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Miss Italia racconta l’Italia, alla scoperta dei luoghi cari alle Miss

Su Instagram i video delle ragazze dedicati al territorio. In palio i titoli regionali di Miss Social.

“Miss Italia Racconta l’Italia” è un breve, intenso viaggio che invita alla scoperta dei luoghi cari alle Miss, che le avvolgono e le vedono crescere. Lo strumento è quello moderno e tecnologico dei social. La descrizione della propria città o del proprio borgo è suggerita dall’amore, dall’attenzione che le ragazze pongono nel vedere, guardare il proprio mondo quotidiano, il territorio in cui vivono.

È un progetto che ha lo scopo di narrare, grazie al supporto delle partecipanti alla 83^ edizione del concorso Miss Italia, le caratteristiche del nostro Bel Paese attraverso i social media, in particolare Instagram. La partecipazione alle selezioni di “Miss Italia racconta l’Italia” permetterà di prender parte all’elezione della Miss Social della propria regione.

L’iniziativa è di Enzo Rimedio, responsabile dell’attività digitali di Miss Italia e punto di riferimento per tanti addetti di questo settore, grazie anche ai suoi libri e attività formative sulle digital pr.

Fino al prossimo 20 agosto le concorrenti di tutte le regioni sono invitate a postare un Reel sul proprio profilo Instagram nel quale, in massimo 90 secondi, dovranno raccontare la bellezza di un luogo caratteristico della propria città o località.

Una commissione tecnica nominata da Miren srl, in quanto organizzatrice di Miss Italia, valuterà ogni singolo post ed eleggerà la Miss Social per ogni singola regione. Il titolo consentirà l’accesso alle prefinali nazionali ed è cumulabile con tutti gli altri titoli in palio.

La valutazione della commissione terrà conto dell’abilità di saper costruire uno storytelling basato sulla capacità di produzione visual del clip video, sulla narrativa verbale con la quale l’aspirante Miss farà il suo racconto e sulla scelta del luogo, il quale non dovrà essere necessariamente famoso, ma sicuramente caratteristico.

Il video deve essere pubblicato tassativamente entro il 20 agosto 2022, previa compilazione di un apposito modulo online contenuto nella descrizione del progetto

Animato da un’indomabile passione per il giornalismo, Junior ha trasceso il semplice ruolo di giornalista per intraprendere l’avventura di fondare la sua propria testata, Sbircia la Notizia Magazine, nel 2020. Oltre ad essere l’editore, riveste anche il ruolo cruciale di direttore responsabile, incarnando una visione editoriale innovativa e guidando una squadra di talenti verso il vertice del giornalismo. La sua capacità di indirizzare il dibattito pubblico e di influenzare l’opinione è un testamento alla sua leadership e al suo acume nel campo dei media.

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Attualità

Il discorso di fine anno del Presidente Sergio Mattarella:...

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Ci siamo, è quel momento dell’anno in cui tutto sembra sospeso: il vecchio sta per chiudere il sipario e il nuovo scalpita per entrare in scena. E come ogni anno, il discorso del Presidente della Repubblica è un momento che ti riporta a terra, che ti ancora quando tutto sembra sfuggire. Un attimo per fare il punto, per capire chi siamo davvero e quale direzione vogliamo prendere. Stavolta Sergio Mattarella, il nostro Capo dello Stato, ha davvero toccato corde profonde. E no, non è stata la solita sfilza di parole formali ma un messaggio che ha colpito dritto al cuore. Parliamone.

La pace prima di tutto

Il primo augurio è la pace, per tutti.” Non poteva esserci apertura più forte, più necessaria. Mattarella ha parlato con una schiettezza rara, puntando il dito contro le atrocità che ancora oggi insanguinano il mondo. Dall’Ucraina devastata dall’invasione russa agli attacchi terroristici di Hamas in Israele: il Presidente non ha risparmiato parole dure per condannare chi perpetua la violenza.

Ma non si è fermato alla denuncia. Ha richiamato tutti, ma proprio tutti, alla responsabilità. Diplomazia, diritti umani, dialogo: sono questi, secondo lui, i pilastri su cui costruire una pace vera, duratura. E qui arriva il colpo basso, quello che ti stringe lo stomaco: ha raccontato la storia di una bambina morta assiderata a Gaza la notte di Natale. Una di quelle immagini che ti restano addosso e ti fanno chiedere: davvero vogliamo continuare così?

Un Giubileo per sperare

E poi c’è il Giubileo, questo evento che non è solo religioso ma anche profondamente umano. Papa Francesco l’ha inaugurato come un invito alla speranza e Mattarella ci ha visti dentro tutti, noi italiani, chiamati a riscoprire un senso di comunità che a volte sembra perso. Ma cosa vuol dire, davvero, partecipare a un Giubileo? Per il Presidente, è l’occasione per guardarsi intorno, tendere una mano, fare qualcosa di concreto per chi sta peggio di noi. Un rinnovamento etico, insomma, che parte dal basso e arriva fino alle istituzioni.

Disuguaglianze che fanno male

Un Paese coeso è un Paese più forte.” Sembra una frase fatta, ma quando Mattarella parla di disuguaglianze si sente che ci crede davvero. E non si limita a fare il solito discorso sul divario Nord-Sud, purtroppo sempre attuale. Va oltre, puntando il riflettore su temi come la povertà educativa, un mostro silenzioso che colpisce soprattutto il Mezzogiorno e che rischia di negare a tanti giovani un futuro migliore.

E poi c’è la questione della ricchezza concentrata nelle mani di pochi. Una realtà che non possiamo più ignorare. Mattarella è stato chiaro: “La redistribuzione delle risorse non è solo un imperativo morale, ma una necessità per garantire stabilità economica e politica.” Parole che fanno riflettere, specie in un momento in cui le disuguaglianze sembrano allargarsi invece di ridursi.

Clima e priorità sbagliate

Non poteva mancare il tema del cambiamento climatico, che ormai è una costante nei discorsi ufficiali. Ma qui Mattarella ha alzato la voce, mettendo a confronto due numeri che fanno male: l’aumento della spesa in armamenti e la cronica mancanza di investimenti per contrastare il riscaldamento globale. Una contraddizione che pesa come un macigno.

Ha parlato di alluvioni, di territori devastati, di segnali d’allarme che continuiamo a ignorare. E ha lanciato un appello: l’Italia deve fare di più, promuovendo energie rinnovabili e un’economia sostenibile. Ma non è solo una questione di governi; siamo tutti coinvolti. Le nuove generazioni, con il loro impegno per l’ambiente, sono una fonte di speranza. Ma tocca a noi, oggi, dare loro gli strumenti per costruire un futuro migliore.

Libertà di informazione: una battaglia da non perdere

Uno dei momenti più intensi è stato il pensiero rivolto a Cecilia Sala, giornalista italiana detenuta in Iran. Un nome, una storia, che racchiude tutto il valore e il coraggio della libera informazione. Mattarella è stato diretto: “La libertà di stampa è un pilastro della democrazia.” Parole che suonano come un monito, un richiamo a proteggere chi rischia la vita per raccontare la verità.

E qui viene fuori un lato poco conosciuto del Presidente: la sua sensibilità verso chi lavora dietro le quinte, spesso in condizioni difficili, per garantire la trasparenza e la responsabilità delle istituzioni. Un richiamo che vale non solo per l’Italia, ma per tutti i governi democratici.

Un futuro che dipende da noi

La speranza siamo noi, il nostro impegno, la nostra libertà, le nostre scelte.” Così, Mattarella ha chiuso il suo discorso. Non con un addio formale ma con una chiamata vera, di quelle che ti fanno alzare dalla sedia. E non è un modo di dire: è un invito a smettere di guardare, di restare a bordo campo. Bisogna fare, agire, rimboccarsi le maniche, anche quando sembra inutile, anche quando fa paura.

E sapete cosa? Non c’era niente di pomposo nel suo modo di dirlo. Niente prediche o toni distanti. Solo quella calma sicura, che ti fa sentire parte di qualcosa di più grande, che ti fa pensare: “Ha ragione, tocca a me”. Ecco, è questo il punto: non servono gesti eroici ma quei piccoli passi di ogni giorno. Le cose semplici, normali, che però messe insieme cambiano davvero tutto.

Il messaggio completo

Se volete riascoltarlo, quel discorso è lì, sul sito del Quirinale o su tutti i canali ufficiali. Facile da trovare, difficile da ignorare. Perché è una di quelle cose che ti fanno fermare un attimo, mettere da parte la frenesia, e pensare. Davvero pensare. Non tanto per analizzare ogni parola ma per sentire cosa ti smuove dentro. Vale la pena condividerlo, con chiunque abbia bisogno di una scintilla per cominciare l’anno con qualcosa di più. Più consapevolezza, magari. O, chi lo sa, un pizzico di speranza che non guasta mai.

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Attualità

La Manovra 2025: un cambio di rotta per l’Italia?

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La Manovra 2025: un cambio di rotta per l’Italia?

Negli ultimi giorni si è sentito parlare un po’ ovunque della Manovra 2025. Bella etichetta, certo. Ma poi? Poi ci siamo noi. Noi che facciamo i conti ogni giorno, tra bollette che non perdonano, lavori che arrancano e sacrifici che ormai sono diventati la norma. E allora la domanda vera è: che impatto avrà davvero questa legge su chi vive la vita reale, quella fatta di piccoli grandi problemi? Proviamo a capirlo insieme, perché di novità ce ne sono e alcune potrebbero cambiare qualcosa. Forse poco. Forse tanto.

Riforma IRPEF: promessa di semplificazione o una solita toppa?

Una delle grandi novità è questa riforma dell’IRPEF. Tre scaglioni invece di quattro. Sì, sulla carta è più semplice. Ma è davvero quello che serve? Vediamo: 23% fino a 28.000 euro, 35% da 28.000 a 50.000 euro, 43% oltre. Ok, è tutto più ordinato ma è qui che viene il dubbio: quanto cambierà davvero per chi, ogni mese, deve fare i salti mortali per arrivare alla fine?

Certo, c’è il taglio del cuneo fiscale confermato per i redditi fino a 40.000 euro. E per chi guadagna meno di 20.000 euro c’è un’indennità esentasse. Bello, no? Sì, ma basta? La classe media, quella che si becca sempre il peso maggiore, vedrà finalmente un po’ di respiro? Oppure siamo di fronte all’ennesima soluzione che funziona solo sulla carta? Questo è il punto. E nessuno può dirlo con certezza.

Pensioni: flessibilità o illusione?

Un altro capitolo cruciale è quello delle pensioni. Viene introdotta la possibilità di andare in pensione a 64 anni con almeno 25 anni di contributi. Interessante, no? Ma attenzione: questa misura è pensata per chi ha aderito anche alla previdenza complementare. Quindi, di fatto, è un incentivo a investire in fondi privati.

E poi c’è la rivalutazione delle pensioni minime, legata all’inflazione. Una boccata d’ossigeno per molti, certo. Ma è davvero abbastanza per affrontare il caro vita? La sostenibilità del sistema pensionistico rimane un grande punto interrogativo. E non possiamo far finta che la vera sfida sia ancora lontana.

Bonus natalità: un passo nella giusta direzione?

In un Paese dove i bambini sono sempre meno, la Manovra cerca di incentivare le famiglie con misure come il bonus nuovi nati: 1.000 euro per ogni figlio nato o adottato da gennaio 2025, per chi ha un ISEE fino a 40.000 euro. Una goccia nel mare? Forse sì, forse no. Certo è che, da sola, questa misura non basterà a invertire la tendenza.

Poi c’è il rifinanziamento del fondo di garanzia per i mutui sulla prima casa, con priorità ai giovani under 36 e alle famiglie monoparentali. Una buona notizia ma resta da vedere se queste misure riusciranno davvero a dare un aiuto concreto o se resteranno solo sulla carta, come purtroppo è già successo in passato.

Imprese e innovazione: opportunità da cogliere?

Passiamo al mondo delle imprese. La riduzione dell’IRES al 20% per chi reinveste gli utili è una delle misure più rilevanti. Se utilizzata bene, potrebbe stimolare investimenti in ricerca, sviluppo e nuovi posti di lavoro. E poi ci sono i fondi per la digitalizzazione e la sostenibilità ambientale. Parole chiave come intelligenza artificiale, blockchain e energie rinnovabili promettono grandi cose. Ma siamo pronti a cogliere queste opportunità? O il rischio è che, ancora una volta, rimangano solo belle intenzioni?

Casa: bonus ristrutturazioni ed ecobonus

Allora, qui parliamo di una delle parti che ci tocca davvero: casa. La Manovra 2025 mette sul tavolo due cose che ci interessano parecchio, il Bonus Ristrutturazioni e l’Ecobonus. Sì, quei nomi che fanno pensare a opportunità, ma anche a burocrazia infinita. Insomma, strumenti che potrebbero fare la differenza per chi vuole migliorare casa, tagliare bollette o anche solo sentirsi un po’ più moderno. Ma quanto è davvero facile usarli? E quanto ci conviene? Vediamo di capirlo, perché qui la promessa è grande, ma si sa, tra il dire e il fare…

Bonus ristrutturazioni

Il Bonus Ristrutturazioni, che consente detrazioni fiscali per interventi di recupero edilizio, viene prorogato dalla Manovra 2025 con una struttura rinnovata. Sono previste aliquote differenziate per abitazioni principali e seconde case, con una graduale riduzione delle percentuali di detrazione negli anni.

Abitazione principale (prima casa)

  • 2025: Detrazione fiscale del 50% con un tetto massimo di spesa di 96.000 euro per unità immobiliare.
  • 2026 e 2027: Aliquota ridotta al 36%, mantenendo invariato il limite di 96.000 euro.

Altre abitazioni (seconde case)

  • 2025: Detrazione fiscale del 36% con un tetto massimo di spesa di 96.000 euro.
  • 2026 e 2027: Aliquota ulteriormente ridotta al 30%, con il medesimo limite di 96.000 euro.

Ok, allora. Dal 2028 al 2033, si fa tutto uguale per tutti. Prima casa, seconda casa, poco importa: l’aliquota sarà del 30%. Chiaro, diretto, senza troppi giri. Ma è qui che arriva il nodo: il tetto massimo di spesa scenderà a 48.000 euro. Ora, mettiamoci nei panni di chi vuole ristrutturare davvero: con questa cifra, cosa ci fai? Ti basta? O forse no? Per molti potrebbe essere una stretta difficile da digerire. È un messaggio misto, quasi un “sì, ma” che lascia un po’ d’amaro. Eppure, è questa la direzione che si è scelta. Funzionerà? Chi lo sa. Ciò che è certo è che richiederà pianificazione e forse, qualche sacrificio.

Ecobonus

Parliamo di Ecobonus. Una parola che sa di futuro, ma anche di una di quelle cose che ti fanno pensare: “Bello, ma cosa significa davvero per me?”. Questo incentivo dovrebbe aiutare chi vuole rendere la propria casa meno energivora – o forse solo un po’ più moderna. La Manovra 2025 prova a semplificare le regole (era ora!), ma il gioco delle aliquote cambia in base a che tipo di immobile hai. E attenzione: gli sconti si riducono col tempo. Perché? Beh, forse per stringere la cinghia, o forse per spingerti a fare tutto subito. Chi lo sa. Una cosa è certa: c’è bisogno di coraggio, di pianificazione e diciamolo, anche di un po’ di fortuna per sfruttarlo al meglio.

  • Abitazione principale (prima casa):
    • 2025: detrazione del 50%.
    • 2026 e 2027: aliquota ridotta al 36%.
  • Altre abitazioni e immobili non residenziali:
    • 2025: detrazione del 36%.
    • 2026 e 2027: aliquota ridotta al 30%.

Un ulteriore elemento innovativo della Manovra 2025 è l’introduzione di un tetto di spesa modulato, calibrato sul reddito e sulla composizione del nucleo familiare. Questa misura mira a garantire un accesso più equo alle detrazioni, ponendo un freno alle disparità e incentivando gli interventi sostenibili.

L’obiettivo è chiaro: spingere verso una maggiore sostenibilità, assicurando che i benefici fiscali siano proporzionati alle condizioni economiche di ciascuna famiglia.

Una tassa sui voli extra UE: simbolo o sostanza?

Tra le novità della Manovra 2025 spicca l’aumento dell’addizionale comunale sui diritti d’imbarco per i voli diretti verso destinazioni extra Unione Europea. Dal 1° aprile 2025, ogni biglietto per un volo extra-UE costerà 50 centesimi in più. Cinquanta centesimi. Una moneta, una manciata di spicci.

Eppure, è lì che si gioca una promessa: quei soldi dovrebbero servire a migliorare qualcosa, a fare la differenza. Si applica ai grandi aeroporti, quelli con milioni di passeggeri. Ma diciamolo: è abbastanza? O è solo una goccia in un mare di problemi? Vedremo se questi spicci finiranno davvero dove servono, o se rimarranno un altro piccolo peso senza una vera storia da raccontare.

Finalità e impatto

Dunque… Tutti quei 50 centesimi per ogni biglietto extra-UE, dove andranno? Beh, l’idea è chiara: quei soldi, una volta raccolti, saranno usati per progetti ambientali e infrastrutturali nei Comuni dove ci sono gli aeroporti interessati. Sì, bello a dirsi. Però fermiamoci un attimo. Stiamo parlando di circa 5,33 milioni di euro nel 2025 e poi 8 milioni nel 2026. Ma davvero bastano queste cifre per fare la differenza? Cosa si riuscirà a costruire o migliorare con questi numeri? E, soprattutto, arriveranno davvero dove servono o si perderanno nei soliti rivoli burocratici? Il punto è tutto qui: è una buona idea sulla carta ma nella pratica serve ben più che un piccolo balzello per cambiare le cose.

Analisi critica

Sebbene l’importo aggiuntivo di 0,50 euro per passeggero possa sembrare irrisorio, la reale efficacia di questa misura nella lotta contro il cambiamento climatico solleva numerosi interrogativi. Da una parte, rappresenta un chiaro segnale politico verso una maggiore attenzione alle tematiche ambientali. Dall’altra, però, il suo impatto effettivo sul comportamento dei consumatori e sulle emissioni del settore aereo potrebbe risultare limitato.

Inoltre, l’applicazione selettiva della tassa – che coinvolge solo determinati aeroporti e rotte – potrebbe alimentare dubbi di equità. Questo aspetto rende cruciale monitorare con attenzione l’effettiva destinazione dei fondi raccolti, al fine di assicurare che vengano utilizzati per progetti con un impatto ambientale tangibile. Sarebbe inoltre opportuno considerare l’adozione di misure complementari più incisive per affrontare le sfide climatiche con maggiore efficacia.

E ora?

La Manovra 2025 si presenta senza dubbio come ambiziosa. Mira a rilanciare l’economia, sostenere le famiglie e favorire l’innovazione. Tuttavia, le sfide da affrontare sono numerose e complesse. La vera prova sarà la sua attuazione concreta. Il Governo sarà in grado di trasformare queste promesse in realtà? Solo il tempo potrà dare una risposta definitiva.

Quello che posso dirvi, col cuore in mano, è che non smetteremo di guardare ogni piega di questa Manovra, ogni piccolo passo, ogni possibile inciampo. Saremo qui, con la testa sulle spalle ma con gli occhi spalancati, a chiederci insieme a voi: “Cambierà davvero qualcosa?”. Perché alla fine, conta questo: vedere se le parole diventano fatti, se le promesse fanno spazio a un cambiamento vero. Vero per noi, per voi, per le famiglie che tengono tutto in piedi ogni giorno. E noi ci saremo, pronti a raccontarvi tutto, con tutta la passione e anche, forse, la rabbia necessaria.

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Attualità

Omicidio in Spagna risolto grazie a Google Maps: il caso...

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Poche volte, nella cronaca recente, ci è capitato di imbatterci in una vicenda tanto assurda e, allo stesso tempo, tristemente reale. Ci riferiamo a un omicidio che ha lasciato un intero Paese, e forse il mondo intero, a bocca aperta. E non stiamo esagerando: c’è di mezzo un uso davvero inatteso della tecnologia, perché tutto è venuto alla luce grazie a Google Street View. Già, proprio quel servizio di mappe online che molti di noi utilizzano ogni giorno per cercare una via o dare un’occhiata a un quartiere prima di andarci. Invece, stavolta, ha fatto da testimone involontario a una tragedia.

Siamo in Spagna, più precisamente nella provincia di Soria, dove una tranquilla località chiamata Tajueco è balzata tristemente agli onori della cronaca. Una storia di sentimenti traditi, illusioni e violenza, che risale al novembre 2023, quando un uomo di origine cubana, 33 anni appena, si volatilizza nel nulla. L’obiettivo del suo viaggio era apparentemente la speranza di riappacificarsi con la moglie. Eppure, da quel momento, di lui non si sa più nulla. È proprio uno dei suoi parenti a lanciare l’allarme: i messaggi che arrivavano sul cellulare sollevavano troppi dubbi, sembravano fuori luogo, non rispecchiavano il solito modo di esprimersi di quest’uomo. Si respirava un’aria sospetta, come se qualcuno cercasse di costruire una versione di comodo sul motivo della sua scomparsa.

L’antefatto: perplessità e silenzi

Il caso fa presto a rimbalzare tra le forze dell’ordine. Una persona sparita in modo così brusco mette in allarme chiunque, specialmente quando il motivo ufficiale del suo viaggio risulta ancora più enigmatico. Ci siamo chiesti tutti: come può un uomo che vuole ricucire un legame così importante sparire così, senza salutare, senza lasciare traccia, se non qualche messaggio ambiguo? Di solito, in queste situazioni, si punta tutto sulle testimonianze, sulle videocamere dei negozi e si interroga chiunque possa averlo visto per l’ultima volta. Ma qui, la vera svolta è arrivata da un luogo inaspettato, ossia l’obiettivo di Google Street View.

Sospetti e svolta tecnologica

A un certo punto, gli inquirenti si sono imbattuti in qualcosa di inquietante: sul servizio di mappatura fornito da Google, un’istantanea ritraeva un uomo che, con una calma surreale, caricava un grosso sacco bianco all’interno del bagagliaio della sua auto. L’immagine è piuttosto sfocata, come spesso capita su Street View, ma i contorni di quel sacco e il contesto generale hanno fatto scattare un campanello d’allarme. La gente del posto lo ha riconosciuto: si trattava di un barista residente proprio a Tajueco, lo stesso luogo dove il nostro trentatreenne era stato visto per l’ultima volta.

E qui, si apre lo scenario più cupo: emerge che questo barista intratteneva una relazione con la moglie della vittima. Un dettaglio sconvolgente, che ha condotto gli investigatori a mettere sotto la lente di ingrandimento tutti i movimenti di costui. Da quell’immagine catturata quasi per caso, la polizia ha cercato ulteriori conferme, scandagliando telefonate, messaggi e tracce digitali. Passo dopo passo, si è delineato un quadro terribile, in cui non sembra esserci spazio per ipotesi alternative.

Google Street View: alleato imprevisto

Non si tratta solo di foto che immortalano una strada o un edificio. In questo caso, Google Street View è diventato una sorta di testimone scomodo e implacabile. L’indizio fornito da quell’immagine ha gettato una luce sinistra sui sospetti, spingendo le autorità a fare accertamenti più mirati. Intercettazioni, controlli incrociati e infine l’arresto. Le manette si sono strette non soltanto intorno ai polsi del barista ma anche intorno a quelli della moglie dell’uomo scomparso, a cui sono stati contestati reati gravissimi.

Ritrovamento macabro

Arriviamo così al 13 dicembre 2024, una data difficile da dimenticare per la gente di questa zona. Nel cimitero di Andaluz, una località vicina a Tajueco, viene ritrovato il corpo smembrato della vittima. Il suo destino, purtroppo, si era compiuto settimane prima. Gli stessi sospettati hanno permesso il ritrovamento, indicando con precisione dove fossero nascosti i resti. Una scoperta che ha scosso profondamente l’intera comunità, finora abituata a una vita semplice e lontana dai riflettori.

Conseguenze e riflessioni su privacy e tecnologia

Non possiamo ignorare il lato etico della faccenda: per anni, abbiamo discusso sulla privacy, sui confini del lecito, sulla possibilità che un colosso tecnologico possa avere immagini di tutti noi. Adesso, ci ritroviamo a constatare che questi scatti, talvolta considerati una sorta di curiosità digitale, possono trasformarsi in prove fondamentali in un’indagine di omicidio. Il che fa sorgere una domanda: fino a che punto siamo pronti a sacrificare la nostra riservatezza per garantire la giustizia? Ogni volta che un caso come questo emerge, ci rendiamo conto di quanto sia sottile la linea che separa la sicurezza collettiva dal diritto individuale alla privacy.

Un precedente storico

Nel panorama investigativo, l’uso di Google Maps per risolvere un delitto rappresenta una novità destinata a far discutere a lungo. La piccola Tajueco verrà probabilmente ricordata come la località dove uno strumento comunissimo è diventato l’occhio che ha svelato un segreto criminale. Forse, in futuro, assisteremo a nuove modalità di indagine sempre più legate alla tecnologia di tutti i giorni. Resta però un brivido, una strana sensazione, pensando che un banale click sulle mappe online possa, di punto in bianco, rivelare i peggiori abissi della crudeltà umana.

Concludendo, ci troviamo di fronte a un episodio che racchiude dramma, tecnologia e domande scomode su ciò che siamo disposti a cedere pur di assicurare i colpevoli alla giustizia. Resta vivo un monito: non sappiamo mai chi ci sta osservando, anche quando cerchiamo di occultare ciò che non vorremmo fosse mai scoperto. E in questa circostanza, a fare chiarezza è stata proprio la prospettiva digitale, fredda e onnipresente, di Google Street View. Un fatto che, probabilmente, cambierà il nostro modo di guardare quel piccolo omino giallo sulla mappa. E forse, in fondo, cambierà anche il modo in cui riflettiamo sul delicato equilibrio fra controllo, privacy e verità.

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