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Cultura
Musa tv n. 52 del 27 dicembre 2023
Cultura
Capitale italiana della Cultura 2027, candidature città e...
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Il prestigioso riconoscimento, istituito per promuovere la straordinaria ricchezza della cultura italiana, rappresenta un’opportunità unica per i Comuni, le Città metropolitane e le Unioni di Comuni di mettere in moto meccanismi virtuosi capaci di attivare economie, territori e comunità.
![Capitale italiana della Cultura 2027, candidature città e Comuni aperte fino al 3 luglio](https://www.adnkronos.com/resources/028f-1b45bdd6119a-8bfdf8b52f86-1000/format/big/capitalculture.jpeg)
Comuni, Città Metropolitane e Unioni di Comuni hanno ancora poche ore, fino a domani 3 luglio, per candidarsi a diventare Capitale italiana della Cultura 2027, come ricorda il ministero della Cultura sui suoi profili social. Il prestigioso riconoscimento, istituito per promuovere la straordinaria ricchezza della cultura italiana, rappresenta un’opportunità unica per i Comuni, le Città metropolitane e le Unioni di Comuni di mettere in moto meccanismi virtuosi capaci di attivare economie, territori e comunità.
Per candidarsi al titolo sarà necessaria - una manifestazione scritta di interesse, dopo la quale città, comuni e Unione di Comuni dovranno trasmettere il dossier di candidatura, comprensivo di titolo, progetto culturale, organo responsabile del progetto, valutazione di sostenibilità economico-finanziaria e obiettivi perseguiti, con i relativi indicatori, entro il 26 settembre 2024. Le candidature saranno valutate da una Giuria, che sarà composta da 7 esperti indipendenti del mondo della cultura, delle arti, della valorizzazione territoriale e turistica, che esaminerà i progetti pervenuti per poi selezionare tra questi le dieci città finaliste, entro il 12 dicembre 2024, che saranno invitate successivamente ad audizioni pubbliche che si svolgeranno entro il 12 marzo 2025.
Entro il 28 marzo 2025, la Giuria proporrà al ministro della Cultura la candidatura ritenuta più idonea a essere insignita del titolo di Capitale italiana della Cultura 2027, che godrà di un finanziamento di un milione di euro per la realizzazione delle attività progettate nel dossier.
Cultura
L’eroina invade Roma negli anni ’70, noir...
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'Il figlio peggiore', tratto da una storia vera, in uscita il 5 luglio con Fandango Libri
![L'eroina invade Roma negli anni '70, noir inchiesta di D'Angelo e Valle](https://www.adnkronos.com/resources/028f-1b45b75f9fb6-24e5ceb6d845-1000/format/big/copertina.png)
Roma 1970: cinquecentosessanta tossicomani al di sotto dei 25 anni. Nessun eroinomane. L’eroina a Roma è sconosciuta. Passano gli anni. Nel novembre 1975 gli eroinomani in Italia sono stimati in ventimila. L’Italia è traumatizzata dai primi morti. Che cosa è successo nell’inverno tra il ’74 e il ’75 nella Capitale? L’eroina non è arrivata misteriosamente, a caso, tutto d’un tratto. E' questo lo scenario in cui si muove 'Il figlio peggiore' di Peter D'Angelo e Fabio Valle, pubblicato da Fandango Libri in uscita il 5 luglio. Un romanzo che prende spunto dai documenti del Ros e dalla testimonianza di un ex-agente del Sid relativi all’inchiesta sull’operazione 'Blue Moon', nome in codice della capillare opera di somministrazione di stupefacenti in ambienti legati ai movimenti di opposizione. Un'operazione che ha fatto parte di un più ampio piano di guerra 'non convenzionale'.
Carlo ricostruisce la trama intricata che sta dietro l’ondata improvvisa di eroina che invade la città, svelando il piano che lentamente sta avvelenando le strade di Roma. Nelle sue ricerche sarà affiancato da Selce, un amico d’infanzia che bazzica nella malavita, un medico coraggioso, un commissario di polizia assetato di giustizia e da Silvia, fotografa di Stampa Alternativa. Ma dovrà fare in fretta, perché c’è qualcuno che lo tiene d’occhio per depistarlo o, peggio, eliminarlo.
Peter D'Angelo - giornalista d’inchiesta che ha lavorato per 'Report', 'Presa Diretta', 'Petrolio' - e lo scrittore e documentarista Fabio Valle, hanno scritto "un libro crudele e viscerale, la denuncia di un'operazione segreta che non lascia incolume chi lo legge", ha evidenziato Marco Travaglio. 'Il figlio peggiore' mette in luce uno "spietato spaccato dell'Italia degli anni Settanta che travolge sogni, vite e speranze dei protagonisti e che tiene il lettore incollato alle pagine", ha scritto Francois Morlupi, autore della serie dei Cinque di Monteverde.
Cultura
Scoperta un’opera di Artemisia Gentileschi
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L'attribuzione si deve alla storica Delia Somma, che ha condotto studi scientifici sulla tela
![Scoperta un'opera di Artemisia Gentileschi](https://www.adnkronos.com/resources/028f-1b43c63023d8-235cf87cf680-1000/format/big/gentu_us.jpeg)
Scoperta una nuova opera della pittrice seicentesca Artemisia Gentileschi. Dopo una serie di studi scientifici, è stata ritenuta autografa una tela raffigurante la Maddalena in estasi. Il dipinto, appartenente a una collezione privata italiana, è stato acquistato dagli attuali proprietari da una famiglia nobile torinese, dove era inventariata sotto la generica voce di opera del XVII secolo. La tela, infatti, è stata oggetto di un'approfondita critica iconografica, filologica e stilistica, supportata da articolati studi scientifici attraverso cui è stata attribuita alla celebre pittrice.
Tutti i risultati delle ricerche condotte sulla Maddalena in estasi sono pubblicati nel libro "L'estasi di Artemisia Gentileschi, indagine storico scientifica di un'opera inedita", scritto dalla storica dell'arte Delia Somma ed edito dalla casa editrice Tab.
L'opera è una replica della Maddalena in estasi attualmente esposta al Palazzo Ducale di Venezia ed universalmente attribuita ad Artemisia. Nel Seicento, quando un collezionista richiedeva una replica ad un artista attestava il pregio e il successo dell’invenzione iconografica. Eseguire repliche delle proprie opere era una prassi sia nella bottega di Orazio Gentileschi che in Artemisia. Quello che distingue la tecnica della figlia rispetto a quella del padre è che Artemisia non replica mai le varie tele in modo pedissequo, ma apporta delle modifiche nelle proporzioni, nei dettagli e nella combinazione dei colori, come si evidenzia anche nell’opera scoperta. La differenza sostanziale tra la Maddalena in estasi attualmente esposta al Palazzo Ducale di Venezia e la Maddalena in estasi ritrovata - spiega Delia Somma - è nel colore delle vesti, una soluzione che la tintora romana utilizzò diverse volte nella sua produzione pittorica. Maddalena in entrambe le opere è a stento piegata alla misura della tela che sembra imprigionarla, un senso di compressione pervade lo spazio e crea l’effetto ottico di ingigantire la figura, donando alla santa un possente potere ipnotico.
La tela riscoperta è databile al primo periodo napoletano, come viene rilevato anche dalla presenza del giallo di Napoli.
"Con un sapiente equilibrio di luce e tenebra, che contraddistingue il linguaggio pittorico della Gentileschi, l'artista fa emergere tutta la carica emotiva e spirituale di questa contraddittoria figura della cristianità, divisa tra l'ombra del peccato e la luce delle altezze mistiche", argomenta Delia Somma.
Le indagini storico-scientifiche condotte dalla storica dell'arte Delia Somma hanno evidenziato tutte le peculiarità ascrivibili al linguaggio di Artemisia Gentileschi. Dai suoi studi è emerso che l'opera, oltre ad essere una replica della Maddalena in estasi, è stata dipinta su una tela di riutilizzo; infatti, presenta al di sotto del film pittorico il volto di un putto dipinto con pennellate chiare di abbozzo che avrebbe dovuto inserirsi in una composizione di figure molto più ampia rispetto alla dimensione della tela attuale.