Robert Madison si racconta in un’intervista esclusiva, tra ricordi passati e sogni futuri
Sono tanti i lavori che vedranno protagonista Robert Madison nei prossimi mesi. Dopo il ruolo del professore in Di4ri, la serie di grande successo distribuita da Netflix, l’attore sarà il volto di diversi film destinati al cinema, tra cui Soldato Sotto la Luna diretto da Massimo Paolucci. Un periodo roseo, frutto dei tanti anni di lavoro ininterrotti, di cui sta andando molto fiero e che l’ha portato a volare anche verso le Filippine, nazione in cui ha girato una pellicola horror ancora tutta da scoprire. Tra ricordi passati, in primis le esperienze nelle soap Vivere e CentoVetrine, e sogni futuri, Madison si è raccontato in questa intervista, dove ha menzionato il padre Guy, attore statunitense volto del cinema degli anni ’50 e ‘60.
A cura di Roberto Mallò per MassMedia Comunicazione
Robert, partiamo dagli ultimi lavori che la vedono come protagonista…
“In primis c’è la serie Di4ri, diretta da Alessandro Celli e che è stata distribuita da Netflix ed ha avuto un grande successo, poiché è stata per tanto tempo tra le produzioni più viste della piattaforma. Lì ho interpretato un professore di educazione fisica. Essendo un lavoro tutto incentrato sui ragazzini delle medie, i ruoli degli adulti erano senz’altro più immaginari. Ma fa sempre piacere far parte di un prodotto apprezzato così tanto che, da luglio, sta uscendo in tutto il mondo”.
Ci sono poi diversi film, no?
“Sì. C’è Soldato Sotto la Luna, diretto da Massimo Paolucci. Un lavoro dove ho potuto lavorare nuovamente con Daniela Fazzolari, che avevo già conosciuto sul set di CentoVetrine, di cui ho fatto parte per diverso tempo. Nel cast c’è anche Daniel McVicar, per anni nel cast di Beautiful. C’è questo mix di ex volti di soap che gli appassionati del genere non potranno non notare”.
Qual è il suo ruolo in Soldato Sotto la Luna?
“Sono un nazista ai tempi della Seconda guerra mondiale che arriva di fronte ad un casolare con una motoretta, accompagnato dalla propaganda e dalla musica del suo ‘credo politico’. Un uomo che, trovandosi da solo, si rilassa un attimo, si toglie la giacca ed accende una sigaretta finché, dall’alto, non spunta un ragazzino, che ce l’ha coi nazisti perché vuole vendicarsi di uno stupro subito da una sua vecchia fidanzata. Vendetta che va a buon fine, dato che riesce ad uccidere questo soldato. Anche se l’uomo, quarant’anni dopo, ritorna come fantasma. Si tratta quindi di un personaggio molto importante, dato che sono io il Soldato Sotto la Luna del titolo che torna nel casale, dove c’è la nipote del ragazzino che l’ha ucciso e che ormai è morto. E da lì parte tutto il meccanismo che porterà il nazista a tentare di fare del male alla donna”.
Con Paolucci, il regista, aveva già lavorato?
“Sì, in Una Preghiera per Giuda, dove sono stato il direttore di un carcere. Un ruolo molto particolare, dato che era un uomo strano con i capelli molto lunghi, lontano dai canoni tipici di chi dirige un penitenziario. Nei prossimi mesi, Paolucci ha in cantiere un film molto bello sullo sbarco di Anzio e dovrei farne parte pure io”.
E per quanto riguarda gli altri lavori?
“Ho girato Abisso Nero, che è stato fermo per tanto tempo a causa della pandemia. Pur essendo stato girato in precedenza, parla di un virus creato in un laboratorio per sterminare la popolazione terrestre. Quando uscirà sembrerà fatto a posta proprio in seguito al Covid, mentre invece è stato del tutto casuale. La regia di questo lavoro è di Ronald Russo e verrà distribuito, via streaming, da una piattaforma. A novembre, inoltre, sono partito nelle Filippine per girare un film horror di produzione Italiana, dove ho recitato in inglese. Il lavoro ha ancora un titolo provvisorio. Tra i prossimi progetti c’è anche un cortometraggio, di cui per il momento è meglio non parlare ma che mi vedrà sul set a febbraio. Non dico altro perché poi, magari, ci rubano l’idea, che è davvero molto carina”.
Se ricordo bene era stato già in precedenza nelle Filippine per girare dei film, giusto?
“Proprio così e sempre con Gianni Paolucci, fratello di Massimo. Insieme a lui avevo fatto, nelle Filippine, La Tomba, film horror di Bruno Mattei. Ho sempre amato spaziare tra i vari generi. Avendo preso parte a La Terza Madre e Il Cartaio con Dario Argento mi hanno spesso chiamato per prendere parte a degli horror, ma ho cercato di diversificare i lavori”.
E se le dico La lunga notte dei morti, cosa mi risponde?
“E’ un altro film che ho girato con la regia di Dario Germani. E’ un horror divertente, con una chiave utile per diversificare il genere. Pur essendo incentrato su una catastrofe zombie, ha dei momenti in cui si ride. Un esperimento che, dal mio punto di vista, è riuscito e sarà disponibile a breve. Tra l’altro avevo già lavorato con Germani in La Mattanza, che è uscito invece al cinema”.
A proposito di soap, che abbiamo citato poco fa, non ha soltanto CentoVetrine nel suo curriculum ma anche Vivere. Che ricordi ha legati a quelle due produzioni?
“Quello in Vivere era un personaggio molto bello, con una doppia faccia. Uno psicopatico che faceva il carino con Irene Monteleone (Francesca Cavallin), ma che in realtà voleva vendicarsi di un avvocato che non l’aveva difeso bene per uno stupro di cui si era macchiato e che l’aveva fatto finire in galera. In CentoVetrine, invece, sono stato per otto mesi Luca Pellegrini, un venditore di vini coinvolto in un triangolo con le cugine Carmen e Roberta interpretate da Emanuela Tittocchia e Arianna Bergamaschi”.
E’ figlio del divo del cinema americano Guy Madison. L’arte ha quindi sempre fatto parte della sua vita?
“Esatto. Anche se non è facile, cerco di portare avanti la tradizione familiare. Papà è stato una star; alla sua epoca, negli anni ’50, i film erano davvero un evento. Un attore, che appariva sul grande schermo, era un Dio. Adesso non c’è più quell’impatto quando si prende parte ad un film. E le stesse fiction, in televisione, non vengono seguite come un tempo, perché magari la gente preferisce recuperarle in una piattaforma”.
Al giorno d’oggi è difficile vivere soltanto di cinema e spettacolo?
“Se fai un film con un estremo successo parte senz’altro un volano di richieste e se scegli bene, portando a casa altri due o tre prodotti apprezzati, tutto va da solo. Non è sempre detto, perché il successo non è facile da mantenere. Bisogna avere la freddezza, la lucidità e l’umiltà per ciò che sceglierai dopo. Altrimenti rischi di bruciarti. Ci vuole fortuna, ma anche molta testa e intelligenza nel mantenere il successo che si ha. In Italia ci sono degli attori che lavorano sempre, non si rischia tanto su nuovi volti. I produttori sanno che un determinato attore porta quell’incasso, in base alle varie statistiche che vengono fatte, e vanno sul sicuro con i loro soldi. In passato, negli anni ’60, questo meccanismo non c’era. Si rischiava di più e si facevano almeno 300 film all’anno. Ora forse ne girano 16 o 20, puntando magari su volti che il pubblico apprezza. Per citarne due, Pierfrancesco Favino ed Elio Germano, che sono bravissimi e adoro, ma anche altri miei stimati colleghi”.
Parlando di sé, ha qualche passione in particolare?
“Sono una persona sportiva. Non a caso, sono maestro della Federazione Italiana di Tennis e Padel, sport molto in voga in questi ultimi anni”.
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Coronavirus
Covid, forte legame tra smog e virus: lo studio
Ricerca Enea-Università di Roma Tor Vergata
Uno studio Enea - Università di Roma Tor Vergata ha evidenziato una forte affinità tra il particolato atmosferico (Pm2.5) e la proteina Spike del virus Sars-Cov-2 responsabile del Covid. I risultati, che descrivono l’interazione tra le polveri sottili e il virus attraverso simulazioni di dinamica molecolare eseguite con il supercalcolatore Cresco6, sono stati pubblicati sulla rivista online Science of The Total Environment e rientrano nell’ambito del progetto Pulvirus.
“Durante la fase iniziale della pandemia la Lombardia e, in generale, tutta l’area della Pianura Padana sono state colpite più duramente dall’infezione virale rispetto al resto del Paese. Parliamo di una parte d’Italia tra le più inquinate e questo ha portato la comunità scientifica a ipotizzare un possibile ruolo del particolato atmosferico nella diffusione del virus”, spiega Caterina Arcangeli, ricercatrice Enea del Laboratorio Salute e Ambiente e coautrice dello studio insieme ai colleghi Barbara Benassi, Massimo Santoro e Milena Stracquadanio e ai ricercatori del Dipartimento di Biologia dell’Università di Roma Tor Vergata Alice Romeo, Federico Iacovelli e Mattia Falconi.
Lo studio è partito dalla verifica e dimostrazione della presenza del genoma del virus responsabile del Covid-19 su almeno il 50% dei campioni di filtri per il Pm2.5 raccolti nella città di Bologna nell’inverno del 2021. “A seguire abbiamo realizzato al computer modelli molecolari semplificati di Pm2.5 e di Sars-Cov-2 e abbiamo valutato la loro interazione mediante simulazioni ad alte prestazioni eseguite con il supercalcolatore Cresco6”, aggiunge Arcangeli.
Le simulazioni - spiega una nota - hanno mostrato chiaramente che i glicani (zuccheri) presenti sulla superficie della proteina Spike giocano un ruolo importante nell’interazione tra virus e particolato, mediando il contatto diretto con la corrispondente superficie del nucleo di carbonio del Pm2.5. Inoltre, dallo studio emerge anche una stretta correlazione tra Pm2.5 e virus anche rispetto alle caratteristiche chimiche del particolato fine, il cui contenuto in carbonio elementare sembra avere una funzione guida nell’interazione con il Sars-Cov-2.
“Sebbene l’affinità tra Pm2.5 e Sars-Cov-2 appaia plausibile, la simulazione non permette di valutare se queste interazioni siano sufficientemente stabili per trasportare il virus nell’atmosfera o se il virione mantenga la sua infettività dopo il trasporto. La possibilità che il virus possa essere ‘sequestrato’ dal Pm, con conseguente riduzione di infettività e diffusione, o inattivato da questa forte interazione con il particolato non può essere quindi esclusa”, prosegue la ricercatrice Enea.
La forza delle simulazioni al computer effettuate da questo studio risiede nella capacità di modellare diversi tipi di particolato, variando sia la concentrazione che la composizione chimica degli inquinanti atmosferici. Queste simulazioni possono, dunque, rappresentare uno strumento utile per valutare rapidamente l’eventuale interazione delle polveri sottili con virus, batteri o altri bersagli cellulari rilevanti. “Questa possibilità potrebbe dimostrarsi utile per contrastare o controllare la diffusione di future malattie trasmesse per via aerea in regioni altamente inquinate e fornire informazioni utili per elaborare piani di controllo dell'inquinamento dell’aria”, conclude Arcangeli.
Coronavirus
Doug Pitt: l’uomo oltre il nome famoso
Nel mondo delle celebrità, spesso i riflettori sono puntati su nomi familiari come Brad Pitt, ma dietro ogni grande figura c’è un intero universo di individui che contribuiscono in modo significativo al loro settore e alla società nel suo complesso. Uno di questi casi è quello di Doug Pitt, fratello minore dell’acclamato attore Brad Pitt. Ma Doug è molto di più di “il fratello di”. È un imprenditore di successo, un filantropo appassionato e una figura che merita sicuramente di essere conosciuta più a fondo. Personalità sfaccettata e di grande successo, ha un nome costruito grazie alle sue aziende votate alla tecnologia e alle numerose attività di filantropo nel corso degli anni.
Dal fratello di Brad Pitt all’individuo di successo
Nato il 2 novembre 1966 a Springfield, nel Missouri, Doug Pitt è soprattutto conosciuto perché condivide lo stesso sangue con l’attore hollywoodiano Brad Pitt. Spesso cresciuto all’ombra del più celebre fratello maggiore, Doug ha intrapreso una strada di successo contando sulle proprie capacità e i propri interessi. Dopo aver completato gli studi all’università della sua contea, infatti, ha iniziato una carriera tutta in salita nei settori immobiliare e finanziario, mostrando sin da subito il suo talento nel mondo degli affari. Risale all’aprile del 1991 la fondazione della sua prima azienda, la ServiceWorld Computer, occupata nella fornitura di servizi informatici. A soli 25 anni inizia così la scalata che lo porterà nel mirino del club dei milionari.
Nel 2007 decide di cedere il 75 per cento degli interessi dell’azienda a Miami Nations Enterprises rimanendone però il proprietario e principale partner operativo. Nel 2012 fonda quindi TSI Integrated Services in collaborazione con TSI Global. Nel 2013 Pitt e Miami Nations Enterprises decidono di fondere ServiceWorld con TSI Global. Nel 2017 Pitt ricompra la sua prima società di computer creando la nuova Pitt Development Group, società specializzata in sviluppi commerciali e territoriali. Con questa azienda si è proposto come leader indiscusso nel settore.
Imprenditore e Filantropo
Doug Pitt non è solamente un uomo d’affari di successo, ma un filantropo impegnato che usa i suoi mezzi a disposizione per intervenire in aree critiche del mondo. “Care to Learn”, di cui è il fondatore, è un’organizzazione benefica che fornisce risorse essenziali a bambini che vivono in contesti difficili. L’organizzazione si concentra su bisogni fondamentali come cibo, vestiti e attrezzature scolastiche, permettendo ai più giovani di crescere e imparare in un ambiente positivo e accogliente.
Doug è anche collaboratore di Waterboys.com, WorldServe International e Africa 6000 International (a cui partecipa anche la sorella Julie), organizzazioni impegnate nella fornitura di acqua potabile nei paesi africani più in difficoltà, come Tanzania e Kenya. Nel 2010 l’allora presidente della Tanzania Jakaya Kikwete lo ha insignito del titolo di Ambasciatore di buona volontà per la Repubblica Unita di Tanzania. Con questo titolo opera in qualità di intermediario per tutte quelle aziende che vogliono contribuire alla rinascita economica e culturale del paese. Nel 2011 il presidente americano Bill Clinton lo ha premiato con l’Humanitarian Leadership Award.
Dietro le quinte dell’industria del vino
Oltre al suo coinvolgimento nel settore immobiliare e nell’ambito delle opere di beneficenza, Doug Pitt ha anche sviluppato una passione per il mondo del vino. È coinvolto nella gestione di “Pitt Vineyards”, un’azienda vinicola che produce vini di alta qualità. Questa dedizione per il vino riflette la sua grande curiosità e il suo interesse per settori imprenditoriali differenti.
Una vita riservata
La famiglia di primo piano non ha impedito a Doug Pitt di mantenere un profilo relativamente basso nel mondo dei media. Ha cercato, infatti, di proteggere la sua privacy e di concentrarsi sul suo lavoro e sulle sue passioni, piuttosto che sfruttare la sua connessione familiare per attirare l’attenzione dei riflettori. Nel 1990 ha sposato Lisa Pitt, conosciuta all’università, e insieme hanno tre figli: Landon, Sydney e Reagan.
Nonostante abbia sempre cercato di non farsi notare, in certe occasioni è apparso sui media presentandosi in modo scherzoso come il fratello del più celebre Brad. Ha girato diversi spot pubblicitari, come quello per Virgin Mobile Australia, e in alcuni ha vestito persino i panni del fratello, come nella pubblicità per Mother’s Brewing Company. In diverse interviste rilasciate (come quella all’emittente Nova FM) ha anche ammesso di essere scambiato per il fratello almeno 3 volte a settimana da sconosciuti che lo incontrano per strada. Questo perché i due fratelli oltre a condividere carriere di successo, hanno effettivamente un fisico e dei lineamenti molto simili.
L’eredità di Doug Pitt
La storia di Doug Pitt dimostra come dietro a ogni individuo ci siano esperienze, imprese e passioni diverse che meritano di essere riconosciute. Pur essendo spesso additato come “il fratello di Brad Pitt”, la sua dedizione per il mondo degli affari, il suo coinvolgimento nella beneficenza e la sua capacità di perseguire le sue passioni lo rendono un esempio di impegno e di successo. Il suo lavoro nel settore imprenditoriale e filantropico dimostra come sia possibile creare un’eredità significativa indipendentemente dal nome di famiglia e che ognuno ha il potenziale per influenzare positivamente sulla vita degli altri.
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È finalmente nelle sale cinematografiche il film “Tic Toc”
E continua anche il suo tour promozionale con vari appuntamenti.
Girato a Terni negli studios di Papigno, la commedia è stata diretta dal regista Davide Scovazzo mentre la produzione è stata affidata ad Anteprima Eventi Production e Management S.r.l. di Massimiliano Caroletti. Il film vanta un cast di eccezionali attori noti al pubblico tra cui Eva Henger, Maurizio Mattioli, Sergio Vastano, Fausto Leali, Donatella Pompadour, Valentino Marini, Paolo Pasquali alias Doctor Vintage, Cristiano Sabatini alias Bike Chef, Simone Bargiacchi alias Antonio Lo cascio, Samuel Comandini Alisa Zio_ Command, Fabio Stirlani alias Stirlo , Dimitri Tincano, Jennifer Caroletti, Antonella Scarpa alias Himorta, Vanessa Padovani alias Miss Mamma Sorriso, Chaimaa Cherbal, Claudia Letizia ,Elena Colombi , Paola Caruso, Luigi Iocca, Giuseppe Lisco, Rosy Campanale, Daniel Bellinchiodo, Francesco Aquila, Michela Motoc.
E proprio Eva Henger con Massimiliano Caroletti insieme alla figlia Jennifer, al suo debutto sul grande schermo, sono ospiti della prestigiosa kermesse cinematografica Ischia Global Fest, e incontreranno il pubblico prima della proiezione con Doctor Vintage, anche lui nel cast della pellicola, nella serata del 13 luglio.
Filo conduttore del film il rapporto con i social. Tic Toc è una commedia che intreccia tante vicende e scopre tante realtà partendo dalla storia di quattro intraprendenti scansafatiche che per guadagnare qualche soldo decidono di rapire Eva Henger. Un progetto che frana a causa del Covid e che innesca un susseguirsi di intoppi divertenti: “Un gruppo di Sinti, una sorta di gang Fedeli al triste, ma vero, gioco di parole “è tutto LORO quello che luccica”, i quattro passano giornate ad invidiare le superstar di oggi , ovvero gli, e soprattutto le, Influencers, attribuendo a ognuno e a ognuna di loro vite principesche, fatte di limousines, jet privati, champagne della migliore categoria, ville gigantesche e stuoli di servitori, tutto ciò che, nella loro miseria, è loro negato dalla vita, in una maniera che, dal loro punto di vista, reputano ingiusta ed immorale. Stufi di raccogliere le briciole di quello che loro credono essere solo un mondo dorato e pieno di privilegi, i quattro mascalzoni vengono a sapere che la star Eva Henger inaugurerà una Escape Room (cosa che loro non hanno idea di cosa sia) a Terni, per cui a Zagaja, ma ben presto condiviso dagli altri pur se con qualche perplessità soprattutto da parte di Bike Chef, viene la “brillante” idea: appostarsi poco prima dell’entrata della Escape Room e rapire la Diva, che per lui è anche il suo sogno erotico da sempre, in modo da chiedere il riscatto ai suoi numerosi sponsor”, ha spiegato l’ideatore Fabio Stirlani. La trama affronta in chiave drammatica argomenti comici che riflettono l’attualità.
Un film che segna il grande ritorno al cinema di Eva Henger che per l’occasione ha interpretato se stessa. Un ruolo cucito alla perfezione su di lei: “Ho interpretato me stessa. Pensavo fosse facile, invece è stato difficilissimo. Quando si interpreta la propria persona ci si rende conto di non conoscerla realmente. Ho dovuto metterci dell’ironia, verve e passione, anche perché sarà un film comico, che farà ridere molto”. Assieme a lei sul set la figlia Jennifer Caroletti interessata a seguire le orme della madre.