Automobilismo, 1000 Miglia Warm Up Usa 2024, bis di Shawn e Leanne Till
Molto apprezzate le prove cronometrate in notturna
I campioni in carica si confermano coppia vincente anche nel 1000 Miglia Warm Up USA 2024, mettendo in fila gli avversari nella tre giorni di gara nell’Area di Washington DC. En plein per il team statunitense che, sull’Alfa 6C 1750 Zagato del 1931, si è aggiudicato anche il Trofeo Middleburg, la sfida 1 vs 1 nel centro della cittadina: al tifo e all’affetto del folto pubblico entusiasta, gli equipaggi hanno risposto con una gara combattuta ed eliminazioni al centesimo di secondo, al termine della quale Shawn e Leanne Till hanno chiuso davanti a Cameron Luther e Anna Meldau su Porsche 356 Pre-A Super Speed del 1955.
Sei garanzie di accettazione alla 1000 Miglia 2025 sono state consegnate ai migliori delle diverse classi: per la 1000 Miglia Era, categoria Veteran, oltre a Till-Till, sono stati premiati Stephen e Kim Bruno (Mercedes 300 SL del 1955), mentre tra i Novice il premio è andato a Paterniti-Wilson (Jaguar XK 120 del 1954) e Luther-Meldau (Porsche 356). Per la Classe Post 1000 Miglia Era, il premio è stato assegnato a Cereghini-Lersner, (Ferrari F8 Tributo 2020) tra i Veteran e a Robinson-Woodward (Porsche 912 del 1967) fra i Novice.
Abbinando una parte sportiva di training a sessioni serrate di Prove Cronometrate e di Media, a paesaggi naturali spettacolari e a un’ospitalità a cinque stelle, 1000 Miglia Warm Up Usa si conferma format vincente. Un’inaspettata Indian Summer ha regalato piacevoli giornate luminose e le temperature tardo primaverili hanno contribuito a portare sulle strade un pubblico numeroso di curiosi e appassionati.
Molto apprezzate le prove cronometrate in notturna ad Atoka Chase e la sfida 1vs1, oltre all’omaggio alla Casa Bianca, Capitol Hill e National Mall prima della sosta all’Ambasciata Italiana, dove i concorrenti hanno incontrato l’Ambasciatrice, Mariangela Zappia, in prima fila a fare gli onori di casa ed accogliere i concorrenti sul suolo italiano nel cuore di Washington DC.
Esteri
Maccabi-Ajax, Netanyahu invia aerei in soccorso dei tifosi...
Tel Aviv: "Centinaia colti in un'imboscata ad Amsterdam". Il premier olandese: "Attacco antisemita, inorridito". Persi i contatti con tre tifosi. Insulti in arabo e aggressioni al grido di 'Liberate la Palestina'. Wilders: "Un pogrom"
Tifosi israeliani aggrediti a Amsterdam, in Olanda, nella serata del match di Europa League tra Ajax e Maccabi Tel Aviv. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha inviato due aerei di soccorso nei Paesi Bassi dopo le aggressioni e gli agguati che avrebbero provocato feriti. "Il Primo Ministro Netanyahu considera con estrema gravità l'orribile incidente e chiede al governo olandese e alle forze di sicurezza di intervenire con decisione e rapidità contro i rivoltosi e di garantire la sicurezza dei nostri cittadini", ha affermato il suo ufficio in una nota.
L'ufficio del primo ministro non ha spiegato cosa abbia portato al "violentissimo incidente contro i cittadini israeliani", ma il media olandese AT5 ha riferito che ieri sera sono scoppiate delle risse tra i tifosi durante una partita di Europa League tra Ajax e Maccabi Tel-Aviv. Il rapporto afferma che nel centro della città si sono verificati numerosi scontri e atti vandalici. "Sono presenti numerosi veicoli delle unità mobili e sono stati richiesti anche rinforzi", ha affermato.
L'ambasciata israeliana negli Stati Uniti ha dichiarato che "centinaia" di tifosi del Maccabi sono stati "attaccati e colti in un'imboscata ad Amsterdam stasera mentre uscivano dallo stadio dopo una partita". In un post pubblicato su X, l'ambasciata ha attribuito l'incidente a una "folla che ha preso di mira israeliani innocenti".
Amsterdam tonight has hundreds of Arab migrants hunting Jews all over the city. This is what ‘globalize the intifada’ looks like. pic.twitter.com/13dUnuY9eE
— Jews Fight Back 🇺🇸🇮🇱 (@JewsFightBack) November 8, 2024
Un portavoce della polizia olandese ha dichiarato all'agenzia di stampa Anp che sono state arrestate 57 persone. Il nuovo ministro degli Esteri israeliano, Gideon Saar, ha dichiarato in una nota di aver chiesto l'assistenza del governo olandese per garantire che i cittadini israeliani possano lasciare in sicurezza i loro hotel per raggiungere l'aeroporto. Le immagini di AT5 mostrano la polizia olandese che scorta i tifosi ai loro hotel.
Sono ancora tre israeliani di cui si sono perse le tracce, ha reso noto il ministero degli Esteri olandese, aggiungendo che sono state attivate ulteriori linee telefoniche presso l'ambasciata israeliana nel Paese e presso la sala operativa del Ministero degli Esteri.
Tifosi aggrediti al grido di "Liberate la Palestina"
I tifosi israeliani che ieri erano nei Paesi Bassi per assistere alla partita sono stati aggrediti in diversi punti della città dopo la partita da persone che gridavano "Palestina libera" e lanciavano insulti in arabo. Il Ministero degli Esteri israeliano afferma che le autorità nei Paesi Bassi hanno riferito che 10 israeliani sono rimasti feriti. Le loro condizioni non sono note.
Il Consiglio per la sicurezza nazionale israeliano ha invitato gli israeliani che soggiornano ad Amsterdam a evitare di spostarsi all'interno della città, a rimanere nelle loro stanze d'albergo e ha raccomandato di modificare l'organizzazione del viaggio per tornare in Israele al più presto.
Secondo i tifosi che hanno parlato con Haaretz, sembra che almeno in alcuni casi si sia trattato di imboscate pianificate, con aggressori che aspettavano in vari punti della città mentre i tifosi tornavano in treno dalla partita. I video che circolano online mostrano gli aggressori che gridano "Liberate la Palestina", chiedono alla gente per strada da dove vengono e poi picchiano chiunque credano sia israeliano.
Secondo il leader dell'estrema destra olandese Geert Wilders, il cui partito è membro del governo olandese, si è trattato di "un pogrom" con "musulmani con bandiere palestinesi che danno la caccia agli ebrei. Non lo accetterò. Mai", ha detto, aggiungendo che le autorità competenti saranno "ritenute responsabili per la loro incapacità di proteggere i cittadini israeliani" e parlando dell'Olanda come "la Gaza d'Europa".
Premier Olanda: "Inorridito da attacchi antisemiti"
Il primo ministro olandese Dick Schoof si è detto "inorridito dagli attacchi inaccettabili e antisemiti" contro i tifosi di calcio israeliani ad Amsterdam. Dopo aver parlato con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. il premier olandese ha detto che "i colpevoli saranno rintracciati e processati" e che l’ordine è stato ristabilito ad Amsterdam dopo la violenza notturna.
Nel corso del colloquio con l'omologo olandese, Netanyahu ha sottolineato l'importanza che il governo olandese garantisca la sicurezza di tutti gli israeliani nel Paese e di prendere sul serio l'attacco. Netanyahu chiede anche una maggiore sicurezza per la comunità ebraica nei Paesi Bassi. Il premier israeliano ha ringraziato Schoof per le sue dichiarazioni sull'attacco.
Esteri
Ucraina-Russia, Trump prepara piano. Putin:...
Il presidente degli Stati Uniti lavora ad una soluzione. Putin: "Pronto al dialogo". Zelensky: "Nessuna concessione"
Donald Trump lavora ad un piano per porre fine alla guerra tra Ucraina e Russia. Vladimir Putin è pronto a parlare con il nuovo presidente degli Stati Uniti. Volodymyr Zelensky, intanto, scuote l'Europa e rifiuta l'idea di accontentare il leader del Cremlino.
Il piano di Trump
Il quadro internazionale, compreso quello del conflitto in corso da quasi 1000 giorni, è radicalmente cambiato con il verdetto delle elezioni americane. Trump arriva alla Casa Bianca dopo aver ripetuto per mesi che avrebbe favorito un rapido accordo tra Putin e Zelensky. Il piano del nuovo presidente americano ancora non c'è, anche se il Wall Street Journal delinea l'impalcatura a cui stanno lavorando i consiglieri del tycoon: una zona demilitarizzata di 1300 km lungo l'attuale linea del fronte.
Nessuna presenza militare americana e, soprattutto, l'impegno dell'Ucraina a non entrare nella Nato per almeno 20 anni. La rinuncia all'ingresso nell'Alleanza Atlantica, che Zelensky inserisce tra le priorità del proprio Piano per la vittoria, verrebbe ricompensata con la fornitura di armi americane: Kiev fuori dalla Nato ma in grado di combattere in caso di nuovo conflitto. Tra le opzioni proposte a Trump dal suo staff ci sarebbe anche il congelamento del conflitto: la decisione del nuovo presidente ancora non c'è.
Putin rompe il ghiaccio: "Parliamo, pronto a trattare"
La posizione potenziale di Trump, ribadito per mesi durante la campagna elettorale, ovviamente non passa inosservata né a Mosca né a Kiev. Putin, dopo un paio di giorni di silenzio rispetto alle elezioni americane, rompe il ghiaccio in tutti i sensi. Al club Valdai, il think tank russo, il presidente parla per oltre 4 ore. Arrivano le congratulazioni a Trump e il messaggio: "Sono pronto al dialogo", dice in sintesi il leader del Cremlino.
Il motivo non è un mistero: le parole ripetute da Trump sull'Ucraina nell'ultimo anno "meritano attenzione". "Se qualcuno vuole riprendere i contatti, non mi dispiace. Sono pronto", dice Putin. "La Russia è pronta a ripristinare i rapporti con gli americani, ma la palla è nel loro campo", aggiunge. Quando avverrà il contatto diretto? "Non si sa", dice il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che non esclude una telefonata da Mosca a Washington.
Nel suo lunghissimo intervento, Putin ribadisce concetti che, ad un tavolo di trattativa, diventerebbero condizioni: "Sono pronto a colloqui partendo dalla realtà attuale e dagli accordi già raggiunti a Istanbul", dice riferendosi ai contatti avvenuti nel 2022, nella fase iniziale della guerra. Mosca, come è noto, considera annesse al proprio territorio le regioni ucraine occupate anche solo parzialmente e ritiene indispensabile la neutralità di Kiev rispetto alla Nato: un punto che, secondo il Wall Street Journal, verrebbe accolto d Trump.
L'obiettivo di eventuali colloqui "non dovrebbe essere una tregua di un'ora o di 6 mesi, che servirebbe solo per riarmare Kiev". La Nato, secondo il presidente russo, con la sua "espansione verso est si è trasformata in un'alleanza militare che mira alla distruzione della Russia. E la Russia, che ha sempre fermato chi puntava al dominio mondiale, si difenderà e difenderà i propri cittadini".
Zelensky: "Nessuna concessione a Mosca"
Nelle stesse ore, a Budapest, Zelensky prova a scuotere i leader europei. Fare "concessioni" a Putin, dice, sarebbe "inaccettabile" per l'Ucraina e "suicida" per l'Europa. Il presidente finora non si è mai spostato da una posizione che esclude mutilazioni territoriali per il suo paese a favore di Mosca e che, allo stato attuale, è inconciliabile con i paletti che Putin fissa in maniera esplicita.
"Quale sarebbe il passo successivo? L'Europa dovrebbe cercare il favore di Kim Jong Un, nella speranza che anche lui lasci l'Europa in pace?", dice riferendosi alla presenza di soldati nordcoreani al fianco dei russi. "Noi abbiamo bisogno di armi, non di sostegno nei colloqui. Gli abbracci con Putin non aiuteranno. Alcuni di voi lo abbracciano da 20 anni e le cose non fanno che peggiorare. Pensa solo alla guerra: non cambierà. Solo la pressione può mettergli dei limiti".
Quind, il messaggio indirizzato anche - se non soprattutto - a Trump: la guerra con la Russia si svolge "sul suolo ucraino", quindi spetta a Kiev decidere che cosa sarà o meno sul tavolo, per mettervi fine. L'Ucraina in passato "ha già avuto un cessate il fuoco" con Mosca, che è stato seguito da uno "scambio di prigionieri". Eppure, "la guerra non si è fermata".
Esteri
Trump torna alla Casa Bianca, ecco il programma: cosa farà...
Dalle vendette all'attuazione delle promesse elettorali, cosa c'è da aspettarsi dal tycoon
Donald Trump il prossimo 20 gennaio tornerà da presidente degli Stati Uniti alla Casa Bianca con la promessa di "salvare l'America" e riportarla "all'età dell'oro", con un'agenda che potrebbe trasformare il governo, la politica estera e di sicurezza, la politica economica ed interna come non è stato fatto mai da nessun presidente dell'era moderna.
Trump, che ha vinto con un'ampia maggioranza le elezioni dopo essere stato messo sotto impeachment due volte durante il suo primo mandato, una volta per aver cercato di sovvertire i risultati elettorali del 2020, ed è stato il primo ex presidente ad essere condannato in un processo penale statale, ha detto chiaramente che il programma della sua seconda amministrazione sarà più radicale di quello della prima.
La vendetta contro il 'deep state'
Senza contare le 'vendette' che intende attuare contro tutto il 'deep state' che lo ha contrastato durante il suo primo mandato, e perseguito negli ultimi quattro anni. "Vendetta per me significa che metà del dipartimento di Giustizia sarà licenziato, non che sarà messo in prigione", ha detto un ex collaboratore di Trump. E il primo della lista sarà il procuratore speciale, Jack Smith che lo ha incriminato.
Anche perché con ogni probabilità non avrà accanto esponenti del vecchio establishment repubblicano che hanno resistito alle sue idee più estremiste. E perché con un Senato controllato dai repubblicani, e forse anche la Camera dove ancora però i risultati sono incerti, potrà avere mano libera al Congresso. Ecco i principali cambiamenti che Trump potrà fare sin dal primo giorno della sua amministrazione, giorno in cui ha detto che vorrebbe comportarsi "da dittatore" con un riferimento ad un uso aggressivo dell'autorità esecutiva.
Immigrazione
Dopo una campagna elettorale incentrata sul pugno di ferro contro l'immigrazione, con toni razzisti e xenofobi, la questione sarà dal primo giorno al centro della presidenza Trump. "Tutte le politiche che il presidente Trump aveva adottato per assicurare il confine, lui potrà semplicemente rimetterle in vigore, non sarà necessario un atto del Congresso", ha già detto subito dopo la vittoria il suo consigliere Jason Miller, riferendosi a misure tese a chiudere il confine, come la deportazione dei minori non accompagnati, e al Remain in Mexico che imponeva ai richiedenti asilo di aspettare in Messico la risposta. E persino il muslim ban, il divieto di ingresso legale a cittadini di Paesi a maggioranza islamica, oltre che, naturalmente, la ripresa della costruzione del Muro.
Trump stesso poi ha promesso ad ogni comizio che "dal primo giorno avvierà il programma più ampio di deportazioni della storia americana". Cosa che intende fare ampliando i procedimenti veloci, senza possibilità di appello, di rimpatrio, ora possibili solo per chi viene fermato sul confine, per deportare chiunque venga fermato in tutto il Paese che non può dimostrare di essere stato più di due anni negli Usa. Verranno poi utilizzati fonti del bilancio del Pentagono per costruire dei grandi campi di detenzione in Texas dove rinchiudere i migranti prima della deportazione.
La massiccia campagna di deportazioni - Trump parla di 13 milioni di migranti senza documenti - avrebbe infatti enormi costi finanziari, è stato stimato almeno 315 miliardi di dollari, e logistici. E richiederebbe la collaborazione delle autorità locali con quelle federali, cosa che potrebbe creare problemi in città e stati a guida democratica. Nei giorni scorsi, è stato rivelato che il team di Trump sta valutando misure per negare fondi federali ai dipartimenti di polizia con non collaboreranno con le politiche di deportazioni.
Infine Trump ha più volte detto che firmerà un ordine esecutivo per vietare la concessione automatica della cittadinanza americana ai figli di migranti senza documenti che nascondo negli Usa, un tentativo di cancellare con un colpo di penna secoli di 'ius soli', essenza stessa della storia dell'America terra di immigrati ed opportunità, che sicuramente provocherebbe ricorsi legali.
Energia e clima
"Drill, baby, drill": questo, ha promesso Trump, sarà il suo slogan sin dal primo giorno per aumentare le trivellazioni e la produzione petrolifera americana, che è già a livelli record. Per quanto riguarda le politiche ambientali e di lotta ai cambiamenti climatici, il suo sito parla di "abrogare tutte le misure di Biden che stanno brutalizzando i lavoratori del settore auto americano", riferendosi all'abolizione dei limiti delle emissioni delle auto che incentivano la produzione delle auto elettriche e anche di quelli per gli impianti industriali. Trump intende anche smontare i progetti per lo sviluppo dell'energia eolica. Infine, visto che l'ha già fatto una volta Trump potrebbe di nuovo ritirare dagli accordi di Parigi, svincolando gli Stati Uniti dal patto globale per la riduzione delle emissioni.
Politica estera
Con la promessa di tornare ad "una politica estera che metta gli interessi dell'America al primo posto", Trump farà un'inversione netta della politica dell'amministrazione Biden, orientata alle alleanze internazionali ed al sostegno dell'Ucraina nella sua guerra contro la Russia. Durante la campagna elettorale ha detto che potrà negoziare un accordo per mettere fine alla guerra ancora prima dell'Inauguration Day, con negoziati che lui potrà concludere - ripete dallo scoppio della guerra - in appena 24 ore.
Affermazioni che sono fonte di preoccupazione per gli alleati europei e per Kiev che temono che Trump possa spingere per una pace con Vladimir Putin, da lui in diverse occasioni lodato come "un genio", che permetta alla Russia di mantenere il territori conquistati. Trump intende poi usare anche il suo personale rapporto ed intesa politico-ideologica con Benjamin Netanyahu per accelerare la conclusione dei conflitti in Medio Oriente.
Gli alleati occidentali sono anche molto preoccupati per la ripresa del rapporto conflittuale che Trump ha avuto con la Nato, soprattutto per la questione del mancato rispetto del vincolo del 2% del pil per la Difesa da parte di Paesi che, ha detto recentemente, non si sentirebbe tenuto a difendere in caso di attacco. Bisogna notare che il Congresso, uscente, che lo scorso anno ha approvato una legge che impedisce al presidente di ritirarsi dall'Alleanza Atlantica senza l'approvazione del Senato o un atto del Congresso. Infine, c'e' la questione dei dazi che Trump intende mettere sui prodotti non solo della 'competitor' Cina, anche su quelli degli alleati Gb e della Ue, che sta creando grande nervosismo in Europa.
Politica interna
Il ritorno di Trump al potere potrà avere un enorme impatto per i milioni di americani che hanno l'assistenza sanitaria grazie all'Obamacare, che Trump cercò di abrogare durante la sua prima amministrazione. I costi dell'Obamacare potrebbero andare alle stelle se Trump o il Congresso repubblicano non rinnoveranno i sussidi federali.
Inoltre potrebbero esserci anche limitazioni al Medicare, l'assistenza sanitaria per i pensionati, e il Medicaid, quella per i più poveri che dovranno dimostrare di lavorare o studiare per poter avere l'assistenza. Si sta anche valutando di abrogare anche una delle misure con cui Biden ha dato a Medicare il potere di rinegoziare il prezzo dei medicinali, per tutelare malati e casse pubbliche. Con un gesto teso a soddisfare la destra cristiana che l'ha sostenuto in massa, Trump potrebbe dal primo giorno anche adottare misure contro quella che ha definito "la follia transgender", revocando le misure varate da Biden per proteggere gli studenti transgender e vietando alle donne transgender di competere negli sport femminili.
Sul fronte della Sanità, che secondo alcuni Trump potrebbe affidare a Robert Kennedy noto per le sue tesi complottiste antivax, c'e' tra gli esperti di Sanità pubblica il timore che Trump possa, come ha minacciato di fare, tagliare i fondi alle scuole che impongono l'obbligo vaccinale. Infine, la grande incognita dell'aborto: anche se si è detto contrario ad una legge che lo restringa a livello nazionale, Trump avrà ampio potere di limitarlo anche solo con ordini esecutivi, o facendo vietare dalla Fda i farmaci usati per l'interruzione di gravidanza.