Intervista esclusiva a Vincent Riotta: «L’Italia ha tutto quello che un cittadino vorrebbe»
Vincent Riotta è un attore di fama internazionale che nasce in Inghilterra, ad Hartford, da genitori siciliani. Il suo percorso nel mondo dello spettacolo inizia a soli 8 anni interpretando un anziano giapponese, un ruolo molto curioso che gli ha permesso di scoprire la sua passione per la recitazione, segnando l’inizio di una lunghissima e straordinaria carriera. Ha frequentato la prestigiosa Royal Academy of Dramatic Art, vincendo nel 1982, a 22 anni, il premio come “migliore attore più promettente“. Tra i riconoscimenti più recenti troviamo il Premio Internazionale Vincenzo Crocitti, nella categoria “Carriera Internazionale“.
Elencare tutti i film in cui è stato protagonista è davvero impossibile, in quanto Vincent Riotta ha lavorato in tantissime produzioni, sia in Italia che in Gran Bretagna ma anche negli Stati Uniti: Sotto il sole della Toscana, con la regia di Audrey Wells; Rush ed Inferno diretti da Ron Howard, solo per citarne alcuni. Noi abbiamo avuto il piacere di incontrarlo e siamo lieti di presentarvi la nostra intervista che ci ha concesso in esclusiva.
Con la preziosa collaborazione di Sante Cossentino per Massmedia Comunicazione
Salve Vincent, benvenuto su Sbircia la Notizia Magazine. Lei è un attore e regista italo-britannico, ci può raccontare qualcosa di più sulle sue origini?
Certo, mia mamma è nata a Cammarata, in provincia di Caltanisetta e papà a Mussomeli, sempre in provincia di Caltanisetta. Sono immigrati in Inghilterra nel 1957 e io sono nato a Hartford, in Gran Bretagna, nel 1959.
Cosa le piace dell’Italia?
L’Italia ha tutto quello che un cittadino vorrebbe: sole, mare, una storia unica, viste incredibili, cibo meraviglioso, gente piena di vita e di creatività e di umanità. Ovunque vado nel mondo, quando dico che sono italiano, sono felice di conoscermi soltanto per questo. L’unico peccato dell’Italia è che ha un sistema politico che tiene tutto al minimo della potenzialità del popolo.
La sua vita si svolge principalmente in Italia o in Gran Bretagna?
Ultimamente sono maggiormente in Italia, ho casa a Roma e lavoro spesso qui. Ma la Gran Bretagna mi ha regalato una cultura ricca e intelligente, sarò sempre grato al paese dove sono nato.
Quando ha scoperto di essere appassionato al mondo dello spettacolo?
Avevo 8 anni e mi hanno convinto a fare la parte di un giapponese di 80anni. Dopo che ho provato la paura, ho visto e capito che la gente era colpita della mia interpretazione, o almeno me lo ricordo così. Forse non ero bravo per niente!
Nel 1982 ha vinto il Premio come migliore attore più promettente, cosa ci può raccontare del suo esordio?
Era surreale. Giornali, interviste televisive e sulla radio. Un ragazzo di origine siciliana, di soli 22 anni, uscito dalla Royal Academy of Dramatic Art come miglior attore! Non ci credevo, così come le persone intorno a me. È stato anche un momento di paura, pensavo che le persone vicine mi guardassero diversamente. Poi però uno si abitua, si rende conto che la fama e il successo sono un’illusione che dura per un po’, poi vanno via. E se sei fortunato avrai altri momenti di successo.
Quale esperienza in particolare, da quando ha iniziato la sua carriera, per lei è stata più significativa?
Devo dire che ho realizzato un sogno quando sono stato invitato a Hollywood per la prima di “Sotto il Sole della Toscana”, sul red carpet, con tutti queste attori, registi, produttori che hanno riconosciuto la mia performance.
Lei ha lavorato un po’ in tutto il mondo, quali differenze ha notato tra le produzioni cinematografiche italiane, inglesi e americane?
Allora, per me, ci sta poca differenza ormai al livello artistico. I soldi che hanno le produzioni americane, ovviamente, ti fanno sentire come se fossi a cena al tavolo dell’imperatore, ma se sono con gli italiani sto in famiglia. Infine, gli inglesi hanno una professionalità e sincerità che ti forza ad avere integrità come attore.
Nella vita di tutti i giorni, lontano dai riflettori, chi è Vincent?
Un uomo con dei difetti che sta provando tutti giorni di riconoscerli al più presto per eliminarli appena me ne rendo conto. Non siamo mai quelli che vogliamo essere, ma sto provando con tanta difficoltà ad accettare che ormai sono quello che sono. E spero di avere delle cose in me che mi salvano.
Con quale suo collega, sul set, ha legato particolarmente?
Per quanto sembra pretenzioso, sono costretto a dire Anthony Hopkins. Non so veramente perché, ma devo dire che ci siamo trovati. Forse la sua rabbia che ha dentro l’ha portato a riconoscere la mia.
Quale consiglio si sente di dare ad un giovane con la passione per il mondo della recitazione, intenzionato ad intraprendere questa professione?
Di lavorare sodo, tutti giorni, per migliorare il talento e la carriera. Di scrivere, di imparare tutti gli elementi del nostro business. Non solo la recitazione: bisogna fare corsi di regia, di montaggio e di recitazione con tanti maestri. Così si avranno chance maggiori per avere una lunga carriera.
In questo momento è impegnato su qualche set?
No, ho avuto dei ruoli durante il lockdown che non mi aspettavo mai: un eremita, un prete che lavora per la CIA, uno scienziato. Sono stato veramente fortunato, normalmente quando tutti lavorano, io no, Quindi forse toccava a me.
Come ha cambiato le sue abitudini il Coronavirus?
Come tutti, mi sono dovuto adattare in tutto, in questo brutto momento nella storia dell’umanità.
Nuovi progetti all’orizzonte?
Per scaramanzia, non mi piace parlarne finché non è tutto confermato. Spero che tutti usciamo fuori da questo momento con la salute e un mondo nuovo e migliore.
Per seguire Vincent Riotta su Instagram, vi rimandiamo al suo profilo ufficiale.
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Coronavirus
Covid, forte legame tra smog e virus: lo studio
Ricerca Enea-Università di Roma Tor Vergata
Uno studio Enea - Università di Roma Tor Vergata ha evidenziato una forte affinità tra il particolato atmosferico (Pm2.5) e la proteina Spike del virus Sars-Cov-2 responsabile del Covid. I risultati, che descrivono l’interazione tra le polveri sottili e il virus attraverso simulazioni di dinamica molecolare eseguite con il supercalcolatore Cresco6, sono stati pubblicati sulla rivista online Science of The Total Environment e rientrano nell’ambito del progetto Pulvirus.
“Durante la fase iniziale della pandemia la Lombardia e, in generale, tutta l’area della Pianura Padana sono state colpite più duramente dall’infezione virale rispetto al resto del Paese. Parliamo di una parte d’Italia tra le più inquinate e questo ha portato la comunità scientifica a ipotizzare un possibile ruolo del particolato atmosferico nella diffusione del virus”, spiega Caterina Arcangeli, ricercatrice Enea del Laboratorio Salute e Ambiente e coautrice dello studio insieme ai colleghi Barbara Benassi, Massimo Santoro e Milena Stracquadanio e ai ricercatori del Dipartimento di Biologia dell’Università di Roma Tor Vergata Alice Romeo, Federico Iacovelli e Mattia Falconi.
Lo studio è partito dalla verifica e dimostrazione della presenza del genoma del virus responsabile del Covid-19 su almeno il 50% dei campioni di filtri per il Pm2.5 raccolti nella città di Bologna nell’inverno del 2021. “A seguire abbiamo realizzato al computer modelli molecolari semplificati di Pm2.5 e di Sars-Cov-2 e abbiamo valutato la loro interazione mediante simulazioni ad alte prestazioni eseguite con il supercalcolatore Cresco6”, aggiunge Arcangeli.
Le simulazioni - spiega una nota - hanno mostrato chiaramente che i glicani (zuccheri) presenti sulla superficie della proteina Spike giocano un ruolo importante nell’interazione tra virus e particolato, mediando il contatto diretto con la corrispondente superficie del nucleo di carbonio del Pm2.5. Inoltre, dallo studio emerge anche una stretta correlazione tra Pm2.5 e virus anche rispetto alle caratteristiche chimiche del particolato fine, il cui contenuto in carbonio elementare sembra avere una funzione guida nell’interazione con il Sars-Cov-2.
“Sebbene l’affinità tra Pm2.5 e Sars-Cov-2 appaia plausibile, la simulazione non permette di valutare se queste interazioni siano sufficientemente stabili per trasportare il virus nell’atmosfera o se il virione mantenga la sua infettività dopo il trasporto. La possibilità che il virus possa essere ‘sequestrato’ dal Pm, con conseguente riduzione di infettività e diffusione, o inattivato da questa forte interazione con il particolato non può essere quindi esclusa”, prosegue la ricercatrice Enea.
La forza delle simulazioni al computer effettuate da questo studio risiede nella capacità di modellare diversi tipi di particolato, variando sia la concentrazione che la composizione chimica degli inquinanti atmosferici. Queste simulazioni possono, dunque, rappresentare uno strumento utile per valutare rapidamente l’eventuale interazione delle polveri sottili con virus, batteri o altri bersagli cellulari rilevanti. “Questa possibilità potrebbe dimostrarsi utile per contrastare o controllare la diffusione di future malattie trasmesse per via aerea in regioni altamente inquinate e fornire informazioni utili per elaborare piani di controllo dell'inquinamento dell’aria”, conclude Arcangeli.
Coronavirus
Doug Pitt: l’uomo oltre il nome famoso
Nel mondo delle celebrità, spesso i riflettori sono puntati su nomi familiari come Brad Pitt, ma dietro ogni grande figura c’è un intero universo di individui che contribuiscono in modo significativo al loro settore e alla società nel suo complesso. Uno di questi casi è quello di Doug Pitt, fratello minore dell’acclamato attore Brad Pitt. Ma Doug è molto di più di “il fratello di”. È un imprenditore di successo, un filantropo appassionato e una figura che merita sicuramente di essere conosciuta più a fondo. Personalità sfaccettata e di grande successo, ha un nome costruito grazie alle sue aziende votate alla tecnologia e alle numerose attività di filantropo nel corso degli anni.
Dal fratello di Brad Pitt all’individuo di successo
Nato il 2 novembre 1966 a Springfield, nel Missouri, Doug Pitt è soprattutto conosciuto perché condivide lo stesso sangue con l’attore hollywoodiano Brad Pitt. Spesso cresciuto all’ombra del più celebre fratello maggiore, Doug ha intrapreso una strada di successo contando sulle proprie capacità e i propri interessi. Dopo aver completato gli studi all’università della sua contea, infatti, ha iniziato una carriera tutta in salita nei settori immobiliare e finanziario, mostrando sin da subito il suo talento nel mondo degli affari. Risale all’aprile del 1991 la fondazione della sua prima azienda, la ServiceWorld Computer, occupata nella fornitura di servizi informatici. A soli 25 anni inizia così la scalata che lo porterà nel mirino del club dei milionari.
Nel 2007 decide di cedere il 75 per cento degli interessi dell’azienda a Miami Nations Enterprises rimanendone però il proprietario e principale partner operativo. Nel 2012 fonda quindi TSI Integrated Services in collaborazione con TSI Global. Nel 2013 Pitt e Miami Nations Enterprises decidono di fondere ServiceWorld con TSI Global. Nel 2017 Pitt ricompra la sua prima società di computer creando la nuova Pitt Development Group, società specializzata in sviluppi commerciali e territoriali. Con questa azienda si è proposto come leader indiscusso nel settore.
Imprenditore e Filantropo
Doug Pitt non è solamente un uomo d’affari di successo, ma un filantropo impegnato che usa i suoi mezzi a disposizione per intervenire in aree critiche del mondo. “Care to Learn”, di cui è il fondatore, è un’organizzazione benefica che fornisce risorse essenziali a bambini che vivono in contesti difficili. L’organizzazione si concentra su bisogni fondamentali come cibo, vestiti e attrezzature scolastiche, permettendo ai più giovani di crescere e imparare in un ambiente positivo e accogliente.
Doug è anche collaboratore di Waterboys.com, WorldServe International e Africa 6000 International (a cui partecipa anche la sorella Julie), organizzazioni impegnate nella fornitura di acqua potabile nei paesi africani più in difficoltà, come Tanzania e Kenya. Nel 2010 l’allora presidente della Tanzania Jakaya Kikwete lo ha insignito del titolo di Ambasciatore di buona volontà per la Repubblica Unita di Tanzania. Con questo titolo opera in qualità di intermediario per tutte quelle aziende che vogliono contribuire alla rinascita economica e culturale del paese. Nel 2011 il presidente americano Bill Clinton lo ha premiato con l’Humanitarian Leadership Award.
Dietro le quinte dell’industria del vino
Oltre al suo coinvolgimento nel settore immobiliare e nell’ambito delle opere di beneficenza, Doug Pitt ha anche sviluppato una passione per il mondo del vino. È coinvolto nella gestione di “Pitt Vineyards”, un’azienda vinicola che produce vini di alta qualità. Questa dedizione per il vino riflette la sua grande curiosità e il suo interesse per settori imprenditoriali differenti.
Una vita riservata
La famiglia di primo piano non ha impedito a Doug Pitt di mantenere un profilo relativamente basso nel mondo dei media. Ha cercato, infatti, di proteggere la sua privacy e di concentrarsi sul suo lavoro e sulle sue passioni, piuttosto che sfruttare la sua connessione familiare per attirare l’attenzione dei riflettori. Nel 1990 ha sposato Lisa Pitt, conosciuta all’università, e insieme hanno tre figli: Landon, Sydney e Reagan.
Nonostante abbia sempre cercato di non farsi notare, in certe occasioni è apparso sui media presentandosi in modo scherzoso come il fratello del più celebre Brad. Ha girato diversi spot pubblicitari, come quello per Virgin Mobile Australia, e in alcuni ha vestito persino i panni del fratello, come nella pubblicità per Mother’s Brewing Company. In diverse interviste rilasciate (come quella all’emittente Nova FM) ha anche ammesso di essere scambiato per il fratello almeno 3 volte a settimana da sconosciuti che lo incontrano per strada. Questo perché i due fratelli oltre a condividere carriere di successo, hanno effettivamente un fisico e dei lineamenti molto simili.
L’eredità di Doug Pitt
La storia di Doug Pitt dimostra come dietro a ogni individuo ci siano esperienze, imprese e passioni diverse che meritano di essere riconosciute. Pur essendo spesso additato come “il fratello di Brad Pitt”, la sua dedizione per il mondo degli affari, il suo coinvolgimento nella beneficenza e la sua capacità di perseguire le sue passioni lo rendono un esempio di impegno e di successo. Il suo lavoro nel settore imprenditoriale e filantropico dimostra come sia possibile creare un’eredità significativa indipendentemente dal nome di famiglia e che ognuno ha il potenziale per influenzare positivamente sulla vita degli altri.
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È finalmente nelle sale cinematografiche il film “Tic Toc”
E continua anche il suo tour promozionale con vari appuntamenti.
Girato a Terni negli studios di Papigno, la commedia è stata diretta dal regista Davide Scovazzo mentre la produzione è stata affidata ad Anteprima Eventi Production e Management S.r.l. di Massimiliano Caroletti. Il film vanta un cast di eccezionali attori noti al pubblico tra cui Eva Henger, Maurizio Mattioli, Sergio Vastano, Fausto Leali, Donatella Pompadour, Valentino Marini, Paolo Pasquali alias Doctor Vintage, Cristiano Sabatini alias Bike Chef, Simone Bargiacchi alias Antonio Lo cascio, Samuel Comandini Alisa Zio_ Command, Fabio Stirlani alias Stirlo , Dimitri Tincano, Jennifer Caroletti, Antonella Scarpa alias Himorta, Vanessa Padovani alias Miss Mamma Sorriso, Chaimaa Cherbal, Claudia Letizia ,Elena Colombi , Paola Caruso, Luigi Iocca, Giuseppe Lisco, Rosy Campanale, Daniel Bellinchiodo, Francesco Aquila, Michela Motoc.
E proprio Eva Henger con Massimiliano Caroletti insieme alla figlia Jennifer, al suo debutto sul grande schermo, sono ospiti della prestigiosa kermesse cinematografica Ischia Global Fest, e incontreranno il pubblico prima della proiezione con Doctor Vintage, anche lui nel cast della pellicola, nella serata del 13 luglio.
Filo conduttore del film il rapporto con i social. Tic Toc è una commedia che intreccia tante vicende e scopre tante realtà partendo dalla storia di quattro intraprendenti scansafatiche che per guadagnare qualche soldo decidono di rapire Eva Henger. Un progetto che frana a causa del Covid e che innesca un susseguirsi di intoppi divertenti: “Un gruppo di Sinti, una sorta di gang Fedeli al triste, ma vero, gioco di parole “è tutto LORO quello che luccica”, i quattro passano giornate ad invidiare le superstar di oggi , ovvero gli, e soprattutto le, Influencers, attribuendo a ognuno e a ognuna di loro vite principesche, fatte di limousines, jet privati, champagne della migliore categoria, ville gigantesche e stuoli di servitori, tutto ciò che, nella loro miseria, è loro negato dalla vita, in una maniera che, dal loro punto di vista, reputano ingiusta ed immorale. Stufi di raccogliere le briciole di quello che loro credono essere solo un mondo dorato e pieno di privilegi, i quattro mascalzoni vengono a sapere che la star Eva Henger inaugurerà una Escape Room (cosa che loro non hanno idea di cosa sia) a Terni, per cui a Zagaja, ma ben presto condiviso dagli altri pur se con qualche perplessità soprattutto da parte di Bike Chef, viene la “brillante” idea: appostarsi poco prima dell’entrata della Escape Room e rapire la Diva, che per lui è anche il suo sogno erotico da sempre, in modo da chiedere il riscatto ai suoi numerosi sponsor”, ha spiegato l’ideatore Fabio Stirlani. La trama affronta in chiave drammatica argomenti comici che riflettono l’attualità.
Un film che segna il grande ritorno al cinema di Eva Henger che per l’occasione ha interpretato se stessa. Un ruolo cucito alla perfezione su di lei: “Ho interpretato me stessa. Pensavo fosse facile, invece è stato difficilissimo. Quando si interpreta la propria persona ci si rende conto di non conoscerla realmente. Ho dovuto metterci dell’ironia, verve e passione, anche perché sarà un film comico, che farà ridere molto”. Assieme a lei sul set la figlia Jennifer Caroletti interessata a seguire le orme della madre.