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Economia

Osservatorio McArthurGlen-Bva Doxa su identità e fashion,...

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I più giovani preferiscono il New Basic, i 30-44enni più vicini al Neoromantico

Osservatorio McArthurGlen-Bva Doxa su identità e fashion, Millennials e GenZ a confronto

I Millenials, più liberi nella propria espressione estetica rispetto a condizionamenti esterni, hanno Instagram come social di riferimento, e tra le estetiche preferiscono il New Basic. I Millennials, invece, sono più vicini al Neoromantico. E' quanto emerge dal primo Osservatorio Moda e Generazioni 'Fashion and Identity – Vestirsi senza infrastrutture', un'indagine realizzata da McArthurGlen, leader europeo nella proprietà, nello sviluppo e nella gestione di Designer Outlet, in collaborazione con Bva Doxa. Lo studio è stato presentato in un evento a Milano da Donatella Doppio, managing director Italy di McArthurGlen. A confrontarsi con lei sugli esiti di questa indagine Mauro Ferraresi, professore nel corso di laurea in moda e industrie creative e sociologo italiano, studioso di consumi e comunicazione e Cristina Liverani, Unit Manager Bva Doxa.

Pensato come parte integrante di Evolve, la piattaforma del gruppo McArthurGlen dedicata alle diverse attività a impatto sociale del gruppo, lo studio - spiega una nota - ha cercato di comprendere il ruolo dell’identità e le modalità di costruzione identitaria delle nuove generazioni, con l’obiettivo di identificare ruolo e rilevanza della moda per la massima espressione di sé. L’indagine intende essere solo il primo passo di McArthurGlen in un percorso di realizzazione di Osservatori e studi su base regolare con l’obiettivo di offrire uno sguardo sempre più lucido, attento e consapevole sulle dinamiche sociali e di consumo dei suoi pubblici di riferimento.

Le informazioni raccolte supporteranno ulteriormente le iniziative sociali di McArthurGlen, rafforzando i progetti di integrazione nelle comunità locali e promuovendo temi centrali come la sostenibilità ambientale e sociale, l’inclusione, l’empowerment femminile e la tutela della salute. "Per McArthurGlen - sottolinea la nota - il riconoscimento della propria responsabilità sociale e ambientale è un valore fondamentale. Il gruppo si impegna infatti ad avere un impatto positivo sia sull'ambiente che sulle comunità in cui opera, attraverso progetti concreti e innovativi".

per 35% intervistati il look è forma d'espressione identitaria

La ricerca, condotta attraverso oltre 500 interviste e un campione rappresentativo della popolazione tra i 18 e i 44 anni, ha voluto indagare quanto GenZ (18-29 anni) e Millennials (30-44 anni) si percepiscano "personal shopper di sé stessi", liberi di vestirsi senza vincoli, utilizzando l’aspetto esteriore come mezzo per rappresentare la propria autenticità.

Secondo l'Osservatorio, il 35% degli intervistati vede nel proprio look una forma d'espressione identitaria. Questa percezione è maggiormente diffusa tra i GenZ (37%), che scelgono l’abbigliamento come linguaggio visivo per raccontare chi sono, rispetto ai Millennials (32%). Tuttavia, sebbene il 40% preferisca sempre mantenere un’immagine coerente con la propria essenza, il 32% confessa di adattare il proprio stile a contesti sociali specifici, talvolta sentendosi costretto a conformarsi alle aspettative esterne. Famiglia (26%), amici (24%) e mode del momento (24%) continuano a giocare un ruolo importante nell’influenzare la costruzione dell’immagine personale anche nelle generazioni più giovani. Emerge anche in questo caso una differenza generazionale interessante: mentre i Millennials si dichiarano più autonomi e meno condizionati (oltre un terzo, il 37%, afferma di non aver subito alcuna influenza esterna), la GenZ è fortemente influenzata da social media, pubblicità e personaggi celebri, in particolare dagli influencer (23%).

Le fonti di ispirazione stilistica principali sono ancora le vetrine dei negozi per il 46% degli intervistati, ma al mondo fisico si unisce poi quello digitale – social media (32%) e siti di brand (29%) – rilevanti in particolare per donne e GenZ. Anche pubblicità e riviste di moda continuano a essere fonti di ispirazione. I social media si confermano come piattaforme fondamentali sia per esprimere la propria personalità (GenZ per il 35%, Millennials per il 30%) sia per individuare modelli che possano contribuire alla costruzione della propria immagine (GenZ per il 31%, più basso il dato dei Millennials: 21%).

'Genderless' e 'Quiet Luxury' conquistano i più giovani, perde terreno la 'Logomania'

Instagram emerge come il canale più rilevante e stimolante: il 58% degli intervistati lo identifica come la piattaforma preferita per suggerimenti di stile. A seguire, Facebook, Youtube e TikTok, ciascuno con caratteristiche specifiche che attraggono target diversi. Interessante rilevare la netta preferenza di Instagram per i GenZ (63%) e l’attualità di Facebook per il Millennials (66%). Per la GenZ, i social media rappresentano anche un punto di confronto tra identità online e reale: parte significativa degli intervistati (26%) percepisce una differenza tra la propria immagine virtuale e quella quotidiana.

Chiedendo agli intervistati uno sforzo di approfondimento, portandoli a riconoscersi nei 9 stili identitari che rappresentano l’universo stilistico contemporaneo italiano, la cifra estetica si conferma nell’area della sobrietà. La GenZ, in particolare, si identifica fortemente nel 'New Basic', scelto dal 46%, mentre il campione dei Millennials si sente più vicino al 'Neoromantico'. Tra le tendenze emergenti, il 'Quiet Luxury' – l’eleganza senza ostentazione – e il 'Genderless' stanno conquistando i più giovani, con un 34% di preferenze nella GenZ per il primo e il 24% per il secondo. La 'Logomania' perde invece terreno, con solo il 13% che ne fa un elemento distintivo.

“Queste indagini - commenta Donatella Doppio, managing director Italy di McArthurGlen – rappresentano un utile strumento per il nostro gruppo nella definizione e nell’aggiornamento delle priorità strategiche e di business. Riteniamo che una conoscenza approfondita dei nostri visitatori che non si limiti esclusivamente ai gusti in fatto di moda, ma ne comprenda anche le ragioni che muovono queste scelte, sia fondamentale per affrontare le sfide di un mercato sempre più competitivo e una domanda sempre più consapevole della clientela. Inoltre – prosegue Donatella Doppio - parte delle informazioni raccolte attraverso questa indagine saranno ulteriore carburante delle nostre iniziative sociali e di integrazione con le comunità in cui operiamo e ci aiuteranno a costruire nuovi progetti e iniziative responsabili per promuovere i temi a cui tanto teniamo”.

30-44enni più autonomi, 18-29enni influenzati da social media

Ferraresi, intervenendo sugli esiti di questa indagine, ha sottolineato come il rapporto tra identità e moda, soprattutto nelle nuove generazioni, sia oggi molto più complesso e sfaccettato rispetto al passato: “Oggi, il modo di vestire è diventato un mezzo fondamentale per esprimere la propria autenticità, con un’enfasi particolare sull’auto-rappresentazione attraverso i social media. In particolare, per la GenZ, piattaforme come Instagram non sono solo fonti di ispirazione, ma anche strumenti di riflessione e di costruzione dell’identità".

"Un aspetto interessante che emerge dalla ricerca - prosegue Ferraresi- è la differenza tra le generazioni: i Millennials tendono ad avere una certa autonomia nell’espressione del proprio stile e mostrano maggiore distacco dalle influenze del mondo digitale, mentre la GenZ sembra essere più influenzata dai social media e dalle tendenze globali. Tuttavia, questi ultimi non si limitano a seguire passivamente i modelli esterni, come gli influencer, ma diventano a loro volta soggetti attivi, influenzando gli altri, oltre che se stessi. In sintesi, - conclude il professore – lo studio conferma che la moda gioca un ruolo fondamentale nella costruzione e nella definizione dell'identità individuale. Al contempo, emerge chiaramente che il contesto mediatico e digitale, insieme alle influenze sociali di familiari e amici, ha assunto un peso significativo nelle scelte stilistiche delle nuove generazioni”.

In conclusione lo studio rivela "due generazioni sempre più libere da condizionamenti, che utilizzano la moda come mezzo di espressione autentica e personale, anticipando nuove tendenze e approcci estetici".

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Economia

Entro 2030 vacante quasi 1 posto di lavoro su 5 che...

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A causa della carenza di candidati qualificati

Lavoro - Fotogramma

In occasione della Cop29, in corso a Baku, LinkedIn, network professionale al mondo con oltre un miliardo di utenti, ha rilasciato i nuovi dati del suo Green skills report 2024, mettendo in evidenza una sfida cruciale per i paesi che partecipano alla conferenza. Mentre i leader mondiali si preparano a fare il punto sui progressi raggiunti in ambito climatico e a rivedere le proprie strategie per la sostenibilità, emerge con chiarezza l’urgenza di investire nella forza lavoro green.

Il report di LinkedIn sottolinea infatti che, senza adeguati investimenti nella formazione delle competenze green, la transizione ecologica potrebbe subire una battuta d'arresto. Entro il 2030 – milestone fondamentale per i firmatari dell'Accordo di Parigi - si prevede che, a livello globale, quasi un posto di lavoro su cinque che richiede competenze green resterà vacante, a causa della carenza di candidati qualificati. Divario che si prevede arriverà a 1 su 2 entro il 2050. Per raggiungere gli obiettivi climatici prefissati, è quindi fondamentale accelerare l’investimento nelle green skill e nella creazione di talenti adeguati.

Risulta evidente che la strada da percorrere è ancora lunga se si pensa che con una crescita media annua del 2.55% rispetto al 2020 e il 4,63% in più dello scorso anno, solo il 17% dei professionisti nel nostro Paese possiede attualmente un green job title o competenze legate alla sostenibilità. Questo conferma la significativa carenza di talenti necessari per affrontare la crisi climatica e progredire verso gli obiettivi di sostenibilità. La situazione è ancora più preoccupante se si considera che a livello globale l'offerta di talenti green è cresciuta solo del 5,6% tra il 2023 e il 2024, mentre la domanda è raddoppiata all'11,6%.

“Questi dati - afferma Marcello Albergoni, country manager di LinkedIn Italia - sono un campanello d'allarme, e non si può più perdere tempo. Ogni singolo obiettivo climatico è a rischio se non abbiamo una forza lavoro preparata per realizzare il cambiamento di cui abbiamo urgentemente bisogno. I nostri dati mostrano che i decisori politici hanno il potere di plasmare la domanda e l'offerta di talenti green. Nel momento in cui i governi finalizzano il prossimo decennio di impegni per il clima, devono prevedere investimenti dedicati a creare la forza lavoro qualificata per far fronte alla crisi climatica”.

La richiesta di professionisti green a livello globale è in costante aumento, i dati sulle offerte di lavoro green analizzate dal LinkedIn Economic Graph mostrano che, tra il 2021 e il 2024, la domanda di competenze green è cresciuta in media del 5,9% annuo a livello globale. In Italia, invece, l’incremento è stato inferiore, pari allo 0,12%. Nel 2024, tuttavia, l'8,27% delle offerte di lavoro su LinkedIn in Italia ha riguardato professioni green, una percentuale superiore al 7,5% registrato a livello mondiale.

In Italia, la domanda di figure legate alla sostenibilità risulta essere non omogenea e variabile a seconda del settore: agricoltura e allevamento (34,10%), servizi (32,80%) ed edilizia (32,03%) sono i settori che hanno assunto la maggior percentuale di lavoratori con green skill. Una tendenza simile si osserva anche a livello globale, con i settori dei servizi (23,1%), edilizia (20,6%) e agricoltura e allevamento (18,4%) in testa alla domanda. In questo scenario la professione che sta vedendo una crescita più rapida tra le offerte di lavoro nel nostro paese è quella del Geologo, cresciuto del 123%, seguita dal Consulente ambientale, inclusi coloro che si occupano degli aspetti relativi alla sicurezza. Oltre ai lavori, contano anche le competenze. Quella legata agli approvvigionamenti sostenibili è stata la più popolare sui profili LinkedIn quest'anno, con un aumento del 60,3% in un anno. Al secondo posto c'è la finanza sostenibile, seguita dalle politiche ambientali, dalle competenze di audit ambientale e della prevenzione degli sprechi.

Il gap in termini di accessibilità alle competenze green si sta ampliando per le donne e i giovani, che hanno meno probabilità di possedere queste skill rispetto agli uomini: attualmente, solo una donna su dieci a livello globale possiede queste competenze, rispetto a quasi un uomo su cinque. Inoltre, sebbene la GenZ stia dimostrando un forte interesse per le carriere green - con il 61% di giovani che desidera lavorare in questo ambito nei prossimi cinque anni - se continuiamo con l'attuale ritmo di formazione, solo un giovane su dieci avrà le competenze necessarie per accedere a questi lavori.

Per affrontare questa situazione e garantire che la transizione green sia inclusiva e di successo, LinkedIn suggerisce 3 azioni.

1) Includere gli investimenti per la forza lavoro negli obiettivi climatici: è fondamentale che le politiche climatiche non si concentrino solo sulla riduzione delle emissioni, ma anche sulla responsabilizzazione dei lavoratori ad assumere i nuovi ruoli che emergeranno nell'economia green.

2) Riconoscere i lavoratori come motore degli obiettivi climatici alla COP29: è fondamentale che la COP29 riconosca il ruolo imprescindibile dei lavoratori nel raggiungimento degli obiettivi climatici, in quanto ciò contribuirà a stimolare la collaborazione tra i vari settori e a sottolineare l'importanza della formazione in materia di energie rinnovabili ed efficienza energetica.

3) Inserire i centri per l'impiego, i partner e i dati nello sviluppo delle politiche climatiche: i governi dovrebbero collaborare con i centri per l'impiego, le Istituzioni educative e le imprese per includere il fabbisogno di manodopera nelle strategie climatiche. Tracciare l'offerta e la domanda di competenze green a livello locale consentirà di adeguare le politiche e di misurarne l'efficacia nel passaggio verso un futuro più green.

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Economia

Agrofarma, agrofarmaci sempre più importanti anche per...

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Confermato il percorso virtuoso dell’agricoltura italiana

Agrofarma, agrofarmaci sempre più importanti anche per sfide cambiamento clima

L’Italia conferma la propria leadership in termini di sicurezza alimentare, con il 99,5% dei campioni con residui al di sotto dei limiti di legge. Il settore agricolo, inoltre, continua a ridurre l’utilizzo di energia e le sue emissioni, inclusi i gas ad effetto serra, utilizzando gli agrofarmaci in maniera sempre più ottimizzata, come confermano le vendite degli ultimi 10 anni diminuite del -14%. E' questa la fotografia che emerge dagli ultimi dati dell’Osservatorio Agrofarma, un report che, da un anno a questa parte, fornisce informazioni sullo stato dell'arte dell'agricoltura italiana e del comparto agricolo.

“I nuovi numeri raccolti dall’Osservatorio Agrofarma - ha dichiarato Paolo Tassani presidente di Agrofarma-Federchimica - confermano il percorso virtuoso dell’agricoltura italiana, volto alla razionalizzazione delle risorse e all’adozione di soluzioni sempre più orientate alla sostenibilità. Con questo progetto vogliamo superare e contrastare la logica che associa l’utilizzo della chimica in agricoltura a pratiche negative per l’ambiente, fornendo una rappresentazione corretta del nostro comparto lontana da falsi miti e fake news che non rappresentano quello che è l’impegno reale e quotidiano di tutti gli operatori del settore”.

La responsabilità scientifica del progetto è stata affidata ad Areté, The Agri-food intelligence company, società indipendente di ricerca, analisi e consulenza economica interamente specializzata sui settori agricoltura e food. “Il nuovo aggiornamento dell’Osservatorio Agrofarma va confermandoci l’immagine di un settore con alta propensione all’innovazione, che sta supportando il percorso non facile della nostra agricoltura verso la progressiva riduzione degli impatti ambientali, pur tutelando le rese produttive. La sfida è questa: che innovazione e tecnologia corrano ad un ritmo sufficiente per difendere la produttività agricola anche a fronte delle forti riduzioni di input – agrofarmaci in primis – che si registrano ormai da anni, anche per effetto della spinta data dalle policy di settore”, afferma Enrica Gentile, ceo & founder Areté srl.

Come anticipato, prosegue il miglioramento delle performance ambientali agricole: in termini assoluti, il settore agricolo italiano ha le emissioni complessive più basse rispetto ai Paesi UE presi a confronto (Francia, Germania e Spagna). Le emissioni di ammoniaca, infatti, continuano a ridursi e l’obiettivo di contenimento delle stesse concordato con l’UE per il 2030 è stato raggiunto con largo anticipo già nel 2021, mentre prosegue anche il percorso di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra.

Emerge, inoltre, con chiarezza l’impegno delle Imprese del settore nello sviluppo di agrofarmaci innovativi e meno impattanti, dimostrato dal fatto che oltre l’83% degli agrofarmaci presenti sul mercato italiano è stato approvato o rinnovato dopo il 2011. Mentre la riduzione delle quantità vendute di prodotti fitosanitari in Italia, diminuite complessivamente del -14% negli ultimi 10 anni, mostra come l’industria, da tempo, sia impegnata in un percorso di costante ottimizzazione dell’uso di agrofarmaci. Un trend che, tuttavia, non riguarda la categoria dei prodotti a base di sostanze a basso rischio, cresciuta di oltre il 6000%.

Infine, per la prima volta all’interno dell’Osservatorio sono stati analizzati anche i dati relativi al clima e agli effetti meteorologici che hanno interessato l’Italia negli ultimi decenni e i cui effetti sono quotidianamente sotto gli occhi di tutti. Sono stati, infatti, monitorati gli indicatori di temperatura e precipitazioni che influenzano maggiormente la produzione agricola, la salute delle piante e la disponibilità di risorse idriche.

Se dal 1997 in poi le temperature medie in Italia hanno subito un aumento rispetto al periodo precedente, negli ultimi dieci anni lo scostamento si è accentuato, con valori di anomalie annuali sempre superiori ai +0,7 °C, accompagnati da precipitazioni particolarmente irregolari, che suggeriscono una variabilità climatica crescente. Tali fattori hanno indubbie conseguenze sulla capacità produttiva di diverse culture e sullo sviluppo di determinate avversità, che le nostre Imprese si impegnano a contrastare attraverso la messa a punto di agrofarmaci sempre più innovativi per salvaguardare la produttività agricola.

L’Osservatorio Agrofarma, dunque, fa emergere l’alta propensione dell’intero comparto all’innovazione, alla sostenibilità e alla sicurezza, nonché un’elevata attenzione verso le sfide che il settore agricolo dovrà affrontare nei prossimi anni anche a causa degli eventi climatici che stiamo vivendo. In questo contesto, le Imprese di Agrofarma sono in prima linea per fornire agli agricoltori prodotti e soluzioni che, combinati e integrati tra loro, consentano di rispondere con sempre maggiore efficacia e rapidità alle sfide che si presenteranno.

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