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Stop al lavoro dalle 12.30 alle 16, chi riguarda e le regioni coinvolte

C'è poi comunque la possibilità di richiedere la cassa integrazione con la causale caldo

Stop al lavoro per caldo, dalle 12.30 alle 16, in alcuni settori come l'edilizia, l’agricoltura e il florovivaismo. Coinvolte 13 regioni: Calabria, Puglia, Basilicata, Campania, Lazio, Molise, Sicilia, Sardegna, Abruzzo, Umbria, Toscana, Emilia Romagna e Marche. Ma potrebbero aggiungersene altre. C'è poi comunque la possibilità di richiedere la cassa integrazione con la causale caldo.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Economia

A Torino presentata campagna per nuovo Sistema Qualità...

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Presentata a Terra Madre Salone del Gusto a Torino

A Torino presentata campagna per nuovo Sistema Qualità Nazionale per i mieli

Un grande patrimonio, quello dei mieli del nostro Paese, ma anche un 'unicum' in termini di qualità da proteggere, da valorizzare e da far conoscere per sostenere gli sforzi degli oltre 75.000 apicoltori italiani (+32% rispetto al 2019) con oltre 1,8 milioni di alveari (+23% rispetto al 2019). La produzione però (22.000 tonnellate nel 2023, con un calo del 12% rispetto all’anno precedente), non cresce in parallelo al numero degli alveari presenti per via delle condizioni meteoclimatiche sempre più spesso anomale che compromettono le fioriture e quindi anche le rese degli stessi. L’avvicendarsi di eventi e situazioni meteo avverse, anche di opposta natura, conferma quanto il cambiamento climatico sia il principale fattore limitante delle produzioni nell’ultimo decennio. Anche nelle annate migliori, la produzione nazionale sfiora il 50% del consumo nazionale. Le nostre produzioni si confrontano con un mercato che è oramai unicamente globale, dominato da prezzi molto bassi e da prodotti molto diversi.

Inoltre, se è vero che in Italia si stima un consumo pro-capite annuo di quasi 700 gr, a fronte di una media europea di 600g (con Germania al primo posto con 1,5 Kg pro-capite), occorre sottolineare come l’indice di penetrazione sia ancora basso e la tendenza dei consumi domestici nel quinquennio si mostri cedente. L’anello debole è proprio nella fascia di età più giovane. Si pensi che, per quanto riguarda lo share di acquisti in volume, il 43% è costituito da acquirenti oltre i 63 anni; il 21% fra i 55 e i 64 anni; il 18% da 45 a 54 anni e solo il 12% per gli acquirenti tra i 35 e i 44 anni e il 6% per quelli fino a 34 anni.

E' lo scenario da cui prende le mosse la Campagna per la promozione di un Sistema di Qualità Nazionale per i mieli, presentata oggi a Terra Madre Salone del Gusto a Torino alla presenza di Barbara Nappini – Presidente Slow Food Italia, Livio Proietti – Presidente Ismea, e di Luigi D’Eramo – Sottosegretario di Stato Masaf. La campagna ha infatti l’obiettivo di preparare operatori e mercato alla discesa in campo di un Sistema che stabilisca parametri in grado di tutelare la qualità dei mieli prodotti dai nostri apicoltori.

"Grazie alla collaborazione tra il Masaf e l’intera filiera apistica, a breve sarà realtà il Sistema di qualità nazionale per i mieli” - ha affermato il Sottosegretario all’Agricoltura, sovranità alimentare e foreste, Luigi D’Eramo. “L’SQN si baserà su parametri di qualità oggettiva più restrittivi e indicazioni vincolanti del processo produttivo che garantiscano naturalità, qualità, salubrità, benessere delle api e sostegno alla biodiversità. Riguarderà le caratteristiche qualitative del miele, così come le regole per la conduzione di alveari e dei locali di lavorazione e conservazione; sono inoltre previste indicazioni sulle analisi obbligatorie, la tracciabilità e la presentazione del prodotto, sull'etichettatura e le procedure di controllo. L’auspicio è che le imprese apistiche aderiscano in maniera convinta e capillare. La qualità – ha aggiunto il sottosegretario D’Eramo - resta l’elemento vincente e il valore aggiunto dei prodotti dei nostri apicoltori”.

“Quello dei mieli è un mondo che si presta perfettamente a una campagna di comunicazione dai forti contenuti” – ha dichiarato il Presidente di ISMEA Livio Proietti. “Avere, nel nostro Paese, oltre 50 mieli uniflorali e una miriade di millefiori identitari è un punto di forza che permette di generare contenuti accattivanti in termini di storytelling per il pubblico più giovane, ma anche più in generale, lo scopo della campagna è quello di rafforzare la cultura dei mieli a livello intergenerazionale: per scegliere occorre conoscere. Parlare di “mieli” ci avvicina a questa realtà che è fatta di cura, attenzione al lavoro, all’ambiente e alla biodiversità da parte dei nostri apicoltori che devono essere aiutati perché il miele e gli altri prodotti dell’apicoltura trovino idoneo posizionamento sul mercato.”

“Raccontare i mieli e le storie di chi li produce è oggi ancora più importante perché le apicoltrici e gli apicoltori svolgono un lavoro sempre più complesso, anche a causa dei cambiamenti climatici e della crisi ambientale - ha sottolineato Barbara Nappini, Presidente di Slow Food Italia - . Per questo una campagna di sensibilizzazione su questo tema, a partire dai più giovani è più che mai fondamentale, e noi siamo felici che il sottosegretario D'Eramo abbia scelto di lanciare questo messaggio a Terra Madre”.

La campagna di comunicazione vede l’esordio delle attività proprio in questi giorni, con le attività organizzate per le scuole e le famiglie al Salone del Gusto, volte a promuovere la conoscenza del miele e del suo ciclo produttivo con attività didattiche e degustazioni, edugame e materiale informativo. È partita, sempre in questi giorni la campagna social (pensata proprio per raggiungere il pubblico dei più giovani) affidata ai talent su TikTok e Instagram, con ben 75 contenuti sulla cultura del miele, in grado di raggiungere un pubblico vastissimo su un arco temporale di circa due mesi.

A breve, un minisito internet di campagna permetterà gli approfondimenti relativi alle tipologie di miele, alle caratteristiche organolettiche e alle proprietà nutrizionali, oltre che alla parte informativa specifica del nuovo Sistema di Qualità Nazionale. Inoltre, dei videotutorial sulle caratteristiche dei mieli del nostro Paese e sui passaggi fondamentali su cui si basa il Sistema di Qualità Nazionale, saranno messi a disposizione della filiera miele e veicolati su web e social (in questo caso anche su Facebook, per un pubblico più “maturo”).

Anche la Gdo è naturalmente un canale di comunicazione che viene preso in considerazione dalla campagna, con l’inserimento di pagine pubblicitarie all’interno di house organ di riferimento della Gdo, così da diffondere il messaggio della campagna istituzionale in modo diretto ed efficace ad un pubblico particolarmente attento e coinvolto rispetto alle proprie abitudini di acquisto.

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Economia

Dopo quota 2700 dollari l’oro punta a nuovi record

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Dopo quota 2700 dollari l'oro punta a nuovi record

Solo un piccolo aggiustamento al ribasso ha impedito all'oro di chiudere la settimana con l'ennesimo record delle quotazioni, dopo i 30 'picchi' già toccati nel 2024: ieri il metallo prezioso ha chiuso a 2.650 dollari l'oncia dopo avere superato brevemente giovedì mattina una delle tante soglie psicologiche, ovvero i 2700 dollari. Il numero di record annui in realtà spetta ancora al 1979 (+126% le quotazioni nei dodici mesi, nel 2024 siamo a oltre il 30%) ma a differenza di allora, quando da 850 dollari l’oncia l'oro crollo' intorno a 500 dollari a fine marzo 1980, questa volta è difficile ipotizzare una discesa repentina.

Infatti questo balzo dei prezzi dell'oro è legato a diversi fattori che difficilmente scompariranno a breve, tra cui la robusta domanda delle banche centrali e l'interesse degli investitori al dettaglio in una fase di grande incertezza globale. Senza contare che i tagli dei tassi - a iniziare dall'ultimo da 50 punti operato dalla Federal Reserve - non fanno altro che sostenere le quotazioni dell'oro. Negli ultimi 12 mesi le banche centrali hanno fatto incetta di oro continuando gli acquisti avvviati nel 2022. Solo nei primi sei mesi del 2024 hanno acquistato 483 tonnellate di oro, la quantità più alta dal 2000 a oggi.

Spiccano gli acquisti della Banca centrale cinese che ha aggiunto 316 tonnellate di oro alle sue riserve tra novembre 2022 e aprile 2024. Ma acquisti consistenti si registrano anche per le banche centrali di Polonia, Uzbekistan e India. Gli esperti evidenziano come l'aumento delle riserve in lingotti abbia come conseguenza la riduzione della dipendenza di queste economie dal dollaro statunitense. Non a caso, si segnala, gli acquisti di oro sono balzati al livello record di 459 tonnellate nel terzo trimestre del 2022, poco dopo che gli Stati Uniti hanno congelato gli asset denominati in dollari russi e hanno escluso il paese dal sistema di pagamenti globali SWIFT.

Il picco di volatilità del mercato registrato ad agosto ha poi anche indirizzato gli investitori verso l'oro, che supera le azioni in tempi di incertezza economica a causa della convinzione diffusa che sia un affidabile deposito di valore. Anche la geopolitica, tra cui le guerre in Medio Oriente e in Ucraina, e le elezioni presidenziali americane di novembre hanno aumentato la paura nei mercati finanziari, spingendo gli investitori a considerare l'oro un bene rifugio. E siccome tutti questi elementi non sembrano destinati a scomparire presto, la convinzione è che la corsa dei record non è destinata a fermarsi.

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Economia

Vendemmia 2024, l’Italia torna primo produttore al...

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Le stime parlano di un +7% di raccolta rispetto allo scorso anno

Vendemmia nell'Oltrepo' pavese (Fotogramma)

Sono 41 milioni gli ettolitri, stimati per la vendemmia 2024. Numeri in risalita rispetto a quelli dell'anno scorso, +7% rispetto ai valori del 2023. il raccolto di quest'anno, date per buone le stime, resta comunque distante (-12,8%) dalla media produttiva dell’ultimo quinquennio, mancando l’obiettivo ottimale stimato dalle imprese del vino tra i 43-45 milioni di ettolitri.

L'impatto del clima

A contenere il potenziale produttivo, l’ormai consueto impatto di fenomeni climatici estremi, dalle piogge eccessive al Centro-Nord alla siccità nel Sud. Nel complesso un’annata contenuta nella quantità ma complessivamente di qualità buona, con diverse punte ottime.

Per quanto concerne le tempistiche della vendemmia, la trasversalità dell’andamento climatico ha influenzato i tempi di raccolta in base alle varietà, alla tipologia, alla giacitura e alla disposizione dei terreni, fornendo uno scenario variegato. Al Sud, dove allo stress da carenza idrica si è aggiunto da maggio anche lo stress termico, il periodo della raccolta è stato anticipato, come al Centro e al Nord per le varietà precoci. Rientrano invece nelle medie stagionali le varietà tardive del Nord. La siccità ha influito sicuramente in maniera negativa sui volumi, ma l’andamento delle temperature ha consentito una maturità fenolica completa che rappresenta il vero valore aggiunto di questa annata enologica.

Le stime vendemmiali di quest’anno, sottolinea il presidente di Ismea, Livio Proietti, "ci restituiscono un quadro complesso ma allo stesso tempo ci consentono di mettere a fuoco alcune azioni da mettere in campo. Certamente è necessario continuare a contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici con tecnologie e innovazioni mirate anche all’adattamento al nuovo contesto, che comunque richiederà sempre più conoscenza e preparazione tecnica di chi opera in vigna, adoperandosi per mantenere il forte appeal che per i giovani ha fin qui avuto il lavoro in vigna e in cantina. Attirare le giovani generazioni è lo scopo di percorsi di studio specifici, in grado di cogliere con adeguato anticipo le tendenze in atto e utilizzare la tecnologia al meglio valorizzando il vino per preservare ed esaltarne la cultura. In questa direzione Ismea interviene con misure specifiche a supporto dei giovani e delle donne, come 'Più Impresa e Generazione Terra'. C’è poi il tema dei continui cambiamenti dei modelli di consumo che va presidiato e richiede uno storytelling adeguato e accattivante che tocchi anche il tema del consumo responsabile, per un vero e proprio salto di qualità del settore".

Per il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi "Abbiamo bisogno di un vigneto Italia 'a fisarmonica', reso più gestibile e flessibile da strumenti di intervento in grado di tamponare il tema delle eccedenze e, per quanto possibile, di rendere meno traumatiche le annate scarse. Gli estirpi, di cui si parla in Europa, non risolvono la situazione italiana: per comprenderne gli effetti basta ricordare quanto accaduto 13 anni fa, quando, a fronte di una spesa pubblica di circa 300 milioni di euro e 30 mila ettari espiantati soprattutto in collina e in aree Doc, ci siamo ritrovati due anni dopo con una vendemmia record da 53 milioni di ettolitri. Gli espianti per Uiv rappresentano di per sé un rischio sociale, perché impattano su intere economie in aree collinari vocate - e sappiamo che il vigneto in collina significa anche gestione del territorio, prevenzione da frane e incendi -, ma i tagli finanziati di vigneto che tolgono risorse alla crescita sono peggio della grandine sotto vendemmia".

Il settore, aggiunge, "vive una stagione complicata - inutile girarci attorno, anche se l’Italia sta facendo meglio dei competitor -, ma non per questo si deve pensare di distrarre i fondi strategici per incentivare gli estirpi. La stragrande maggioranza delle nostre aziende – ha concluso Frescobaldi – è sana e ha bisogno di innovarsi, promuoversi, sintonizzarsi con un mercato in forte cambiamento; per questo il tavolo Ue del Gruppo di alto livello deve concentrarsi più a sostenere chi vuole restare nel business che a incentivare chi vuole abbandonare".

La ripresa dell'Italia e il calo della Francia

L’indagine vendemmiale fotografa una ripresa importante nel Centro (+29,1%) e da un incremento contenuto nel Sud (+15,5%) che, tuttavia, non bastano a riportare la produzione sui livelli di medio-periodo. Mentre Nord e Centro si discostano dalle medie quinquennali (2019-2023) rispettivamente del 5,3% e 5,4%, la performance dei vigneti di Sud e Isole si conferma in forte flessione, a -25,7%. Nello scenario globale la drastica contrazione della Francia (-18% sui valori 2023) riconsegna all’Italia il primato produttivo mondiale.

"È stata una delle vendemmie più impegnative che ricordi nella mia ormai lunga esperienza di enologo. Una vendemmia quella del 2024 - commenta il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella - condizionata in maniera importante da una significativa trasversalità meteorologica che ha messo alla prova i viticoltori italiani da nord a sud del Paese. In particolare, la vendemmia di quest’anno si inserisce in un quadro meteorologico estremo, caratterizzato da un’instabilità climatica che ha influito inevitabilmente sulla produzione delle uve. Le varietà più precoci, in alcune zone, sono state raccolte con rese inferiori e una qualità segnata dalle condizioni meteorologiche avverse, mentre le varietà più tardive hanno subito ritardi o anticipi nella maturazione, con un impatto significativo sul bilancio zuccherino e acidico delle uve stesse. Tuttavia, nonostante le difficoltà, ciò che emerge come un fattore determinante per la qualità finale dei vini è proprio il lavoro degli enologi. Mai come quest’anno, siamo stati chiamati a dimostrare la nostra competenza scientifica e il nostro sapere tecnico per gestire al meglio sia la conduzione della vigna sia quella della cantina. In campo, abbiamo dovuto adottare strategie precise per ottimizzare l’uso delle risorse idriche, monitorare lo stato di salute delle piante e decidere il momento esatto della vendemmia per ottenere uve al massimo del loro potenziale. In cantina, il lavoro è stato cruciale per valorizzare la materia prima, lavorando con precisione per compensare gli squilibri creati dalle condizioni meteorologiche".

Il mercato del vino

Per Gaya Ducceschi, Head of Wine & Society and Communicationdel Comité Européen des Entreprises Vins (Ceev), l'associazione che rappresenta le aziende vinicole europee nell'industria e nel commercio di vino: "Il declino strutturale a lungo termine dei consumi, soprattutto nei mercati tradizionali, è al centro della crisi attuale del settore. Mentre il mercato globale degli alcolici e dei prodotti a basso o zero alcol è in crescita, il consumo di vino continua a diminuire. Il supporto dell'UE dovrebbe concentrarsi sul miglioramento della competitività, riducendo i costi e favorendo l'accesso ai nuovi consumatori. A tal riguardo, insieme alla filiera europea del vino, stiamo per lanciare in tutta Europa Vitævino, una campagna a difesa del nostro settore, per proteggere il vino come parte di uno stile di vita sano ed equilibrato, mettendo in evidenza il suo ruolo culturale e socio-economico. La campagna si concentrerà nel generare un ampio supporto pubblico attraverso un impegno collettivo, incoraggiando cittadini, consumatori e la comunità globale del vino a firmare una Dichiarazione che sostiene il ruolo del vino nella società e ne difende il patrimonio culturale".

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