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A2a: tra 2020 e 2023 da 2,9 a 3,5 milioni di clienti, obiettivo oltre 5 milioni nel 2035

Proposti dividendi per 300 milioni, in crescita del 6%

 - (Fotogramma)

La base clienti di A2a è passata da 2,9 milioni nel 2020 a 3,5 milioni nel 2023. Un aumento di 200mila clienti in più rispetto a quanto era stato pianificato nel primo piano decennale 2021-2030, presentato a gennaio 2021. Nel nuovo piano 2024-2035, che viene presentato oggi, il gruppo punta a incrementare la base clienti dai 3,5 milioni del 2023 ad oltre 5 milioni nel 2035, con un’offerta sempre più mirata all’elettrificazione dei consumi.

"A sostegno della crescita della base clienti, A2a evidenzia il gruppo in una nota - può contare sul successo delle campagne acquisitive passate, su una strategia multicanale, su una consolidata notorietà e sulla soddisfazione dei clienti, elementi che consentiranno di ottenere una quota di mercato in aumento dal 6% del 2023 a oltre il 9% nel 2035".

Il consiglio di amministrazione ha deliberato di proporre all’assemblea ordinaria l’approvazione di un dividendo di 0,0958 euro per azione, corrispondente ad un monte dividendi pari a circa 300 milioni di euro, in crescita del 6% rispetto al dividendo distribuito lo scorso anno, pari a 0,0904 euro per azione. Il dividendo - fa sapere il gruppo nella nota con cui ha diffuso i risultati 2023 - sarà pagato a decorrere dal 22 maggio 2024 (data stacco cedola 20 maggio 2024 – record date 21 maggio 2024).

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Economia

Eicma festeggia i suoi 110 anni con una mostra sulle più...

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In scena 36 modelli che hanno lasciato il segno per forme, proporzioni e materiali

Eicma festeggia i suoi 110 anni con una mostra sulle più belle moto storiche e moderne

Forme, proporzioni, materiali: in una parola il design. L'81esima edizione di Eicma, esposizione internazionale delle due ruote, da giovedì 7 a domenica 10 prossimi a Rho Fiera Milano, celebra i suoi 110 anni di storia con una mostra di moto storiche e moderne che hanno lasciato il segno per la loro progettazione.

Allestita all’interno del centro congressi del quartiere espositivo, a Porta Sud, la rassegna è intitolata 'Eicma: 110 anni di design a due ruote' e rappresenta un viaggio di più di un secolo tra curve, superfici, linee, tecnica e meccanica, ma anche attraverso il genio dei grandi designer, le emozioni, l’azzardo e le sfide interpretate dall’industria delle due ruote e portate in scena nelle varie edizioni di Eicma. Quello della kermesse meneghina è, infatti, un percorso iniziato proprio dal capoluogo lombardo, nel 1914, al Kursaal Diana di Porta Venezia, quando alla prima Eicma, allora Salone del ciclo e motociclo, erano presenti meno di quaranta stand e rappresentate sei nazioni (oggi sono oltre 850 con espositori provenienti da 45 differenti Paesi).

All’ingresso dell’Esposizione del 1914, i primi due spazi erano allora occupati dai due costruttori italiani Frera e Stucchi. E, idealmente, inizia ancora da lì anche la mostra 'Eicma: 110 anni di design a due ruote' di Eicma 2024: è infatti una Frera 2 ¼ Hp Lusso del 1914 la prima moto che incontrano i visitatori e che precede un percorso espositivo di 36 motociclette che si sviluppa nelle tre sezioni forme, proporzioni, materiali. "Questa mostra -spiega il presidente di Eicma, Pietro Meda-vuole essere un tributo alla ricerca di bellezza, che non racconta solo la storia Eicma e dell’industria delle due ruote, ma che ci porta dentro anche quella del nostro Paese, della società e della mobilità. È un percorso che affonda le radici nel saper fare italiano e che si arricchisce del contributo internazionale di tanti altri costruttori".

Per l’ad Paolo Magri la mostra Eicma: 110 anni di design a due ruote "non ha l’ambizione di rappresentare un classifica delle moto più belle o semplicemente di mettere in fila le moto in ordine temporale, ma è una proposta culturale, che ambisce a diffondere conoscenza e che accompagna i visitatori dentro l’affascinante percorso creativo e progettuale che compiono i designer: dal foglio bianco alla realizzazione finale".

Entrando nel vivo dell’allestimento, nell’area dedicata alle forme spiccano subito la Mars A20 esposta ad Eicma nel 1920, vero trionfo di razionalismo, e la più recente Kawasaki Gpz900R del 1984, celebre per l’apparizione nel film Top Gun, ma anche per la linea aggressiva del suo frontale. Degna di nota anche la prima 'endurona' col becco, la Suzuki Dr 800 Big, l’iconica Ducati Monster, l’Aprilia Motó disegnata da Philippe Starck del 1995, l’Mv Agusta F4 Ago e il prototipo dell’Husqvarna Vitpilen 401 Aero esposto nel 2016. Non mancano poi tributi importanti anche a marchi come Fantic, Yamaha, Aermacchi, Triumph e Innocenti. Passando alla sezione dedicata alle proporzioni, l’attenzione è subito attirata dalla straordinaria e muscolosa Moto Guzzi otto cilindri 500 del 1957 dell’ingegner Giulio Cesare Carcano, che fa sembrare una cavalletta l’icona della mobilità, il Ciao 50 di Piaggio. Nell’area proporzioni troviamo poi altri imperdibili capolavori marchiati Ktm, Benelli, Suzuki, Rumi, Bianchi, Honda, Ducati e Gilera. Infine, la sezione dedicata ai materiali, dove si raggiunge il vertice dei processi manifatturieri ed ingegneristici, con i tributi a Corradino D’Ascanio per l’uso della lamiera nella Vespa di Piaggio, all’anticonvenzionale progetto racing della Elf X del 1978 e all’eleganza della Laverda Rgs 1000, ma anche ad altre regine indiscusse di tecnica e bellezza come la rara Honda Nr 750 del 1991, la Bimota Tesi 1D Sr e la Ducati Superleggera V4.

Realizzata anche grazie all’importante sostegno dell’Ice, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, il progetto allestitivo e l’intera curatela della mostra sono di Eicma, V12 Design, Gianmarco Blini Design e del giornalista Marco Riccardi. Una particolare menzione va alla rivista Motociclismo e, soprattutto, ai collezionisti privati, alle case costruttrici, ai musei e alle realtà che hanno messo a disposizione le moto. Biglietti d’ingresso e maggiori informazioni su eicma.it e sui profili social ufficiali.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Economia

Manovra 2025 e sanità, Gimbe: “Mancano 19 miliardi da...

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Cartabellotta: "Calcolatrice alla mano le misure previste hanno un impatto complessivo di oltre 29 miliardi, mentre le risorse stanziate ammontano a circa 10,2 miliardi"

Sala operatoria (Foto )

"Il Disegno di legge sulla Manovra 2025 è molto lontano dalle necessità della sanità pubblica: le risorse stanziate non bastano a risollevare un Servizio sanitario nazionale (Ssn) in grave affanno. Sono ampiamente insufficienti per finanziare tutte le misure previste dalla Manovra e mancano all’appello priorità rilevanti per la tenuta della sanità pubblica". Queste le criticità principali emerse dall’audizione della Fondazione Gimbe presso le Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, dove il presidente Nino Cartabellotta ha invitato a non utilizzare la sanità come terreno di scontro politico ed ha avanzato proposte concrete per il rifinanziamento del Fondo sanitario nazionale.

Per Cartabellotta "emerge chiaramente la riduzione degli investimenti per la sanità rispetto alla ricchezza prodotta dal Paese, segno che il rafforzamento del Ssn e la tutela della salute non sono una priorità nemmeno per l’attuale Governo". Infatti, in termini di percentuale di Pil, il Fsn scende dal 6,12% del 2024 al 6,05% nel 2025 e 2026, per poi precipitare al 5,9% nel 2027, al 5,8% nel 2028 e al 5,7% nel 2029. "Questo trend - ha osservato - riflette il continuo disinvestimento dalla sanità pubblica, avviato nel 2012 e perpetrato da tutti i Governi. L’aumento progressivo del Fsn in valore assoluto, sempre più sbandierato come un grande traguardo, è in realtà una mera illusione: perché la quota di Pil destinata alla sanità cala inesorabilmente, fatta eccezione per gli anni della pandemia quando i finanziamenti straordinari per la gestione dell’emergenza e il calo del Pil nel 2020 hanno mascherato il problema. E con la Manovra 2025 si scende addirittura sotto la soglia psicologica del 6%, toccando il minimo storico".

Misure e risorse

Dall’analisi dettagliata delle misure previste emerge un netto divario con le risorse stanziate. Nel periodo 2025-2030, il costo complessivo delle misure ammonta a 21.365 milioni, a cui vanno aggiunti i rinnovi contrattuali del personale sanitario, non riportati dal testo della Manovra. Costi che la Fondazione Gimbe ha stimato in 7.649 milioni: 3.618 milioni per il triennio 2025-2027 e 4.031 milioni per il 2028-2030. "Calcolatrice alla mano - spiega Cartabellotta - le misure previste dalla Manovra per il periodo 2025-2030 hanno un impatto complessivo di oltre 29 miliardi, mentre le risorse stanziate ammontano a circa 10,2 miliardi. Con un divario che sfiora i 19 miliardi e un Ssn già in grave affanno, è ovvio che anche le Regioni più virtuose faticheranno a implementare le misure disposte dalla Manovra e dovranno tagliare i servizi e/o aumentare le imposte regionali".

"Dalla Manovra 2025 - ha rilevato Cartabellotta - restano escluse priorità cruciali per la tenuta del Ssn. Innanzitutto, il piano straordinario di assunzione medici e infermieri, l’abolizione del tetto di spesa per il personale e risorse adeguate per restituire attrattività al Ssn, visto che le indennità di specificità sono solo briciole. Mancano inoltre risorse per ridurre/abolire il payback sui dispositivi medici e per gestire il continuo sforamento del tetto di spesa della farmaceutica diretta, che pesa sempre di più sull’industria del farmaco". Infine, anche i 'nuovi' LEA per le prestazioni specialistiche e protesiche, attesi da ben 8 anni, rischiano di slittare oltre il 1° gennaio 2025, per esiguità delle risorse stanziate.

Proposte Gimbe per rifinanziare Ssn

Seguendo le opzioni politiche suggerite dal report Ocse del gennaio 2024, la Fondazione Gimbe ha presentato in audizione proposte concrete per rifinanziare il Ssn. "Nell'impossibilità di aumentare la spesa pubblica totale visto l'inverosimile balzo del Pil nel breve-medio termine e i vincoli Ue sul debito, occorre puntare sulla combinazione delle altre strategie proposte dall'Ocse. Innanzitutto, aumentare le risorse per la sanità - indica Gimbe - riallocandole da altri capitoli di spesa pubblica e/o introducendo tasse di scopo, in particolare su prodotti che danneggiano la salute ('sin taxes'): sigarette, alcol, gioco d'azzardo, bevande e prodotti zuccherati, e/o tassando i redditi milionari e/o gli extra-profitti di multinazionali".

"In secondo luogo - proseguono le proposte Gimbe - rivalutare i confini tra spesa pubblica e spesa privata: previo aggiornamento efficace dei Livelli essenziali di assistenza (le prestazioni che il Ssn è tenuto a fornire a tutte le persone, gratuitamente o dietro pagamento di ticket), occorre attuare una 'sana riforma' della sanità integrativa che permetta di coprire i bisogni di salute aumentando la spesa intermediata e riducendo quella pagata di tasca dai cittadini (out-of-pocket); rivedere le compartecipazioni alla spesa sanitaria; incentivare, previa definizione di una governance nazionale, le partnership pubblico-privato. Infine, attuare un Piano nazionale di disinvestimento da sprechi e inefficienze per aumentare il valore della spesa sanitaria".

"E' ormai tempo di rimboccarsi le maniche - ha concluso Cartabellotta - abbandonando sia i proclami populisti del Governo sia le proposte irrealistiche di rifinanziamento delle forze di opposizione, evitando di fare della sanità un campo di battaglia politica. Perché senza un adeguato potenziamento del Ssn con adeguate risorse e coraggiose riforme di sistema, non resterà che assistere impotenti al suo declino: vedremo dissolversi la sua funzione di tutela universale della salute, disattendendo il principio sancito dall'articolo 32 della Costituzione. Di conseguenza, è indispensabile ripensare le politiche allocative del Paese per contrastare la progressiva demotivazione e fuga del personale sanitario dal Ssn, le difficoltà di accesso alle innovazioni farmacologiche e tecnologiche, le diseguaglianze nell'accesso a servizi e prestazioni sanitarie, l'aumento della spesa privata e la rinuncia alle cure. Altrimenti, diremo definitivamente addio all'universalismo, all'uguaglianza e all'equità, principi fondanti del Ssn".

Le reazioni

Immediate le reazioni da parte delle opposizioni. "Giorgia Meloni si fermi, smetta di litigare con le calcolatrici, perché abbiamo tutti visto che i conti non tornano", afferma in una nota la segretaria del Pd, Elly Schlein.

"Se non vuole ascoltare le nostre richieste sulla sanità pubblica, ascolti almeno il grido di allarme che oggi Gimbe lancia sul finanziamento al SSN e ascolti gli operatori sanitari ormai allo stremo che tutti i giorni lavorano a contatto con i cittadini. Già nel 2027 Gimbe prevede una spesa in rapporto al Pil sotto il 6%, per un ammanco totale di 19 miliardi. Avevamo già capito che il disegno di questa destra fosse quello di incentivare la sanità privata, la loro sanità privata, come le cliniche del sottosegretario del suo governo, Gemmato. Ma qui siamo oltre ogni limite: dare questo colpo di grazia al servizio sanitario nazionale significa smantellarlo".

"Quindi, invece che continuare a buttare denaro dei contribuenti nel già fallimentare modello Albania, metta le risorse necessarie per salvare il Ssn. Lo deve alle cittadine e ai cittadini italiani il cui diritto alla salute è sancito dalla Costituzione, su cui lei ha giurato", conclude Schlein.

"Sulla sanità siamo di fronte a un'emergenza nazionale ma tempo che il governo Meloni non l'abbia compreso, come emerso in tv, dove era in evidente difficoltà nel fare i conti", scrive su Facebook il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte. "I conti oggi in Parlamento li ha fatti la Fondazione Gimbe: nella programmazione della Manovra - prosegue il presidente M5S - mancano 19 miliardi per garantire le misure previste, il rapporto fra il Fondo Sanitario e il Pil arriverà a toccare il 'minimo storico' nel 2027, sotto il 6%, le Regioni dovranno tagliare i servizi o aumentare le tasse. Mentre il ministro alla Salute del Governo Meloni annuncia 10mila assunzioni di infermieri indiani migliaia di nostri infermieri sottopagati vanno all'estero e, come ricorda Gimbe, nella manovra 2025 manca il piano straordinario di assunzione medici e infermieri, l'abolizione del tetto di spesa per il personale, mentre per le indennità di specificità del personale sanitario ci sono solo briciole".

Per Conte, dunque, "serve una terapia d'urto, un'inversione a U su cui tutti i cittadini devono appellarsi a questo Governo: non servono 39 miliardi e +7,5 miliardi in 3 anni sugli armamenti, serve piuttosto tassare gli extraprofitti collezionati dall'industria delle armi con la guerra. Prendiamo le risorse dalla corsa al riarmo per accentrarle sulla sanità, sui pronto soccorso, sulle liste d'attesa, sugli stipendi e le indennità di medici e infermieri. La vera trincea del Paese - conclude - è questa: il diritto alla salute è in codice rosso".

Per Angelo Bonelli, portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Avs, “i dati presentanti dalla Fondazione Gimbe parlano chiaro e mettono a nudo il disastro messo in atto dal governo Meloni: entro il 2027, i finanziamenti al nostro Sistema Sanitario precipiteranno al 5,9% del PIL, il livello più basso di sempre, mentre entro il 2030 accumuleremo un buco di 19 miliardi".

"La destra ha scelto di abbandonare il SSN, lasciandolo in agonia per favorire il settore privato e gli interessi di pochi, incluso chi ha legami diretti con la sanità privata, come il sottosegretario Gemmato. Questo governo sta dando il colpo di grazia al nostro sistema sanitario lasciando milioni di cittadini senza cure adeguate. Mentre la premier Meloni va in televisione a presentare dati fittizi e improvvisati, la realtà è sotto gli occhi di tutti: quello del governo è un attacco deliberato ai diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione. In questi due anni di governo, banche, società energetiche e farmaceutiche, così come le industrie militari, hanno accumulato profitti per oltre 100 miliardi di euro. Eppure, il governo non vuole tassare questa enorme ricchezza".

"Al contrario, continua a tagliare fondi essenziali per la sanità, l’ambiente, il trasporto pubblico, la scuola e i servizi sociali. Perché non destinare i fondi previsti per il Ponte sullo Stretto di Messina (14 miliardi di euro) un progetto inutile e propagandistico voluto da Salvini, al servizio sanitario nazionale? Sarebbe una scelta di buon senso, ma questo governo è totalmente disinteressato a ridurre le diseguaglianze territoriali e sociali”.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Economia

Lavoro, Vittimberga (Inps): “Politiche attive hanno...

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La direttrice generale dell’Inps a margine del convegno ‘Le politiche attive del lavoro nel Rapporto Inps 2024’

Valeria Vittimberga

“Le politiche attive rappresentano un pilastro fondamentale perché nel 2023 e nel primo semestre 2024 hanno aiutato l’Italia ad avere una crescita significativa del mercato del lavoro”. Così Valeria Vittimberga, direttrice generale dell’Inps, a margine del convegno ‘Le politiche attive del lavoro nel Rapporto Inps 2024’, in corso all’Università Bocconi di Milano. Per la dg dell’Inps, “è molto importante considerare il rapporto tra le politiche attive e la sostenibilità del sistema previdenziale anche perché stiamo andando incontro ad un periodo, breve-medio periodo, con qualche difficoltà nel sistema previdenziale dovuta ad un problema di cassa temporanea: esiste infatti il problema dell’entrata in pensione progressiva della numerosa corte dei baby boomer che incideranno sulle casse dello Stato e sul sistema pensionistico. Questo, però, sarà soltanto un problema temporaneo perché andremo incontro velocemente all’entrata in vigore a pieno del sistema contributivo puro”.

Il sistema contributivo puro, sottolinea, “è per definizione un sistema in equilibrio perché tanto si versa, tanto si riceve dalle casse pensionistiche. Ciò significa che sarà necessario implementare la base contributiva attraverso l’aumento del numero dei lavoratori che versano, creando carriere non discontinue affinché ci sia un gettito costante che porterà poi a pensioni dignitose e sostenibili e all’entrata nel mondo del lavoro di questi soggetti sotto rappresentati”. Il che significa anche “togliere dal novero dei soggetti suscettibili di mera assistenza e inserire invece in un contesto di inclusione sociale basato sulla partecipazione piena di tutti i soggetti che per un mismatch tra domanda e offerta fino adesso ne sono stati ai margini”.

“Crediamo -conclude- che questa sia la strada giusta e che queste politiche, che hanno alcuni effetti di breve termine e hanno bisogno di tempo per germogliare e portare i loro frutti, nel lungo periodo avranno un’efficacia stabilizzante nel nostro sistema”.

“Io credo che” il ricorso al lavoro degli immigrati “non sia una soluzione realmente efficiente per il sistema italiano”. “Gli immigrati -afferma Vittimberga- sono ospiti, sono sacri e vanno trattati con massimo rispetto e dignità, facendo in modo che tutti i fenomeni di sfruttamento che spesso caratterizzano il loro lavoro vengano combattuti con ferocia e che a loro venga garantito un trattamento di pari dignità con tutte tutele a livello di sicurezza”. Tuttavia “penso anche che sia soltanto un modo di rinviare e semplificare una problematica molto più profonda”.

“Sappiamo -aggiunge- che il 10% dei lavoratori sono immigrati, ma la base contributiva pagata da questi lavoratori è molto meno del 10%. Producono molti meno contributi rispetto all’occupazione e pesano per il 16% dei disoccupati della nazione. Questo significa che gli immigrati che contribuiscono al nostro sistema contributivo lo fanno in maniera maggiore sul nostro sistema assistenziale”.

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