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La spettacolare Reggia di Caserta chiude fino a venerdì 4 dicembre

La Reggia di Caserta, come tutti gli Istituti e Luoghi di Cultura, Musei e Mostre in osservanza del DPCM del 3 novembre 2020, chiude al pubblico fino a venerdì 4 dicembre 2020.

Nell’attesa, attraverso un nostro sunto, vediamo insieme di conoscerla meglio, questa sbalorditiva ricchezza che tutto il mondo c’invidia.

La Reggia di Caserta, la Versailles del Regno delle Due Sicilie, un immenso e lussuosissimo
Palazzo dei Borbone di Napoli.
Nel XVIII secolo Napoli diventa capitale: Re Carlo di Borbone salì al trono di Napoli nel 1734 e di Sicilia nel 1735, riformando il regno delle Due Sicilie . Ma il Palazzo Reale dei viceré spagnoli non bastava più al nuovo sovrano, dopo aver fatto costruire la Reggia di Capodimonte e di Portici, decise di costruire un Palazzo all’altezza delle altre grandi potenze europee, tra cui la prima tra loro a quel tempo, la Francia e la sua Reggia di Versailles.

Per superare Versailles, Carlo di Borbone lancia un grande progetto per una nuovo Palazzo Reale. Dopo aver progettato di realizzarlo nella stessa Napoli, è finalmente il sito di Caserta che viene ritenuto il più opportuno: lontano dai porti invasori e ben riparato, non è molto distante da Napoli che rimane, a sua volta, vulnerabile dal mare. Il mastodontico progetto prevede anche un grande viale per collegare Caserta a Napoli, ma non sarà ultimato alla fine. La costruzione fu affidata nel 1751 al grandissimo Architetto Luigi Vanvitelli e la prima pietra fu posta nel 1752.

Ma né Carlo di Borbone, chiamato al trono di Spagna nel 1759, né Luigi Vanvitelli, morto nel 1773, vedranno il completamento della maestosa nuova Reggia, dopo che i lavori furono proseguiti dal noto Architetto Carlo Vanvitelli , figlio di Luigi, è inaugurato nel 1780 da re Ferdinando IV, che non avrà per Caserta lo stesso interesse del suo predecessore. La realizzazione dell’imponente Palazzo è, tuttavia, non completato entro tale data e continuerà fino a metà del 19 ° secolo sotto la guida dei vari re dei Borbone.

Un edificio incredibilmente colossale

Ultima grande opera del barocco italiano, la Reggia di Caserta è costruita su una pianta quadrilatera, le cui ali sono distribuite simmetricamente attorno a quattro cortili interni. Con i suoi 245 m di lunghezza, 190 m di larghezza e 38 m di altezza, le dimensioni titaniche dell’edificio impressionano: le sue 1.200 stanze, che occupano un volume di quasi 2 milioni di m 3 su una superficie di circa 47.000 m 2, sono della Reggia di Caserta la residenza reale più grande del mondo.

Uno scalone monumentale conduce ai piani superiori, a conferma del carattere regale del Palazzo oltre che della sua vasta Sala del Trono risalente al XIX secolo e della sua Cappella Palatina, costruita da Luigi Vanvitelli e rivale, senza ammissione certa, da quella di Versailles.

In generale, le sale della Reggia, di cui solo una parte è accessibile alla visita, offrono un volto plurale: costruite nell’arco di circa un secolo, non mostrano l’omogeneità che suggeriscono le facciate sobrie e simmetriche del palazzo. Così, i “Vecchi Appartamenti” arredamento barocco del XVIII secolo incontrano i “Nuovi Appartamenti” arredamento neoclassico XIX : in particolare ammiriamo la Camera da Letto di Gioacchino Murat la straordinaria Biblioteca e le stanze di Marte, Astrea ed il Trono .

Parco della Reggia

La Grande Cascata e le Fontane
La Reggia si apre a nord su un bellissimo e vasto Parco, strutturato dalla famosa Grande Cascata. Alimentato dalle acque dell’acquedotto Carolino, nasce sul fianco di un colle a circa 3 km a nord del Castello: la salita è impegnativa, ma offre una vista superba sulla Reggia e sul suo Parco oltre che sui dintorni di Caserta, con il suggestivo Vesuvio sullo sfondo.

Scorrendo verso la Reggia, le acque della cascata alimentano lungo il loro percorso una serie di fontane e laghetti, decorati da gruppi scultorei rappresentanti figure dell’antichità. Dal Palazzo a sud alla Grande Cascata a nord, spiccano:

La Fontana dei Tre Delfini prende il nome dalle tre figure animali scolpite, attraverso le cui bocche scorre l’acqua.

La Fontana di Eolo ricorda l’episodio dell’Eneide di Virgilio in cui il Nume, su richiesta di Giunone, scatena l’ira dei venti contro Enea ed i Troiani; progettato per essere composto da una cinquantina di statue, ne ha solo ventotto ed il gruppo che appare Eolo e Giunone non è stato completato.

La Fontana di Cerere presenta la dea dei raccolti e della fertilità che sorregge un medaglione decorato con la Trinacria, emblema della Sicilia; circondato dalle rappresentazioni dei fiumi siciliani di Oreto e Simeto, è accompagnato da divinità del mondo acquatico delfini, tritoni, nereidi.

La fontana di Venere e Adone mostra la dea che cerca di dissuadere il suo amante, umano, dall’andare a caccia: sarà infatti ucciso da un cinghiale a causa della gelosia e della rabbia degli altri dei.

La Fontana di Diana e Atteone, senza dubbio la più famosa e prestigiosa della Reggia, si dispiega ai piedi della Grande Cascata in una composizione in due magnifici gruppi scultorei: a destra, Diana si prepara al bagno, circondata dalle sue ancelle; a sinistra, il cacciatore Atteone si trasforma in cervo per aver osato guardare Diana svestita e viene così divorato dai suoi stessi cani che non avevano riconosciuto in lui il proprio padrone.

Gli sfarzosi giardini
Alle estremità del Parco, ci sono due sontuosi giardini. Il primo, noto come Giardino Reale o Giardino all’Italiana , si trova nelle immediate vicinanze del Palazzo ed è fiancheggiato ad ovest da un bacino da pesca, creato tanto per rifornire di pesce la cucina reale di Ferdinando IV quanto per giocarvi battaglie navali in miniatura.

Più avanti, ai piedi della Grande Cascata, uno spettacolare Giardino all’Inglese, unico nel suo genere, presenta specchi d’acqua nascosti nella vegetazione, il seducente Bagno di Venere, l’emozionante Criptoportico, ornati da ammalianti statue e rovine fittizzie che ricordano l’eccelsa Pompei, il cui fascino bucolico è a dir poco innegabile.

Forse non tutti sanno che la magnifica ambientazione monumentale della Reggia di Caserta ne ha fatto un’ambita cornice per il cinema internazionale e non, un’apprezzabile occasione per la conservazione di tale patrimonio.

Tra gli scatti notevoli ricorderemo quelli di Waterloo 1970, dove la Reggia è usata per rappresentare il castello di Fontainebleau. La Reggia diventa il Palazzo Reale della città di Theed sul pianeta Naboo, dove regna l’eroina Padmé Amidala, nei primi due episodi di Star Wars Episodio I: The Phantom Menace 1999 e l’Episodio II: L’attacco dei cloni 2002. Ethan Hunt non esamina la Città del Vaticano ma la Reggia in Mission Impossible III nel 2006.

Tra i film italiani alla Reggia di Caserta ricordiamo: Donne e Briganti del 1950, diretto da Mario Soldati e ambientato ai tempi dei borboni, Pap’occhio del 1980, con Diego Abatantuono e Roberto Benigni, Io Speriamo che me la cavo del 1992 regia di Lina Wertmüller e due serie televisive: Il Papa Buono, Giovanni XXIII del 2003 e Luisa Sanfelice del 2004.

Quest’estate, esattamente dal 30 luglio al 13 settembre, Rai Cultura e RAI Radio3 hanno organizzato la quinta edizione di “Un’Estate da Re” nell’Aperia del Giardino Inglese del Palazzo Reale vanvitelliano un omaggio alla soave musica ed alla sua bellezza sotto ogni sfaccettatura più recondita.

E per finire, proprio qualche settimana fa, il Metropolitan Opera di New York, ha registrato in uno dei più preziosi scrigni dell’architettura del mondo, la Cappella Palatina della Reggia di Caserta il suo straordinario musicall.

La Reggia di Caserta è facile da raggiungere: da Napoli un treno regionale che parte a cadenze regolari, vi porta nelle immediate vicinanze del Palazzo, la stazione ferroviaria è a pochi passi.
L’autostrada con la sua vicinissima uscita del casello di “Caserta Nord”. Nelle vicinanze parcheggi custoditi a pagamento.
Ma concedetevi però il tempo necessario, sufficiente se volete scoprire anche oltre che il sontuoso Palazzo, anche l’immenso Parco Reale. Infatti le dimensioni sono tali che ci vuole più di una buona mezza giornata o anche di più per una visita completa in toto.
In particolare sappiate che, per raggiungere la sorgente della Grande Cascata e l’ingresso del Giardino Inglese, bisogna percorrere circa 3 km partendo dall’entrata del “Cannocchiale” del Palazzo. Comunque non preoccupatevi, per facilitare i meno sportivi, il Parco è fornito di minibus, ma attenzione agli orari: potreste dover tornare a piedi se sforate gli orari serali di chiusura del Parco Reale.
È importante ricordare che, mesi addietro, oltre ai minibus, vi erano le caratteristiche ” Botticelle” per visitare le meraviglie del Parco, con il Cocchiere che abilmente faceva da Cicerone. Purtroppo, sfortunatamente a causa di un triste incidente, esattamente la morte improvvisa di uno dei bellissimi cavalli trainanti, l’attenta Direttrice della Reggia, la valente Dott. ssa Tiziana Maffei, ne ha predisposto la giusta sospensione.

Da notare che alcune delle formule Artecard, il pass turistico per la Campania, danno accesso alla Reggia ed al treno regionale per Caserta con prezzi vantaggiosissimi. Considerato il costo della visita, questa opzione potrebbe essere molto interessante: https://www.campaniartecard.it/

Per maggiori informazioni: https://www.reggiadicaserta.beniculturali.it/

Una sofisticata esperta in viaggi, turismo e tempo libero, che esplora con passione le frontiere del settore turistico per fornire ai nostri lettori intuizioni uniche e consigli preziosi. Con una profonda conoscenza che va dalle destinazioni esotiche alle gemme nascoste locali, la sua competenza è indispensabile per chi cerca di trasformare ogni viaggio in un’esperienza memorabile. Le sue analisi ricche di sfumature e le sue raccomandazioni su misura sono fondamentali per offrire un panorama completo di tutto ciò che il mondo del turismo ha da offrire.

Coronavirus

Covid, forte legame tra smog e virus: lo studio

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Ricerca Enea-Università di Roma Tor Vergata

Covid, forte legame tra smog e virus: lo studio

Uno studio Enea - Università di Roma Tor Vergata ha evidenziato una forte affinità tra il particolato atmosferico (Pm2.5) e la proteina Spike del virus Sars-Cov-2 responsabile del Covid. I risultati, che descrivono l’interazione tra le polveri sottili e il virus attraverso simulazioni di dinamica molecolare eseguite con il supercalcolatore Cresco6, sono stati pubblicati sulla rivista online Science of The Total Environment e rientrano nell’ambito del progetto Pulvirus.

“Durante la fase iniziale della pandemia la Lombardia e, in generale, tutta l’area della Pianura Padana sono state colpite più duramente dall’infezione virale rispetto al resto del Paese. Parliamo di una parte d’Italia tra le più inquinate e questo ha portato la comunità scientifica a ipotizzare un possibile ruolo del particolato atmosferico nella diffusione del virus”, spiega Caterina Arcangeli, ricercatrice Enea del Laboratorio Salute e Ambiente e coautrice dello studio insieme ai colleghi Barbara Benassi, Massimo Santoro e Milena Stracquadanio e ai ricercatori del Dipartimento di Biologia dell’Università di Roma Tor Vergata Alice Romeo, Federico Iacovelli e Mattia Falconi.

Lo studio è partito dalla verifica e dimostrazione della presenza del genoma del virus responsabile del Covid-19 su almeno il 50% dei campioni di filtri per il Pm2.5 raccolti nella città di Bologna nell’inverno del 2021. “A seguire abbiamo realizzato al computer modelli molecolari semplificati di Pm2.5 e di Sars-Cov-2 e abbiamo valutato la loro interazione mediante simulazioni ad alte prestazioni eseguite con il supercalcolatore Cresco6”, aggiunge Arcangeli.

Le simulazioni - spiega una nota - hanno mostrato chiaramente che i glicani (zuccheri) presenti sulla superficie della proteina Spike giocano un ruolo importante nell’interazione tra virus e particolato, mediando il contatto diretto con la corrispondente superficie del nucleo di carbonio del Pm2.5. Inoltre, dallo studio emerge anche una stretta correlazione tra Pm2.5 e virus anche rispetto alle caratteristiche chimiche del particolato fine, il cui contenuto in carbonio elementare sembra avere una funzione guida nell’interazione con il Sars-Cov-2.

“Sebbene l’affinità tra Pm2.5 e Sars-Cov-2 appaia plausibile, la simulazione non permette di valutare se queste interazioni siano sufficientemente stabili per trasportare il virus nell’atmosfera o se il virione mantenga la sua infettività dopo il trasporto. La possibilità che il virus possa essere ‘sequestrato’ dal Pm, con conseguente riduzione di infettività e diffusione, o inattivato da questa forte interazione con il particolato non può essere quindi esclusa”, prosegue la ricercatrice Enea.

La forza delle simulazioni al computer effettuate da questo studio risiede nella capacità di modellare diversi tipi di particolato, variando sia la concentrazione che la composizione chimica degli inquinanti atmosferici. Queste simulazioni possono, dunque, rappresentare uno strumento utile per valutare rapidamente l’eventuale interazione delle polveri sottili con virus, batteri o altri bersagli cellulari rilevanti. “Questa possibilità potrebbe dimostrarsi utile per contrastare o controllare la diffusione di future malattie trasmesse per via aerea in regioni altamente inquinate e fornire informazioni utili per elaborare piani di controllo dell'inquinamento dell’aria”, conclude Arcangeli.

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Coronavirus

Doug Pitt: l’uomo oltre il nome famoso

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Nel mondo delle celebrità, spesso i riflettori sono puntati su nomi familiari come Brad Pitt, ma dietro ogni grande figura c’è un intero universo di individui che contribuiscono in modo significativo al loro settore e alla società nel suo complesso. Uno di questi casi è quello di Doug Pitt, fratello minore dell’acclamato attore Brad Pitt. Ma Doug è molto di più di “il fratello di”. È un imprenditore di successo, un filantropo appassionato e una figura che merita sicuramente di essere conosciuta più a fondo. Personalità sfaccettata e di grande successo, ha un nome costruito grazie alle sue aziende votate alla tecnologia e alle numerose attività di filantropo nel corso degli anni.

Dal fratello di Brad Pitt all’individuo di successo

Nato il 2 novembre 1966 a Springfield, nel Missouri, Doug Pitt è soprattutto conosciuto perché condivide lo stesso sangue con l’attore hollywoodiano Brad Pitt. Spesso cresciuto all’ombra del più celebre fratello maggiore, Doug ha intrapreso una strada di successo contando sulle proprie capacità e i propri interessi. Dopo aver completato gli studi all’università della sua contea, infatti, ha iniziato una carriera tutta in salita nei settori immobiliare e finanziario, mostrando sin da subito il suo talento nel mondo degli affari. Risale all’aprile del 1991 la fondazione della sua prima azienda, la ServiceWorld Computer, occupata nella fornitura di servizi informatici. A soli 25 anni inizia così la scalata che lo porterà nel mirino del club dei milionari.

Nel 2007 decide di cedere il 75 per cento degli interessi dell’azienda a Miami Nations Enterprises rimanendone però il proprietario e principale partner operativo. Nel 2012 fonda quindi TSI Integrated Services in collaborazione con TSI Global. Nel 2013 Pitt e Miami Nations Enterprises decidono di fondere ServiceWorld con TSI Global. Nel 2017 Pitt ricompra la sua prima società di computer creando la nuova Pitt Development Group, società specializzata in sviluppi commerciali e territoriali. Con questa azienda si è proposto come leader indiscusso nel settore.

Imprenditore e Filantropo

Doug Pitt non è solamente un uomo d’affari di successo, ma un filantropo impegnato che usa i suoi mezzi a disposizione per intervenire in aree critiche del mondo. “Care to Learn”, di cui è il fondatore, è un’organizzazione benefica che fornisce risorse essenziali a bambini che vivono in contesti difficili. L’organizzazione si concentra su bisogni fondamentali come cibo, vestiti e attrezzature scolastiche, permettendo ai più giovani di crescere e imparare in un ambiente positivo e accogliente.

Doug è anche collaboratore di Waterboys.comWorldServe International e Africa 6000 International (a cui partecipa anche la sorella Julie), organizzazioni impegnate nella fornitura di acqua potabile nei paesi africani più in difficoltà, come Tanzania e Kenya. Nel 2010 l’allora presidente della Tanzania Jakaya Kikwete lo ha insignito del titolo di Ambasciatore di buona volontà per la Repubblica Unita di Tanzania. Con questo titolo opera in qualità di intermediario per tutte quelle aziende che vogliono contribuire alla rinascita economica e culturale del paese. Nel 2011 il presidente americano Bill Clinton lo ha premiato con l’Humanitarian Leadership Award.

Dietro le quinte dell’industria del vino

Oltre al suo coinvolgimento nel settore immobiliare e nell’ambito delle opere di beneficenza, Doug Pitt ha anche sviluppato una passione per il mondo del vino. È coinvolto nella gestione di “Pitt Vineyards”, un’azienda vinicola che produce vini di alta qualità. Questa dedizione per il vino riflette la sua grande curiosità e il suo interesse per settori imprenditoriali differenti.

Una vita riservata

La famiglia di primo piano non ha impedito a Doug Pitt di mantenere un profilo relativamente basso nel mondo dei media. Ha cercato, infatti, di proteggere la sua privacy e di concentrarsi sul suo lavoro e sulle sue passioni, piuttosto che sfruttare la sua connessione familiare per attirare l’attenzione dei riflettori. Nel 1990 ha sposato Lisa Pitt, conosciuta all’università, e insieme hanno tre figli: Landon, Sydney e Reagan.

Nonostante abbia sempre cercato di non farsi notare, in certe occasioni è apparso sui media presentandosi in modo scherzoso come il fratello del più celebre Brad. Ha girato diversi spot pubblicitari, come quello per Virgin Mobile Australia, e in alcuni ha vestito persino i panni del fratello, come nella pubblicità per Mother’s Brewing Company. In diverse interviste rilasciate (come quella all’emittente Nova FM) ha anche ammesso di essere scambiato per il fratello almeno 3 volte a settimana da sconosciuti che lo incontrano per strada. Questo perché i due fratelli oltre a condividere carriere di successo, hanno effettivamente un fisico e dei lineamenti molto simili.

L’eredità di Doug Pitt

La storia di Doug Pitt dimostra come dietro a ogni individuo ci siano esperienze, imprese e passioni diverse che meritano di essere riconosciute. Pur essendo spesso additato come “il fratello di Brad Pitt”, la sua dedizione per il mondo degli affari, il suo coinvolgimento nella beneficenza e la sua capacità di perseguire le sue passioni lo rendono un esempio di impegno e di successo. Il suo lavoro nel settore imprenditoriale e filantropico dimostra come sia possibile creare un’eredità significativa indipendentemente dal nome di famiglia e che ognuno ha il potenziale per influenzare positivamente sulla vita degli altri.

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Coronavirus

È finalmente nelle sale cinematografiche il film “Tic Toc”

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E continua anche il suo tour promozionale con vari appuntamenti.

Girato a Terni negli studios di Papigno, la commedia è stata diretta dal regista Davide Scovazzo mentre la produzione è stata affidata ad Anteprima Eventi Production e Management S.r.l. di Massimiliano Caroletti. Il film vanta un cast di eccezionali attori noti al pubblico tra cui Eva Henger, Maurizio Mattioli, Sergio Vastano, Fausto Leali, Donatella Pompadour, Valentino Marini, Paolo Pasquali alias Doctor Vintage, Cristiano Sabatini alias Bike Chef, Simone Bargiacchi alias Antonio Lo cascio, Samuel Comandini Alisa Zio_ Command, Fabio Stirlani alias Stirlo , Dimitri Tincano, Jennifer Caroletti, Antonella Scarpa alias Himorta, Vanessa Padovani alias Miss Mamma Sorriso, Chaimaa Cherbal, Claudia Letizia ,Elena Colombi , Paola Caruso, Luigi Iocca, Giuseppe Lisco, Rosy Campanale, Daniel Bellinchiodo, Francesco Aquila, Michela Motoc.

E proprio Eva Henger con Massimiliano Caroletti insieme alla figlia Jennifer, al suo debutto sul grande schermo, sono ospiti della prestigiosa kermesse cinematografica Ischia Global Fest, e incontreranno il pubblico prima della proiezione con Doctor Vintage, anche lui nel cast della pellicola, nella serata del 13 luglio.

Filo conduttore del film il rapporto con i social. Tic Toc è una commedia che intreccia tante vicende e scopre tante realtà partendo dalla storia di quattro intraprendenti scansafatiche che per guadagnare qualche soldo decidono di rapire Eva Henger. Un progetto che frana a causa del Covid e che innesca un susseguirsi di intoppi divertenti: “Un gruppo di Sinti, una sorta di gang Fedeli al triste, ma vero, gioco di parole “è tutto LORO quello che luccica”, i quattro passano giornate ad invidiare le superstar di oggi , ovvero gli, e soprattutto le, Influencers, attribuendo a ognuno e a ognuna di loro vite principesche, fatte di limousines, jet privati, champagne della migliore categoria, ville gigantesche e stuoli di servitori, tutto ciò che, nella loro miseria, è loro negato dalla vita, in una maniera che, dal loro punto di vista, reputano ingiusta ed immorale. Stufi di raccogliere le briciole di quello che loro credono essere solo un mondo dorato e pieno di privilegi, i quattro mascalzoni vengono a sapere che la star Eva Henger inaugurerà una Escape Room (cosa che loro non hanno idea di cosa sia) a Terni, per cui a Zagaja, ma ben presto condiviso dagli altri pur se con qualche perplessità soprattutto da parte di Bike Chef, viene la “brillante” idea: appostarsi poco prima dell’entrata della Escape Room e rapire la Diva, che per lui è anche il suo sogno erotico da sempre, in modo da chiedere il riscatto ai suoi numerosi sponsor”, ha spiegato l’ideatore Fabio Stirlani. La trama affronta in chiave drammatica argomenti comici che riflettono l’attualità.

Un film che segna il grande ritorno al cinema di Eva Henger che per l’occasione ha interpretato se stessa. Un ruolo cucito alla perfezione su di lei: “Ho interpretato me stessa. Pensavo fosse facile, invece è stato difficilissimo. Quando si interpreta la propria persona ci si rende conto di non conoscerla realmente. Ho dovuto metterci dell’ironia, verve e passione, anche perché sarà un film comico, che farà ridere molto”. Assieme a lei sul set la figlia Jennifer Caroletti interessata a seguire le orme della madre.

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