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Intervista esclusiva a Veronica Maya: «Verdetto Finale è un programma che non smetterò mai di ringraziare»

Tanti impegni attendono la nota conduttrice Veronica Maya nelle prossime settimane. Ritornata alla guida di Miss Europe Continental dopo due anni d’assenza, la donna è anche il volto insieme ad Enrico Ruggeri di Musicultura 2022 e, di recente, ha condotto in Rai La Risposta Giusta. Tutti impegni di cui ci ha parlato in questa intervista, dove ha ripercorso anche le fasi più salienti della sua carriera.

Intervista a cura di Roberto Mallò

Salve Veronica, a quali progetti si è dedicata in quest’ultimo periodo?

“Nelle scorse settimane, ho registrato la serata finale di Musicultura 2022, al fianco di Enrico Ruggeri. Andrà in onda su Rai2 a luglio. La location è quella dello Sferisterio di Macerata, che è il tempio della musica colta, che viene prestato a quella pop con grandi nomi. Si tratta della tappa finale di un percorso cominciato diversi mesi fa con le varie selezioni e la preparazione alla manifestazione. Inoltre, su Rai Italia ci sarà un racconto ulteriore di quello che è Musicultura. Il programma verrà quindi raccontato con cose inedite”.

E’ reduce poi dall’impegno in Rai con La risposta giusta. Che esperienza è stata?

“Esatto, La Risposta Giusta è stato un po’ lo spin off de L’Italia che Fa, programma che ho condotto durante la fase acuta della pandemia, da Milano. E’ stata l’evoluzione di quella trasmissione per tematiche, perché abbiamo attinto anche lì dal terzo settore, parlando di ambiente, sostenibilità, green economy, rivoluzione digitale. Sono temi, se ci pensa, sempre più attuali. E’ necessario parlarne in tanti modi e linguaggi trasversali e accoglienti. Il quiz, che noi abbiamo adoperato, rientra nella modalità accoglienza. Perché, con leggerezza, si riescono a raccontare le cose belle e le iniziative del nostro paese. Si possono inoltre dare informazioni che interessano al pubblico a casa. Il quiz ci consente di giocare e di riflettere insieme”.

Un modo un po’ innovativo di raccontare l’Italia, insomma…

“Il quiz di per sé non è una novità, non ci siamo inventati niente. La novità sta nel raccontare il terzo settore attraverso il quiz, il gioco”.

Visto che l’abbiamo citata, la fase più acuta del Covid, personalmente, come l’ha vissuta?

“E’ stato sicuramente un momento inaspettato, che mi ha regalato delle opportunità. Per natura, sono una persona che cerca di vedere le opportunità nelle cose che mi capitano nella vita. Ho potuto stare tanto tempo in casa con i miei figli; ho potuto occuparmi di diverse cose in un modo nuovo. Ho avvertito l’esigenza di riempire quel tempo con dei contenuti che fossero utili e preziosi per la crescita della mia famiglia. Ritengo infatti che non siano solo i figli a dover crescere, ma anche i genitori. In questo senso, ho letto le opportunità. Ma ci sono state anche delle difficoltà”.

Quali?

“Ad esempio, è stato difficoltoso seguire i miei tre figli nella DAD. Katia era all’asilo, Tancredi in prima elementare. C’è stato il tentativo di non far passare questo tempo in modo inutile. Abbiamo cercato di dare loro dei contenuti e dei valori, per far sì che quel tempo fosse comunque ricco. Questo mi ha costretta a mettermi in gioco, a inventare cose, ad attingere a energie insospettabili. Il periodo è durato tanto, ma ce l’abbiamo fatta. Ed il bilancio è più che positivo”.

E a livello lavorativo ci sono state delle preoccupazioni?

“Nel momento in cui il mondo è totalmente fermo, non ti agiti più di tanto. Dal canto mio devo comunque dire che, appena ci sono stati quei margini di riapertura, ho avuto la possibilità di lavorare. Non a caso, a maggio 2020 ero in onda con L’Italia Che Fa. Inoltre, d’estate ho lavorato tantissimo. Per me, d’altronde, non esiste solo il mondo della televisione. La conduttrice è un mestiere che faccio anche lontano da una telecamera. E ringraziando Dio, lavoro veramente tanto. Per questo dico che quella prima estate, restrizioni a parte, è stata ricca di novità, così come la precedente o la scorsa. Pure quella che sta incominciando si prospetta buona. Il lavoro non è mancato. E quando non c’è non ne faccio un dramma, perché comunque ho tante cose a cui pensare. In primis, i miei figli. Non a caso, a volte, avere del tempo in cui non lavoro lo considero un privilegio, una piccola fortuna. Perché posso occuparmi serenamente di altre cose. Il lavoro è importante, ma non doverlo fare tutti i giorni è davvero un piccolo privilegio per una mamma di tre figli”.

Immagino che col lavoro che fa non sia semplice ritagliarsi dei momenti per stare con i figli…

“Beh, sì. Ci sono dei momenti in cui devi spingere sul lavoro, ed altri in cui ti puoi rilassare. E a me piace tanto stare con loro, a casa”.

Ad aprile è tornata anche alla conduzione di Miss Europe Continental, rimasto fermo per due anni proprio a causa della pandemia. E’ sicuramente uno dei volti fissi dello show…

“Sì, da tanti anni ho la fiducia del patron Alberto Cerqua, giovane e in gamba imprenditore, illuminato, che riesce a fare qualcosa di mastodontico per la parte organizzativa di tante nazioni che arrivano, che convivono, che si contendono il palco con un allestimento scenografico, registico, tecnico veramente notevole. Io che lavoro tanto so vedere bene la differenza tra un allestimento e un altro. Quello di Miss Europe Continental è veramente importante, preziosissimo e per una conduttrice come me è estremamente gratificante poter calcare un palcoscenico del genere, dove ho la possibilità di fare emergere le mie capacità, il mio talento. Posso anche condurre in lingua, dato che qui in Italia non tutti i conduttori sanno parlare discretamente l’inglese e il francese. Miss Europe Continental è una bellissima vetrina dove mi sento molto valorizzata e privilegiata. Avere la fiducia di Alberto, retorica a parte, è veramente qualcosa che mi fa piacere. Siamo tutti e due figli della stessa terra. Ritrovare questa sinergia e questi incontri che funzionano tra persone giovani è bello. La preparazione di Miss Europe Continental dura mesi, non si ferma allo spettacolo finale in sé. Ed Alberto ha la testa per coordinare tutto al meglio”.

Ha cominciato a fare televisione nel 2003. L’anno prossimo saranno vent’anni di carriera. Quali esperienze professionali ricorda con più affetto?

“Ne ricordo tre. Stella del Sud su Rai1, che ho fatto per due anni e mi ha consentito di viaggiare, per fare dei documentari, in oltre 50 paesi del mondo. La considero un’esperienza professione e umana inestimabile e di tanto valore. La porto nel cuore perché lì ho imparato il mestiere, oltre che a vivere e confrontarmi con religioni, culture e tradizioni. Come ricorderà ho poi condotto per circa dieci anni Lo Zecchino d’Oro, stando in video anche con i pancioni delle mie gravidanze. Lì c’è un ambiente davvero raro e rispettoso del mondo dell’infanzia; è un programma ricco di messaggi. La popolarità più grande è arrivata però con Verdetto Finale, che ho condotto per sei anni. Mi ha dato l’affetto del pubblico, che sento ancora oggi. Verdetto Finale è stato molto amato; mi ha fatto essere Veronica Maya. E’ un programma che non smetterò mai di ringraziare. Andava benissimo dal punto di vista degli ascolti: viaggiava sul 30% di share la mattina, con picchi del 36%, raggiungendo poi il 15-16% nel pomeriggio. Numeri di cui sono molto orgogliosa e che, oggi, non vengono raggiunti la mattina”.

Ha sempre desiderato fare la conduttrice?

“No, il mio desiderio più grande era quello di fare la ballerina. Conduttrice lo sono diventata per caso, quando ho scoperto di avere più talento per farlo rispetto al ballo. Tuttavia, la danza è stata la mia scuola di vita e nel lavoro. E’ grazie alla danza se ho saputo affrontare le regole del mondo televisivo con grande sicurezza fin da subito. La conduzione è la modalità in cui mi esprimo meglio. Mi sento molto sicura e nel mio habitat naturale. So di portare la barca in porto, qualsiasi cosa accada. Frutto anche dell’esperienza che ho fatto, con i tanti anni di televisione, ma anche di piazza, eventi, congressi”.

C’è una tipologia di trasmissione che non ha ancora condotto e con la quale vorrebbe cimentarsi?

“Per tematiche, ritengo di avere fatto parecchie sperimentazioni di linguaggio. Se parliamo di fasce, non ho mai perlustrato quella della domenica. Mi vengono poi in mente programmi come Domenica ILa Vita in Diretta. Tuttavia, i generi li ho sperimentati quasi tutti”.

Chi è Veronica Maya nella vita di tutti i giorni, quando non lavora e può prendersi del tempo per sé?

“Credo che questo traspaia abbastanza. Il mio modo di stare davanti al video è assolutamente uguale alla persona che sono. Non recito, non fingo, non uso filtri. Chi mi ha seguita negli anni, soprattutto nei programmi dove potevano venire fuori il mio pensiero e la mia personalità, ha capito ciò che io ero. C’è dunque un’aderenza tra il mio lavoro e la mia vita privata. Anche se, magari, di quest’ultimo aspetto ci sono delle cose che non racconto, com’è giusto che sia. In ogni caso, sono una grande lavoratrice ed una persona molto semplice. A casa sono una che fa molto, che è sempre piena di energie e iniziative. Sono disponibile, generosa. Voglio che i miei figli e mio marito stiano bene. Penso poco a me e molto alle persone che amo. Se avessi dedicato a me più tempo, forse avrei raggiunto altri traguardi, ma ho fatto delle scelte che non mi sono mai pesate, perché tutto non si può fare. Ma sto bene, mi sento risolta e appagata. Il mio pensare agli altri ritengo che sia bello che per chi mi sta attorno, a partire dai miei bimbi e da mio marito Marco”.

Che tipo di mamma è?

“Sono molto presente con loro. Anche se sono una mamma che lavora e che può stare fuori casa un giorno o una notte, sono presentissima. Non vivo il senso di colpa del lavoro. So quando devo esserci. La routine familiare si basa sulla mia presenza. I miei figli sono sereni e io sono serena con loro. Tutti in casa si rivolgono a me, ma questa dimensione mi piace e mi inorgoglisce, più di tutte le altre”.

© Sbircia la Notizia Magazine, è vietata qualsiasi ridistribuzione o riproduzione del contenuto di questa pagina, anche parziale, in qualunque forma.

Giornalista e fondatore dell’agenzia Massmedia Comunicazione, è il motore dietro gran parte delle nostre interviste. Con un occhio per i dettagli e un talento nel porre le domande giuste, contribuisce significativamente al nostro contenuto.

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Covid, forte legame tra smog e virus: lo studio

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Ricerca Enea-Università di Roma Tor Vergata

Covid, forte legame tra smog e virus: lo studio

Uno studio Enea - Università di Roma Tor Vergata ha evidenziato una forte affinità tra il particolato atmosferico (Pm2.5) e la proteina Spike del virus Sars-Cov-2 responsabile del Covid. I risultati, che descrivono l’interazione tra le polveri sottili e il virus attraverso simulazioni di dinamica molecolare eseguite con il supercalcolatore Cresco6, sono stati pubblicati sulla rivista online Science of The Total Environment e rientrano nell’ambito del progetto Pulvirus.

“Durante la fase iniziale della pandemia la Lombardia e, in generale, tutta l’area della Pianura Padana sono state colpite più duramente dall’infezione virale rispetto al resto del Paese. Parliamo di una parte d’Italia tra le più inquinate e questo ha portato la comunità scientifica a ipotizzare un possibile ruolo del particolato atmosferico nella diffusione del virus”, spiega Caterina Arcangeli, ricercatrice Enea del Laboratorio Salute e Ambiente e coautrice dello studio insieme ai colleghi Barbara Benassi, Massimo Santoro e Milena Stracquadanio e ai ricercatori del Dipartimento di Biologia dell’Università di Roma Tor Vergata Alice Romeo, Federico Iacovelli e Mattia Falconi.

Lo studio è partito dalla verifica e dimostrazione della presenza del genoma del virus responsabile del Covid-19 su almeno il 50% dei campioni di filtri per il Pm2.5 raccolti nella città di Bologna nell’inverno del 2021. “A seguire abbiamo realizzato al computer modelli molecolari semplificati di Pm2.5 e di Sars-Cov-2 e abbiamo valutato la loro interazione mediante simulazioni ad alte prestazioni eseguite con il supercalcolatore Cresco6”, aggiunge Arcangeli.

Le simulazioni - spiega una nota - hanno mostrato chiaramente che i glicani (zuccheri) presenti sulla superficie della proteina Spike giocano un ruolo importante nell’interazione tra virus e particolato, mediando il contatto diretto con la corrispondente superficie del nucleo di carbonio del Pm2.5. Inoltre, dallo studio emerge anche una stretta correlazione tra Pm2.5 e virus anche rispetto alle caratteristiche chimiche del particolato fine, il cui contenuto in carbonio elementare sembra avere una funzione guida nell’interazione con il Sars-Cov-2.

“Sebbene l’affinità tra Pm2.5 e Sars-Cov-2 appaia plausibile, la simulazione non permette di valutare se queste interazioni siano sufficientemente stabili per trasportare il virus nell’atmosfera o se il virione mantenga la sua infettività dopo il trasporto. La possibilità che il virus possa essere ‘sequestrato’ dal Pm, con conseguente riduzione di infettività e diffusione, o inattivato da questa forte interazione con il particolato non può essere quindi esclusa”, prosegue la ricercatrice Enea.

La forza delle simulazioni al computer effettuate da questo studio risiede nella capacità di modellare diversi tipi di particolato, variando sia la concentrazione che la composizione chimica degli inquinanti atmosferici. Queste simulazioni possono, dunque, rappresentare uno strumento utile per valutare rapidamente l’eventuale interazione delle polveri sottili con virus, batteri o altri bersagli cellulari rilevanti. “Questa possibilità potrebbe dimostrarsi utile per contrastare o controllare la diffusione di future malattie trasmesse per via aerea in regioni altamente inquinate e fornire informazioni utili per elaborare piani di controllo dell'inquinamento dell’aria”, conclude Arcangeli.

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Coronavirus

Doug Pitt: l’uomo oltre il nome famoso

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Nel mondo delle celebrità, spesso i riflettori sono puntati su nomi familiari come Brad Pitt, ma dietro ogni grande figura c’è un intero universo di individui che contribuiscono in modo significativo al loro settore e alla società nel suo complesso. Uno di questi casi è quello di Doug Pitt, fratello minore dell’acclamato attore Brad Pitt. Ma Doug è molto di più di “il fratello di”. È un imprenditore di successo, un filantropo appassionato e una figura che merita sicuramente di essere conosciuta più a fondo. Personalità sfaccettata e di grande successo, ha un nome costruito grazie alle sue aziende votate alla tecnologia e alle numerose attività di filantropo nel corso degli anni.

Dal fratello di Brad Pitt all’individuo di successo

Nato il 2 novembre 1966 a Springfield, nel Missouri, Doug Pitt è soprattutto conosciuto perché condivide lo stesso sangue con l’attore hollywoodiano Brad Pitt. Spesso cresciuto all’ombra del più celebre fratello maggiore, Doug ha intrapreso una strada di successo contando sulle proprie capacità e i propri interessi. Dopo aver completato gli studi all’università della sua contea, infatti, ha iniziato una carriera tutta in salita nei settori immobiliare e finanziario, mostrando sin da subito il suo talento nel mondo degli affari. Risale all’aprile del 1991 la fondazione della sua prima azienda, la ServiceWorld Computer, occupata nella fornitura di servizi informatici. A soli 25 anni inizia così la scalata che lo porterà nel mirino del club dei milionari.

Nel 2007 decide di cedere il 75 per cento degli interessi dell’azienda a Miami Nations Enterprises rimanendone però il proprietario e principale partner operativo. Nel 2012 fonda quindi TSI Integrated Services in collaborazione con TSI Global. Nel 2013 Pitt e Miami Nations Enterprises decidono di fondere ServiceWorld con TSI Global. Nel 2017 Pitt ricompra la sua prima società di computer creando la nuova Pitt Development Group, società specializzata in sviluppi commerciali e territoriali. Con questa azienda si è proposto come leader indiscusso nel settore.

Imprenditore e Filantropo

Doug Pitt non è solamente un uomo d’affari di successo, ma un filantropo impegnato che usa i suoi mezzi a disposizione per intervenire in aree critiche del mondo. “Care to Learn”, di cui è il fondatore, è un’organizzazione benefica che fornisce risorse essenziali a bambini che vivono in contesti difficili. L’organizzazione si concentra su bisogni fondamentali come cibo, vestiti e attrezzature scolastiche, permettendo ai più giovani di crescere e imparare in un ambiente positivo e accogliente.

Doug è anche collaboratore di Waterboys.comWorldServe International e Africa 6000 International (a cui partecipa anche la sorella Julie), organizzazioni impegnate nella fornitura di acqua potabile nei paesi africani più in difficoltà, come Tanzania e Kenya. Nel 2010 l’allora presidente della Tanzania Jakaya Kikwete lo ha insignito del titolo di Ambasciatore di buona volontà per la Repubblica Unita di Tanzania. Con questo titolo opera in qualità di intermediario per tutte quelle aziende che vogliono contribuire alla rinascita economica e culturale del paese. Nel 2011 il presidente americano Bill Clinton lo ha premiato con l’Humanitarian Leadership Award.

Dietro le quinte dell’industria del vino

Oltre al suo coinvolgimento nel settore immobiliare e nell’ambito delle opere di beneficenza, Doug Pitt ha anche sviluppato una passione per il mondo del vino. È coinvolto nella gestione di “Pitt Vineyards”, un’azienda vinicola che produce vini di alta qualità. Questa dedizione per il vino riflette la sua grande curiosità e il suo interesse per settori imprenditoriali differenti.

Una vita riservata

La famiglia di primo piano non ha impedito a Doug Pitt di mantenere un profilo relativamente basso nel mondo dei media. Ha cercato, infatti, di proteggere la sua privacy e di concentrarsi sul suo lavoro e sulle sue passioni, piuttosto che sfruttare la sua connessione familiare per attirare l’attenzione dei riflettori. Nel 1990 ha sposato Lisa Pitt, conosciuta all’università, e insieme hanno tre figli: Landon, Sydney e Reagan.

Nonostante abbia sempre cercato di non farsi notare, in certe occasioni è apparso sui media presentandosi in modo scherzoso come il fratello del più celebre Brad. Ha girato diversi spot pubblicitari, come quello per Virgin Mobile Australia, e in alcuni ha vestito persino i panni del fratello, come nella pubblicità per Mother’s Brewing Company. In diverse interviste rilasciate (come quella all’emittente Nova FM) ha anche ammesso di essere scambiato per il fratello almeno 3 volte a settimana da sconosciuti che lo incontrano per strada. Questo perché i due fratelli oltre a condividere carriere di successo, hanno effettivamente un fisico e dei lineamenti molto simili.

L’eredità di Doug Pitt

La storia di Doug Pitt dimostra come dietro a ogni individuo ci siano esperienze, imprese e passioni diverse che meritano di essere riconosciute. Pur essendo spesso additato come “il fratello di Brad Pitt”, la sua dedizione per il mondo degli affari, il suo coinvolgimento nella beneficenza e la sua capacità di perseguire le sue passioni lo rendono un esempio di impegno e di successo. Il suo lavoro nel settore imprenditoriale e filantropico dimostra come sia possibile creare un’eredità significativa indipendentemente dal nome di famiglia e che ognuno ha il potenziale per influenzare positivamente sulla vita degli altri.

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Coronavirus

È finalmente nelle sale cinematografiche il film “Tic Toc”

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E continua anche il suo tour promozionale con vari appuntamenti.

Girato a Terni negli studios di Papigno, la commedia è stata diretta dal regista Davide Scovazzo mentre la produzione è stata affidata ad Anteprima Eventi Production e Management S.r.l. di Massimiliano Caroletti. Il film vanta un cast di eccezionali attori noti al pubblico tra cui Eva Henger, Maurizio Mattioli, Sergio Vastano, Fausto Leali, Donatella Pompadour, Valentino Marini, Paolo Pasquali alias Doctor Vintage, Cristiano Sabatini alias Bike Chef, Simone Bargiacchi alias Antonio Lo cascio, Samuel Comandini Alisa Zio_ Command, Fabio Stirlani alias Stirlo , Dimitri Tincano, Jennifer Caroletti, Antonella Scarpa alias Himorta, Vanessa Padovani alias Miss Mamma Sorriso, Chaimaa Cherbal, Claudia Letizia ,Elena Colombi , Paola Caruso, Luigi Iocca, Giuseppe Lisco, Rosy Campanale, Daniel Bellinchiodo, Francesco Aquila, Michela Motoc.

E proprio Eva Henger con Massimiliano Caroletti insieme alla figlia Jennifer, al suo debutto sul grande schermo, sono ospiti della prestigiosa kermesse cinematografica Ischia Global Fest, e incontreranno il pubblico prima della proiezione con Doctor Vintage, anche lui nel cast della pellicola, nella serata del 13 luglio.

Filo conduttore del film il rapporto con i social. Tic Toc è una commedia che intreccia tante vicende e scopre tante realtà partendo dalla storia di quattro intraprendenti scansafatiche che per guadagnare qualche soldo decidono di rapire Eva Henger. Un progetto che frana a causa del Covid e che innesca un susseguirsi di intoppi divertenti: “Un gruppo di Sinti, una sorta di gang Fedeli al triste, ma vero, gioco di parole “è tutto LORO quello che luccica”, i quattro passano giornate ad invidiare le superstar di oggi , ovvero gli, e soprattutto le, Influencers, attribuendo a ognuno e a ognuna di loro vite principesche, fatte di limousines, jet privati, champagne della migliore categoria, ville gigantesche e stuoli di servitori, tutto ciò che, nella loro miseria, è loro negato dalla vita, in una maniera che, dal loro punto di vista, reputano ingiusta ed immorale. Stufi di raccogliere le briciole di quello che loro credono essere solo un mondo dorato e pieno di privilegi, i quattro mascalzoni vengono a sapere che la star Eva Henger inaugurerà una Escape Room (cosa che loro non hanno idea di cosa sia) a Terni, per cui a Zagaja, ma ben presto condiviso dagli altri pur se con qualche perplessità soprattutto da parte di Bike Chef, viene la “brillante” idea: appostarsi poco prima dell’entrata della Escape Room e rapire la Diva, che per lui è anche il suo sogno erotico da sempre, in modo da chiedere il riscatto ai suoi numerosi sponsor”, ha spiegato l’ideatore Fabio Stirlani. La trama affronta in chiave drammatica argomenti comici che riflettono l’attualità.

Un film che segna il grande ritorno al cinema di Eva Henger che per l’occasione ha interpretato se stessa. Un ruolo cucito alla perfezione su di lei: “Ho interpretato me stessa. Pensavo fosse facile, invece è stato difficilissimo. Quando si interpreta la propria persona ci si rende conto di non conoscerla realmente. Ho dovuto metterci dell’ironia, verve e passione, anche perché sarà un film comico, che farà ridere molto”. Assieme a lei sul set la figlia Jennifer Caroletti interessata a seguire le orme della madre.

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