamente basso nel mondo dei media. Ha cercato, infatti, di proteggere la sua privacy e di concentrarsi sul suo lavoro e sulle sue passioni, piuttosto che sfruttare la sua connessione familiare per attirare l’attenzione dei riflettori. Nel 1990 ha sposato Lisa Pitt, conosciuta all’università, e insieme hanno tre figli: Landon, Sydney e Reagan.

Nonostante abbia sempre cercato di non farsi notare, in certe occasioni è apparso sui media presentandosi in modo scherzoso come il fratello del più celebre Brad. Ha girato diversi spot pubblicitari, come quello per Virgin Mobile Australia, e in alcuni ha vestito persino i panni del fratello, come nella pubblicità per Mother’s Brewing Company. In diverse interviste rilasciate (come quella all’emittente Nova FM) ha anche ammesso di essere scambiato per il fratello almeno 3 volte a settimana da sconosciuti che lo incontrano per strada. Questo perché i due fratelli oltre a condividere carriere di successo, hanno effettivamente un fisico e dei lineamenti molto simili.

L’eredità di Doug Pitt

La storia di Doug Pitt dimostra come dietro a ogni individuo ci siano esperienze, imprese e passioni diverse che meritano di essere riconosciute. Pur essendo spesso additato come “il fratello di Brad Pitt”, la sua dedizione per il mondo degli affari, il suo coinvolgimento nella beneficenza e la sua capacità di perseguire le sue passioni lo rendono un esempio di impegno e di successo. Il suo lavoro nel settore imprenditoriale e filantropico dimostra come sia possibile creare un’eredità significativa indipendentemente dal nome di famiglia e che ognuno ha il potenziale per influenzare positivamente sulla vita degli altri.

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Coronavirus

È finalmente nelle sale cinematografiche il film “Tic Toc”

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E continua anche il suo tour promozionale con vari appuntamenti.

Girato a Terni negli studios di Papigno, la commedia è stata diretta dal regista Davide Scovazzo mentre la produzione è stata affidata ad Anteprima Eventi Production e Management S.r.l. di Massimiliano Caroletti. Il film vanta un cast di eccezionali attori noti al pubblico tra cui Eva Henger, Maurizio Mattioli, Sergio Vastano, Fausto Leali, Donatella Pompadour, Valentino Marini, Paolo Pasquali alias Doctor Vintage, Cristiano Sabatini alias Bike Chef, Simone Bargiacchi alias Antonio Lo cascio, Samuel Comandini Alisa Zio_ Command, Fabio Stirlani alias Stirlo , Dimitri Tincano, Jennifer Caroletti, Antonella Scarpa alias Himorta, Vanessa Padovani alias Miss Mamma Sorriso, Chaimaa Cherbal, Claudia Letizia ,Elena Colombi , Paola Caruso, Luigi Iocca, Giuseppe Lisco, Rosy Campanale, Daniel Bellinchiodo, Francesco Aquila, Michela Motoc.

E proprio Eva Henger con Massimiliano Caroletti insieme alla figlia Jennifer, al suo debutto sul grande schermo, sono ospiti della prestigiosa kermesse cinematografica Ischia Global Fest, e incontreranno il pubblico prima della proiezione con Doctor Vintage, anche lui nel cast della pellicola, nella serata del 13 luglio.

Filo conduttore del film il rapporto con i social. Tic Toc è una commedia che intreccia tante vicende e scopre tante realtà partendo dalla storia di quattro intraprendenti scansafatiche che per guadagnare qualche soldo decidono di rapire Eva Henger. Un progetto che frana a causa del Covid e che innesca un susseguirsi di intoppi divertenti: “Un gruppo di Sinti, una sorta di gang Fedeli al triste, ma vero, gioco di parole “è tutto LORO quello che luccica”, i quattro passano giornate ad invidiare le superstar di oggi , ovvero gli, e soprattutto le, Influencers, attribuendo a ognuno e a ognuna di loro vite principesche, fatte di limousines, jet privati, champagne della migliore categoria, ville gigantesche e stuoli di servitori, tutto ciò che, nella loro miseria, è loro negato dalla vita, in una maniera che, dal loro punto di vista, reputano ingiusta ed immorale. Stufi di raccogliere le briciole di quello che loro credono essere solo un mondo dorato e pieno di privilegi, i quattro mascalzoni vengono a sapere che la star Eva Henger inaugurerà una Escape Room (cosa che loro non hanno idea di cosa sia) a Terni, per cui a Zagaja, ma ben presto condiviso dagli altri pur se con qualche perplessità soprattutto da parte di Bike Chef, viene la “brillante” idea: appostarsi poco prima dell’entrata della Escape Room e rapire la Diva, che per lui è anche il suo sogno erotico da sempre, in modo da chiedere il riscatto ai suoi numerosi sponsor”, ha spiegato l’ideatore Fabio Stirlani. La trama affronta in chiave drammatica argomenti comici che riflettono l’attualità.

Un film che segna il grande ritorno al cinema di Eva Henger che per l’occasione ha interpretato se stessa. Un ruolo cucito alla perfezione su di lei: “Ho interpretato me stessa. Pensavo fosse facile, invece è stato difficilissimo. Quando si interpreta la propria persona ci si rende conto di non conoscerla realmente. Ho dovuto metterci dell’ironia, verve e passione, anche perché sarà un film comico, che farà ridere molto”. Assieme a lei sul set la figlia Jennifer Caroletti interessata a seguire le orme della madre.

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